Strada Maggiore, dal III volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani
Strada Maggiore comincia dalla porta della Città, e termina al Trivio di Porta Ravegnana.
La lunghezza di questa Strada è di pertiche 261. 2 e di superficie pertiche 510. 75. 7 a carico del Governo, e di 67. 65 del Comune. Totale perti che 771. 77. 7.
Dove è la presente porta della Città vi era la Rocchetta che il Ghirardazzi dice che Galeazzo di Giovanni Pasi essendo del Senato, e Controlatore della Camera la fece fabbricare nel 1503 essendo allora Ingegnere della Camera Nicolò Rusticelli. Altri la dicono cominciata d'ordine di Giulio II li 4 settembre 1507 per procurare un asilo ai Ministri Pontifici in caso di tumulto. I lavori progredirono con lentezza, poi si sospesero. Partiti i Bentivogli per la seconda ed ultima volta da Bologna li 10 giugno 1512, si riprese la fabbrica della Rocchetta a modo che li 24 novembre susseguente fu in istato di ricevere le artiglierie, le munizioni, e le guardie, comandate dal Castellano Francesco Frescobaldi Fiorentino. Questo Castello li 11 marzo 1513 facendo festa per l'elezione di Leone X e scaricando artiglierie cariche a palla, una di queste di libbre 8 colpì la Torre Asinelli con sommo spavento dei sottoposti artigiani. Nel 1550 il Papa per far cosa grata ai Bolognesi la fece smantellare.
Li 20 novembre 1555 il Senato ordinò un mandato di 24 scudi d'oro all' architetto Raffaele d' Urbino , per mercede di due mesi da lui impiegati diligentemente nella spianata del Forte di Strada Maggiore, e nella riparazione delle mura della Città.
L'antica porta della Città trovasi a sinistra della presente sortendo per la medesima ed in conseguenza non faceva prospetto nè alla strada interna , nè all' esterna della Città. Li 18 agosto 1554 Antonio dalla Sega, e Domenico Passarini si obbligarono per L. 800 di costruire un ponte di pietra sopra le fosse della Città rincontro la porta di Strada Maggiore presso la Rocchetta; rogito Camillo Canonici.
Nel 1709 le mura della Rocchetta furono abbassate al livello di quelle della Città, e rovinato tutto quanto indicava fortificazione, spendendovi da circa L. 40,000, con animo di aprirvi la nuova porta, progetto che si cominciò a mettere in esecuzione li 4 dicembre 1770 con spesa di L. 9349 5, altri dicono, che il sabato 12 maggio fu scoperta la porta di Strada Maggiore dalla parte di dentro, ed il 3 agosto 1770 in venerdì quella di fuori.
Il primo Palio che si sia fatto correre dai Bolognesi fu quello del Ronzino detto di S. Bartolomeo che prima del 1249 si correva per Strada S. Felice, e che n'ebbe le mosse dal Ponte Maggiore di Savena fuori di porta Strada Maggiore, fino alle Prigioni. Li 11 novembre di ciascun anno correvasi per Strada Maggiore quello detto di S. Martino in memoria dell' entrata di Giulio II in Bologna seguita in tal giorno nel 1506.
Per questa porta facevano il loro ingresso i Legati a Latere che venivano al Governo di questa Città, ed i Podestà della Rota, ogni due anni il primo giorno di luglio. Si pubblicavano i Bandi nel 1296 innanzi la casa della Spiolara, e di Marchesini in capo di Borgo Nuovo, e nel Borgo poi di Strada Maggiore innanzi al pozzo di messer Giacomo Sacchetti, e in altri due luoghi.
— Nel 1289 pubblicavansi innanzi alla via di Borgo Nuovo, di Broccaindosso, del Torlione , innanzi le case di Guidoletto de' Tuschi (ora Milzetti) e quei da Castel S. Paolo. Essendosi li 28 aprile 1618 ceduto dal Reggimento la chiesa di S. Maria Lacrimosa detta volgarmente la Madonna di Strada Maggiore con gli edifizi, e paramenti ai PP. Scalzi, lo stesso Reggimento li 19 gennaio 1679 facoltizzò chiunque di fabbricare portico fuori di porta Strada Maggiore a destra dalla porta fino agli Scalzi.
Strada Maggiore a destra cominciando dalla porta della Città, e continuando fino al Trivio di Porta Ravegnana.
N. 202. I frati di S. Giov. di Dio, o Fate bene fratelli, detti Sportini, avendo ottenuto dal loro procuratore generale Frà Gabrielle Ferrari di instituire un ospitale in Bologna ed avendone riportato il permesso li 17 marzo 1607 anche dall'avvocato Alfonso Paleotti, rogito Cesare Montecalvi, acquistarono li 14 maggio dell'anno stesso questa casa da Bartolomeo Cattani per L. 4200 come da rogito di Giov. Felina, e la domenica 8 luglio susseguente vi aprirono una Chiesa dedicata a S. Benedetto.
Li 21 aprile 1618 li PP. della Sporta chiesero sussidio al Senato per la fabbrica del loro ospitale alla porta di Strada Maggiore che probabilmente sarà stato loro accordato. Non rimasero quivi che pochi anni, come si vedrà ai numeri 305 e 306 di questa strada.
Li 12 febbraio 1702 questa casa era di Giuseppe Rinieri come da rogito di Giov. Andrea Pedini.
NN. 210, 211. Due case l'una della Compagnia dell'Aurora e l'altra di Giuseppe Cavazza, comprate da D. Giuseppe di Giacomo canonico Mellini li 30 luglio 1778 per L. 6800 rogito Gaspare Sacchetti furono ridotte come trovansi odiernamente dal capitano Francesco di lui fratello.
Si passa Malgrado.
N.213. Chiesa e Canonica di Santa Maria del Tempio, o Santa Maria dei Templari al qual Ordine apparteneva nel 1263. Nel 1281 si trova Cappella di Santa Maria dei Templari che dopo la sua soppressione passò a quello di Rodi. Il Ghirardacci dice che nel 1314 i beni dei Templari furon consegnati a Frà Leonardo de' Tiberti sindaco dell'ospitale di San Giov. Gerosolomitano. Il Masini pretende che i nuovi proprietari fabbricassero un ospitale detto di San Giovanni Battista nel principio della via del Torleone ove vennero ad abitare, quando Santa Croce nei Pignattari fu atterrata per la Fabbrica di S. Petronio, aggiunge poi che fatta Commenda la Magione, fu abbandonato l'ospitale, ma conservata la Chiesa, siccome parocchia. Tutti questi avvenimenti non si sa da che sian tratti. Non si sa precisamente quando sia stata fatta cura d'anime, e quando li commendatori ottenessero il diritto di nominare un capellano curato ammovibile, al quale pagavano L. 70 mensili. La parocchia fu soppressa nel 1807 e la Chiesa fu chiusa li 16 agosto 1808.
L'una e l'altra si acquistarono con azioni nel 1798 e 1808 da Luigi Aldini segretario notorio dell'Agenzia dei Beni Nazionali dal 1796 al 1811.
La torre e campanile di questa Chiesa posta sull' angolo di Malgrado era celebre per esservi stata trasportata nel 1445 alla distanza di piedi 35 dal luogo dove fu fabbricata. Fu fatta demolire nell'aprile del 1825 dal suddetto Luigi Aldini, coll'idea di trovare sotto di essa delle medaglie che esistevano soltanto nella sua immaginazione. Di questo trasporto, primo di tal genere, se ne dà circostanziato dettaglio, trasmessoci da un testimonio oculare, il cronista Gaspare Nadi.
Achille di Gaspare Malvezzi, rettore della Chiesa di S. Giovanni Gerosolomitano, s'invaghì dietro progetto di mastro Aristotile Fioravanti ingegnere bolognese, di trasportare la torre della Masone, che copriva il prospetto della porta di Strada Maggiore alla sua residenza.
Cominciò l'ingegnere dal fare il nuovo fondamento nel luogo dove voleva trasportarla largo piedi 13 e oncie 8 per ogni lato, e profondo piedi 7 e oncie 6, indi fece staccarla dall' antica sua base, e raccomandarla sopra una solida platea di legname, sotto della quale eran distribuiti fortissimi cilindri di rovere cerchiati di grosse lamine di ferro. La torre fu guernita per l'alto, d'una armatura, e di funi, per mantenerla a perpendicolo, mentre altre funi proporzionate al loro uffizio erano raccomandate agli argani, che agendo le tiravano da una parte, e le allentavano dall'altra.
Disposto cosi il meccanismo, e scavata una fossa a debita profondità per dove doveva percorrere la torre dal suo antico al nuovo posto in distanza di piedi 35 si vidde li 12 agosto 1455 camminare questa mole larga piedi 11 e oncie 2 1/2 per ogni lato, alta piedi 65 e oncie 6 sopra terra, e piedi 13 e oncie 8 di vecchio fondamento, e maestrevolmente condursi per l'indicata fossa mentre suonavano a festa le sovraposte campane. Qualcuno accenna agli otto agosto 1455 siccome il giorno in cui fu fatto il trasporto di detta torre. Sopravenne un furioso temporale, che quassò la fossa, danneggiò le macchine, e riaperse certi pertugi di sorgenti, che eran stati diligentemente turati.
Arrivata la torre rimpetto la porta della Chiesa si schiacciarono due cilindri, che piegarono la torre per circa tre piedi verso settentrione. L'architetto Fioravanti non si scoraggi per questo che anzi provide a tutto tranquillamente, e con sommo plauso dei numerosi circostanti, collocandola perpendicolare al suo posto. Gaspare Nadi da cui abbiamo questi dettagli servì in questo lavoro come capo mastro muratore. Il commendatore Achille Malvezzi regalò al Fioravanti L. 100, e il cardinale Bissarione testimonio a questa straordinaria operazione gli donò Lire 50.
L'ingegnere passò subito a Cento dove il 4 susseguente settembre drizzò la torre di S. Biagio che pendeva pertiche 5 e oncie 6, ed ebbe L. 80 di provvisione.
Il vero nome di questo celebre architetto fu Ridolfo, come consta da un atto del 25 febbraio 1442 col quale Battista di Gio. da Lignano legittimò Bartolomeo naturale di Ridolfo alias detto Fioravante muratore e cosi li 14 dicembre 1450 vien pure chiamato Ridolfo Fioravanti nella convenzione passata fra lui, e il Senato per fare il nuovo portico dei Merzari, fabbrica che si eseguì poi nel luglio 1483.
Nel 1452 Aristotile Fioravanti era stipendiato del Comune come Ingegnere.
Nel 1457 furon pagate L. 450 ad Aristotile per avere drizzato un pezzo di muro tra Galiera, e le Lamme.
In una nota della Guida della Città di Mosca stampata da Augusto Semen nel 1824 è nominato Alberti Aristotile, alias Ridolfo Fioravanti. Assicurato cosi che il nome fosse Ridolfo si è perfettamente all'oscuro del suo cognome. Può cader dubbio che abbia appartenuto alla famiglia Aristoteli, o alla Fioravanti amendue bolognesi, ma l'Aristotile si trova ben tardi, e il Fioravanti è sempre accompagnato dall'alias che indica sopranome. Forse altre scoperte meteranno in chiaro la vera fonte del suo casato.
Li 14 dicembre 1464 per decreto del Luogotenente generale fu nominato architetto pubblico col salario di L. 15 mensili, del qual impiego fu privato li 31 maggio 1473, per esser stato carcerato in Roma come falsificatore di moneta. Sembra però che sortisse vittorioso da tale imputazione, ma che disgustato passasse subito in Ungheria dove fu accolto dal Re, e decorato di medaglia a memoria de' lavori straordinari da lui, con sommo sapere, condotti a termine. Dalla suindicata guida di Mosca si raccoglie che Joan Vassilièvitch tsar di Moscovia chiamò Aristotile nella sua Capitale dove nel 1475 cominciò la fabbrica della Cattedrale, che fu consacrata il 12 agosto 1479. Questo suo lavoro si dà come molto rassomigliante alle costruzioni dei Sassoni, e dei Normandi, e che gli fosse prescritto di imitare lo stile Bizantino per cui questo Tempio è quasi quadrato come quello di Novogorod a riserva che il suo interno elevato sopra quattro enormi pillastroni dà all'opera di Aristotile un'aria di maestà sconosciuta fino allora alla Russia.
I Riformatori li 26 ottobre 1479 scrissero al Gran Duca di Russia chiedendo il ritorno del Fioravanti. Si trova che nel 1482 Aristotile insegnò ai Russi di fondere i cannoni adoprati all'assedio di Felino.
Sappiamo che mastro Aristotile servì Braccio da Montone, e che fu largamente compensato per aver diretto le acque del Velino mediante una torre con regolatore a modo che cadendo esse nel fiume Nera non danneggiavano il territorio di Terni: È probabile che questa impresa fosse fatta prima della disavventura arrivata in Roma al Fioravanti nel 1473.
Che egli ripatriasse è cosa dubbia; alcuni attribuiscono a lui la facciata del palazzo del Podestà verso S. Petronio, e fra questi il Negri, il quale racconta che nel 1485 fu fatto un gran salone per le commedie sopra il portico dei Merciari con disegno di Bramante, altri invece di Ridolfo Fioravante.
Oltre il Nadi operatore nel trasporto, vi è un altro scrittore contemporaneo che ripete i fatti da lui riportati ed altri autori poco lontani dal 1455 concordano del tutto con esso lui; per le quali cose non era a credersi che alcuno avesse mai l'ardimento d'impugnarlo, pure un Aldini l'osò che deluso dalla lusinga di trovare un tesoro, obbligato dai Magistrati a mettere una lapide nel luogo della demolita torre, reso il bersaglio del giusto risentimento dei nazionali e degli esteri che non gli risparmiavano rimproveri anche per mezzo della stampa, si dichiarò assoluto oppositore del fatto, e la sua impudenza arrivò tant'oltre, che ottenne dalla debolezza del Magistrato, fosse mandata una deputazione d'uomini dell'arte che andassero sul luogo a verificare se il sole risplendeva. I tre architetti Tubertini, Santini e Gasparini fecero la visita sul finir del settembre 1825, e cioè osservarono se la costruzione del fondamento era della data dei muri della torre. Tubertini esitò nel dare il suo voto, Santini giudicò che amendue eran di una stessa epoca, e Gasperini asserì che eran di due date diverse. In questa disparità di opinioni, per convincere i prevenuti a favore del distruttore, dovevasi scavare la fossa fino al luogo dove giaceva la torre avanti il suo trasporto, e verificare se si incontravano le traccie degli antichi fondamenti, ma ciò non fu fatto, e forse nessuno fece osservare al Santini, che 370 anni d'esistenza d'un fabbricato sotterra potevano ingannarlo nel suo giudizio. Tubertini si associò poi al Gasparini, ma la lapide non per questo fu posta in luogo, e bisognava che Luigi Aldini andasse all'altro mondo, perchè fosse murata la memoria, che con molta sorpresa è alquanto ligia alla niuna buona fede del defunto.
Atterrata la torre, la Chiesa ed annessa canonica cedute entrambe al dotto filosofo Giovanni Aldini, ridusse questi l' una e l' altra ad abitazione. E qui in proposito della Chiesa convien ricordare che il nuovo Masini pretende gli fosse cambiata direzione ai tempi d'Achille Malvezzi, e cioè che esistesse nella direzione di mezzodì a settentrione, e rifabbricata da ponente a levante come lo era ai nostri tempi.
N.214. Palazzo di residenza dei cavalieri Templari che al tempo della tragica loro soppressione seguita nel 1307 ad instanza di Filippo il Bello, e per decreto di Clemente V contava due individui bolognesi Bartolomeo Tencarari, e Alberto Arienti, che vennero assolti dalle imputazioni date all'ordine nel famoso processo compilato contro gli individui che lo componevano. Dicesi che coi beni dei Templari si erigesse nel 1315 un ospitale detto di S. Giovanni Battista, che poi nel 1390 fu fatto Commenda dell'ordine Gerosolomitano di Rodi detto poi di Malta. È certo che la rettoria della Chiesa di Santa Croce atterrata per la fabbrica di S. Petronio, e posta nella via ora detta dei Pignattari apparteneva a quell'ordine, e pretendesi che di sua spettanza fosse l'altra Chiesa di S. Giovanni Gerosolomitano, che fu quasi rimpetto a quella di S. Pietro Martire.
Questo edifizio aveva un rozzo prospetto con portico di legno davanti, che fu levato nel secolo XVIII. Dopo il 1796 il Governo s'impossessò dei beni di questa Commenda in allora goduta da Don Cesare di Egano Lambertini ultimo della sua famiglia, e pronipote di Benedetto XIV. Resta il dire come si dicesse Commenda della Masone, e su questo si è inclinati a credere che venga da maison, ossia casa, e che questa denominazione l'avesse fin da quando esistevano i Templari. L' Accademia dei Torbidi vi tenne per qualche anno le sue adunanze.
N.215. Nel 1263 li 7 ottobre si trova la locazione fatta dai PP. di S. Giovanni in Monte a Bonifacio da Verona di un casamento in Borgo di Strada Maggiore in confine dei beni dei Templari. Rogito Michele di Borgo Nuovo. Il Sarti dice che sul cantone della via del Torleone vi era la Chiesuola di S. Giovanni Battista, che aveva il titolo della Masone, ma che per maggior comodità il commendatore risiedeva a Santa Maria del Tempio. Il nuovo Masina conviene che qui vi fosse l'Ospitale di S. Giovanni Battista detto del Torleone, per avere il suo ingresso in detta strada rimpetto al campanile di Santa Catterina. Aggiunge poi che dopo la distruzione dell'ospitale la famiglia dei Greci vi fabbricasse la sua casa. I Greci vennero da Firenze dove anche in oggi esiste il Borgo cosi detto dei Greci. La loro eredità passò ai Bombaci forse in causa di Egidia di Ugolino Greci moglie di Giacomo di Giovanni Bombaci del 1389. Quivi doveva essere la casa detta Malcantone.
Si passa la via del Torleone o Torrilione.
NN. 216, 217. Chiesa e Convento di monache Vallombrosane dette di Santa Catterina di Strada Maggiore. Nell'angolo della via del Torleone, entrandovi per Strada Maggiore subito a sinistra, vi era la Chiesa parocchiale di Santa Maria del Torleone. L'unione di questa chiesa all'Abbadia Vallombrosana di Monte Armato posta sull'Appennino nella Diocesi di Bologna sulle ripe del torrente Idice di cui si ha memoria autentica fino dal 22 maggio 1211, si da dà alcuni già seguita li 18 luglio 1254. L'abbate di Monte Armato nominava il curato di questa Chiesa, diritto che si trova da lui esercitato fino al 1526.
Li 23 settembre 1292 Frà Lombardo dell'Ordine di Vallombrosa concede a Bartolomeo la Chiesa parrocchiale di Santa Maria del Torleone unita all'Abbadia di Monte Armato, e una casa indivisa con l'abbate di Moscheto, qual casa si chiama Malcantone, ed è posta in Bologna confinata da due lati dalla via posta presso l'acqua del Torleone comprata già per detto Bartolomeo dall'abbate di Monte Armato per L. 112. Rogito Giacomo da Bologna.
1403, 28 agosto. I monaci di Santa Maria di Monte Armato portatisi in Bologna per causa di guerra, elessero a loro abbate nella Chiesa di S. Tommaso della Braina, Antonio di Nicolò Bianchi, rogito Filippo Cristiani. L'ultimo degli abbati Vallombrosani fu Frà Simone del fu Giovanni da Firenze eletto nel 1458, dopo il qual anno fu soppressa l'Abbadia ed eretta in Commenda a cui fu nominato abbate commendatario, da Papa Calisto III li 12 novembre 1460, D. Alessandro Ingrati.
Nel 1519 Santa Maria del Torleone servì di ricovero ai frati del Monastero di S. Bernardino dei Minori Regolari Osservanti.
