Maggiore (Piazza)

Piazza Maggiore.

E' confinata a nord da piazza del Nettuno e da piazza Re Enzo. Vi confluiscono le vie degli Orefici, Pescherie Vecchie, Clavature, dell'Archiginnasio, de' Pignattari, d'Azeglio e IV Novembre.

Quartiere Santo Stefano dal numero 1 al numero 5, Saragozza per il numero 6.

Prima documentazione dell'odonimo: 1583.

Come è meglio dettagliato nella voce Via d'Azeglio fino al sec. XVI Platea Maior o Via dicta Platea Maior era attribuito al tratto della attuale via d'Azeglio da via de' Carbonesi fino al Palazzo d'Accursio.

La creazione della attuale piazza Maggiore cominciò nel 1200, con l'inizio della costruzione del Palatium Vetus Communis Bononiae (divenuto poi Palazzo del Podestà), che prevedeva uno spiazzo antistante.

Gli estimi del 1296/97 documentano questo spiazzo come Curia Comunis.

Dopo il 1280 questo spiazzo (che continuava ad allargarsi, mediante acquisto di edifici da parte del comune e successive demolizioni) cominciò ad essere chiamato Platea Comunis (Fanti, II, 478). Ancora Platea Comunis era chiamata nel 1426 (Cronaca Griffoni) e nel 1497 (Cronaca Borselli).

Piazza Maggiore fu usato dallo Zanti nel 1583, nel cui ambito distingueva una Piazza Reale, che era la parte di piazza antistante il Palazzo d'Accursio e una Piazza Montanara che era la parte coincidente con l'imbocco di via d'Azeglio.

Lo Zanti identifica anche una Piazza Pularola che coincide con la Piazzola delle Bollette, ora parte di via IV Novembre.

Il Banchieri descrisse una Piazza Grande, sostanzialmente coincidente con piazza Maggiore, testimoniando che ancora al suo tempo piazza Maggiore non era odonimo pienamente consolidato, una Piazza Nova, coincidente con piazza del Nettuno ed una Piazza Pollarola.

E' necessario soffermarsi su questa Piazza Pollarola ricordata dal Banchieri.

Il Banchieri la pose dalle Pescherie fino alle Orefizerie, e ne giustificò il nome affermando che nei giorni di mercato ivi, fin'oggidì, si vendono i pollami. Poco più avanti scrisse che nei pressi di questa piazza era il palazzo detto del Registro, sede dei Notai.

E' evidente che questo palazzo è l'attuale palazzo dei Notai.

A questo punto sembrerebbe che il Banchieri si sia contraddetto, ponendo la piazza Pollarola simultaneamente in due luoghi diversi.

Come abbiamo visto dallo Zanti, una Piazza Pularola era all'imbocco di via IV Novembre, nella cui voce abbiamo visto che Pularola è legato alla pula del grano e non ai polli.

Il riferimento del palazzo dei Notai sembra confermare che la piazza Pollarola del Banchieri sia questa, all'imbocco di via IV Novembre.

Senonché il Banchieri scrisse che fin'oggidì in questa piazza, nei giorni di mercato, si vendono i pollami.

Quel fin'oggidì ci dice che il Banchieri (che pubblicò il suo libro nel 1635) vide con i suoi occhi il mercato del pollame, e che non si tratta di storiella inventata o riportata da autori più antichi, come spesso il Banchieri fece.

Non pare vi sia mai stato un mercato del pollame all'imbocco di via IV Novembre.

Peraltro la localizzazione dalle Pescherie fino alle Orefizerie coincide esattamente con lo slargo che l'Indicatore nel 1854 documentò come Piazza Uccelli (vedi piazza Re Enzo).

Una conclusione proponibile è la seguente: Piazza Pularola era all'inizio di via IV Novembre, vicino al Palazzo dei Notai, e di tale nome ne esisteva il ricordo al tempo dello Zanti e del Banchieri.

Al tempo del Banchieri era operativo un mercato del pollame nell'estremità di piazza Maggiore, tra via Pescherie Vecchie e via Orefici, tale da generare un nome spontaneo che poteva essere Piazza Pollarola, per poi diventare Piazza Uccelli, odonimo di cui altri non hanno saputo spiegare l'origine.

Il Banchieri avrebbe quindi confuso i due odonimi. Questa confusione potrebbe trovare ragione leggendo una nota dello stampatore (Giovanni Battista Ferroni) della prima edizione del 1635, scomparsa nella ristampa ad opera dello stampatore Costantino Pisarri, del 1712.

