N.266

N.266. Li 20 maggio 1335 da un rogito di Guido dalle Tavole rilevasi che Petruccio, Ugolino, Francesco, e Giovanni di Genesio di Bernabò Gozzadini divisero gli stabili urbani. Toccò a Petruccio una casa sotto S. Stefano, ad Ugolino una sotto S. Michele de' Leprosetti, e a Francesco altra posta pure sotto Santo Stefano (pare in Gerusalemme). Questa fu l'antica casa dei Gozzadini da loro abitata fino dal 1234 e forse anche prima trovandosi che i loro antenati sono sempre annunciati per abitanti sotto la cappella di S. Michele de Leprosecto, non de Leprosectis, come volgar mente si dice.

In questa casa dimorò il famoso Nanne di Gabbione Gozzadini al quale fu rovinata il lunedì di quaresima 25 febbraio 1404, cosi la Cronaca Fabbra, d' ordine del Cardinale Baldassarre Cossa, per un tumulto popolare da lui fomentato. Parte delle pietre raccolte sul guasto servirono a costruire un chiavicotto sotto il Pavaglione.

Scipione fu esentato li 26 novembre 1461 dal dazio dei materiali, e si congettura per quelli serviti a rifabbricare questo stabile, il quale ha sette archi di portico.

Il Ghirardacci dice: Le case dei Gozzadini da Strada Maggiore a S. Stefano furono saccheggiate.

Brandolizio di Napoleone Gozzadini è descritto nel libro degli Estimi de' 1305 come possessore di un valsente di 10,000, e come abitante sotto la predetta Parrocchia.

Qualcuno ha preteso che questo stabile abbia appartenuto ai Maltraversi, ma senza prove. Nella colonna d' angolo alla via Bettania vi era nel capitello l'arma dei Bentivogli dominanti verso Strada Maggiore, e quella dei Franchini verso Bettania, la quale era ripetuta nell' altra colonna di confine col N° 267. Nel cortile poi si vedevano i Gozzadini con altri che sembravano i Monterenzi.

Nel 1619 3 giugno. Scipione di Lodovico Gozzadini fece donazione inter vivos al senatore Enea del colonnello Vincenzo Magnani, nella quale fu compresa la casa grande in Strada Maggiore nell'angolo di Gerusalemme. Rogito Gio. Ricci, e Lucio Albani.

Li 12 settembre 1678 il marchese Giovanni Gioseffo di Mario Orsi la comprò per L. 33,000 assieme alle sue attinenze dal senatore Enea del fu Vincenzo Magnani. Rogito Francesco Maria Fabbri. Mori l'Orsi in una campagna a due miglia da Modena in età d'anni 82 li 20 settembre 1733 lasciando due figlie eredi, e cioè Lucrezia nata dall'infelice Anna Maria di Vincenzo Castracani di Fano maritata nel conte Alfonso Ercolani, e Catterina nata dalla contessa Teresa Lanzi romana moglie del senatore Guidascanio d'Alessio Orsi. Toccò all'Ercolani questa casa, che per vari anni fu condotta ad uso di locanda all'insegna dell'Orso, poi nel 1821 fu venduta a un certo Busi falegname detto il Rizzolone.