Da Galliera a Pietrafitta.
Porta di Castello è un’ eminenza, che prese il suo nome da una rocca che si dice fatta qui edificare da Asclepio commissario imperiale. I nostri storici che hanno descritto tante guerre dei Bolognesi contro gl‘imperatori d’Occidente a favore del papa e della contessa Matilde, non potendo conciliare l’ esistenza di questa rocca colla pretesa libertà bolognese di quei giorni, la dicono edificata nel 1111, mentre esisteva molto prima anche secondo F. Leandro Alberti, e il Vizzani, il qual ultimo la vuol eretta nel 385 regnante Graziano, ma Graziano era morto due anni prima. È certo che fu demolita nel 1112, e non dopo l’ uccisione di Bozzo Governatore di Bologna per l’ Imperatore, la qual uccisione successe più tardi altri dicono nel territorio ed altri in città, prima del 1164, e cioè dopo che Federico fu battuto dalla lega delle città della Marca Trevigiana, per cui i bolognesi si ribellarono e si posero per la prima volta in libertà. Non si sa se quest’ altura esistesse in parte avanti la distruzione della rocca, o se piuttosto sia stata formata o aumentata dai materiali della medesima.
Nel 1352 questa località fu detta da qualcuno Campo Marzo.
La via di Porta di Castello è in oggi conosciuta per quella che in Pietrafitta comincia dal voltone di prospetto alla via Oleari, e termina in faccia alla Strada di Galliera.
La sua lunghezza è di pertiche 28. 5. 10, e la sua superficie di 42. 80. 7.
Li 22 dicembre 1770, in giorno di domenica, fu aperto il voltone Stella in Porta di Castello.
Porta di Castello a destra entrandovi per il succitato voltone.
All‘ ingresso del voltone di Porta di Castello, e, all’ altezza di due piedi dal piano della strada, eranvi di quà e di là del medesimo murate le porte d’ Imola guernite di grossi chiodi di bronzo.
Il Registro grosso sotto la data delli 30 marzo 1153 porta i capitoli della pace seguita fra i Bolognesi e gl’lmolesi, uno dei quali dà facoltà ai primi di poter trasportare a Bologna una delle porte d’ Imola, e trasporto che ebbe luogo il 18 luglio del medesimo anno. Dicesi che fossero poi qui murate nel 1222, ignorandosi la ragione che mosse il Comune di Bologna a scegliere questa località per collocarvi un monumento dei primi saggi del bolognese valore. Li 9 febbraio 1771 furon fatte levare dal conte Giuseppe Stella in occasione di rifabbricare l‘antico palazzo Castelli, e sembra che il Senato non le reclamasse.
N. 657. Palazzo dei Castelli, e suo ingresso antico prima che fosse fabbricata la facciata in Pietrafitta N. 647.
È probabile che i Castelli siansi chiamati Alberi da un Alberio, e ciò si desume da un instrumento dell’ archivio di S. Salvatore, che tratta della presentazione al benefizio curato di S. Martino di Casalecchio di Reno fatta da questa tamiglia nel 1217. Rogito Iacopo Nasi. In esse vengono nominati:
1. Zampolo de Castello
2. Geremia de Mattone
3. Geremia Parmesano per sè, e per Zaccaria, e Giacobino, e Gabriello suoi nepoti
4. Rainiero di Sighicello per sè, e per Zainpolino e Albirolo suoi fratelli.
Nello stesso instrumento si testifica da Bognolo di aver udito dire che da 100 anni gli Alberj fossero padroni di detta chiesa, e da Armandro altro testimonio indotto vien detto che da 40 anni egli sapeva che gli Alberi presenti erano padroni di detta chiesa.
Da altri pubblici instrumenti si rileva che oltre i quattro suddetti rami ve n‘ erano altri due, e così sei in tutto e cioè:
5. Bono e Castello,
6. Balado di Manfredino.
Si noti che i Castelli fino alla loro estinzione ebbero l‘alternativa della nomina alla chiesa di Casalecchio coi Padri di S. Salvatore.
Sembra dunque che un Alberio dasse il cognome a questa famiglia quando cominciarono ad usarsi i cognomi, i quali frequentemente si prendevano dal nome di uno degli antenati, e sembra che il Dolfi non faccia che congetture deboli e ridicole sull‘origine dei Castelli, come qualche volta gli avviene di altre nostre famiglie.