Li 20 marzo 1522 dal suffraganeo di Bologna si permise a Barbara di Giovanni Orsi di stabilire in Bologna un Monastero di Vallombrosane sotto il titolo della Presentazione di Maria Vergine, e di Santa Catterina Vergine e Martire vicino alla Porta di Strada Stefano rincontro al fianco della Chiesa parocchiale di S. Giuliano, dove aveva cominciata la fabbrica del Convento del quale nel febbraio 1524 il vescovo la nominò badessa perpetua. Trovato il luogo incomodo e ristretto, fu autorizzata a traslocare altrove la sua instituzione, ed ottenne nel febbraio 1526 da Clemente VII la separazione di Santa Maria del Torleone dalla Commenda, e di far permuta dei locali col Vescovo Grassi commendatore di Monte Armato e Vescovo di Castello, quindi li 24 luglio susseguente Agamennone Grassi, procuratore e padre del predetto Vescovo consegnò alle monache la Chiesa di Santa Maria del Torrilione, il campanile con campane e ferramenti, i mobili preziosi per uso di detta Chiesa, la casa conventuale, l'orto, le spettanze in confine di Strada Maggiore del Torrilione e di Borchetta, e più quattro suoli e case aderenti ai detti locali. Concesse anche in enfiteusi a Gaspare Fontanella, a Francesco Verona, a Lorenzo Pellegrini, e ad Antonio Agocchia di versi casamenti.
Li 3 novembre 1604 le suore di Santa Catterina presentarono al Senato la dimanda di occupar suolo per la loro nuova Chiesa, e li 28 giugno 1612 gli fu concesso di farvi il portico davanti.
Li 22 luglio 1605 si cominciò la nuova Chiesa di Santa Catterina, facendo servire quella di Santa Maria da sagristia, che aveva la porta grande sotto un portico verso ponente dov'è ora il sagrato. La fabbrica si continuava anche nel 1608.
Nel 1623 le suore fecero fare il muro in Borchetta, e nel Torleone, dal muratore Giov. Franco Fabbri, a cui li 29 aprile 1624 gli furon pagate L. 500 a saldo di questo lavoro.
Li 26 giugno 1798 fu intimata la soppressione a queste monache, e nel 1805 fu soppressa la parocchia ripristinata poi con altri confini nel 1824.
Li 12 gennaio 1799 fu decretata la traslocazione delle putte dei Mendicanti di S. Gregorio fuori di Porta S. Vitale in questo Convento, che poi cedettero ai Mendicanti passando esse in Santa Marta di dove tornarono in Santa Catterina. La Chiesa esterna è stata aggrandita colla interna costruendovi la capella maggiore, e nel 1825 a spese del curato Don Quattrina e dei Parrocchiani.
Si passa Borchetta.
N.218. Stabile composto di tre case comprate da Lodovico e Battista del fu Melchiorre Mengoli, e vendute dai commissari testamentari d'Isabella del fu Renano del fu Gabrielle Beccaro moglie di mastro Giovanni Salaroli rogito di Bartolomeo Panzacchia per L. 374 di bolognini d'argento. È detto confinare Romanino Desideri, Bartolomeo Beccaro, e Borchetta. I Grati la rifabbricarono nel 1792, e 1793 al qual effetto fu loro concesso suolo pubblico li 28 giugno 1792.
N.219. Casa che si presume aver appartenuto a Romanino Desideri. Passò alle suore di Sant' Agnese quali eredi beneficate del conte Gasparo Ringhiera, che li 27 marzo 1656 la vendettero al dott. Costantino del fu Ugolino, e a Valerio padre e figlio Mattioli per L. 13,600 rogito Scipione Carracci.
Li 5 maggio 1666 il dott. Valeriano la cedette per L. 10,200 al dott. Don Giov. Camillo di Salvatore Mastrilli nobile romano. Ora è dell'erede di Tinti maritata nell'avv Massei di Lucca ma stabilito in Bologna.
Si passa Broccaindosso.
N.220. Casa che dicesi esser stata dei Morbidi nel 1528 poi Bargellini dove abitava Giov. Battista nel 1592 poi del principe Ercolani.
Li 3 febbraio 1718 il principe Filippo Ercolani vendette ad Anna Maria Rossi una casa sotto Santa Catterina di Strada Maggiore. Confina a levante Broccaindosso, a mezzodì Strada Maggiore a ponente una casa del conte Astorre Ercolani, e a tramontana i beni della Chiesa della Maddalena.
N.222. Da un rogito di Melchiorre Panzacchia del 3 luglio 1587 si sa che fu venduta da Matteo Sagaci a Giov. Franco Angelelli per L. 3,822. Nel 1663 (nel testo originario è scritto 1163 e il Breventani mette un ? sulla correzione) era di Bernardino e fratelli Ugolotti.
Li 18 dicembre 1730 Lorenzo Bottazzi Bonazzi la comprò dallo stato del fu Bernardino e Giuseppe Ugolotti.
Li 17 settembre 1733 il predetto Lorenzo vendette ad Angelo e Camillo fratelli Gessi una casa sotto Santa Catterina di Strada Maggiore per L. 1033, rogito Giacomo Pedini. Confina i successori di Ercole Ercolani, e la casa grande Ugolotti.
N.223. In faccia alla via dei Bagarotti, o Magarotti, è la casa nobile che fu dei Monterenzo, o Monterenzoli famiglia che come moltissime altre di Bologna ritrassero la denominazione del loro casato dal luogo d'onde derivarono, e cioè dal Castello rovinato detto Monterenzo, o Monterenzoli posto 6 miglia sopra Pianoro ove dicesi avessero il primato. Beltrando di Lodovico d'altro Lodovico figlio di Lisa Lodovisi seconda moglie di suo padre fu addottato dal conte Giovanni Lodovisi suo zio, mercè il quale continuò la famiglia Lodovisi da cui di scese Gregorio XV ramo che si estinse in Don Giov. Battista del duca Nicolò e di Donna Costanza Panfili nipote di Innocenzo X. Dopo la di lui morte, e quella di una sorella primogenita oblata nel Monastero di Torre de' Specchi in Roma Don Gregorio del duca Ugo Boncompagni succedette per le ragioni di Donna Ippolita Lodovisi sua moglie altra sorella del suddetto Don Giov. Battista nel principato di Piombino, già posseduto dalla famiglia Lodovisi.
Dopo passò questa casa agli Ugolotti poi ai Gessi che Marcello nel 1731 la vendette ai conti Castelli. Ove ora trovasi un portone esisteva un vicolo che passava all'Androna.
NN.229, 230, 231. Casa e Teatro Marsigli. Fu dei Rossi della qual famiglia fu erede Marsigli Angelelli il cui portico fu fabbricato li 27 febbraio 1589 da Marcantonio e Gio. Francesco. Passò ai Desiderii poi ai Guidalotti.
N.232. Era dei Bolognetti, poi dei Marchesi Conti comprata li 18 dicembre 1741 per L. 45000 dai fratelli Pietro e Rocco Conti. Passò indi a Villani negoziante di droghe che la vendette a Luigi Naldi. Ora appartiene ai Conti fratelli Mattei.
N.233. Questa casa ora unita alla precedente appartenne un di al celebre pittore Colonna o Muratori.
Si passa la via del Begato
N.234. Palazzo Bargellini (1) che Ermesse comprò dai Desideri per L. 29000. Astorre cominciò a fabbricarlo nel 1631.
Si passa la seliciata di Strada Maggiore
N.235. Palazzo Bianchetti sul quale si trovano le seguenti notizie:
1471 15 novembre. Alessandro Tartagni celeberrimo dott. in leggi Imolese compra da Angolo Michele, e da Testa Gozzadini il palazzo già Mussolini che era fra loro diviso. La parte di Testa trovavasi verso sera. Il prezzo fu di L. 1000 compresovi la giurisdizione di poter fabbricare sulla seliciata. Confinava a mezzodì Strada Maggiore, a sera Testa Gozzadini mediante il brollo Mussolini, a oriente certa bottega da macellaria di Cristoforo Fabbri, e la seliciata.
1472 17 giugno. Furon concessi al dott. Alessandro da Imola detto dei Tartagna pertiche 21 in lunghezza, e pertiche 15 e oncie 6 in larghezza di suolo pubblico sotto condizione di fabbricare una facciata merlata alta pertiche 40.
Fra il palazzo già Mussolini, e la macellaria vi doveva essere una porzione del suddetto stabile non compresa nel predetto contratto perchè li 17 febbraio 1476 Francesca del fu Giovanni Testi, e moglie del sumenzionato dott. Angelo Michele Gozzadini alla presenza del dott. di leggi Battista Gozzadini la vendette ad Alessandro Tartaglia rogito Alessandro Tartagna, nel quale dicesi essere una casa posta in Strada Maggiore presso la seliciata in confina di certa caseletta ad uso di macellaro di Cristoforo Fabbri. Morì il dott. Alessandro Tartagna li 3 settembre 1477.
1520 13 aprile. Concessione a Carlo di Alessandro Tartagni d'Imola di un suolo posto sopra la seliciata di Strada Maggiore aderente e contiguo alla casa di sua abitazione fra detta casa e il resto di spazio di detta strada cominciando dal suo edifizio antico dalla parte superiore in larghezza piedi 15 e oncie 6 da misurarsi dall'angolo di detto edifizio, ed estendendosi in lunghezza piedi 124 circa in mezzo della larghezza, e nell'estrema parte di detta larghezza piedi 13 in confine della casa del fu Melchiorre Gessi, poi di Catterina moglie di Mauro Biagio Bonadomari e vedova in prime nozze di detto Melchiorre concedendogli di poter alzar portico di lunghezza piedi 35 circa, comprendendo in detta concessione quanto fu già concesso li 17 giugno 1472.
1553 25 febbraio. Gli anziani, consoli e tribuni della plebe concedettero a Carlo, ed altri dei Tartagna Minori di vendere ai Ferri questo palazzo. Rogito Vincenzo Spontoni.
L'autore dei Tartagna è un Bonaventura, che fioriva del 1285. Alessandro di Corradino di Nicoletto del suddetto Bonaventura celebre dott. di leggi venne da Imola a Bologna dove fu fatto cittadino li 11 settembre 1451 dal cardinale Bissarione, e vi morì li 3 settembre 1477. Il sontuoso suo sepolcro nella chiesa di S. Domenico prova la sua ricchezza. Dal detto dott. Alessandro vennero Antonio, Camillo, e Carlo.
La discendenza del primo terminò in Marcantonio di Scipione morto li 25 giugno 1625.
Carlo fu marito di Lucrezia Malvezzi, testò li 25 febbraio 1595 e sostituì nella sua eredità i PP. domenicani. Lasciò un solo figlio, naturale legittimato, la cui discendenza mancò anch'essa nel principio del secolo XVII.
1612 16 aprile. Girolamo Ferro o dal Ferro comprò dal senatore Giovanni Angelelli la vicina macellaria per L. 8300 rogito Antonio Malisardi.
1630 4 settembre. Boncompagno Ferro marito di Ersilia di Girolamo Legnani testò a favore di uno de' figli di Giovanni Legnani da estrarsi a sorte, lo chè seguì li 6 settembre 1630, e l'estratto fu il conte Filippo, come da rogito di Paolo Monari. Pare però che i Legnani avessero diritto all'eredità Ferri in causa di Anna Serpa moglie di Marcello di Girolamo Legnani, ed avola del predetto Filippo; vi è però tutta la presunzione a credere che tanto il suddetto Boncompagno, quanto il di lui fratello Girolamo mancati nel 1630 morissero di contagio.
I Ferri, alias dal Ferro, si credono oriundi di Modena, e venuti a Bologna circa il 1300.
1678 7 novembre. Licenza a Giovanni e fratelli Legnani Ferri di costruire la galleria dalla parte della seliciata alta da terra piedi 19, lunga piedi 72 fuori del pelo della muraglia. Rogito Antonio Maria Nelli.
1683 17 dicembre. Il conte Giovanni e fratelli Legnani Ferri con permesso dell'Ornato come da rogito di Antonio Maria Nelli notaro di detto magistrato e di Cosimo Gualandi notaro del Reggimento ritirarono più addietro verso settentrione per piedi 6 la macellaria, che copriva l'ingresso al portico del palazzo.
Questa macellaria si dice ordinata li 26 agosto 1392 in conseguenza della sistemazione data alle botteghe ad uso di spacciar carne.
Nel 1641 fu affittata per L. 430, e del 1675 per L. 1,350 minimo, e massimo prezzo d'affitto della medesima quando erano in vigore i privilegi.
Estinti i Legnani fu continuata la famiglia, dal ramo Legnani Ferri il quale passò ad abitare il palazzo Legnani in S. Mamolo.
Nel 1757 il senatore conte Girolamo Legnani Ferri vendette questo stabile, la macellaria, cinque piccole case e pur una sesta con bottega da carozzaro, detta il Casino, al conte Pietro Paolo del conte Cesare Bianchetti per L. 56,000 rogito Francesco Fabricelli 1 ottobre 1782, il quale acquirente risarcì notabilmente questo palazzo aumentandolo di un terzo piano sopra l' antico cornicione.
Questo ramo Bianchetti deriva da Gio. Battista Bianchetti di Avignone chiamato all'eredità del Libero Bianchetti dal senatore conte Cesare del fu Giulio Bianchetti con testamento del 24 settembre 1732 rogito Angelo Michele Galeazzo di Paolo Bonesi aperto li 31 gennaio 1733 nel quale lasciava erede, mancando il suo ramo, il primogenito di Francesco di Gio. Battista, d' altro Gio. Battista Bianchetti d'Avignone.
Nel 1535 parte di questo locale servì a deposito di pegni del Monte di Pietà.
La porta del secondo recinto della Città che era poco prima dell'angolo della Pusterla fu demolita nel 1256.
Si passa il Brollo.
N.236. Casa che li 6 aprile 1483 nella divisione seguita fra i figli di Boezio Gozzadini toccò a Nicolò, e Giacomo, rogito Alessandro Bottrigari.
Li 11 aprile 1519 fu data in dote a Catterina di Pirro Gozzadini moglie di Alessandro Seniore Giavarini, i cui discendenti l'abitarono fino all'estinzione della famiglia. I Giavarini riconobbero Mattia del fu Francesco Giavarini che testò li 9 luglio 1465 rogito Giacomo Zanettini per primo capo della loro famiglia, come eredi vitali e furono amministratori dell'Oratorio e dei beni della Madonna del Popolo. Ebbero il priorato di Sant'Antonio poi detto di Montalto che loro fu tolto da Sisto V per assegnarlo al Collegio Montalto nel 1585. Gio. Antonio di Gio. Battista Giavarini morì, ultimo di sua famiglia li 8 febbraio 1703. Nel suo testamento pubblicato li 17 febbraio, anno stesso, lasciava erede usufruttuaria Laura sua sorella ed erede proprietario Fabio di Francesco Agucchi coll' obbligo di portar unito al suo cognome quello de' Giavarini. Il conte Alessandro del fu Donato Agucchi la vendette nel 1821 a Giuseppe del fu dott. Vincenzo Pozzi confinante, che l'ha notabilmente risarcita. Sopra il vicolo Brollo evvi una camera aderente a questa casa, la quale serviva di comunicazione alla vicina ora Bianchetti quando ambedue appartenevano ai Gozzadini.
N.237. Stando a quanto ne riferisce Luigi Rinieri questa fu la casa con torre dei Tantidennari posta in strada Maggiore rincontro a Borgo Nuovo. Li 9 dicembre 1251 viveva Guido Tantidennari come potrà rilevarsi dalla descrizione della via Mercato di Mezzo.
Fu posseduta dai Gozzadini non si sa se per eredità, o per compra, e fu abitata per molti anni dal ramo Gozzadini del senatore Fabio discendente dal Cattellano del famoso Nanne.
1457 22 aprile. Divisione fra Scipione e Carlo di Gabbione Gozzadini nella quale toccò a Scipione una casa con torre sotto S. Tommaso della Braina in Strada Maggiore in confine con Margherita d'Antonio Castellano e di Giorgio e fratelli Ambrosi.
1753 3 dicembre. Il senatore Ulisse d'Alessandro Gozzadini la vendette al conte Fabio del fu Lelio Carrandini Ferrario Romano per L. 20,000 rogito di Aurelio Antonio Brusa. Morto il Carrandini li 28 luglio 1770 i Carrandini di Modena suoi eredi l'alienarono nel 1772 per lo stesso prezzo al dott. Vincenzo del dott. Giuseppe Ippolito Pozzi, che la rimodernò con molta spesa nell'interno e nella facciata.
Dicesi che la torre sia stata fabbricata nel 1300, ma se fu fatta dai Tantidennari dovrebbe aver avuto un'origine più antica. I suoi resti ridotti al livello dei tetti dal Carrandini si veggono ancora sopra la parte della loggia immediata nella porta d'ingresso.
Secondo il Fantuzzi T. I C. 172 citando le opere di Giovanni Bavini in questo stabile vi fu un orto bottanico.
N.238. (Nel testo originale era indicato come N.338, errore di cui nemmeno il Breventani si era accorto). Stabile giudicato dal Masini per quello degli Occelletti, o Uccelletti, la cui torre posta in Strada Maggiore egli vuole che abbia servito di carcere a S. Agricola dei Papazzoni prima del suo martirio. Potrebbe essere che gli Uccelletti abbiano avuto qui le loro case, ma che la torre esistesse ai tempi di S. Agricola è mera favola. Le torri dei privati cominciarono in Bologna ad innalzarsi non pochi secoli dopo il martirio del nostro santo concittadino.
1415 10 agosto. Romeo del fu Francesco Fava sive Rameggia compra da Taddea del fu Tommaso di Gerardo Mogli moglie di Nicolò di Simino Gozzadini una casa grande sotto S. Michele de' Leprosetti in Strada Maggiore per L. 800. Si sospetta che fosse un patto di francare.
1428 17 aprile. Antonio del fu Pietro Rameggia alias della Fava comprò da Carlo del fu Pino o Pirro Gozzadini una casetta di larghezza piedi... dal muro alla metà della torre ivi contigua e di lunghezza da Strada Maggiore sino al terreno vacuo esistente vicino e dopo detta casetta posta sotto S. Tommaso della Braina. Confina col detto terreno vacuo, con la detta torre e cogli eredi del fu Nicolò Gozzadini.
Comprò pure cinque delle sei parti per indiviso coi Gozzadini di certo terreno vacuo esistente dopo detta casetta, ed anche di piedi 8 e oncie 6 di lunghezza fino all'orto di Taddea Mogli vedova di Nicolò Gozzadini posto come sopra. Confinava la detta casetta, la predetta torre, la citata Taddea, e i sumenzionati eredi Gozzadini, non che Lodovico e Segurano da Villanova per L. 80. Rogito Antonio Castellani.
1430 29 gennaio. Lodovico e Segurano Villanova quali eredi del fu Bene detto del fu Rizzardo Caselli vendono una casa a Nicolò di Pietro Fava per L. 395. Confina i Papazzoni da sera e di sotto, più le stanze esistenti nella torre contigua. Rogito Antonio Castellani.
1472 29 febbraio. Catterina di Francesco Montecalvi moglie di Bartolomeo Piatesi, Diletta Montecalvi moglie di Ghinolfo Bianchi, e Francesco Montecalvi loro padre comprano da Fabrino, e Gio. Battista del fu Fabiano Mantachetti tre delle quattro parti di una casa posseduta per invito dei compratori posta in Strada Maggiore sotto S. Tommaso della Braina in confine di Bernardino Gozzadini, e di Giovanni Papazzoni da due lati, per L. 840. Rogito Bartolomeo dei Rossi, e Bartolomeo Sattuno.
1477 20 gennaio. Catterina Montecalvi Piatesi, e Diletta sua sorella moglie di Ghinolfo Bianchi vendono a Bernardo Gozzadini le loro ragioni sopra una casa in Strada Maggiore sotto S. Tommaso della Braina per L. 840. Confinava come sopra. Rogito Alessandro Cuvialti, e Alessandro Bottrigari.
Nel 1557 questo stabile composto poi delle due case Villanova, e Montecalvi fu di Giacomo e Filippo Cancellieri, poi degli Accarisi. Arnaldo e Gottifredo Accarisi lo vendettero ai Riari proprietari del N° 239, e di poi ha seguito sempre la sorte del predetto numero.
