N.1243

Del 1375, 28 ottobre, rinunzia e cessione fatta da Bernardino e fratelli Polenta a Gaspare e Gio. Calderini delle ragioni ch'essi avevano sopra due case sotto S. Damiano, o S. Andrea degli Ansaldi, confinanti le vie pubbliche da tre lati, gli eredi e Francesco Barbieri. Rogito Bene Cavalli notaro di Ravenna.

1396, 11 marzo. Compra Berto Barbieri da Gaspare e da Gio. Calderini due case sulle quali avevano ragioni Bernardino e fratelli Polenta cedute ai detti Calderini li 25 ottobre 1395, come pure nello stesso rogito si dicono case antiche e ruinose poste sotto S. Andrea degli Ansaldi presso la via pubblica da due lati, presso il compratore Barbieri, e la casa grande dei venditori Calderini, pagate L. 300. Rogito Taddeo Mammellini e Duzzolo Piantavigne.

1603, 31 luglio. Apparteneva ad Aurelio Barbieri e fu stimata in detto giorno L. 18000, poi passò per eredità ai Malvezzi, e da questi agli Albergati Vezza in causa di Ginevra unica figlia ed erede di Prospero Malvezzi maritata nel 1716 in Angelo di Silvio Marsili Rossi, e del 1733 in Lodovico Albergati, vedi il rogito 31 maggio 1740 del notaro Giuseppe Orlandi. Seguì la divisione della suddetta eredità fra i Marsili e gli Albergati Vezza, a rogito Gio. Antonio Pilla delli 16 novembre 1745, e questo stabile assieme alla stalla fu peritato li 5 luglio 1745 da Domenico Viaggi L. 19000.

Ugo di Lodovico Albergati vendette nel 1767 questa casa a Rosa Tartaglini moglie del celebre tenore Tibaldi, per L. 19000, cui fu dal Senato concesso suolo nella piazza Calderini li 28 giugno dell'anno stesso, mentre dalla medesima veniva notabilmente risarcita colla spesa di L. 8000. Ultimamente era dell' ing. Domenico Marchignoli. In questo stabile nel 1616 fu istituito il collegio detto di S. Tommaso d'Aquino da D.Girolamo Canuti sotto la protezione del Priore di S. Domenico, poi del Duca di Mantova. Gli statuti si trovano impressi nel 1663 da Giacomo Monti. Nacque nel collegio stesso un'Accademia detta degli Avvivati.

Il nuovo Masina ricorda una capella di S. Tommaso d' Aquino nella piazza Calderini che serviva al Collegio col titolo di detto Santo. Esisteva diffatti in questa casa una cappella privata decorata da insigni pitture di egregio e valente artista, il di cui nome si vuol qui tener celato a risparmio di vergogna e biasimo per chi osò porvi la sacrilega mano, e di dolore pei propugnatori di patrie glorie, vedendole così barbaramente disperse. E quante non furono le perdite irreparabili a cui andò soggetta questa nostra illustre città! Quella cappella era posta al secondo piano, e serviva ad uso particolare del collegio, non mai del pubblico, come avrebbe voluto far credere il succitato Masini.