È indubitato che i Castelli, i Gabriozzi e i Perticoni erano una stessa fa miglia, ed è probabile che il cognome da Castello derivi dal luogo dov’ebbero le loro case, che il Gabriozzi provenisse da questo nome comunissimo agli antichi Castelli, e così del Perticoni.
I da Castello e i Gabriozzi ebbero le loro case in questi contorni, e i Perticoni in queste vicinanze.
Il più antico documento sugli stabili di Porta di Castello si è quello del 19 dicembre 1223, nel quale Matilde del fu Gerardino, o Gherardino, col consenso di Gisla sua madre, e coll’intervento di Bulgarino e Senzanome suoi tutori, retifica la vendita da lei fatta ad Enrichetto di Gabriozzo della metà per indiviso della sua casa, casamenti e torre in Porta di Castello. Rogito Buonaguida Argelerio.
1259 3 giugno. Giacobina di Albertinello Ariosti moglie di Dionisio Piatesi afittò ad Imelde, vedova di Azzolino Perticoni, la metà di una casa con torre sotto Sant’ Andrea nella via di S. Pietro, per annue L. 75 (somma raguardevolissima a quei giorni) la qual casa confinava con Benvenuto Perticoni. Rogito Deodato di Nicolò.
La via di S. Pietro era quella che in oggi conosciamo per Piazza di San Pietro, ed è presso che certo che si estendeva verso S. Tommaso del Mercato nelle cui vicinanze vi era la Porta di S. Pietro citata da un rogito di Iordato delli 24 marzo 1048.
Per la parrocchia di Sant’ Andrea devesi intendere quella dei Piatesi nella via Malcontenti N. 1803, la cui giurisdizione arrivava fino a Porta di Castello dove sbocca in Galliera.
Gli Ariosti poi ebbero le loro case dirimpetto a S. Pietro fino dall’ anno 1143.
1282 17 gennaio. Dionigio, detto Deso di Bittino, di Dionigio Piatesi comprò da Ugolino d’ Isnardino Perticoni una casa sotto Sant’ Andrea dei Piatesi. La compra fu fatta in prezzo di L. 75. Rogito Deodato di Nicolò.
1284 14 novembre. Possesso e tenuta data da Bittino di Dionigio Piatesi a Princivalle di Pietrobello Canetoli di una casa sotto Sant’ Andrea presso gli eredi di Ruggiero Perticoni, e un casamento di Nicolò Castelli Bittino di Antolino.
1285 13 novembre. Il suddetto Princivalle Canetoli comprò da Dionigio Piatesi una casa che fu di Ugolino Perticoni (vedi anno 1282 sotto Sant‘Andrea dei Piatesi) la quale è vicina a Zampolo Castelli, poi afittata per 100 soldi alla Dalbene vedova di Parisio. Questa casa fu pagata L. 50. Rogito Alberto.
1286 23 giugno. Pietro del fu Pietro Giacomo beccaro comprò da Pagano del fu Dionigio Piatesi una casa da Sant’ Andrea dei Piatesi per L. 60 di bolognini piccoli. Confinava Bittino del fu Dionigio suddetto, gli eredi di Grimaldino Castelli, la strada, ed altra ma comunale riservandone al detto Bittino l’accesso e il regresso per detta casa. Rogito Sardo Buschetti.
1295 11 giugno. Gabriozzo, Bìanchino e Tedisio fratelli, figli del fu Enrichetto di Gabriozzo, comprarono da Beatrice del fu Candeleone da Castello, vedova di Gabriozzo del fu Enrichetto di Gabriozzo, due parti per indiviso coi medesimi di una casa sotto Sant’Andrea dei Piatesi. Rogito Ubaldino di Stigliatico di Biagio.
1304 23 gennaio. Dichiarazione di Alberto del fu Tommasino Conoscenti, che la compra da esso fatta di una casa sotto Sant’ Andrea dei Piatesi, da Ricaldina del fu Perticone Perticoni, in confine degli eredi di Gabriozzo, e da due parti col Conoscenti, pagata L. 200, a rogito Ubaldino di Biagio da Stigliatico, aveva avuto luogo.
1315 16 aprile. Carlo di Bittino di Dionigio Piatesi vendette a Pietro di Pietro di Amadore Bianchetti, per L. 700, la sua casa posta sotto Sant‘Andrea dei Piatesi. Rogito Giacomo di Simone. Questo contratto fu annullato il 3 maggio 1317.