N.239. Palazzo dei Loiani famiglia senatoria composto dell' unione di vari stabili.
Antonio Caselli aveva qui una casa subito in confine del 238 che Margherita di lui figlia, moglie del fu Basotto Argeli notaro, ed erede di Antonio Caselli vendette assieme ad un casamento sul quale vi era la detta casa a Matteo di Ventura Papazzoni per L. 200 rogito Antonio Monterenzi delli 30 giugno 1396. Confinava Nicola Gozzadini, Rizzardo Caselli padre della venditrice e Giovanni Uccelli.
1478. Vende Francesco del fu Bonaparte Ghisilieri qual cessionario di Giacoma Maria Gessi di lui madre a Gabrielle del fu Battista Poeti una casa sotto S. Michele de' Leprosetti per L. 492.6.8 d'argento presso la strada e da due lati con Leonardo Cadinelli. Rogito Matteo Curialti.
1479 11 febbraio. Bartolomeo del dott. Leonardo Cadinelli vende a Gabrielle del fu Battista Poeta una casa con piccol' orto in capella S. Michele de Leprosetti, che confina Strada Maggiore, Pietro e fratelli Fava da due lati, il compratore successore di Carlo Papazzoni, Giovanni Papazzoni, e la via detta del Zusto (via de'Vitali) per L. 2123.1.3 di bolognini d'argento. Rogito Nicolò Loiani e Francesco Conti.
Questa casa era stata venduta al dott. Cadinelli li 16 agosto 1453 da Costanza di Martino di Faenza moglie di Vincislao di Bonifazio Gozzadini, e in seconde nozze moglie di Giovanni di detto Bonifazio qual erede di sua madre, e cessionaria dell'eredità di Giovanni suo marito. Nell'instrumento di detta vendita è detto che parte restava in Strada Maggiore e parte nell'Androna dei Zustori (via Vitali) pagata nel 1650. Rogito Dusio Zani e Nicolò Scardui.
E siccome sopra questa casa vi era un patto di francare per L. 580 d' ar gento a favore di Pirarino di Lippo Beccadelli, così nel di undici febbraio 1479 fu redento da Orsina di Battista Testi vedova Cadinelli rogito Melchiorre di Saverio Zanetti, e di Costantino Serafini. La casa si dice trovarsi in Strada Maggiore sull'angolo della via del Zusto.
Si è detto che la casa dei Papazzoni ora faciente parte di questo stabile fosse sul confine del N° 237, e diffatti non è molto che vi si vedevano le loro armi incise nei capitelli e negli ornati delle porte della casa medesima.
Fu ancora detto da qualche autore che Sant'Agricola compagno di San Vitale suo servitore fosse della famiglia dei Papazzoni la quale è certamente antichissima, ma non però tanto per crederla dei tempi delle persecuzioni contro i cristiani. Sono essi riputati oriundi della Toscana. Stabiliti in Bologna appartennero al partito dei Geremei e dei Scacchesi. Un ramo passò alla Mirandola dove non ha molto vi esisteva ancora, ma quello rimasto in Bologna terminò in.... maritata ad Alessandro dalla Volpe, il cui figlio Flaminio dott. di filosofia e di medicina assunse il cognome Papazzoni, che cessò in lui non avendo avuto che due figlie, una detta Agata moglie di Giovanni Marani alias Terribile, la quale testò li 18 giugno 1702, e Catterina nel dott. Domenico Medici.
1569 20 gennaio. Pio V concesse a Pompeo del fu Lodovico Loiani e a Bonifazio, Antonio Alessandro e Giacomo postumo fratelli e figli di Giacomo Loiani di vendere la casa in Strada Maggiore per scudi 9000 in oro ad Ercole del fu Giulio Riario. Rogito Gio. Battista Cevenini e Ippolito Peppi.
Ercole del fu Giulio Riario aveva comprato nella via de' Vitali la casa ne confine di quella dei Loiani vendutagli da Antonio Maria del fu Giulio Fava i da Giulio Cesare del fu Annibale Fava notaro la quale era sotto S. Michele dei Leprosetti in confine del compratore da un lato e di dietro, e Filippo Cancellieri dall'altro per L. 7700. Vedi via de' Vitali.
Dicesi che nel 1580 fosse ornato dal cardinale Alessandro di Giulio Riario il vecchio portico e che il suddetto Ercole lo atterrasse e lo rifacesse in volto con colonne di pietra.
Passato alla famiglia Riario il Palazzo Loiani si trova ancora che li 9 gennaio 1618 il senatore Ferdinando del fu Raffaello Riario comprò dal cavaliere Alessandro Fava una casa grande nella via de' Vitali. Li 5 luglio fu acquistato dall' avv. Antonio Aldini assieme alla vicina casa N° 238 per L. 45000, il quale fabbricò moltissimo nell'interno e rinnovò la facciata. Passò a D. Diego Pennalverd, ed oggi appartiene al celebre tenore Domenico Donzelli.
La camera d'angolo colla via de' Vitali di piedi 15 quadrata è contornato da muri grossi piedi 3 e oncie 6 che potrebbero indicare un piede di Torre, la quale coincide nella parte di questo stabile che fu Ghisilieri fino al 1478.
I Loiani dopo la vendita del loro palazzo andarono vagando a pigione.
Li 9 maggio 1569 presero in afflitto la casa con stalla, già dei Gozzadini, poi dei gesuiti nell'angolo di Strada Castiglione e di Cartoleria Vecchia, per annui scudi 80 in oro. Rogito Ippolito Peppi (2).
Li 16 ottobre 1577 Lodovico, e fratelli e figli di Pompeo Loiani presero in affitto la casa d' Annibale del fu Gio. Battista Gigli in Cartoleria Vecchia pagando annui scudi 100 in oro. Rogito Ippolito Peppi e Lorenzo Coltellini (3).
Nel 1587 3 gennaio presero in affitto quella di Francesco del fu Lodovico Sampieri in Strada Maggiore sotto S. Michele de' Leprosetti ora compresa nel palazzo già Segni, che allora confinava con Francesco Segna e Rodolfo Isolani per annue L. 500. Rogito Francesco Maladrati (4).
I Riari di Bologna derivano da Galeazzo di Girolamo signore d'Imola e di Forlì, che scacciato da Imola si ritirò in Bologna dove mori li 26 giugno 1577 e terminarono in Francesco Maria del senatore Ferdinando morto celibe (nel testo originario era "nubile", evidentemente errato, ma errore di cui nemmeno il Breventani si accorse) li 5 settembre 1676 al quale successero nel fidecommesso i Riari oriundi di Savona, ma abitanti in Napoli dei quali furono eredi i Savorgnani di Venezia.
Si passa la via de' Vitali
N.240. Casa dei Schiappa la cui arma conservavasi nel Capitello del Pilastro in angolo colla via de' Vitali. Si dissero già Bompoli, e fabbricarono la Chiesa dello Spirito Santo nel comune del Borgo Panigale.
Li 14 febbraio 1476 Bartolomeo Accarisi cedette questa casa a Francesco e fratelli Gigli rogito Giacomo Boccaferri per L. 200 e sembra con patto di francare. Viene annunziata per essere sotto S. Michele de' Leprosetti e confinare colle chiese di Strada Maggiore e del Zusto, non che cogli eredi Vezzolo Malvezzi rogito Giacomo Boccaferri. Nel 1517 si diceva casa del Giusto dalla vicina strada.
Nel 1587 era di Giacomo di Francesco Angelelli, ed è detto essere in Strada Maggiore nell'angolo della via de' Vitali.
Nel 1606 6 dicembre come da un rogito di Silvestro Granuzzi fu stimata L. 14900 compresa la stalla in Piazza de' Leprosetti in confine dei Sampieri, e dei Giroldi. Passò ad Enrico Orsi li 9 gennaio 1608 che la pagò L. 14800 assieme alla stalla nella Piazzetta di S. Michele de' Leprosetti rogito Giovanni Felini. Questa casa fu soggetta a vari patti di francare, come quella con Lucio Malvezzi, che la cedette ad Arrigo Orsi li 9 luglio 1611. Una transazione del 6 maggio 1622 a rogito Sforza Alessandro Bertolazzi fra il senatore Astorre, e fratelli, e figli di Camillo Bargellini, e Orsino del fu Lodovico Orsi fu assegnata dall'Orsi al Bargellini una casa sotto San Michele de' Leprosetti in confine di Strada Maggiore della via de' Vitali, e dei Celtani per L. 25000 comprese le stalle che vi dipendevano.
Nel 1715 era della Contessa Teresa Bargellini, la cui eredità passò ai marchesi Zambeccari, i quali il 14 agosto 1800 la vendettero per L. 14000 ad Onofrio Muratori, e questi a Luigi Belvederi, che la risarcì, e fece la facciata nel 1807. Doveva servire di primo premio alla tombola Belvederi estratta nel 1824, ma per deficienza d'introito non vi fu compresa. Fu venduta dai creditori dello stato Belvederi all'avv. Setti.
I due angioletti sotto il portico di questa casa, che comunemente si dicono dipinti da Guido Reni, sono opera secondo Marcello Oretti, dell'Aspertini.
N.241. Casa che secondo l'Oretti fu dei Vizzani. Stando alle confinazioni della precedente casa N. 240 poteva appartenere nel 1476 agli eredi di Vezzoli Malvezzi. Fu degli Orsi. Nel 1654 fu stimata L. 9000.
Nel 1715 era del senatore Casali. Appartenne alla fabbrica della chiesa di S. Pietro, poi al perito Giovanni Marchi.
N.242. Sotto questo numero vi sono le case antiche degli Accarisi, che Graziolo Accarisi nel 1451 affittò a Lodovico Muzzarelli dicendosi nel contratto che sono in Strada Maggiore presso la piazzetta de' Leprosetti. Appartennero ai Budrioli, e si danno per essere di faccia a Bettania. Prima del 1688 erano dei conti Segni, e si dicevano Casa grande dei Segni, la qual famiglia cominciò a rifabbricarle li 16 gennaio 1782, e si viddero finite in quanto all'esterno il venerdì 18 ottobre dell'anno stesso, poi appartennero all'avv. Zanolini.
Si passa la piazzetta di S. Michele de' Leprosetti
N.243. Casa che dicesi esser stata dei Dal Calice alias Baragazza che esercitavano la farmacia fino dal 1399, e si dissero Dal Calice per l'insegna della loro farmacia. Nicolò di Bartolomeo da Baragazza nel suo testamento a rogito di Paolo di Domenico di Paolo da Cartonaro proibì ai di lui eredi di vendere la detta insegna anzi ingiunse di procurare con tutto il potere, che nessun altra farmacia l'adottasse. Sussisteva questa famiglia, ma in miserabile stato sul finire del secolo XVIII.
Era d'Isacco, ed Iseppo banchieri giudei quando abbruciò il venerdì 24 febbraio 1503 con danno, si disse, di L. 100000 di capitali impegnati. Questa perdita che in gran parte fu risentita dai proprietari dei pegni eccitò i Riformatori a proclamare il decreto del 20 aprile 1504 contro le usure degli ebrei, e a favore del nuovo Instituto del Sacro Monte di Pietà. I scrittori del tempo pretesero che l'incendio non fosse fortuito, ma conseguenza di una vendetta dei figli di Giovanni II Bentivogli. Per questo incidente S. Michele de' Leprosetti si cominciò a chiamare dei Bruciati, ma non per lungo tempo.
Il guasto, e gli avanzi furon comprati per L. 1200 da Alessio, o Alessandro Mantachetti discendente dall'insigne dott. di filosofia e di medicina Zaccaria, che fioriva circa il 1250. Risarcì egli la casa, la quale fu poi venduta li 6 maggio 1583 da Lelio, Alessandro, e Carlantonio di Vincenzo Mantachetti per L. 8400 a Tommaso di Giacomo Barbieri notaro come da rogito Alessandro Silvestri, nel quale è qualificata per grande, vecchia, e in alcune parti rovinosa.
Si trova che li 12 settembre 1567 Tommaso Barbieri aveva comprata da Giacomo di Nicolò Turchi una casa con cortile, e portico posta sotto S. Michele de' Leprosetti in strada Maggiore per L. 6800 rogito Ippolito Giulio Peppi, e sembra che possa aver fatto parte di questo stabile.
Li 28 novembre 1648 Alessandro, e Carlo Barbieri comprarono da Alessandro Giroldi una casa sotto S. Michele de' Leprosetti in confine dei compratori, di Lodovico Orsi della piazza della predetta Chiesa, e di un vicolo che va a strada S. Vitale fra le case del compratore, del venditore, e dei Sampieri sopra il qual vicolo vi è un voltone, che sostiene alcune stanze fra la casa come sopra venduta, ed un'altra casa dei Giroldi, il qual voltone e stanze s'intendono comprese nella detta vendita di L. 6500. Rogito Lorenzo Muzzi. Si estinsero questi Barbieri nel dott. Alessandro di Cesare di Tommaso e di Celidonio Fantuzzi dott. di leggi, che testò li 28 maggio 1680. Il testamento fu aperto il 2 susseguente Giugno rogito Scipione Uccelli. Lasciò eredi i Formagliari in causa di Cornelia di lui sorella, e moglie di Latanzio Formagliari, il quale aggiunse al suo cognome quello di Barbieri. Mons. Girolamo Formagliari testò li 15 gennaio 1781 rogito Francesco Canali lasciando erede Francesco Guidalotti Franchini di lui nipote. Estinti i Formagliari furon eredi i Guidalotti Franchini, ed Antonio di Francesco li 24 ottobre 1795 vendette questa casa nobile in Strada Maggiore con due stalle, due rimesse contigue fra loro, ma separate dalla casa al dott. Carlo Zanardi per L. 21750. Rogito Domenico Schiassi, e Antonio Ferri. Dal 1822 in poi appartiene al celebre maestro cavaliere Gioacchino Rossini, (5) che con somma spesa la rifabbricò, e ornò di bizzarra facciata. Il portico sulla piazzetta fu chiuso nel 1824, e le due prospettive della facciata si scopersero nel settembre 1825. Passò ai Bignami, ora appartiene alla famiglia Salina.
Si passa il vicolo di S. Michele de' Leprosetti e secondo le lapidette Broglio dei Mussolini
N.244. Casa dei Sampieri. Nel 1448 questo stabile apparteneva al notaro Giovanni da Manzolino, poi ad Agnolo di Abramo da Fano Giudeo, che teneva banco di usura detto della Scola sotto Sant'Andrea degli Ansaldi. Nel 1511 Abramo la vendette per L. 300 ad Astorre del dott. Vincenzo Paleotti. Il compratore lo ampliò di dietro con una casa con orto vendutagli da Gio. Battista Banzi successore di Scipione Fantuzzi per L. 1000, la quale aveva ingresso dal vicolo di S. Michele de' Leprosetti, che da Strada Maggiore passa a strada San Vitale, e confinava con Giulio Bolognini e i Bella Busca. Nel 1530 questo stabile fu ceduto per restituzione di dote a Doratea Lupari vedova d' Astorre Paleotti. Li 26 ottobre 1542 il senatore Camillo, e altri dei Paleotti lo vendettero a Vincenzo Sampieri rogito Alberto Budrioli, e Matteo Zagnoni, ed è qualificato per grande, confinava cogli eredi di Camillo Fantuzzi a settentrione, coi fratelli Malvasia a sera, e una via, ed Emanuele Ebreo a mattina.
La casa dell'Ebreo Emanuele era sull'angolo del vicolo di S. Michele de'Leprosetti, e questa passò ai Giroldi alias dal Sapone, e Lucio di Marcantonio mercante la possedeva nel 1610.
Li 15 marzo 1653 Alessandro di Pellegrino Giroldi la vendette all'abbate Carlantonio Sampieri per L. 10000 rogito Benvenuto Perracini, e confinava col compratore a ponente, col vicolo a levante, e mediante questo coi Barbieri. I Giroldi si estinsero in Pellegrino di Alessio il 16 marzo 1683, del quale furono eredi i Righi della diocesi di Reggio, e venuti a Bologna nel 1539 si arricchirono colla condotta del forno di S. Stefano. Costoro si dissero Righi Giroldi da non confondersi coi Righi Freddi, che trassero origine dai Freddi di Modena, venuti a Bologna nel 1200 i quali sostennero le primarie magistrature nostre, e furon imparentati coi Principi, coi Casali, coi Magnani, coi Fagnani e con altre distinte famiglie bolognesi. L' ultima fu Francesca Isabella sposata da Alfonso Delfini Dosi li 21 gennaio 1703.
Ritornando ai Righi Giroldi, il dott. Gio. Battista vendette metà della sua casa ai Sampieri per L. 4838.6 8. Rogito Gio. Maria Pedini dei 15 maggio 1709. La vendita dell'altra metà non è conosciuta. Morì ultimo di sua famiglia Gio. Battista li 25 febbraio 1731 mentre era avv. degli Anziani.
N.245. Si trova che li 20 luglio 1367 Bartolomeo Zani comprò da Bernardino Mengoni due case in Strada Maggiore sotto S. Michele de' Leprosetti, pagate L. 5000 ma pare uno sbaglio, e forse saranno L: 500. Rogito Rolando Barone. Questo contratto pare applicabile a questo stabile.
1428 1 maggio o marzo. Casa di Riccardo Fantuzzi erede di Nicolò Fantuzzi posta nella cappella di S. Michele de' Leprosetti. Confina con la via pubblica da due lati (e cioè Strada Maggiore e il vicolo di S. Michele che va a strada San Vitale, mediante la casa venduta poi da Gio. Battista Banzi successore di Scipione Fantuzzi al dott. Vincenzo Paleotti — Vedi il N. 244) gli altri confinanti erano gli eredi di Giovanni Calpine e gli eredi di Colacinta Sabbadini. Aveva il predetto Riccardo anche una casetta annessa alla suddetta che confinava cogli eredi della detta Sabbadini, la qual casa fu già venduta al detto Riccardo Fantuzzi da Nicolò Beroaldi rogito Domenico Cultri. La casetta era venduta ad Andrea Speciale alla Colomba per L. 110.
1431 28 agosto. La casa di Lodovico, Benedetto, e Rizzardo Fantuzzi sotto S. Michele de'Leprosetti confinava la via pubblica da due lati, rogito (nel testo originale la parola "rogito" mancava, mancanza di cui nemmeno il Breventani si accorse) Nicolò Beroaldi. Era enfiteutica del capitolo di S. Pietro al quale pagavano annue L. 11.10. Avevano altra casa annessa in confine di Petronio Bornioli.
1448 11 gennaio. Gio. di Fantuzzo Fantuzzi comprò da Gabrielle Paltroni una casa sotto S. Michele de'Leprosetti per L. 525. Rogito Paolo Frigerini, in confine di Ercole Fantuzzi di Giacomo, di Martino Seta, di Gio. Manzolino notaro, di Cristoforo Bellabusca notaro abitante in strada S. Vitale, casa che poi fu dei Bibiena, con una cloaca di dietro.
Gio. di Fantuzzo Fantuzzi nel suo testamento fatto li 11 febbraio 1460 a rogito di Lodovico da Casale da Baisio diocesi di Reggio proibisce di vendere al sua casa grande in Strada Maggiore sotto la piazzetta di S. Michele de' Leprosetti in confine dei Manzolini, e dei Gessi Orefici, come pure l' altra casa posteriore alla detta grande. Nonostante questo divieto Scipione d'Antonio Fantuzzi la vendette il 3 aprile 1535 ad Antonio Galeazzo, e fratelli, e figli di Napoleone Malvasia per L. 7000 rogito Guido dalla Nave, e Tommaso Ruggeri. Estintosi il suddetto ramo Malvasia detto di Cornelio fu ereditata da quello di Antonio Galeazzo che vi dimorò finchè il senatore Cesare traslocò la sua famiglia nel palazzo Manzoli da S. Donato.
Li 30 dicembre 1771 fu comprata da Filippo terzogenito Savini per L. 18500 rogito Zenobio Egidio Teodori. Fu poi posseduta dal conte Giuseppe del fu senatore Lodovico Segni.