Questa nota dice testualmente:

Per la longa, e perpetua assenza dell'Autore, e per vari, e diversi altri accidenti si sono fermate un pezzo le stampe di questa Operetta, e forse ella si sarà infermata per questo. Lettore, non ti maravigliarai, se osservassi qualche cosetta manchevole, ò per penna troppo frettolosa di chi transcrisse da principio l'originale dell'Autore, ò per lo tempo che ha cagionato mutamenti in alcune, benché poche, cose, le quali potrai correggere, e medicare da te stesso facilissimamente, e godere anche il resto con gusto, promettendoti nella ristampa una riforma di garbo, e felicemente vivi, che vuol dire allegro.

L'autore morì nel 1634, quindi l'opera rimase incompleta ed imperfetta, con qualche tentativo di supplire alle lacune da parte dello stampatore che recuperò anche alcune note di Ruffino della Ragazza, della metà del XVI secolo.

Assai probabilmente la confusione nacque dalla imperfezione del lavoro del Banchieri e in una non attenta trascrizione dei suoi manoscritti.

Dall'Aretusi in poi, Piazza Maggiore fu l'odonimo più comunemente usato, con poche eccezioni (Salaroli e Guidicini che usarono l'odonimo Piazza Maggiore Nuova).

Le lapidette del 1801 ufficializzarono piazza Maggiore.

Dopo l'unità d'Italia fu assegnato alla piazza il nome di Vittorio Emanuele II, nome che fu confermato dal Prontuario.

Nel 1944, durante il periodo della Repubblica di Salò la piazza mutò nome in piazza della Repubblica, per tornare finalmente a piazza Maggiore a guerra finita, con delibera consiliare del 23 ottobre 1945.

Alcune zone della piazza ebbero nomi specifici di cui si dà elenco:

Piazza Reale: (Zanti come abbiamo già visto) davanti al palazzo d'Accursio;

Piazza Montanara: (Zanti, come abbiamo già visto) all'imbocco di via d'Azeglio;

Malcantone (Salaroli): è altro nome in sostanza della sunnominata piazza Montanara. Detto così per l'aria fredda che d'inverno vi spira;

Canton da l'Urluoi (Banchieri) o Cantone dell'Orologio (Taruffi): nei pressi della torre del palazzo d'Accursio, dove c'è l'orologio, è altro nome in sostanza della sunnominata piazza Montanara;

Bravaria (Banchieri, Salaroli): davanti al palazzo dei Notai;

Cantone del Salario (Salaroli): dal palazzo dei Notai, all'angolo tra la piazza e via de' Pignattari.

Registro (Guidicini, IV, 310): davanti al palazzo dei Notai;

Piazza Uccelli (Indicatore): lato nord orientale della piazza, tra via degli Orefici e via Pescherie Vecchie.

Fonti citate in questo articolo.

Zanti: Nomi, et cognomi di tutte le strade, contrade, et borghi di Bologna, di Giovanni Zanti pubblicato nel 1583.

Banchieri: Origine Delle Porte, Strade, Borghi Contrade, Vie, Viazzoli, Piazzole, Salicate, Piazze, e Trebbi dell'Illustrissima Città di Bologna con i loro Nomi, Pronomi, e Cognomi, di Camillo Scaligeri della Fratta (pseudonimo di Adriano Banchieri), pubblicato da Clemente Ferroni nel 1635.

Aretusi: Origine di Bologna. Pianta di Bologna di Costantino Aretusi, pubblicata nel 1636.

Taruffi: Antica fondazione della città di Bologna degnissima madre di studj, di Gianandrea Taruffi, pubblicato nel 1738.

Salaroli: Origine di tutte le strade sotterranei e luoghi riguardevoli della città di Bologna di Ciro Lasarolla (Pseudonimo di Carlo Salaroli), pubblicato nel 1743.

Guidicini: Cose Notabili della Città di Bologna ossia Storia Cronologica de' suoi stabili sacri, pubblici e privati, di Giuseppe Guidicini (scritto prima del 1837, ma pubblicato nel 1868).

Indicatore: Indicatore Bolognese riferibile a ciascun edifizio componente la città, di Sebastiano Giovannini pubblicato nel 1854.

Prontuario: Prontuario per la denominazione delle Piazze, Vie e Vicoli e per la numerazione delle case della Città di Bologna attivate il 1° Luglio 1878 (Bologna, Regia TIpografia, 1878).

Estimi 1296/97: Atlante Storico delle città italiane. Emilia Romagna, 2 Bologna. A cura di Francesca Bocchi, pubblicato da Grafis, Bologna, 1995,1998 (contiene gli Estimi 1296/1297)

Fanti: Le Vie di Bologna. Saggio di Toponomastica Storica, di Mario Fanti, Istituto per la Storia di Bologna, 2000.