1392 20 giugno. Giacomo del fu Guido da Castello comprò da Mea del fu Tommaso Mezzavacca, vedova di Bianchino Gabriozzo da Castello’, una casa sotto S. Luca di Castello. Rogito di Nicolò d’ Argelata. Confinava la via pubblica, ed altra per la quale si andava al palazzo già del fu Alberto Conoscente, poi del Comune, e cogli eredi di Nicolò del fu Tisio di Castello. Questa casa fu pagata L. 200.
1432 11 ottobre. Comprò Tommaso del fu dott. Antonio da Castello da Rolandino e da Giovanni figli emancipati di Bartolomeo Tedrisi, o Tedrici, una casa con terreno parte coperto, parte scoperto, largo circa piedi 6, 2, posta sotto Santa Maria di Castello, in confine dei Castelli. Rogito Antonio della Ringhiera.
I Tederici si credono venuti dalla Toscana, e che esercitassero l’arte di linaruoli. Giovanni di Omobono dottore in leggi lettore nell’ anno 1290, era marito di Bartolomea di Bonaccursio Isnardi, la quale testò del 1300. Dopo il secolo XV non si trova più memoria dei Tederici.
1475 9 agosto. Fu data licenza dai Dazieri ad Antonio del fu Tommaso da Castello di condur materiali per fabbricare la sua casa.
Le famiglie consorti Castelli, Gabriozzi e Perticoni sembra che occupassero colle loro case quelle che poi furono Ghisellardi, Fava, Scala e fors’anche parte di quelle degh Ariosti.
Terminò la famiglia Castelli in quattro rami ad epoche diverse. Quello che abitava in questo N. 657 di Porta di Castello, e N. 647 di Pietrafitta s’estinse nel conte D. Castellano Francesco di Prospero morto li 26 luglio 1765 sopravivendogli tre nipoti sorelle e figlie del fu conte Giovanni Paolo di lui fratello. Anna nel conte Giosefio Maria d’ Amadeo Stella, Clarice Maria Eleonora nel conte Cassiano del conte Antonio Ginnasi d’Imola, e Ginevra nel conte Lucio Francesco d‘ Antonio Conti alias Rossi, le quali a comuni spese cominciarono la fabbrica della facciata in Pietrafitta il 7 marzo 1768, accordando al muratore L. 33000 come da rogito Gamberini, per includervi anche lo stallatico della Letica, in confine del palazzo Ghisilleri N. 648 di Pietrafitta. La facciata si vide finita il sabato 22 settembre 1770.
Nella divisione dello stato Castelli fra le suddette tre eredi toccò alla Stella questo palazzo, che fu continuato nobìlmente nel cortile e nelle scale. Dagli Stella questo palazzo passò a Felice di Amadeo Levi di Cento ebreo.
A capo di questo tronco della via Porta di Castello vi era ultimamente un cancello di legno il quale chiudeva la strada del Voltone dei Ghisilieri.
In faccia alle case dei Castelli evvi il N, 660 che fu un guasto formato dall’atterramento di case cedute dai Ghisellardi ai Castelli, e che poi fu soggetto di lunga lite fra le due famiglie, composta nel 1634. Questo guasto fu chiuso da muri nel 1768 e ridotto a giardino.
In un manoscritto di dotta mano (avv. Montefani) si trova la seguente notizia sotto la data del 1326: Bonaventura dott. Medico detto Tura da Castello, persona di bassa condizione, detto da Castello , o da S. Pietro , ebbe a sua casa presso S. Pietro verso Porta di Castello, ove è ora la parte di dietro del palazzo Ghisellardi. I suoi posteri erano però detti da Castello. Costui sotto pretesto di andare a medicare il Papa in Avignone, vi andò a nome di altri cittadini a trattare la dedizione di Bologna al Papa, come diffatti seguì poco dopo.
NN. 659 - 658. Il primo numero era dei Castelli, e il secondo dei Ghisilieri. Queste case appartenevano ultimamente una al Levi e l’ altra al Montanari.
Porta di Castello a sinistra entrandovi per il succitato voltone.
La piazzetta a capo del voltone chiamavasi cortile dei Malavolta come da rogito di Pietro di Bonifacio Montanari delli 23 febbraio 1303. Nel 1289 si pubblicavano i bandi nel Trebbo di Porta di Castello presso il pozzo, e innanzi la casa dei Malavolti.