N.246. Pare che quivi fossero le case di Giacomo di Martino Seta nel 1448. E certo che nel 1460 vi abitavano i Gessi, lo che vien confermato nella divisione seguita il 13 febbraio 1489 fra i figli di Bartolomeo, e di Berlingero di Rinaldo Gessi. Nel 1573 5 dicembre questo stabile fu valutato L. 28082.10, rogito Tommaso Barbieri.
1526 9 luglio. Berlingero, e fratelli Gessi comprarono da Bernardo Viani di Cesena una casa sotto S. Bartolomeo di Porta Ravegnana in Strada Maggiore per il prezzo da stabilirsi dagli arbitri eletti dalle parti rogito Pirro Fronti. Li 9 agosto 1520 gli arbitri fissarono il prezzo in L. 1800 rogito del detto Fronti.
Annibale di Vincenzo Gessi lo ridusse a palazzo nel 1580.
Li 23 febbraio 1655 fu venduto, assieme ad alcune case in Caldarese che furono della Cuzzani, al marchese Mario Orsi da Giuliano Gessi per L. 65000, ma scopertosi dal marchese Gio. Giuseppe Felice Orsi che il palazzo era fede-commissario lo restituì il 15 gennaio 1678 a Gio. Michele Gessi. Terminò questo ramo Gessi nell'abbate D. Gio. Michele di Rinaldo morto li 14 gennaio 1791 del quale per l'eredità Sandri fu erede il senatore Sampieri, e per la Gessi il conte Filippo, del conte Vincenzo Lini, e la contessa Francesca Lini vedova Bonazzoli di lui sorella. I predetti conti eredi vendettero il palazzo Gessi il 21 marzo 1800 rogito Vasuri ad Agostino Stanzani.
N.247. Antica via che dicevasi Rocca Franca della quale li 12 dicembre 1578 ne fu concessa la chiusura con portone ad Annibale, e fratelli Gessi.
1415 5 febbraio. Mandato di procura fatto da Antonia del fu Guido Tommasini vedova di Gardino Gardoni in Stefano Ghisellardi per donare fra vivi a Guido Gandoni suo figlio una casa con torre in Bologna sotto la capella di San Bartolomeo in via Rocca Franca. Rogito Fabrizio Paci.
1428 22 settembre. I 16 riformatori decretano a favore di quelli che hanno casa in Rocca Franca di Strada Maggiore di vendere fieno, e paglia, perlocchè la strada dirassi fieno, e paglia.
Sì passa la via detta Caldarese
È certo che Caldarese è l'antica via dei Calderari, perciò qui si pubblicavano i Bandi nel 1289 dicendo le memorie che ciò si faceva davanti la casa dei Purpuri in capo all' Androna dei Calderari, nè si può sospettare che la detta casa fosse in strada S. Vitale dove sbocca Caldarese, perchè anche colà si pubblicavano i bandi del 1289 indicato però in faccia la Bocca della via Calderari.
Di qua, o di là di Caldarese in Strada Maggiore vi era, li 13 giugno 1544, la casa del dott. Giacomo Bertucini risultando ciò da concessione dell'Ornato di occupar suolo, e fabbricar colonne tonde, e non quadre.
N.250. Credesi di poter applicare a questo stabile le notizie seguenti:
1330 20 agosto. Assoluzione del depositario per il quartiere di Porta Ravegnana a Leonardo del fu Fano Loiani di L. 5 per estimo d'una casa sotto San Michele de'Leprosetti. Rogito Busino Gozzadini.
1357 21 settembre. Locazione fatta da Gerino del fu Leonardo Loiani a Floriano detto Clerichino del fu Patresio oste, di una casa con corte, ed un'altra posta di dietro a detta corte in cappella S. Michele de' Leprosetti. Confina la via di Strada Maggiore, altra via che va al Broilo degli Asinelli, Chiara Mezzovillani, gli eredi di Pietro Bonpetri, e Poeta del fu frà Alberghetto Poeti. Per annue L. 30. Rogito Andrea detto Benno del fu Giovanni.
1358 16 ottobre. Compra Maria del fu Cabrio da Savogna diocesi di Parma moglie di Bortolino del fu Simone Roma da Niccolò, fratelli, e figli di Leonardo Loiani, e da Margherita Bianchetti loro madre una casa grande, ed altre due contigue in cappella S. Michele de'Leprosetti in Strada Maggiore. Confina la via pubblica dal lato di sopra, Chiara Mezzovillani, gli eredi di Pietro Bonpetri, certa altra casa dei venditori (che era quella in confina alla via che andava al Broilo degli Asinelli) e Poeta Poeti per L. 385. Rogito Vandino di Palmirola Gioanetti.
Casa che nel 1506 3 giugno era di Turdino di Domenico de' Conti cambiatore, che testò nel predetto giorno ricordando questa casa in Strada Maggiore sotto S. Bartolomeo in confina di Strada Maggiore di Caldarese, e di Castel Tialto, e di dietro Alessandro Orsi, e Domenico Marescalchi rogito Gio. Battista Bovi. Lasciò Turdino tre figlie: Laura in Alessandro Savenanzi, Camilla in Virgilio Morandi, e Doratea in Gio. Bonasoni. La Morandi, e la Bonasoni ebbero successione, e nella divisione toccò questa casa a Camilla Morandi morta li 26 marzo 1536. Alessandro Morandi la vendette li 30 giugno 1543 ad Annibale Macchiavelli rogito Matteo Zagnoni, e Alberto Budrioli. Passò a Battista Medici da Scandiano che esercitò il mestier di fornaro in questa sua casa, poi si diede alla gargiolaria, e mori nel 1603. L'ultimo fu il capitano Gio. Battista di Domenico morto li 25 aprile 1722 lasciando Vittoria sua figlia naturale che si maritò li 19 luglio 1725 ad Odoardo d'Angelo Bianconcini portandogli la proprietà di questo stabile.
Fu comprata da Gio. Battista Duenzi dello stato di Milano, ed oste di professione, che lasciò erede la compagnia degli Osti detta di Sant' Antonio ed eretta nella chiesa della Vita. Nel 1746 Benedetto XIV applicò questa eredità al capitolo di S. Petronio.
Si passa la via Castel Tialto
NN.251, 252. 1552 28 gennaio. Queste due case contigue di Stefano di Giacomo dal Ferro passarono a Vincenzo di Domenico Sampieri li 28 gennaio 1552 rogito Nicolò Panzacchia. Si dicono in Strada Maggiore e in Castel Tialto sotto la parrocchia di S. Bartolomeo. Pare però che la casa in confine di Castel Tialto non fosse compresa in detto contratto perchè Sampieri l' aveva forse avuta di rettamente dai Loiani i quali nella vendita del 1358 della Roma si era riservata dai Loiani.
1559 13 febbraio. Vincenzo di Domenico Sampieri diede in enfiteusi a Silvestro di Comino Grappelli una casa con stalla sotto S. Bartolomeo. Confinava Strada Maggiore, e Castel Tialto, per l'annuo canone di L. 150. Rogito Girolamo Dozza, e Giovanni Tommaso Gamberini.
1588 4 maggio. Bartolomeo di Vincenzo Sampieri dà in enfiteusi a Giacomo Boninsegni una casa sotto S. Bartolomeo di Porta Ravegnana in Strada Maggiore. Confina Castel Tialto, i Macchiavelli, i Fioravanti, i Mandelli per l'annuo canone di L. 151. Rogito Antonio Malisardi.
1589 1 luglio. Laura di Giacomo Boninsegni assegna a Domenico di Giovanni Maria Castellani una casa sotto S. Bartolomeo in Castel Tialto in confine dei Fioravanti. Item una casa ad uso di osteria chiamata della Luna nella detta strada e parrocchia, che confina coi Landi. Item i miglioramenti di una casa di Bartolomeo Sampieri in Strada Maggiore in confine di detta osteria, e qui torna in acconcio il ricordare quamo si è detto per la vendita del 1552 fatta da Giacomo dal Ferro, stantechè gli altri stabili si cedono dalla Castellani liberamente, ma questo soltanto per quanto riguarda i miglioramenti, per L. 8600, e diversi redditi per L. 4000, e tutto per la dote di detta Laura moglie di detto Castellani. Rogito Girolamo Fasanini.
1617 15 settembre. I PP. Teatini comprano da Domenico di Gio. Maria Castellani due case una casetta, ed uno stallatico. La prima di dette case è in Strada Maggiore rimpetto la via del Luzzo contigua a quella del Fioravanti, l'altra ad uso d' osteria con stallatico, stalletta, e rimessa in Castel Tialto, ed una casetta contigua a quella che fu dei Dosi per L. 18000 rogito Vittorio Biondini, e Giovanni Rizzi.
N.253. Stabile nel quale è compresa una casa con due botteghe che Camilla Belvisi vendette li 19 luglio 1595 a Nicola Fioravanti per L. 5000. Rogito Melchiorre Panzacchi.
Fioravante d'Annibale Fioravanti, testò li 30 ottobre 1630 a rogito Giulio Fasanini, e Bartolomeo Uccelli lasciando vari legati, e pesi ai Teatini calcolati L. 12000. Morto il testatore il 17 gennaio 1611 il di lui erede, e fratello monsignor Bartolomeo Fioravanti pagò subito ai Teatini L. 1000, e per il resto gli assegnò due case in Strada Maggiore sotto S. Michele de' Leprosetti una delle quali confinava a oriente, e settentrione con Domenico Castellani, a ponente gli eredi di Marcantonio Macchiavelli, la qual casa ha facciata di buona architettura quasi rincontro la via del Luzzo, e che del 1756. si diceva ancora la casa dei Fioravanti. L'altra in Castel Tialto in confine di Tommaso Dosi, di Domenico Castellani, degli eredi Macchiavelli, cioè dei Teatini, e restava circa dove era la libreria del collegio, rogito Vincenzo Biondini; la qual cessione ebbe il suo effetto li 8 ottobre 1611 (il testo originario riporta 1811. Il Breventani corregge con un ?).
Prima di arrivare al portico vi è il principio dell'antica strada Broilo degli Asinelli, che poi si disse Androna Grossa.
Nel 1382 nacque dubbio se la via detta Broilo degli Asinelli fosse via comune di fatto. Il giudice sentenziò che detta via, allora chiamatasi Militare, fosse del Comune e che per essa liberamente gli abitatori potessero passare. — Così il Ghirardacci.
N.254. Chiesa, e collegio dei PP. Teatini detta di S. Bartolomeo di Porta Ravegnana.
L'antica Chiesa sotto della quale ve n'ebbe una sotterranea tuttora esistente aveva la direzione da ponente, a levante, e il suo ingresso dov'era quell'avanzo di fabbrica nella piazzetta di Porta Ravegnana rincontro la torre Garisendi. Aveva una sol navata, piccola, e di cattiva architettura, e di larghezza eguale a quella di uno degli archi, che sostengano la cupola, e di lunghezza non oltrepassante il muro della cappella del Purgatario al mezzo dei due pilastri della cupola grande dalla parte della cappella di San Gaetano. Aveva due porte ma laterali, una sotto il portico Gozzadini presso la cappella della Madonna di Loreto, l'altra in strada S. Vitale sotto un portico che fu demolito. Vi si saliva per 4 gradini, e dalla parte del Vangelo si andava, per una corticella, alla sagristia, e all'abitazione del cappellano.
Questa Chiesa fu comprata da Giulio Cesare Gozzadini nel 1547 per L. 160.
In appresso fu prolungata verso la piazzetta delle due torri, e fino ove in oggi è la porta grande che conduce all'oratorio della Concezione, la quale servi d'ingresso alla Chiesa. Aveva tre cappelle per parte, e la detta ampliazione si cominciò del 1625, e si finì nel 1632.
Il Savioli dà sotto li 11 dicembre 1068 il rogito di Pietro notaro conservato nell'Archivio Nonantolano, col quale Pietro, e Bonardo figli d'Alberto, Arardo figlio d'Ugo, e Ildebrando figlio d'Alberto detti d'Arammo Bolognesi investono il Monastero Nonantolano della chiesa di S. Bartolomeo apostolo nei borghi di Bologna fuori di Porta Ravennate, e di tutte le sue pertinenze.
Fu posseduta dai monaci Fruttuariensi, che vi tenevano un priore dipendente dell' abbate di Fruttuaria diocesi d' Ivrea. Per lo scisma al tempo di Gregorio IX sloggiarono da Bologna i Francesi, e con essi questi monaci. Poco prima della fuga dei Fruttuariensi era priore D. Riniero dei conti di Valperga, che era passato abbate di S. Procolo, e che anch'esso partì coi Francesi. Dopo tale abbandono fu installato in questa Chiesa un prete col titolo di priore che eravi fin dal 1380.
Li 20 settembre 1381 il pubblico diede questo priorato che fu secolarizzato a Battista Aristoteli, e gli Aristoteli lo tennero con successione di vari priori quasi fino alla metà del secolo XV. Giulio Ghiavarini priore del convento di Sant'Antonio di Bologna (poi Montalto) ottenne per Bolla del 15 luglio 1489 d'Innocenzo VIII il priorato di S. Bartolomeo di Porta Ravegnana rendente 100 fiorini d'oro di camera, e ciò in caso di mancanza, e rinunzia dell'ultimo priore. Ottenuto questo priorato da Gio. di Bernardino Gozzadini immaginò di fare un magnifico palazzo per il priorato commettendo i disegni all'Arduino.
Li 7 febbraio 1516 si mise mano alla fabbrica che non piacque anche perchè non era in isquadro; per cui fu atterrato il già fatto, e ricominciato coi disegni, e direzione di Andrea Fomigine, ma fu sospesa perchè il Gozzadini essendo governatore di Reggio fu assassinato in quella cattedrale dalla fazione dei Baldi in età d'anni 40, la domenica 28 luglio 1517. Qualcuno però pretende che si continuasse a lavorarvici fino al 1530.
La chiesa antica di S. Bartolomeo fu levata nel 1516 dal mezzo dov'è ora la fabbrica, e portata paralella a strada S. Vitale per dar luogo all'erezione del suddetto palazzo.
Li 28 giugno 1515 il Senato fece il seguente decreto: Volendo Giovanni Gozzadini restaurare per intiero la chiesa e la casa del priorato di S. Bartolomeo gli vien concesso per detta fabbrica piedi 5 di suolo verso Strada Maggiore dalla parte della torre Asinelli anche perchè il Gozzadini cede piedi 15 di suolo dalla parte di S. Vitale a modo che sarà ampliata la piazza fra le dette case, e le torri Garisendi, e Asinelli. I bassi rilievi che ornano i pilastri del portico furono intagliati da mastro Domenico, da mastro Lombardo, da mastro Teporino Lombardo, e da mastro Bargellesi da Bologna, così ci vien riferito dal manoscritto di Pietro Lamo.
Pretendesi dagli Storici ma senza fondamento che nel secolo XIV le case dei Passipoveri occupassero qualche parte del portico di S. Bartolomeo.
La porta sotto il portico di Strada Maggiore che ora introduce alla porteria metteva al vestibolo del Monte di Pietà detto di S. Bartolomeo che fu instituito nel 1556, poi traslocato nel maggio 1621 vicino alla chiesa della Morte dove prese il nome di Monte della Scala. Il benefizio col titolo di priore di San Bartolomeo di Porta Ravegnana di nomina Gozzadini fu commutato in benefizio semplice a favore dei Gozzadini stessi per Breve di Clemente VIII emanato il 15 giugno 1593.
La spesa dei due Brevi fu fatta in comune e per la sua parte cedette il Gozzadini una piccola casa che serviva al cappellano, e che confina dove oggi è il campanile, e la porta detta di S. Giacomo in Strada S. Vitale, come da rogito di Francesco Barbadori delli 23 settembre 1599.
Nel 1603 furono iniziate le trattative per l'acquisto di tutta l'isola Gozzadini, cioè il circoscritto dalla piazzetta delle Torri, da Strada Maggiore, dal Vicoletto già Broilo Asinelli, dall'altro detto dei Padri, e da Strada S. Vitale comprendendovi il Mangano contingente all' isola, in confina del giardino dei Padri, della stalla già Gozzadini venduta ai Teatini, e della strada detta Viazzola.
1603 3 dicembre. Si permette ai Teatini di fare un arco sopra la strada che framezza il loro Collegio e la casa dei Crescimbeni da essi comprata.
1611 22 dicembre. Concessione ai Padri Teatini di fare un corridoio di le gno sopra la via detta la Fossa in strada S. Vitale per passare alla casa comprata poco tempo prima di là da detto Vicolo.
1606 23 ottobre. Comprano i Teatini dal dott. Virgilio Crescimbeni una casa ruinosa ad uso di stalla sotto S. Bartolomeo poi di S. Donato detto la Fossa vicina ad altre casette comprate dai detti Padri dagli eredi di Leonardo Crescimbeni per il loro Collegio. Confina il detto vicolo, la casa del mangano, e le suddette casette per L. 800, rogito Vittorio Biondino.
Nel 1607 Virgilio Crescimbeni vendette ai Padri una stalla ed una loggia rimpetto alla sua casa in strada S. Vitale più quattro casette e una bottega tutte dalla stessa parte, pagate L. 6130.
Nel 1611 i Teatini comprarono da Vincenzo Dosi una casa in strada San Vitale, che confina a settentrione la predetta strada, a oriente il vicolo Tialto, a occidente l'altro vicolo detto la Fossa, a mezzodì la casetta del Fioravanti. Questa casa aveva tre cortili, con tre porte sotto il portico, e una quarta nel vicolo della Fossa, che corrispondeva in parte dov'è il corridoio grande sopra il portico chiuso in strada S. Vitale, e dove vi sono alcune camere che guardano in Castel Tialto, non che dov'è il cortile, e la galleria. Il prezzo di L. 15,000 fu saldato il 2 aprile 1618 a rogito Vittorio Biondini.
Nell'eredità di Marco Pontelli, che testò li 8 settembre 1610, vi fu compresa una casetta posta nella strada detta la Fossa, in confina dei Landì, e dei Fioravanti, la quale fu inchiusa nel Collegio, e che era stata venduta a Marc' Antonio Pontelli per L. 700 il 5 gennaio 1577 da Agamennone del fu Alessandro Grassi, rogito Ippolito Poppi.
Nel 1620 20 ottobre a rogito Tiberio Castellani notaro di Roma fu stipulata la compra di tutta l'isola col cardinale Andrea Lodovisi allora priore, in prezzo di L. 68,791 13 8 che fu confirmata in Bologna li 20 dicembre anno stesso, obbligandosi i Teatini di conservare le armi gentilizie Gozzadini intagliate nei pilastri del portico opera di Andrea da Formigine.
I Teatini avevano comprato la casa enfiteutica del priorato, che era rimpetto alle Torri, e che coincideva nel luogo dove sono le cappelle della Madonna di Loreto, e della Beata Rita della Chiesa attuale, per L. 13,000.
1621 27 settembre. I Teatini comprarono l'alto dominio e il jus di fabbricare per L. 8000.
La domenica 22 giugno 1653 a ore 2 fu posta la prima pietra dell'attuale Chiesa, che si cominciò ad ufflziare la domenica 14 dicembre 1664 nelle prime quattro cappelle di ciascun lato della Chiesa dalla parte dell'ingresso alla medesima.
Nel 1684 fu terminata assieme alla torre delle campane.
Costò la fabbrica di detta Chiesa L. 159,469,3 ,0 -
Ebbero per elemosine e per vendita di cappelle L. 70,248,12,4
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Spesi da' Teatini L. 89,220,10,8
Spesi in fabbriche nel Collegio L. 40,732,8 ,8
Spesi in acquisti per fare il Collegio,
e in stabili nelle sue vicinanze L. 182,479,0 ,8
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Totale L. 312,431,15,-
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Fu intimata la soppressione ai Padri Teatini il 21 marzo 1797, che evacuarono il Collegio li 31 dicembre 1798.
Li 9 ottobre 1797 fu qui traslocato il Capitolo di Santa Maria Maggiore dietro istanze del medesimo, che vi rimase fino al 6 giugno 1798 giorno nel quale fu soppresso.