NN. 672 - 671 - 670. Case dei Malavolta. Li 8 dicembre 1272, nella divisione fra Zandonato, Alberto e Geremia fratelli, e figli del fu Guglielmo Malavolta, toccò a Geremia una casa con forno posta presso Santa Maria del Castello, in confine di Roberto Bazalerio. di Tubatella, o Tarosino di Bualello. Rogito Bonacursio Musiliani.
1297 3 ottobre. Testamento di Ghigerio del fu Girolamo Malavolti, nel quale lasciava a D. Geremia suo fratello, priore di S. Damiano, l’usufrutto di una casa in Bologna sotto Santa Maria del Castello, in confine degli eredi di Alberto Malavolta, di quelli di Ramberto Bazzaleri, e delle vie pubbliche da due lati. Rogito Biagio Stigliatico, Francesco Mediglialtri, e Martino Nicolò.
1307. Testamento di Geremia di Ghigerio Malavolta. nel quale si cita la casa da lui abitata in Bologna sotto Santa Maria del Castello. Confinava cogli eredi di Ramberto Bazzaleri, con Tuccimano Malavolta, colla chiesa di Santa Maria del Castello, e colla via pubblica. Rogito Ubaldino Stiatico.
1308. Casa posta in capo di Santa Maria del Castello presso Alberto Malavolta, presso gli eredi di Lamberto Bazzaleri, presso la via pubblica, posse duta dalle suore del Cestello, e già spettante a Giacomo Malavolta. Rogito Giacomo da Unzola.
1325 28 giugno. Montisino di Bonavolta Malavolta lasciò a Diana di Bona volta Malavolta, vedova di Guglielmo Guastavillani, e a Lovisina di Bonavolta Malavolta, vedova di Tommasino detto Misino Tebaldi, una casa sotto Santa Maria del Castello nel cortile dei Malavolti. Rogito Enrighetto di Tisio Gabriozzi.
1340 4 dicembre. Ottaviano del fu Guiduccio Malavolta lasciò una casa ai figli del fu Tisio Gabriozzi, sotto Santa Maria del Castello.
1383 25 settembre. Testamento di Ubaldino di Bartolomeo Malavolta, col quale lasciò a Bartolomeo del fu Bettino Malavolta la sua casa con broilo posta nella capella di Santa Maria di Castello in confine del testatore e della chiesa di S. Luca dell’Avesa. A Bernardino di Nicolò Malavolta lasciò l’ altra nella predetta capella in confine dei Sedazzi, di Giovanni Malavolta, dell‘ osteria della Campana mediante l’ Avesa, e delle volte dei Malavolta. Rogito Giovanni Manferdini.
Misina del suddetto Ubaldino fu moglie del famoso dott. Francesco Ramponi morto li 15 settembre 1401 il giovedì a ore 17 1/2.
Secondo gli annali del Negri, sotto l’ anno 1112, la torre dei Malavolta era di dietro alla Dogana, e ciò combina colle date notizie delle loro case.
Alcuni hanno scritto che i Malavolta fossero originari di Siena, o di Firenze. Altri hanno opinato, che gli Osti e i Malavolta, quantunque famiglie distinte, fossero consorti.
Ubaldo detto Malavolta fu investito li 12 agosto 1135 del Castello di Scanello, e fu testimonio di questa investitura Geremia di Geremia de Bononia. Questo Geremia pare l’autore dei Geremei.
Geremia morì giostrando nel 1202 alla presenza di Ottone imperatore.
Castellano d’ Alberto, che testò li 27 luglio 1280, è annoverato fra i fondatori dei Gaudenti, ma è a dubbitarsi se allora si chiamasse Malavolti, perchè si trova sempre nominato Castellanus Guidonis Ostie. I suoi discendenti presero poscia il cognome Castellani, e stavano presso i Celestini dove è ancora il resto della loro torre. Il Villani lo chiama Castellano Malavolta forse perchè gli Osti erano una diramazione dei Malavolta.
Nel 1356 si trova una famiglia Bruntusi Malavolti.
Pretendesi che i conti d’ Allenino di Firenze sieno dei Malavolti, ma di ciò non si hanno prove. Dopo il XV secolo non si trova più traccia degli antichi Malavolti.
Sorse dalla montagna Bolognese una moderna famiglia Malavolta, della quale un dott. Gio. Battista leggista fu marito di Minozza Scardui, e morì li 22 dicembre 1494. Le armi di questi Malavolti si vedevano scolpite in un capitello di una casa in Borgo Nuovo, che fu già dei Garganelli.
E' indubitato che in Porta di Castello vi erano due chiese, l’ una intitolata Santa Maria, l’ altra S. Luca, ambedue parrocchiali. Quella di Santa Maria esisteva nel 1282, ed è notata nell’ elenco delle chiese di Bologna del 1366 - Santa Maria de Chastelo ext. lib. II S. XVI - e in quello delle Colette del 1408 - Santa Maria de Castello cum illa S. Lucae de Castello valet L. 50. Dionisius et Castellano de Castello sunt Patroni - poi soggiunge - S. Luca di Castello valet L. 40, padroni i parrocchiani.
Santa Maria è detta parrocchiale nel 1383, dunque cessò di esserlo dal detto anno al 1408.
La chiesa di S. Luca fino dal 1350 era visitata li 18 ottobre d’ ogni anno dal Collegio dei dottori di medicina e filosofia, accompagnato da corteggio di scuolari in arti.
I monaci di S. Michele in Bosco, quali eredi del dott. medico Tura, o Bonaventura Castelli, fecero donazione li 9 giugno 1396 al dott. Bonifazio Ca briozzi del fu Gabriozzo dal Castello benemerito del loro monastero, del jus patronato della chiesa di S. Luca di Castello. Rogito Rinaldo Formaglini.
Li 5 novembre 1502 Lodovico di Raimondo Ramponi donò a Sebastiano di Nicolò Aldrovandi il jus e ragioni a lui spettanti, come uno dei padroni delle chiese insieme unite di S. Luca e di Santa Maria di Castello. Rogito Francesco Formaglini. È probabile che le ragioni dei Ramponi derivassero dai Misina Malavolti in Francesco Ramponi.
Li 15 aprile 1574 la parrocchia di S. Luca di Castello fu soppressa, e la sua giurisdizione consistente in dieci case fu unita a S. Colombano.
Il N. 672 di Porta di Castello, e il N. 645 di Pietrafitta passò dai Malavolta ai Castelli.
Lì 23 novembre 1510 Giovanna del fu Pietro Castagnoli comprò da Giovanni del fu Tommaso Castelli una casa sotto S. Luca di Castello per L. 1000. Rogito Pietro Zanettini. Confinava gli eredi di Bartolomeo Castello, le strade da due lati, cioè a mattina Porta di Castello, a mezzodì Pietrafitta e certa via di dietro detta Voltone dei Gessi.
Ritornò non si sa come ai Castelli. Fu poi assegnata dai conti Castelli per restituzione delle doti di Costanza Medici fiorentina, vedova del conte Dionigi Castelli, la quale passò in seconde nozze con Vincenzo d’ Alberto Cospi abitante in Strada S. Vitale, l’ eredità dei quali passò ai Ranuzzi, e con essa anche questo stabile.
Nel N. 671 è da osservarsi l’antico alveo abbandonato dell’Avesa, che serve di chiavica, e che si vede scoperto nella parte posteriore di questa casa.
Si abbia presente il testamento di Ubaldino di Bartolomeo Malavolta delli 25 settembre 1373, nel quale nomina S. Luca dell’ Avesa, e l’ osteria della Campana divisa dalla sua casa mediante l’ Avesa.
Nella facciata era scritto - Hoc opus fecit fieri Dionisius de Castello - ed un leone di tutto rilievo sporgente in fuori del muro più della metà consimile a quello posto dalla Baroncella, e nelle vecchie Pescarie, che diconsi indicare i confini della piazza maggiore. Questo numero toccò in divisione ad Antonio Rossi Conti marito di Ginevra Castelli.
Per ultimo non si omette di dire, che la casa di Alberto del fu Tommaso Conoscente, che fu poi unita al N. 589 di Galliera, aveva la sua porta d‘ingresso, che quantunque murata è ancor visibile, sulla strada di Porta di Castello. Li 23 gennaio 1304, come da rogito di Ubaldino di Biagio da Stigliatico, la possedeva il suddetto Alberto. Non si sa il motivo per cui nel 1390 appartenesse al Comune di Bologna. Un rogito di Domenico di Agostino di Guidone e di Pietro del fu Rodolfo Fantuzzi, la descrivono per esser posta sotto Sant’ Andrea dei Piatesi, e di S. Luca di Castello, in confine di Floriano dalle Scudelle, degli eredi di Nicolò di Tisio da Castello, e degli eredi di Bittinio Catani di Budrio. Aveva loggia, terreno, orto, pozzi, e una sala grande a soffitto sopra la porta anteriore dal lato verso la casa di Bonifacio da Castello, poi Gualandi, nella qual sala si custodivano le biade del Comune. La costruzione è di due disegni differenti, e forse fatta in due epoche diverse. La parte sull’ angolo di Galliera è più ornata, e più semplice di quella che seguita nella via Porta di Castello. Ignorasi se la porzione più semplice possa aver appartenuto ai dalle Scudelle, ai Castelli, o ai Cattani, confinanti nel 1390. Convien ancora rifiettere che vi è disuguaglianza di piano nelle finestre.