Li 21 gennaio 1799 fu qui trasportata la Parrocchia di Santa Maria di Betlem alias del Carrobbio.
1286. I Bisilieri si radunavano nel Claustro di S. Bartolomeo di Porta Ravegnana.
Nel 1358 sotto l'antica Parrocchia si trova nominata la via del Lanzi.
L'Oratorio sopra il portico che guarda a ponente dedicato alla Concezione era frequentato da una Congregazione che principiò il 16 aprile 1694.
Descrizione dell' antico locale di S. Bartolomeo di Porta Ravegnana.
A mezzodì — Strada Maggiore. — Nell'angolo del vicolo ora chiuso detto stradello dell'Osteria, e delle stalle e anticamente Androna Grassa, vi era il vestibolo del Monte di Pietà, e precisamente dov'è in oggi la porta della porteria del già Collegio dei Teatini.
Veniva in seguito il muro del cortile del Monte di Pietà il quale terminava alla porta laterale che resta verso le Torri della Chiesa attuale.
Cominciava subito il fianco della casa di Orazio, e Gregorio Civetti con ingresso sotto il portico dalla parte di ponente.
A Ponente — Nell'angolo vi era la predetta casa dei Civetti colla quale confinava quella di Paolo, e di Andrea Forti. Questi il 23 settembre 1606 vendettero i miglioramenti fatti in questa parte di palazzo di S. Bartolomeo di Porta ai Presidenti del Monte di Pietà per L. 8,500 rogito Giulio Belvisi, ed Ercole Cavazzi.
Veniva dopo la casa dei Forti, la residenza del Monte di Pietà, il cui ingresso era sotto l'ultimo arco dell'attual portico.
Nella parte che si avanza sulla piazza Ravegnana vi era la Chiesa di San Bartolomeo paralella alla Strada di S. Vitale.
Terminava questo fianco con una casetta che era quella del cappellano della Chiesa che coincideva col luogo dov'è attualmente il campanile.
A settentrione — Strada S. Vitale. — Terminato il fianco della casa del cappellano veniva un luogo che terminava al vicolo detto la Viazzola, e poi dei Padri, il quale era un cui di sacco che dava accesso al Mangano.
Veniva poi la casa del priore Gozzadini, dopo la quale il vicolo morto detto la Fossa che terminava contro la casetta già Grassi poi Pontelli. Terminava questa raccolta di stabili colla casa del Dosi con portico, che si estendeva fino alla via di Castel Tialto.
Strada Maggiore cominciando a sinistra della Porta della Città e terminando a Porta Ravegnana.
N.305 Ospitale, ed il N.306 Chiesa dei Padri di S. Giovanni di Dio, detti — Fate bene Fratelli — alias Sportini.
1609 20 maggio. Il priore di S. Benedetto (primo titolo della Chiesa degli Sportini) compra da Giacomo del fu Ercole Letti un capitale di farmacia all'insegna della Luna per L. 1300 rogito Domenico Borgognoni. La farmacia della Luna era nell'angolo della Piazza colle Clavature dalla parte della chiesa della Vita.
1629 29 ottobre. Il dott. Francesco di Romeo Bocchi dà in via di permuta agli Sportini quattro case con prato, e botteghe valutate L. 21,800 rogito Paolo Forti. In queste case si cominciò il nuovo convento nel quale benchè vi passassero l'8 maggio 1630 senz'essere finito nè il convento, nè la Chiesa. Del suddetto ramo Bocchi fu erede il canonico Riccardi tìglio del capitano Riccardi e di Camilla d'Achille Bocchi.
1648 18 luglio. Compra di una casa in Strada Maggiore da Zaccaria dall'Oglio presso le mura della città, e il convento. Rogito Paolo Forti.
1655 23 febbraio. Compra di case con orto che Alessandro Codebò aveva vendute a Vincenzo Melloni, e da questi ai Sportini per L. 2300. Rogito Fabio Vizzani.
La facciata dell'ospitale fu finita nel 1675 con disegno di Agostino Barella.
La Chiesa dedicata a Sant'Antonio Abate fu benedetta li 19 dicemqre 1630.
Il conte Carlo Sforza Attendoli Manzoli fu massimo benefattore di questo pio Stabilimento. Fece egli principiare l' infermeria dell' ospitale, che fu finita nel 1677 per piedi 120 di lunghezza sopra 30 di larghezza, e 36 d'altezza. L'ospitale fu aperto li 5 gennaio 1681. Nel 1778 al 1780 fu aumentato verso mezzogiorno.
I frati Sportini furono soppressi il 16 agosto 1808, e poco dopo murata la porta.
Li 27 aprile 1798 fu consegnato l'ospitale e l'orto all'Opera dei Vergognosi. L'ospitale si chiuse il 1° gennaio 1809 non essendovi che un vecchio ammalato che fu trasportato in quello di Sant' Orsola. Subentrata l'Opera della Carità a quella dei Vergognosi vendette il predetto ospitale, ed annessi a certo Pilat provveditore degli ospedali militari francesi per L. 18,000 italiane, poi da questi ceduto per lo stesso prezzo all'ingegnere Giovanni del fu Ercole Bassani. Le vendite di quest'ospitale furono applicate agli Esposti.
N.300. Casa che fu del pittore Antonio Longhi, secondo l'Oretti.
N.299. Stabile sulla cui porta vedovasi un' arma con sette gigli, oltre i 3 in testa venduto nel 1572 29 ottobre da Gio. Battista Bargellini, rogito Melchiorre Panzacchia, a Gio. Battista, e Lorenzo fratelli Azzolini per L. 5250. Il marchese senatore Francesco Azzolini morto li 22 novembre 1701, li 2 ottobre 1663 lo aveva venduto per L. 16000 rogito Carlo Vanotti agli eredi di Domenico Comelli che cosi ordinava nel suo testamento del 28 maggio 1663 rogito Carlo Vanotti.
E qui ebbe sede il collegio Comelli.
Il fondatore Io dotò di un capitale di scudi 24,000 che qualcuno lo fa ascendere a scudi 30,000 per il mantenimento di cinque individui bolognesi, che per anni cinque dovevano applicare agli studi poi laurearsi in qualche facoltà. Fu aperto nel 1665, e vestivano l'abito nero con toga, e stola dello stesso colore a piedi della quale vi era ricamata l' arma Comelli. La nomina spettava alla famiglia Taruffl, e alle monache de' Santi Bernardino, e Marta.
Francesco, e Antonio Lorenzo fratelli Taruffi fecero donazione causa mortis alla regina d'Ungheria del Gius del collegio Comelli li 6 luglio 1743 per scrittura privata riconosciuta li 28 maggio 1746 dal notaro Ercole Valla, la quale da Antonio Lorenzo erede ab intestato del fratello Francesco fu revocata nel suo testamento del 15 febbraio 1755. Rogito Ignazio Pilla.
Li 14 luglio 1798 essendo state soppresse le predette monache de' Santi Bernardino, e Marta, subentrò il governo nel diritto delle loro nomine, e per la morte di D. Cesare Taruffi subentrarono Vincenzo Taruffl Beltrandi, e Giuseppe Guermani notaro, che cedette il diritto al dott. Antonio Guermani suo cugino.
N.297. Casa sull' angolo della Fondazza con antichi ornati alle finestre, la quale dicesi che al principio del secolo XVI fosse dei Casarenghi.
Si passa la Fondazza.
NN.293, e 294. Case dei Zoppi abitate da Melchiorre di Girolamo Zoppi uno dei fondatori della celebre Accademia dei Gelati.
Li 6 maggio 1545 Antenore, Giacomo, e Girolamo fratelli Zoppi comprarono da Giovanni Battista, e Agostino padre, e figli Lanzi una casa con stalla sotto la Masone per L. 4000 rogito Antonio Calcina, e Floriano Moratti. Questo acquisto riguarda la parte di dette case, che resta verso la Porta di Strada Maggiore.
Li 27 febbraio 1603 rogito Antonio Malisardi il dott. Melchiorre Zoppi comprò da Alberto Locatelli del fu Alessandro Bolognetti come erede di Agostino Locatelli la metà di una casa sotto la Masone per L. 2,000. Rogito Antonio Malisardi.
I Zoppi di Bologna finirono nel dottor Cesare canonico di San Petronio morto li 2 ottobre 1680. I Zoppi di Bergamo furono eredi a Giovanni di Giorgio che venne ad abitare questa casa, che poi morì d'archibugiata la sera del 17 dicembre 1714 sotto il portico dei Grati, e si disse d'ordine del fratello.
Un ramo Zoppi fu quello del dott. Nicolò d' Ottaviano Turchi adottato dal dott. Melchiorre Zoppi, è questo pure cessò li 2 febbraio 1699 in Giovanni del suddetto Nicolò ultimo della famiglia Turchi-Zoppi.
Nelle case dei Zoppi vi era una sala apposita per le radunanze dei Gelati che vi avevano libreria, e archivio in varie stanze per erogazione all'Accademia fatta dal dott. Melchiorre Zoppi nel suo testamento del 12 dicembre 1633 rogito Giovanni Agostino Albani.
La Biblioteca dell' Accademia passò al dott. Luigi Palcani detto Caccianemici, dopo la di cui morte Francesco Masini, e Vincenzo Marchi di lui esecutori testamentari la consegnarono d'ordine della deputazione dell' Instituto al dott. Filippo Schiassi li 23 marzo 1802, e questi la passò all'avvocato Angelo Bersani morto il quale fu trasportata nella residenza della Municipalità di Bologna, e segnatamente nel suo archivio, nel 1827.
Vi abitarono le suore Scalze prima di passare in Strada Stefano nella già casa del Catecumeno.
Nel 1785 fu comprata per L. 15,000 dalla contessa Olimpia del fu conte Prospero Bianchini (6) moglie del conte Pietro Aldrovandi morta li 12 aprile 1807. Attualmente è goduta dal marchese Borelli, e dai fratelli Montanari d'Imola nipoti ex sorore della detta Bianchini, la quale ampliò il giardino con orti di vicine case della Fondazza.
N.292. Alberto Asti, e Alessandro Marsili alias Marchesini consorti comprarono li 25 ottobre 1564 la metà di una casa grande sotto la Parrocchia della Masone in confine di Annibale Zoppi a levante, dei beni di Ercole Malvezzi a ponente, di Strada Maggiore a settentrione per L. 1350 rogito Lodovico Ostesani. Questa compra ha tutta l'apparenza di un patto di francare.
1518 17 dicembre. Pirro, e Lucio d'Ercole Malvezzi assegnano a Giulio di Lucio Riario loro cognato alcune case con orto poste sotto Santa Maria del Torleone in confine dei Cenni, dei Castelli, dei Lancellotti, dei Borghesani, e degli Angelelli per scudi 2000 d'oro a conto delle doti di Ginevra Malvezzi in Riario. Rogito Gio. Battista Cevenini.
1635 5 marzo. Comprano Giorgio, e Girolamo fratelli e figli del fu Felice Vecchi da Achille, Giovanni Battista, e Cristoforo fratelli Angelelli una casa grande sotto Santa Catterina di Strada Maggiore con due case annesse, e piccole. Per L. 18,100 rogito Lorenzo Artemini, e Benvenuto Perracini.
1649 23 gennaio. Alberto di Diomede Casarenghi compra da Gregorio di Felice Vecchi le case sotto Santa Maria della Masone, e di Santa Catterina per L. 17,000 — Patto di francare a rogito Giovanni Balbi — al quale il Vecchi rinunziò per L. 2,235 li 31 gennaio 1659. Rogito Pompeo Fignani. Rimasto libero possessore di questi stabili, intraprese il Casarenghi a rifabbricarli.
I Casarenghi vennero da Castel S. Pietro a Bologna nel secolo XVI, e terminarono in Vincenzo D'Alberto morto il 3 giugno 1700 d'anni 74. Egli aveva testato li 27 maggio 1700 instituendo erede l'Opera dei Vergognosi, e legando questi stabili ai Muzza siccome figli di Orsina d'Ermesse Muzzia, o dalla Muzza. Mancò la discendenza di questi legatari con Jacopo Giuseppe di Carlo morto li 13 febbraio 1748, la cui figlia, ed erede Barbara moglie di Francesco di Vigolino Tubertini Pallozzi morta li 5 marzo 1791 la vendette per L. 19,500 a Giuseppe Vacchi, o dalle Vacche di Castel S. Pietro poco prima del 1749. Rogito Aurelio Brusa. Un Jacopo Muccia, o dalla Muccia, o Muzza piantò la sua casa in Bologna, e fu fratello del B. Riferio nobile della Marca scolaro della nostra Università del 1220, il quale si convertì per le prediche di S. Francesco, e vestì l'abito dei Minori.
N.291. Case credute anticamente divise fra Giovanni Ubaldini, e gli eredi di Leonardo Migliori. In confine del precedente numero eravi la casa che nel 1586 era ancora Borghesani ora unita a questo palazzo.
N.289. Qui vi erano le case del fu Giovanni Francesco del fu Gaspare da Manzolino notaro, ereditate li 29 gennaio 1496 da Laura sua figlia, le quali si dicono poste in Strada Maggiore presso il conte Andrea Grati, e presso Giovanni Borghesani. Della famiglia Manzolini, fu Battista di Antonio detto dei Manzoli dottore di leggi lettore pubblico del Collegio dei giudici, canonico di S. Pietro, e vicario generale del Vescovo di Bologna, ucciso in carcere li 14 gennaio 1454 dal riformatore Paolo Volta, per causa di trattato coi Canetoli, che per errore d' alcuni storici vien denominato Antonio Manzoli in luogo di Battista d'Antonio Manzolini.
Da Laura di Giovanni Francesco Manzolini passarono questi stabili ai Grati, come abbasso.
1525 5 dicembre. Dote di Camilla di Giacomo Grati moglie di Floriano Caccialupi, per la quale gli vennero assegnate diverse case in Bologna sotto Santa Maria del Torleone, e sotto S. Biagio in S. Petronio Vecchio. Rogito Angelo Nicola Spontoni, e Girolamo Castellani.
1523 24 dicembre. Galeazzo del fu Gasparo Bargellini comprò da Giovanni del fu Aldrovandino Malvezzi, da Gio. Antonio del fu Luca da S. Giorgio, e da Floriano del fu Carl' Antonio Caccialupi marito di Camilla del fu Giacomo Grati una casa grande in Strada Maggiore sotto Santa Maria del Torleone, e quattro casette assieme contigue sotto S. Biagio in S. Petronio Vecchio. Item altra casa nel Torleone per L. 6650. Rogito Girolamo Cattelano, e Angelo Nicola Spontoni. Confina a mattina con Giacomo Borghesani, e a sera con Girolamo, e Lodovico Grati.
1535 26 febbraio. Il suddetto Giovanni Galeazzo Bargellini mentre abitava la predetta casa, la vendette coi suoi annessi ad Obice del fu Saulo Guidetti rogito Baldo Baldi, e Giovanni Cattalani, ripetendosi essere in Strada Maggiore sotto Santa Maria del Torleone, con quattro casette in S. Petronio Vecchio, ed altra sotto l'anzidetta Parrocchia. Pagato il tutto L. 8,500, ed altro recapito dice L. 10,500.
1537 8 febbraio. Licenza concessa dai conduttori del Dazio delle crete ad Obice del fu Saulo Guidotti di condurre materiali senza Dazio per la fabbrica della sua casa in cappella Santa Maria del Torleone.
Siccome queste licenze si trovano concesse sempre per le fabbriche di entità convien credere che il governo per incoraggire i proprietari ad ornare la città, imponessero ai conduttori del Dazio il patto di condonarlo per le fabbriche di conseguenza. Pare non potersi spiegare in altro modo la facilità con cui concedevasi questa esenzione a chi doveva introdurre molto materiale il cui Dazio avrebbe fornito buona somma di denaro ai conduttori.
Proteste giudiziali per parte di Vincenzo Bargellini qual figlio ed erede di Giovanni Galeazzo contro Floriano Caccialupi e Camilla di Giacomo Grati Iugali nelle quali si narra come li 27 maggio 1521, Rogito Nicola Spontoni detti Iugali Caccialupi, e Grati vendettero a Galeazzo Bargellini una casa in Strada Maggiore, altra ad uso di stalla nel Torleone, e quattro case in San Petronio Vecchio per L. 6,650 con garanzia di Giovanni Malvezzi, e Gio. Antonio Sangiorgi, che avendo il Bargellini fatti vari riattamenti agli edifizi li vendette ad Obice Guidotti che in appresso Gio. Giacomo Grati per titoli e ragioni in causa del testamento di Giacomo Antonio Grati fatto nel 1461 aveva mosse molestie contro il Guidotti pretendendo, che a lui spettassero detti edifizi, per cui comunicate al Bargellini dette pretese, le parti procederono contro gli eredi delle due garanzie Malvezzi e Sangiorgi — Atti di Annibale Formaglini.
1531 22 dicembre. Giovanni Filippo Angelelli (7) di Cristoforo comprò questi stabili da Guid' Antonio e Gabrielle Guidotti rogito Giacomo Borgolocchi, ma convien credere che questo primo contratto fosse patto di francare poichè lo stesso Gio. Filippo Angelelli li 25 maggio 1554 comprò da Uberto, e Lucio fratelli Guidotti questa casa che è designata per nobile, con altre due case in San Petronio Vecchio, in confine dei Grati a ponente, e dei Borghesani a levante il tutto per L. 3,600 come da rogito Francesco de' Buoi.
La modica somma delle L. 3,600 fa credere che sia stata pagata dall' Angelelli per la rinunzia del Guidotti al diritto di ricupera; siccome poi erano rimaste due sole delle quattro case in S. Petronio Vecchio, è a ritenersi che le altre due si fossero atterrate dal Guidotti per aggrandire il Giardino del palazzo di Strada Maggiore, e per procurare al palazzo stesso l'uscita a San Petronio Vecchio.
Nella parte posteriore verso S. Petronio Vecchio vi era la cavallerizza Angelelli che servi ad uso di Teatro la cui apertura fu fatta nell'autunno 1710, con poesia del dott. Orazio Brazioli, e musica di Floriano Aresti , e l' ultimo spettacolo che s'abbia a memoria fu dato nel 1736 col titolo: Le vicende amorose ossia L'enigma disciolto poesia del dott. Neri, e musica di vari.
Li 28 maggio 1691 fu fatta l'estrazione che favorì Nerio Pietro Lorenzo assente.
1573 16 novembre. Compra Diomede di Lodovico Grati da Nestore Borghesani. Rogito Tommaso Scudieri la metà di una casa con due corti, orto in Strada Maggiore, confina a mattina Marc' Antonio Angelelli, per L. 2500.
N.288. Palazzo Senatorio della famiglia Grati detti già degli Ingrati. Le loro armi sono le stesse, che facevano i Castel de'Britti famiglia antichissima forse orionda del Castel de'Britti di fazione Lambertazza, e con quella cacciati da Bologna. Confinava con Giovanni Mazzocini.
N.287. Altro palazzo dei Grati di un ramo cadetto terminato nel conte Muzio del conte Gaetano morto li 26 gennaio 1824 che si disse dei Volta per l'eredità di Ercole Volta da lui ottenuta per estrazione il 9 luglio 1722, poi appartenne per compra al principe Astorre Ercolani.
NN. 286, 286/2. Il N° 286/2 ora sparito perchè unito al palazzo Ercolani (8) aveva la porta precisamente in faccia alla via Broccaindosso. Si trova un rogito di Giovanni Battista Bue del 13 maggio 1514 che tratta di una vendita fatta da Girolamo, e Francesco dalle Francie, a Bernardino, e Carlo fratelli, e figli del fu Giovanni dalla Muzia di una casa sotto Santa Maria del Torleone in Strada Maggiore per L. 1,280 in confine di Carlo Grati verso la porta di Strada Maggiore, di Tommaso da Laresanato, e di Cristoforo, e fratelli Macchiavelli dal l'altro lato, e gli eredi di Simone Nuzzi.