Il popolo di Bologna la donò nel 1390 ad Astorre Manfredi signore di Faenza. L’ atto dice: Il Consiglio dona ad Astorre Manfredi signore di Faenza la casa d’ Alberto Conoscenti, posta sotto la cappella di Sant’ Andrea dei Piatesi, e di S. Luca dei Castelli.
1400 28 febbraio. Li undici Riformatori donarono in enfiteusi a Stefano Ghisellardi la casa detta volgarmente d’Alberto Conoscente, riservandosi la sala per tenervi le farine del pubblico, per l’annuo canone di L. 35. Rogito Giovanni Pirotti e Gandolfo Fantuzzi.
1403 27 settembre. Il Legato Baldassare Cossa assegnò a comodo della società dei Beccari la casa d’ Alberto Conoscente (o piuttosto la rendita della medesima) già condotta in enfiteusi da Stefano Ghisellardi. Rogito Domenico Coltri e Pasio Fantuzzi.
Nel 1418 la sala riservatasi dal Comune fu liberamente concessa li 13 gennaio all’ enfiteuta Ghisellardi.
Nell’ occasione che del 1428 l’ esercito del Papa si accostò alla ‘porta di Galliera, e che bombardò Bologna con palle di macigno, una di queste del peso di libbre 130 colpì la casa di Stefano Ghisellardi, che fu già abitata da Alberto Conoscente, ed altra cadde sulla vicina di Giacomo Garganelli.
1430 10 gennaio. Ghislardo, Antonio e Bartolomeo del fu Nicolò Ghislardi si obbligarono di pagare annue L. 35 di canone all‘arte dei macellari qual successore della Camera di Bologna, per una casa concessa in enfiteusi perpetua a Stefano Ghislardi loro avo, posta, parte sotto Sant’Andrea dei Piatesi, e parte sotto S. Luca di Castello. Confinava la via pubblica da due lati, Floriano Scultelli, gli eredi di Nicolò di Tisio di Castello, gli eredi di Bittino Cattani di Budrio. Rogito Antonio Cedropiani.
1450. Locazione enfiteotica dei fratelli e figli del fu Nicolò Ghislardi al dott. Bartolomeo di Giovanni Chiarini di Budrio, lettor pubblico, fatta col con senso dell’ Arte dei Beccari, del palazzo detto di Alberto Conoscente, ed in quella parte che è rovinosa, a riserva di una torre, e di diverse adiacenze, le quali restavano libere a disposizione dei detti Ghislardi per potervi fabbricare, e ciò per anni 5 da rinnovarsi, e per annue L. 17, 10. Sono due rogiti, uno del 13 gennaio 1450 del notaro Taddeo Bentivogli; l‘ altro del 14 gennaio di Giovanni Battista Cedropiani.
1476 22 Novembre. Bartolomeo del dottor Nicolò Ghisellardi francò per lire 700 il canone dovuto alla Società dei Beccari.
1486 30 Maggio. Il Card. Ascanio Maria Sforza Legato col consenso dei Sedici donò a Bartolomeo Ghisellardi un terreno lungo, e largo piedi 20 posto nella parte di dietro della casa di Alberto Conoscente, e ciò per levare le immondizie, che vi erano poste, e che impedivano l’ uscita del palazzo da quella parte. Confinava la casa del Ghisellardi, Guidantonio de’ Castelli, Giovanni Battista, e Francesco fratelli e figli dei Cossa, alias de’ Scultelli, o Scudelli, e la via pubblica.
1492 22 Maggio. Bartolomeo Ghislardi comprò da Battista, Lodovico, Giovanni e Pietro Matteo padre e figli Nicoletti da Imola una casa con orto sotto S. Luca di Castello, per lire 878. 09, 3 moneta d‘ argento che al corso a quei dì equivalevano a L. 950 rogito Bernardo Fasanini. Sembra che fosse la casa dei Scultelli.