1545 4 novembre. Giacomo di Lorenzo Canonici assolve Giovanni Adamuzia (dalla Muzza) di L. 3,400 residuo prezzo di due case in Strada Maggiore, e nei Bagarotti. Rogito Nicola Panzacchi.
1548 1 febbraio. Canonici Giacomo del fu Lorenzo vien pagato da Aurelia Mengoldi Grati di L. 800 parte di prezzo di case in Strada Maggiore. Rogito Bartolomeo Pedretti.
1546. Dote di Aurelia del fu Giovanni Mengoldi o Mingoli vedova di Ottaviano dalla Muzza poi moglie di Giovanni Giacomo del fu Carlo Grati. Una casa grande sotto Santa Maria del Torleone in Strada Maggiore. Confina i Lianori, e le infrascritte case, i Viggiani. Altra casa ad uso di stalla nella via dei Bagarotti sotto S. Biagio confina coi Lianori, e i beni dell'arte dei macellari. Item due case contigue una ad uso di forno in Strada Maggiore. Confinano la casa grande, Gio. Giacomo e fratelli Grati, la chiavica. La saddetta Aurelia fu erede di suo padre Giovanni Mengoli, e del dalla Muzza suo primo marito. Rogito Pietr' Antonio Mengoli.
1552 28 marzo. Aurelia del fu Giovanni Mengoli lasciò erede Camilla di Francesco Bugatti, e di Bartolomeo d' Ottaviano dalla Muzza di lei figlia. Rogito Gio. Francesco Grati.
1569 19 luglio. Compra Giovanni Riniero del fu Nascentorio Nascentori da Fulvio del fu Gio. Carlo Grati due case contigue in Strada Maggiore rimpetto a Broccaindosso una delle quali ad uso di forno, e una casetta che riesce nella via dei Bagarotti, per L. 10,500. Rogito Giovanni Francesco Grati, e Andrea Maria Mantachetti. Confina il venditore a mattina, D. Leone Leonori a sera. La casetta confina i Bagarotti, Carlo Lojani, e la Compagnia dei macellari.
1569 16 dicembre. Concessione a Giovanni di Rainerio Nascentori di chiudere un portico lungo piedi 16, largo 8 nella via dei Bagarotti.
Si estinsero i Nascentori in Giovanni Riniero morto l'8 giugno 1591, il quale adottò il figlio, e lasciò suo erede Alessandro d'Emilio Bianchi, e di Costanza Nascentori di lui sorella, coll'obbligo di assumere le armi, e il cognome Nascentori, non che di abitare la sua moderna casa in Strada Maggiore sotto la parrocchia di Santa Catterina. Alessandro d'Emilio Bianchi erede Nascentori fu fatto uccidere il 3 luglio 1601 dal capitano Flaminio Ringhieri non restando che due di lui sorelle suor Maria Catterina, e suor Maria Felice monache in Santa Maria Nuova.
Giovanni di Bernardo Manzi che viveva alla metà del secolo XVI fu marito di Maria Girolama di Floriano Nascentori, lo che suggerì ad Angelo Manzi farmacista a dirsi Manzi Nascentori dopo l'assassinio del Bianchi Nascentori, e a di lui esempio fece lo stesso il di lui nipote Giovanni Battista, che viveva l'8 luglio 1664.
Dicesi che il suddetto Angelo potesse ottenere nel 1651 qualche parte del l'eredità Nascentori, famiglia venuta dalla Pieve di Cento a Bologna, dove si applicò per lungo tempo alla fabbricazione dei vetri, per cui acquistò il sopranome dei Bicchieri.
Un Pietro Bano marito di Jacopina del 1232 si crede autore dei Nascentori. I Manzi Nascentori vantano il famoso medico dott. Galeazzo lettore pubblico che fioriva sul finire del secolo XVII. La casa dei Manzi era in S. Petronio Vecchio. Giuseppe di Galeazzo Juniore Manzi fissò la sua dimora in questa casa, che da Vincenzo di lui figlio maggiore fu venduta per L. 30,000 nel 1788 al senatore Filippo principe Ercolani, che l'incorporò al vicino palazzo N° 286.
Case credute dal volgo per le antiche della famiglia Bagarotti, il cui antico cognome era Corradi, abitava nel 1210 sotto S. Michele de'Leprosetti, era seguace del partito Lambertazzo, per cui nel 1274 fu scacciata dalla patria, si ritirò in Padova, e colà assunse il cognome Bagarotti. È ignoto se ripatriasse.
Il trovarsi in alcuni antichi Istrumenti nominata la vicina strada via dei Magarotti fa sospettare che le suddette case sieno piuttosto state dei Magarotti famiglia diversa, anch'essa antica che sussisteva ancora nel 1496 ed allora abitante sotto la piazza di Santa Maria dei Carrari. Ciò premesso egli è certo che qui abitavano i Leonori famiglia di cui si ha memoria per un Leonardo dott. di leggi, e cavaliere, che esisteva nel 1155, il cui discendente D. Leone Leonori canonico di S. Pietro, e di Santa Maria Maggiore ottenne li 28 aprile 1551 che la parete della parte posteriore (dovrebbesi chiamarla laterale) ove esiste il cortile della sua casa in Strada Maggiore dalla qual parte vi è il vicolo dei Magarotti, possa rifarla retta per detta via, e in linea delle altre case qua e là sparse per la medesima, e dalla parte verso settentrione ossia verso Strada Maggiore in linea della casa dei Torelli; e dalla parte di mezzodi ossia verso San Petronio Vecchio in linea di quella della Società dei macellari, e per tale direzione occupar suolo tanto in lunghezza che in larghezza, ed ancora di chiudere il portico d'alcune sue casuccie, ed incorporar tutto entro la sua fabbrica.
Mori il predetto canonico li 6 gennaio 1573 avendo fatto donazione della sua eredità a Giacomo di lui figlio naturale legittimato a rogito di Leonardo Fabroni, e di Alessandro Stiatici del 16 settembre 1572. Il detto Giacomo li 9 giugno 1573 a rogito del medesimo Leonardo Fabroni vendette al conte Girolamo Nicolò, e ad Astorre del fu Vincenzo Ercolani questa casa qualificata per grande con corte in mezzo, ed altra fra le loggie di dietro, con stalla, e cortile, avanti la medesima, posta in Strada Maggiore, in confine della via predetta, e di quella dei Bagarotti di Giovanni Riniero Nascentori da mattina e di dietro compreso in questa vendita, e sotto il nome di detta casa grande certa casa minore, che è nell'angolo dei Bagarotti, e similmente altra casetta in detta strada dei Bagarotti tutte contigue a detta casa grande per L. 30,000.
L'ultimo Leonori fu Orazio di Leonardo Leonori, che viveva li 17 febbraio 1615. Rogito Tiberio Castellani.
Il principe Filippo Ercolani fece ornare la facciata in Strada Maggiore comprendendovi la casa già Manzi, fabbricò l'atrio d'ingresso al palazzo, ampliò il cortile ed eresse l'elegantissima scala corrispondente al medesimo.
Il principe Astorre di detto Filippo coll'acquisto e coll'atterramento di varie case corrispondenti alla Via di S. Petronio Vecchio , e coll' unione degli orti Manzi, Volta, ne formò un magnifico e vasto giardino, parte alla francese, e parte all'inglese ornato di fabbriche, montagnette e di tutt' altro che potesse renderlo vago e delizioso.
Si passa la Via dei Bagarotti.
N.284. Fra le case confiscate ai Canetoli, come da rogito di Bartolomeo da Moglio dei 15 luglio 1445 vi fu quella in Strada Maggiore in fine del portico dei frati dei Servi verso la porta di detta Strada affittata ad Andrea Grondoli falegname.
N.283. Altra casa dei Canetoli affittata a Tommaso Ugolotti, e che amendue appartengono ai poveri di S. Cristoforo per sentenza del Vicario vescovile. Rogito Lorenzo dal Pino citato dal detto Bartolomeo da Moglio.
NN. 280,279. Chiesa e convento dei PP. dei Servi di Maria. Sigonio dice che Ottaviano II Ubaldini Vescovo di Bologna nel 1265 — Fratres Servos Sancte Mariae in Burgo S. Petronii collocavit — Questa Chiesa che ebbero allora i Serviti, e dove fabbricarono il loro primo convento era la chiesa di Santa Maria nel Borgo di S. Petronio, cioè nella strada detta S. Petronio Vecchio, non sapendosi che cosi s'intitolasse questo Borgo, poichè non vi è memoria che siavi stata una chiesa dedicata a S.Petronio. La Chiesa medesima era nel luogo ove poi vi era il portone delle carra di questi Padri i quali a poco a poco si dilatarono comprando casamenti che giunsero in Strada Maggiore ove fabbricarono la presente Chiesa. Questi frati ebbero i beni del monastero di Sant'Elena di Sacerno, e Schiatta Ubaldini Vescovo di Bologna nel 1297 gli concesse la chiesa di S. Ansano. Lo stesso Sigonio dice che nel 1327 fu fondato un convento di suore in Strada Maggiore presso la chiesa di S. Tommaso della Braina. La fondatrice di questo convento di suore convertite fu Misina Lambertini vedova di Rainerio Caccianemici, e zia della Beata Imelde. Nel libro dei Memoriali si legge: Nobili D. Misina (cioè Tommasina) quondam D. Lambertini Cattanei de Lambertinis uxor quondam Rainerii de Caccianemicis fuit inspirata extrahere de manibus Diabolorum et moltitudine peccatorum commissorum per multas peccatrices quae fuerunt in Domo Devotorum de Battutis (cioè Santa Maria della Vita) congregatae. Cercando un luogo per collocarle, il Consiglio assegnò loro una casa presso i Celestini, ove si radunavano gli scolari, purché questi ne fossero contenti, ed in caso contrario fu determinato che si cercasse altro luogo col consenso del rettore dei Battuti. Quest' atto è dei 14 dicembre 1324.
Il Melloni crede che il Consiglio stabilisse di collocarle in Santa Maria degli scolari in Borgo S. Mamolo Chiesa stata eretta due anni prima, circostanza che rende improbabile l'assegnazione del Consiglio di quel locale, e anzi potrebbesi sospettare che il luogo presso i Celestini ove radunavansi gli scolari fosse quello da loro usato prima della fondazione della Chiesa delle Grazie.
Gli scolari non vollero acconsentire, perciò si trova pochi giorni dopo nello stesso libro de' Memoriali, che comprarono una casa in Strada Maggiore da Tommaso Formaglini dott. di leggi vicino alla chiesa di S. Tommaso dove fondarono questo convento che nel 1326 era già fabbricato e si chiamava delle suore Repentite di Sant'Agostino.
Il Melloni racconta che in questo luogo vi fu un convento fabbricato nel 1200 che per la sua antichità era stato abbandonato, e dove Misina con varie compagne accompagnate dagli anziani si rinchiuse il 21 ottobre 1324. Pare improbabile che una fabbrica, che non contava che 124 anni d'esistenza fosse ridotta per l'antichità ad essere abbandonata.
Col tempo poi i Serviti comprarono la Chiesa, e il convento, e Sigonio scrive, che Beltramino Parravicini vescovo di Bologna il 1° novembre 1345 collocò li PP. Serviti nel nuovo Monastero vicino alla Chiesa di S. Tommaso.
Il primo contratto dei Serviti per dilattare il loro convento è del 1305 12 dicembre col quale comprarono da Tommasino detto Misino di Giuliano Marcigoni una casa con orto sotto S. Tommaso nella Via dei Magarotti. Confina la Via detta l'Androna a levante, e l'orto dei PP. da tre lati. Rogito Giovanni di Tommasino Benintendi, per L. 45.
1322 8 aprile. I PP. di Santa Margherita di Barbiano dell'ordine dei Serviti comprano da Pietro di Fatolfo di Galliana, e da Bellezza di Zaccaria Zaccari da Medicina due case una dopo l'altra sotto S. Tommaso di Strada Maggiore che furono altra volta di Brandoligi Foscardi. Confinano Ubaldino Schibezza, Rolando Rossi, e il Trivio dei Cartolari.
1322 20 novembre. I detti PP. di Santa Margherita di Barbiano comprano da Giacobina di Artemisio vedova di Matteo Seccadenari, e da Francesco di Bombologno Pegolotti due case con corte, e terreno annesso sino al ramo del l'acqua, e terreno che è di la di detto ramo verso la chiesa di Santa Maria dei Servi sotto S. Tommaso della Braina. Confina Giovanni Tibertini, la casa dei Mattioli, i terreni di S. Stefano posseduti dai cartolari. Rogito Zarlotto di Guido di Bonaparte. — N. B. Per i Mattioli si osservi il contratto del 1345.
S. Margherita di Barbiano posta fuori di Porta Castiglione nei contorni del predio detto "Loggetta" apparteneva ai Benedettini di Sacerno i quali a- vendo abbandonato quell'Abbazia del 1270, fu la detta Santa Margherita nel 1300 data ai Serviti di dove furono fatte sloggiare le poche monache che vi esistevano.
I nuovi possessori l'abbandonarono da poi continuando però a possedere l'oratorio i Serviti di S. Giuseppe in Val di Pietra quali successori dei suddetti Benedettini tanto di questa proprietà che di S. Giuseppe di Galliera.
1333 18 dicembre. I PP. comprano da Dino di Rolandino Formaglini una casa con terreno annesso, ed altri edifizi sotto S. Tommaso in Strada Maggiore di dietro al coro della Chiesa (vecchia di Santa Maria di Borgo San Petronio). Confina la Strada, ed altri beni dei compratori, per L. 650. Rogito Tommaso Maria Tranchedi.
1334 20 novembre. Compra dei suddetti da Corradino di Rolando Rossi, e da altri dei Rossi di una casa con corte, ed altra casa dopo la medesima posta in Strada Maggiore sotto S. Tommaso. Confina Ugolino di Rolandino, i compratori, e certo terreno di S. Stefano per L. 800. Rogito Ansaldino di Ugolino di Pellegrino.
1345. 28 ottobre. Taddeo Pepoli conservatore di Bologna concedeva ai Serviti un terreno in Strada Maggiore con obbligo di fare e di mantenere il portico quanto s'estende detto terreno verso detta Strada, il qual terreno consiste in un casamento sotto S. Tommaso in confine degli eredi di Ugolino Mattioli, degli eredi di Lappo Sassolini, e della Via predetta di larghezza pertiche quattro e di lunghezza 30. Item altro casamento in detta Strada pubblica largo piedi 20, lungo pertiche 30. Confine i PP. e il terreno di S. Stefano. Rogito Egidio Tabaldi.
1349 5 marzo. Compra dei frati dalle suore di Santa Maria Maddalena delle Vergini presso Bologna di una casa con terreno posto in Strada Maggiore sotto S. Tommaso. Confina la Via predetta i frati da due lati, e Dina Beccari, per L. 100. Rogito Bartolomeo di Pietro Codagnelli.
1361 5 dicembre la casa dei Sassolini fu comprata dai frati per L. 130. Rogito Bartolomeo Codagnelli — Vedi contratto del 1345.
1373 8 luglio. Andrea di Giovanni di Giacopino Raineri lascia L. 25 da convertirsi nella fabbrica della Chiesa dei Serviti.
1375 23 dicembre. Transazione nelle liti vertenti fra il rettore di S. Tommaso e i frati sopra la nuova fabbrica fatta della Chiesa di Santa Maria dei Servi in Strada Maggiore. Rogito Giovanni Monterenzoli — Dunque la Chiesa era già avanzata, se non finita.
1383 11 dicembre. Testamento di Gabriello di Bartolomeo Enrici di Pistoja fatto in Forli lascia al padre Andrea da Faenza priore generale dei Serviti ducati 50 d'oro ogni anno durante la di lui vita naturale, e più ducati 5,000 d'oro da distribuirsi secondo la mente del testatore, e dopo la morte di Misina di lui moglie L. 2,000 ai frati Serviti per la fabbrica dell'altar maggiore della loro Chiesa in Bologna.
1392 26 agosto. Donazione fatta dagli Anziani, e consoli del comune di Bologna ai frati di certo luogo, e terreno nell'angolo di Strada Maggiore e della Via dei Magarotti ad effetto di radrizzare il filo del loro portico che intende vano di fabbricare in volte di pietra con pillastri di macigno, ossia di marmo, quanto si estende la lunghezza della loro Chiesa e di fabbricarvi i murelli, che al presente sono distrutti. Rogito Righettino di Guido Francesco Bruni, e Guido da Manzolino.
1567 27 gennaio. Il Senato concede ai Padri un suolo largo pertiche 34 nella via Magarotti verso le case dei Cristiani. Rogito Annibale dall'Oro.
Pretendesi che non sia a caso l'alternativa del color rosso e bianco delle colonne e dei pezzi che coprono il murello del portico dei Servi, ma che ciò si facesse in omaggio di divisa della città di Bologna. Il sacrato avanti la porta principale della Chiesa, e quella del convento non aveva portico che a levante, e a settentrione, quando nel 1800 fu completato a mezzodì, e a ponente, e per fare questo lavoro fu atterrata una casa con bottega corrispondente al di dietro della chiesa di S. Tommaso la qual casa il 6 novembre 1492 fu venduta da Antonio e Cesare di Pasio Mascari alias Budrioli per L. 507 a Giovanni Tedesco, per il qual contratto furon pagate L. 23.8 di dazio delle carticelle.
La porta sotto il portico a mezzodì del detto sacrato era l' ingresso di un antico oratorio ove radunaronsi fino al 1404 i Battuti di Santa Maria dei Servi poi detti dell'ospitaletto di S. Biagio. Fu ribenedetto del 1820, e poco dopo di nuovo profanato. In questa posizione doveva essere il convento delle suore fondate da Misina Lambertini Caccianemici.
I Serviti dei conventi di S. Giorgio in via Poggiale di Bologna, e di San Giuseppe di Val di Pietra fuori di porta Saragozza furon uniti a quelli di Santa Maria dei Servi, poi tutti soppressi li 11 dicembre 1798. La parrocchia di San Tommaso fu traslocata nella chiesa dei Serviti. Il convento servì di caserma fino al 17 febbraio 1801 nel qual giorno diventò quartiere della Guardia Nazionale in luogo del convento di S. Francesco destinato a Dogana, e ad altri oggetti di finanza.
Li 18 ottobre 1806 fu concesso al corpo del genio, e la Guardia Nazionale ebbe in quartiere l'abbandonata Dogana di faccia le carceri. Ripristinato il governo pontificio nelle tre legazioni fu restituito il convento ai Serviti, e poi anche liberamente la Chiesa dividendo il circondario della parrocchia in due, e creandone due stabilite in Santa Catterina di Strada Maggiore, e in S. Vitale.
Si passa Cartoleria Nuova
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Li 3 aprile 1322. Pietro di Fatolfo di Galliana, e Bellezza di Zaccaria Zaccari da Medicina vendettero due case una dopo l'altra sotto S. Tommaso in Strada Maggiore che furono altra volta di Brandoligi Foscardi. Confinano Ubaldino Schibezza, Rolando Rossi, e il trivio dei cartolari, comprata per L. 100 dai Padri di Santa Margherita di Barbiano dell'ordine dei Serviti. Rogito Pace di Giacobino di Zaccaria medico.
1334 20 novembre. Comprano i Padri Serviti da Corradino di Rolando Rossi, e da altri dei Rossi una casa con corte, ed altra pure dopo la medesima posta in Strada Maggiore sotto S. Tommaso. Confina Ugolino di Rolandino, i compratori, e certo terreno di S. Stefano. Per L. 800. Rogito Ansaldlno di Ugolino di Pellegrino.
NN. 276,275. Credesi che il N° 276 sia stato dei Federici oriondi Toscani, lanaroli di professione, e abitanti in Bologna nel 1387. E forse questa opinione deriva da un arma composta di tre bastoncelli lavorati, ed incrociati a modo che formavano una stella di sei punte ciascuna delle quali aveva un giglio la qual arma era sull'angolo di Cartoleria Nuova con Strada Maggiore.
In S. Martino vi è lo stemma Federici inquartato con quello dei Montecalvi, siccome in una casa nella via Pescherie poco lontano dal grand' arco della Piazza, ma in questi due luoghi evvi una stella a otto punte a capo delle quali vi sono altrettanti gigli.
L' arma Federici portata dal Blasone bolognese è una stella a sei punte cogli indicati gigli. La differenza di questi stemmi da quello che trovavasi infisso in questa casa potrebbe far sospettare che i Federici non avessero che fare colla medesima a meno che non si credesse che i tre bastoncelli incrociati si fossero comutati in una stella.
Dopo questa digressione si dice che il 13 maggio 1445 il detto N° 276 era di Bartolomeo della Croce.
Il N° 275 apparteneva al rettore della cappellania all' altare dei tre Re Magi in S. Petronio D. Antonio Bolognini del qual altare erano padroni Girolamo, e Francesco del fu Andrea di Bartolomeo Bolognini al qual rettore fu permesso dal Vicario del Vescovo di permutare una casa di detto rettorato detta il Palazzo posta in Strada Maggiore sotto S. Tommaso in confina di Strada Maggiore, e di Bartolomeo dalla Croce di dietro, e da un altro lato con Enoc Alberto del fu Pietro Enoc Zancari, essendochè detta casa era ruinosa, e il rettore non aveva mezzi di risarcirla; rogito Filippo Formaglini.
1455 22 maggio Testamento del fu Bartolomeo del fu Giovanni dalla Croce forse discendente di Sabadino Anziano nel 1322 col quale instituisce erede Domenico infante suo figlio e questi morendo in età pupillare nomina erede l'ospitale della Morte della Casa Nuova, bottega, orto della medesima, e delle case, e stalle nella Pusterla rogito Pietro Bruni. Il detto Domenico di Bartolomeo era morto senza successione li 26 febbraio 1458, ed aveva capitale di Mercanzia in ferro, e una bottega da spezieria all' insegna della Croce che al medesimo uso continuava anche li 18 aprile 1600, e che sembra quella ora ad uso di caffè.
1462. 5 settembre. L'ospitale della Morte erede di Bartolomeo del fu Giovanni dalla Croce affitta a Cristoforo del fu Antonio Fabbri una casa nuova con bottega ad uso di spezieria, orto, e altre due case nella Pusterla ad uso di stalla, il tutto sotto S. Tommaso di Strada Maggiore. Confina detta strada (cioè la casa avuta in permuta dal Zancari Nicolò, e fratelli del fu Gherardo Cartolari), per annue L. 40. Rogito Frigorino Sanvenanzi.
Nel 1601 era affittata ai Tanari, nel 1646 ai Grati, e li 3 aprile 1671 a Ippolito d'Ottaviano Gioseffo Fantuzzi per L. 400. Nel 1683 (nel testo originale era 1783, corretto con il solito ? dal Breventani) dall'ospitale della Morte fu fatta la facciata, e il portico della casa piccola, poi i predetti due stabili furono acquistati dall' avv. Luigi Ugolini uditore Arcivescovile il quale fece molte dispendiose riparazioni interne, e nel 1828 (nel testo originale era 1728, corretto con il solito ? dal Breventani) fece la facciata della casa grande.
Si passa la Pusterla.
N. 274. (9) Fra la Pusterla, e Borgo Nuovo vi erano due case con portico a colonne di legno. La prima con torre sull'angolo della Pusterla fu guà dei Bacciacomari, o Basciacomari, che prima si dissero Zenzapigli. Esercitarono il cambio, e molto si diramarono. Bartolomeo di Biancolino a cui fu fatta abbassare la torre dal Consiglio nel 1225 per essere la più alta di tutte può considerarsi lo stipite di questa famiglia. La sua discendenza si trova finita in Giacomo Brunoro del dott. di leggi, Pietro, che nel 1378 andò a Padova, e nel dott. di leggi Giovanni Laigone, che nel 1389 assistette al funerale del Vescovo. Un altro ramo fini in due figlie di Giacomo, l'una detta Catterina in Sforza Bargellini, l'altra detta Elisabetta in Gio. Battista Bernardi, che amendue testarono nel 1578, e sembra quello stesso ramo che nel 1551 abitava sotto la parrocchia di S. Biagio.
La torre non è più visibile esternamente per essersi cominciata a mozzare li 9 aprile 1582 per ridurla ad altana, poi ribassata all'altezza dei tetti. Questa era nell'angolo della Pusterla ove sono le due prime finestre sotto il portico da questa parte.
Li 11 febbraio 1583 Ulisse Leoni di Vincenzo vendette a Scipione Bottrigari una casa sotto S. Tommaso in Strada Maggiore. Rogito Alessandro Silvestri. Li 14 marzo 1589 il Leoni ricuperò la suddetta casa dal detto Scipione per L. 21,900. Rogito Lodovico Chiocca.
Dopo i Basciacomari non si sa a chi passasse, ma è certo che fu di Giacomo Macchiavelli, il quale la vendette ad Ulisse del fu Vincenzo Leoni li 20 dicembre 1582 per scudi 700 d'oro da soldi 85 l'uno, e più annue L. 212.10 vitalizie per lui, e per Lucrezia Evangelisti di lui moglie, come da rogito di Girolamo Fasanini.
Lodovico d'Andrea Leoni dott. celebratissimo in medicina aveva comprato li 26 luglio 1512 da Alessandro Bargellini un casamento, o terreno vacuo sotto S. Tommaso della Braina fra Borgo Nuovo, e la Pusterla per L. 300 rogito Antonio Cisto. Il dott. Andrea mori li 16 gennaio 1528. Ulisse Juniore probabilmente fu quello che fabbricò il magnifico loggiato con capitelli alle colonne di buon disegno e bell'intaglio. È certo che lo stesso Ulisse volle fare un giardino sopra i tetti, ma la fabbrica precipitò l'11 settembre 1592, per cui l'architetto Francesco di Gio. Terribilia fu condannato a pagare al Leoni L. 6000.
L'altra casa sull'angolo di Borgo Nuovo aveva la porta architravata, e nella loggia vedevasi l'arma di un prelato Bolognetti, e sotto quella degli Orsi. Nel 1659 era abitata dal rinomatissimo dott. Alberto Fabbri.
Questi Leoni non avevano alcun rapporto di parentela con quelli della via di Mezzo di S. Martino N° 1475. I Leoni di Strada Maggiore finirono in Carl' Andrea d'Alfonso marito della Clemenza del conte Girolamo Ercolani, fondatrice del collegio dell'Umiltà, ossia Ritiro delle Dame. Testò Carl' Andrea li 21 marzo 1674, la cui eredità passò prima al conte Antonio Maria Castelli marito d'Orsina sorella maggiore del testatore, e poscia al dott. Giovanni Guidotti canonico di S. Pietro come discendente di Vincenzo Guidotti marito d' Ottavia sorella Juniore del suddetto Carl' Andrea Leoni.
Vincenzo Juniore Guidotti vendette questi stabili nel 1775 ad Andrea Chiesa per L. 20,000 dal quale fu fatto il portico in volto, e la facciata tutta uniforme fra le due strade lavoro che si vide terminato il 13 settembre 1776, poi passò al Zucchini figlio del fattore del conte Aldrovandi, poi al prof. Rizzoli.
Si passa Borgo Novo
N. 273. Casa dei da Flagnano, o Fagnani dello stesso stipite del ramo che abitò in via Barbaria. Gloriasi la famiglia di aver dato Lamberto I. C. e arcidiacono di Bologna assunto al Pontificato col nome di Onorio II. Qualcuno ha scritto che fu d'origine nobile, e grande, e che i Fagnani fossero signori del Castello di Fagnano, ma queste asserzioni sono distrutte dal sapersi che il predetto Castello apparteneva a quei giorni al territorio di Castel Fiuminese, e non a quello di Bologna; che di quel Castello ne era signore il Vescovo d'Imola, signoria che fu confirmata al Vescovo dallo stesso Onorio II con Bolla riportata dal Muratori; finalmente uno scrittore che si trovò presente all'elezione di Lamberto dice esser nato "de mediocri plebe Bononiensi".
I Fagnani erano cartolari, o esercitavano il traffico della cartoleria, e la pretesa loro nobiltà non si comincia a produrre dagli scrittori che nel secolo XVI. È probabile che i Fagnani di Lombardia siano d'origine bolognese, ma s'ignora quando si divisero dai nostri.
I da Flagnano abitavano questa casa prima del 1280, ed un rogito di Petrizolo Benincontro è una sicura testimonianza che Bolognetto, e Pietro di Ugolino del fu Tenzolino da Fiagnano abitavano in Strada Maggiore li 16 ottobre 1271.
Trovasi che nel 1289 qui stava un Guidoletto Toschi, e che dopo il 1300 vi aveva casa un Pietro de Canonis de Flagnano, lo che potrebbe far dubitare, che fossero inesti, o che da principio avessero i detti cognomi, cosa che sembra difficile assai.
Vincenzo, Bartolomeo, e Francesco di Battista, di Tommaso d'altro Tommaso de Flagnano abitavano nel 1543 in questa casa. Gabriele del suddetto Francesco testando li 30 aprile 1591 lasciò erede Battista suo fratello, e dopo la di lui morte sostituì Marc' Antonio, e Galeazzo di Giulio Cesare Fagnani, che vendettero la casa in via Barberia, e Giulio Cesare Juniore morto intestato fu l'ultimo di quel ramo, per cui l'Asse Fagnani fu ereditato da Santa Nanni sua madre.
Convien però credere che il citato Gabriele di Francesco avesse venduto la casa di Strada Maggiore, perchè egli passò ad abitare sotto S. Benedetto in Galliera, e perchè il 7 maggio 1568 Opizio Virgilj Budrioli vendette questa casa a Giovanni Bombaci per L. 6,800 rogito Teodosio Botti, nel qual rogito si dice essere sotto S. Tommaso di Strada Maggiore in confine di Borgo Nuovo a mattina, degli eredi di Vincenzo Leoni di dietro, e di Domenico Fornaro a sera.
Due furono le famiglie Bombaci di Bologna, le quali avevano stemmi diversi fra loro. Una giurò nella Piazza per la fazione Geremea, seguendo il partito dei Canetoli, e del duca di Milano, e da ciò ne venne che molti di loro furono scacciati, restando fuorusciti, ed alcuni soltanto si stabilirono in Reggio.
Altri Bombaci erano cambiatori nel 1537, e questi si divisero in due rami, cioè in quello della via di Mezzo di S. Martino, del quale furono eredi i Zambeccari, e in quello di Strada Maggiore che terminò in Antonio Michele di Gaspare uomo officioso, ed abilissimo a trattar paci, e che morì li 15 febbraio 1711. La di lui erede, e nipote Livia, portò l'eredità Bombaci al conte Alessandro Agamenone del conte Vincenzo Marescotti, e morì d'anni 88 il 1° settembre 1774. Questo ramo Marescotti Bombaci mancò nel conte Giovanni Taddeo del suddetto Alessandro passato a miglior vita li 6 dicembre 1789 lasciando un'unica figlia, ed erede Maria Catterina maritata nel conte Marco di Scipione Marchetti Angellini di Sinigaglia.
I Bombaci aumentarono l'antica casa Fagnani unendovi quella acquistata l'8 maggio 1601 da Giovanni d'Antonio Bombaci a rogito Antonio Malisardi, e venduta da Ginevra di Domenico Mantovani vedova di Giovanni Maria Andrei pagata L. 5,706.12.4 la quale aveva bottega in Strada Maggiore, e confinava con il compratore da due lati, e con Ulisse Leoni di dietro ; indi posteriormente comprata l'altra dei detti Leoni, la quale è quella con porta in Borgo Nuovo, che dà ingresso anche la detta Strada a questa casa, finalmente dai Marescotti Bombaci fu acquistato lo stabile verso ponente che anche dopo il 1700 era di Lorenzo Bonacci Bottacci. Fra la casa Bombaci, e quella dei Banzi vi era la casa con bottega, che il 26 aprile 1625 Domenico Maria, e Gaspare Bombaci vendettero al conte Astorre Ercolani per L. 3,500. rogito Bartolomeo Cattani.
N.271. Antichissima casa dei Banzi. Nel 1282 Marchesina di Albertuzzi Banzi dà a Pietro Guidottino Banzi la terza parte delle sue case in Strada Maggiore, colla quarta parte della sua torre posta nella stessa Strada e Parrocchia.
Li 9 marzo 1509 confinava questa casa con vie pubbliche nella parte anteriore e posteriore cogli eredi di Antonio Magnani da una parte, e coi Bargellini dall'altra e fu ceduta a Petronio, e Bartolomeo fratelli e figli di Nicola Banzi come eredi di Veronica loro madre, e di Cecilia loro madre.
Nel 1647 confinava con Gerusalemme, con Alessandro Magnani, con altra casa di questa ragione in Borgo Nuovo, coi Bombaci, e coi Bargellini. Questo ramo Banzi terminò in Lorenzo d'Alessandro di Vincenzo morto li 19 gennaio 1740 del quale fu erede il marchese Filippo Carlo di Annibale Maria Banzi abitante nella via di Mezzo di S. Martino N° 2735. L'inventario legale compito li 12 novembre 1740 dice, che questo stabile confina a levante con Lorenzo Bonacci Bottacci, con Marescotti Bombaci, e con Teresa Bargellini, a tramontana con Strada Maggiore, a ponente cogli eredi di Nicola Turioli successore Magnani, e a settentrione colla via di Gerusalemme, e colla prenominata Bargellini. Nel 1600 fu poi comprato da Galeazzo di Lucio Marescotti detti di Saragozza.
N.270. Casa dei Magnani del ramo che fu erede Luzzari, dove abitò il senatore Enea del fu capitano Vincenzo Magnani.
1562 11 dicembre. Pompilio, e Mario fratelli Orsi comprarono da Vincenzo Tommaso Enea, e Battista Magnani una casa sotto San Tommaso della Braina per scudi 1,400 d'oro rogito Marc' Antonio Goliardi, e Tommaso Barbieri. Confina Strada Maggiore, e Gerusalemme di dietro, gli eredi di Lazzaro Solimei a ponente, e gli eredi di Vincenzo Banzi a mattina.
Li 6 maggio 1567 Enea d'Antonio Magnani la ricuperò colla restituzione dei scudi 1,400, e pagò L. 186.10 in rimborso di miglioramenti fattivi dagli Orsi rogito Tommaso Barbieri. Nel 1686 era affittata per L. 430.
Li 8 aprile 1719 fu venduta dal senatore Paolo Magnani a D. Gio. Battista, Nicolò, e Alberto Gaetano Zanchetti per L. 10,000 rogito Francesco Maria Fabbri. Dicesi che poco dopo passasse ad Ercole Chierici, che poi la vendette a Nicola Turioli orefice morto nel 1728 lasciando una sola figlia maritata in Petronio Rampionesi. Fu acquistata dal confinante Flaminio Solimei nel 1751 che l'uni alla sua aggiungendovi i tre archi di portico di quella già Magnani.
N.269. Casa della nobile famiglia Solimei finita in Flaminio Maria Melchiorre d'Agostino di Gio. Battista discendente da Gio. Battista naturale legittimato dai Bottrigari nel 1550, e morto il 17 febbraio 1758. I suoi beni liberi passarono al canonico Floriano Dolfi figlio di Diamante sua sorella, e i fedecomissari di Flaminio d'Alessandro ultimo del ramo legittimo Solimei morto li 26 novembre 1678 formarono il patrimonio di un orfano di S. Bartolomeo di Reno estratto il martedì 21 febbraio 1758 colle solennità volute dal testatore nella persona di Gioseffo Manzolini, il cui padre Giovanni di Domenico faceva le forme da scarpe, poi aiutò Ercole Lelli nelle preparazioni anatomiche, e Anna Morandi sua madre si fece un nome di emula, e compagna del Lelli nelle dette preparazioni. Della suddetta eredità non rimane più che il cognome al nipote ex-figlio del suddetto Giuseppe Manzolini.
NN. 268, 266. Dicesi che le proprietà Gozzadini cominciassero dalla casa dei Solimei, e terminassero alla via di Bettania, ma non vi sono prove a meno che si ammettesse per lo stabile Solimei la seguente notizia dei 22 aprile 1457: Casa in Strada Maggiore, Cappella in S. Michele de' Leprosetti dei Gozzadini. Ha terreno ortivo, confina con due strade davanti e di dietro, cogli eredi di Battista Magnani, e con Battista di Nicolò Gozzadini.
Il N° 268 di 4 archi di portico era di Francesco Bottrigari, al quale il 3 settembre 1554 Gozzadino, e i fratelli Gozzadini concessero di poter tenere cinque finestre nel muro divisorio delle loro case sotto S. Michele de' Leprosetti in Strada Maggiose rogito Angelo Zenzifabri, o Zensi.
Li 11 marzo 1577 apparteneva a Giulio Cesare, e Flaminio del fu cavalier Francesco Bottrigari, e in detto giorno fu venduta per L. 18,000 a Rodolfo del fu Antonio Bonfiglioli. Rogito Ercole Castellani. Si dice essere casa grande con giardino posta in Strada Maggiore sotto la parrocchia di S. Michele de' Leprosetti. Lo stesso Bonfiglioli comprò da Antonio Giavarini tre case contigue nella via di Gerusalemme sotto S. Stefano per L. 2,688. Rogito del detto Castellano del 1° settembre 1577.
Il N° 267 di 3 archi era sicuramente dei Gozzadini nel 1554. Nell'inventario legale dell'eredità del Cardinale Marc' Antonio Gozzadini si descrive questa casa come fornita d'orto, corredata di 12 imperatori di marmo, o di macigno, con stalla, fienile, e rimessa il tutto posto sotto S. Michele de' Leprosetti, in confine di Strada Maggiore davanti, di Gerusalemme di dietro, dei Bonfiglioli a oriente, e di Enea Magnani a sera. Rogito Tommaso Pozzi.
Li 11 agosto 1638 il conte Ercole di Lodovico Bonfiglioli comprò da Bonifazio di Sigismondo Gozzadini erede del predetto cardinale una casa in Strada Maggiore rimpetto alla via dei Vitali posta sotto S. Michele de' Leprosetti per L. 32,000. Confina Strada Maggiore, .e Gerusalemme, il compratore a levante, Scipione Gozzadini, e i Bianchini a ponente rogito Tommaso Pozzi, e Giovanni Battista Ramponi.
Il senatore Lodovico Maria del senatore conte Ercole Bonfiglioli morto il 7 maggio 1756 ultimo di sua famiglia lasciò erede il conte Alfonso del conte Giuseppe Malvezzi, e i suoi discendenti coll' obbligo di assumere armi, e cognome Bonfiglioli. Morì il detto Alfonso già senatore, e poi prelato il 30 gennaio 1804 al quale successe nell'eredità Bonfiglioli il vivente conte Vincenzo di Camillo Malvezzi Locatelli.
N.266. Li 20 maggio 1335 da un rogito di Guido dalle Tavole rilevasi che Petruccio, Ugolino, Francesco, e Giovanni di Genesio di Bernabò Gozzadini di visero gli stabili urbani. Toccò a Petruccio una casa sotto S. Stefano, ad Ugolino una sotto S. Michele de' Leprosetti, e a Francesco altra posta pure sotto Santo Stefano (pare in Gerusalemme). Questa fu l'antica casa dei Gozzadini da loro abitata fino dal 1234 e forse anche prima trovandosi che i loro antenati sono sempre annunciati per abitanti sotto la cappella di S. Michele de Leprosecto, non de Leprosectis, come volgar mente si dice.
In questa casa dimorò il famoso Nanne di Gabbione Gozzadini al quale fu rovinata il lunedì di quaresima 25 febbraio 1404, cosi la Cronaca Fabbra, d' ordine del Cardinale Baldassarre Cossa, per un tumulto popolare da lui fomentato. Parte delle pietre raccolte sul guasto servirono a costruire un chiavicotto sotto il Pavaglione.
Scipione fu esentato li 26 novembre 1461 dal dazio dei materiali, e si congettura per quelli serviti a rifabbricare questo stabile, il quale ha sette archi di portico.
Il Ghirardacci dice: Le case dei Gozzadini da Strada Maggiore a S. Stefano furono saccheggiate.
Brandolizio di Napoleone Gozzadini è descritto nel libro degli Estimi de' 1305 come possessore di un valsente di 10,000, e come abitante sotto la predetta Parrocchia.
Qualcuno ha preteso che questo stabile abbia appartenuto ai Maltraversi, ma senza prove. Nella colonna d' angolo alla via Bettania vi era nel capitello l'arma dei Bentivogli dominanti verso Strada Maggiore, e quella dei Franchini verso Bettania, la quale era ripetuta nell' altra colonna di confine col N° 267. Nel cortile poi si vedevano i Gozzadini con altri che sembravano i Monterenzi.
Nel 1619 3 giugno. Scipione di Lodovico Gozzadini fece donazione inter vivos al senatore Enea del colonnello Vincenzo Magnani, nella quale fu compresa la casa grande in Strada Maggiore nell'angolo di Gerusalemme. Rogito Gio. Ricci, e Lucio Albani.
Li 12 settembre 1678 il marchese Giovanni Gioseffo di Mario Orsi la comprò per L. 33,000 assieme alle sue attinenze dal senatore Enea del fu Vincenzo Magnani. Rogito Francesco Maria Fabbri. Mori l'Orsi in una campagna a due miglia da Modena in età d'anni 82 li 20 settembre 1733 lasciando due figlie eredi, e cioè Lucrezia nata dall'infelice Anna Maria di Vincenzo Castracani di Fano maritata nel conte Alfonso Ercolani, e Catterina nata dalla contessa Teresa Lanzi romana moglie del senatore Guidascanio d'Alessio Orsi. Toccò all'Ercolani questa casa, che per vari anni fu condotta ad uso di locanda all'insegna dell'Orso, poi nel 1821 fu venduta a un certo Busi falegname detto il Rizzolone.
Si passa la via Bettania.
N.265 (il numero manca nell'edizione originale del Guidicini, mancanza di cui il Breventani non si accorse) I primi due archi di portico immediati alla via Santa, detta anche Bettania appartenevano alla casa, che fu del rinomato Girolamo da Casio ricco gioielliere, che viaggiò molto in levante, poeta laureato, conte, e senatore per nomina di Leone X, alla qual Magistratura egli rinunziò, che fu accetto, e protetto dai detto Pontefice e da tutta la famiglia Medici, la quale gli donò le armi, e cognome Medici, poi morì carico d'onori nel 1535.
Ignorasi da chi sia stata posseduta immediatamente dopo ai da Casio, ma si sa che appartenne ai Mantachetti che l'abitarono finchè andarono nelle Lamme dopo avuta l'eredità Rinieri.
Li 11 dicembre 1697 Francesco Ruinetti la cedette a Giulio Cesare Basenghi a conto della casa Basenghi in via del Poggiale comprata dal detto Ruinetti. Questo contratto a rogito di Giovanni Maria Pedini dice che confina strada Maggiore, la via di Gerusalemme, i Segni ed essere sotto la parrocchia di S. Michele de' Leprosetti.
Il detto Giulio Cesare di Carlo Basenghi la vendette il 21 luglio 1701 ad Andrea del fu Giacomo Ghisoli per L. 5,300 rogito Alessio Fiori. L'ultimo Basenghi fu Marc' Antonio morto li 14 gennaio 1753 nella casa Gandolfi Oddofredi.
Li 14 dicembre 1717 fu comprata da Gio. Domenico Merendoni per L 5,100.
Nel 1732 4 dicembre continuava ad essere Merendoni. Dopo fu acquistata da Anna Guglielmini celebre cantante che sposò il pittore Gioseffo Marchesi detto il Sansone. Finalmente li 24 dicembre 1767 la comprò il confinante senatore Segni, che dopo vari anni l'incorporò al suo palazzo, ora De Lucca.
Un rogito di Azzo Angelelli del 7 ottobre 1356 dice che Giacomo Guarini comprasse da Giovanna Ghisilieri una casa grande con metà di altra casa in cappella di S. Michele dei Leprosetti in confine della via pubblica degli eredi di Paolo, e di Francesco Mezzovillani, e dei beni dell'ospitale di S. Stefano, la qual casa fece già parte della casa grande di Renato Mezzovillani.
Gli Isolani (vedi N° 263) avevano casa in Strada Maggiore presso l' ospitale di S. Stefano nel 1374. L'indicazione di questo confine comune agli Isolani, e ai Mezzovillani è indizio molto probabile, che qui fossero le case dei Mezzovillani, che d'altronde si sa di certo che Allegratutti di Mezzovillano Mezzovillani era della cappella di S. Michele de Lebroxeto li 21 luglio 1285 come dal memoriale d'Azzolino Cambi de Vitri.
1461 19 marzo. Francesco del fu Gaspare Montecalvi compra da Giovanni del fu Bonifazio di Lodovico Bertucci due case sotto S. Michele de' Leprosetti per L. 1,100. Rogito Paolo Orsi. La prima confina la Strada da due lati, e Giorgio Paselli dagli altri due, l'altra confina due strade, e Giorgio del fu Giovanni Bolognini.
1473 8 gennaio. La casa dei Montecalvi in Strada Maggiore confinava gli Isolani dal lato superiore, e Giorgio Paselli. — Pare che Montecalvi la vendesse ai Vitali.
1537 18 settembre. Compra D. Giacomo di Lodovico Sampieri da Carl' Antonio di Lodovico di Vitale Grassi alias Vitali una casa in Strada Maggiore sotto S. Michele dei Leprosetti. Confina col fratello del venditore, e cogli Isolani. Item il jus di godere una stalla edificata sopra il terreno dei Paselli posta nella via, che da Strada Stefano va a Strada Maggiore per L. 4,000 rogito Latanzio Panzacchia.
1512 12 novembre. Compra Pandora del fu Benedetto Alliotti vedova di Battista Segni tutrice di Francesco, e Battista Segni di lei figliuoli dal dott. Lodovico del fu Filippo Vitali alias Grassi una casa con tre corti posta in Strada Maggiore sotto S. Michele de' Leprosetti. Confina gli eredi di Girolamo Paselli, Giacomo Sampieri, e gli Isolani. Item altra casa ad uso di stalla nella Strada che da Strada Maggiore si va a S. Stefano posta sotto la piazza di S. Stefano in confine dei Paselli, e degli Isolani per L. 3700. Rogito Battista Buoi.
Nel 1524 i fratelli Segni cominciarono a fabbricare la loro casa in Strada Maggiore.
1547 15 novembre. Compra Gio. Battista, e Francesco fratelli e figli del fu Gio. Battista Segni da Tommaso del fu Gio. Francesco Ruggieri una casetta, e stalla sotto S. Michele de' Leprosetti nella via che va a S. Stefano. Confina Giacomo da Casio, i compratori, ed altra casetta del venditore, per L. 1 ,900. Rogito Vincenzo da Argile, e Matteo Zagnoni.
1574 20 aprile. Compra Francesco del fu Battista Segni da Giulio del fu Giorgio Sandelli una casa con bottega sotto il portico ad uso di barbiere posta in Strada Maggiore sotto S. Michele de' Leprosetti per L. 3541.10.11. Confina il compratore, e Orazio Casii. Rogito Teodoro Botti.
1587 5 gennaio. Francesco di Lodovico Sampieri affìtta a Lodovico Loiani la sua casa in Strada Maggiore presso Francesco Segni, e il conte Rodolfo Isolani per annue L. 500. Rogito Francesco Maladrati.
1616 7 dicembre. Francesco, e cav. Lodovico fratelli, e figli del fu Girolamo Segni, anche a nome di monsignor Battista vescovo di Rieti comprano da Giacomo, Filippo, Enrico, ed il senator Gio. Battista, fratelli, e figli del fu Francesco Sampieri una casa in Strada Maggiore sotto S.Michele de' Leprosetti. Confina il compratore, e il conte Alamanno Isolani, per L. 13,000. Rogito Giulio Beloisi.
L'Oretti parlando del palazzo Segni dice che Zaccaria da Fiesso principiò su quel suolo nell'agosto 1444 la fabbrica di una casa, e che le di lui armi erano incise nei capitelli del portico in Strada Maggiore aggiungendo che vi era un vicolo fra gli Isolani, e i Fiessi che poi fu chiuso dal Segni per ingrandire il suo palazzo.
L'Oretti è in errore perchè i Segni non divennero confinanti cogli Isolani in Strada Maggiore che nel 1626, e non vi era sicuramente il vicolo che li dividesse. Sembra poi che la casa del Fiessi fosse più verso Porta Ravegnana. (Vedi N° 267).
Gli stabili Segni furono comprati da Pietro De Luca, che poi furono posseduti dai suoi figli, ed eredi.
N.264. Casetta con portico, e con colonne di legno, che secondo la cronaca di D. Fabro curato di S. Michele del Mercato di Mezzo deve esser quella abitata da Francesco di Miniato nel 1406 che fu decapitato il giovedì 11 settembre dello stesso anno, con Giacomo dei Mussolini della cappella di San Tommaso della Braina che abitava nella casa ora Bianchetti. Poi appartenne agli Isolani.
N.263. Gio. Battista, e Lodovico del fu Giovanni Domenico Isolani avevano nel 1374 sotto S. Michele dei Leprosetti una casa in Strada Maggiore presso i Preti, o i Poeti, gli eredi Gongi, e presso l'ospitale di S. Stefano. Item altra casa sotto la stessa piazza presso mastro Guidone, presso mastro da Ligame, e presso Giacomo Magnano.
Questo antichissimo palazzo senatorio Isolani fu abitato dal rinomato e celebratassimo Jacopo di Mengolo Isolani dottor di leggi fatto cardinale da Giovanni XXIII il venerdì 17 novembre 1413 e morto li 9 febbraio 1431 d'anni 71 in Milano.
D. Fabbro nella sua cronaca dice che nel giorno che fu creato Cardinale diede un sontuoso pranzo, e una splendidissima festa, e che dopo pranzo il Papa, e i cardinali l'andarono a visitare.
Li 18 marzo 1524 Clemente VII con suo Breve ordina ad Altobello Averoldi governatore di Bologna, che sia ceduta a Francesco Isolani una casa contigua al suo palazzo, acciò se ne serva per fabbricare un palazzo decoroso, pagando l'estimo ai proprietari.
Il testamento di Gio. Francesco di Jacopo Maria senatore Isolani fatto li 11 agosto 1539 rogito di Cesare del fu Lodovico di Cesare Panzacchia, e poi morto li 19 febbraio 1542 descrive questo stabile nel modo seguente: Una casa grande detta la casa Vecchia degli Isolani posta in Strada Maggiore sotto S. Michele dei Leprosetti, la quale confina colla via pubblica di Strada Maggiore, con altra via, che da detta strada va alla chiesa di S. Stefano con Lodovico Musotti, cogli eredi di Jacopo Sampieri, con un vicolo detto Lamagna per di dietro, cogli eredi di Americo Bianchini, con Pompeo Bianchini, e cogli eredi di Giovanni Bolognini, entro i quali confini si comprendono due casette con botteghe.
Sul conto del vicolo LaMagna si ha la seguente convenzione passata li 24 ottobre 1608 fra il conte Rodolfo del fu Alamanno Isolani, Bartolomeo del fu senatore Antonio Ghisellardi come padre ed amministratore di Filippo Musotti Valerio del fu Giulio Cesare Bolognini, e Marc' Antonio del fu senatore Valerio Lupari di chiudere il vicolo detto la via della Magna posto in Bologna sotto Santo Stefano e nella piazza di S. Stefano con un portone di legno e quattro chiavi da consegnarsene una a ciascuno degli interessati. Rogito Ettore Cattani.
Nel 1701 fu fatta l'unione di questo palazzo con quello dei Lupari ereditato dagli Isolani in Strada S. Stefano.
Il portico sostenuto da altissime travi di rovere appoggiate su basamenti di gesso di miniera ci conserva l' idea del modo col quale si costruivano le primarie abitazioni dei nostri proavi.
N.262. Le cronache raccontano che gli Ubaldini abitavano in Strada Maggiore dov'è la torre dei Musotti. Questi Ubaldini erano del ramo detto della Pila da Mugello, forse qui ritirati in causa delle persecuzioni dei Fiorentini. Ugolino di Albizo Ubaldini fu padre d'Ottaviano, Arcidiacono poi amministratore del Vescovato di Bologna. Ottaviano juniore, e Schiatta fratelli, furono nipoti di Ottaviano seniore, amendue Vescovi della nostra Chiesa.
Gli Ubaldini di fazione Ghibellina furono esigliati nel 1284 poscia ripatriarono nel 1296 vendettero Capreno al Comune di Bologna.
Pare che i Fiessi nel 1412 abbiano avuto in questo luogo uno stabile che era separato da quello dei vicini Isolani da una strada che doveva essere la via LaMagna conservata tuttora in parte posteriormente a questo edifizio, ma chiusa dal portone sulla piazza S. Stefano. Sembra anche applicabile al detto N° 262 la vendita fatta da Catterina Fantuzzi Lupari rammentata in un rogito di Bartolomeo Panzacchia del 9 dicembre 1454 nel quale si tratta di una casa sotto S. Michele dei Leprosetti in confina di due strade, di Giovanni Felicini, e di Bartolomeo Gessi. Fin qui non sono che congetture tratte dagli storici, e per poco o nulla appoggiate a documenti.
1458 18 giugno. Francesco Canonici vende a Bartolomeo di Nicolò Carlini due case contigue sotto S. Michele dei Leprosetti. Confinano il dott. De Surisi, gli eredi di Bartolomeo di Porta, e il compratore di dietro per L. 800. Rogito Matteo Caprari.
1458 26 ottobre. Mastro Baverio Bonetti medico figlio di Mastro Bonetti da Imola comprò da Bartolomeo di Nicolò Carlini un casamento grande in Strada Maggiore in cappella S. Michele dei Leprosetti, presso Gio. di Filippo Felicini, presso Agostino, e nipoti Isolani, presso la casa di Bartolomeo dott. di Porta presso la via chiamata "La Magna" con un orto in detta contrada, per L. 2,200 d'argento pagate al Carlini colla garanzia a favore del compratore fatta da Jacopo Marsili, da Gio. Bolognini, da Jacopo Orsi, e da Galeazzo Carlini. Si ha qualche notizia dei Carlini al principio del secolo XV. Erano speziali, e quando nel 1427 si cominciò la fabbrica dell'ospitale della Morte un Carlini era massaro della Compagnia. Rogito Paolo Orsi.
1458 26 ottobre. Baverio Bonetti comprò da Marco Lupari per L. 100 una casa sotto la porta di S. Stefano nella via dei Sorghi in confine di Francesco Franchini, di Bartolomeo Carlini suddetto. Rogito Paolo Orsi.
1459 2 novembre. Baverio Bonetti comprò una casa da Giovanni Felicini dalla parte degli Isolani per L. 50 d'argento. Rogito Paolo Orsi.
1466 21 febbraio. Il detto Biverio comprò la casa di Franchino e di Giovanni Antonio Franchini alias Ubaldi per L. 700 d'argento posta nella via dei Sorghi in confine del compratore da due lati, di Matteo, e Filippo Bolognini. Rogito Lodovico, e Cesare Panzaccha.
1467 25 febbraio. Compra il dott. Baveri da Bartolomeo Carlini la parte di una casa sotto S. Michele de' Leprosetti in Strada Maggiore. Confina il compratore, e il venditore. Pagata L. 750 d'argento. Rogito Jacopo Zanettini.
1483 6 agosto. Dote d'Ippolita del dott. Baverio Baveri moglie di Alessandro Volta di L. 2,000. Rogito Boattiero Boattieri.
1496 18 gennaio. Testamento di Lodovico Baveri col quale instituisce erede universale Lasia Brocardi sua madre proibendo di vendere la sua casa sotto S. Michele dei Leprosetti, che confina la via pubblica detta la grande — La Magna — la via pubblica di Strada Maggiore, e i Gessi. Prega Lasia di adottar per figlio Sforza d'Alessandro della Volta, e d' Ippolita sua sorella con questo che si chiami dei Baveri. Rogito Ercole Borgognini.
1505 28 gennaio. Testamento di Lasia Brocardi Baveri, col quale instituisce erede universale Galeazzo alias Sforza d'Alessandro Volta suo nipote. Rogito Ercole Borgognini.
1505 11 febbraio. Possesso dell'eredità Baveri preso da Sforza dalla Volta. Rogito Girolamo Zani.
1505 22 aprile. Stipulazione dell'inventario legale della predetta eredità. Rogito Ercole Borgognini.
1690 14 aprile. Locazione fatta da monsignor Giuseppe Musotti ad Antonio, e Francesco Canonico fratelli e figli di Giacomo Tortorelli per anni 7 di una casa grande in Strada Maggiore sotto San Michele dei Leprosetti per annue Lire 720.
La famiglia Musotti fu innestata nella Ghisellardi, e degli Ghisellardi furon eredi i Tortorelli, che ora posseggono questo stabile il quale ha tutta l'apparenza d'esser stato fabbricato nel davanti dai Musotti. La porta di questa casa era la più larga di quante esistevano in Bologna.
N.261. Casa che Bardino Sorgi fabbricò nel 1121 di mattoni cotti, ricordata dalle cronache siccome cosa straordinaria, e come primo esempio di fabbricare con tanta solidità, e precauzione per difendersi dagl'incendi che spesso accadevano in Bologna. Alcuni Bolognetti si dissero Surghi.
Salvo di Gerardo detto anche Diotisalvi, o Salvuzzo fu dottore di leggi e lettore pubblico nel 1287. Era ascritto alla compagnia dei Toschi, circostanza che indica essere la derivazione loro dalla Toscana. Furon cacciati da Bologna e rifuggiati in Venezia ; stabilirono colà la loro famiglia detta poi Sforzi. I rimasti in Bologna, o i ripatriati sembrano mancati affatto sul finire del secolo XIV.
Questa casa nel 1453 era di Bartolomeo dott. di Porta, e nel 1496 dei Gessi.
Li 18 marzo 1539 Gio. Francesco del fu Andrea Gessi assegnò in pagamento a Berlingero, e a Vincenzo fratelli, e figli del fu Antonio Gessi una casa ad uso di stalla nel vicolo che passa fra le case dei Bianchi, e dei Bonvalori da un lato, e dall'altro fra quelle del Lupari, Gessi, e Musotti posta parte sotto S. Stefano, e parte sotto S. Michele dei Leprosetti il qual vicolo è detto via dei Sorghi. Confina a mattina col detto vicolo, a mezzodì coi figli di Bagarotto Bianchi, a settentrione coi Bonvalori, e a sera coi Sampieri. Rogito Cesare Gherardi.
1579 30 aprile. Angela, e Lodovica sorelle, e figlie di Giacomo Gessi maritate in Andrea Bovi, e in Vincenzo Lucchini la vendettero col patto della ricupera a Giovanni del fu Paolo Antonio delle Agucchie per L. 7,200. Rogito Cornelio Berni. Confina Strada Maggiore, un vicolo, i Musotti, con una parte di stalla incontro detta casa nel vicolo.
Il Dalle Agucchie cedette questo contratto a Catterina Zanetti vedova in seconde nozze di Giacomo Bianchetti. Rogito Cesare Forlani, e Girolamo Fasanini.
1592 3 settembre. Vincenzo di Filippo Lucchini vedovo di Lodovica di Giacomo Gessi, tanto per se stesso, quanto siccome amministratore di Alessandro, e Francesco di lui figliuoli, e a nome di Angela Gessi vedova d'Andrea di Francesco Bovio, siccome anche in nome di Dejanira di Giulio Gessi tutti interessati nel Fedecomesso instituito da Giacomo Gessi vendette a monsignor Alessandro di Lodovico Musotti Vescovo d'Imola una casa in Strada Maggiore sotto San Michele dei Leprosetti. Confina a levante i Musotti, a settentrione la strada, a ponente un vicolo che finisce in Strada Stefano con stalla e rimessa in detto vicolo sotto S. Stefano in confina de' Bianchi, e dei Bonvalori. Il tutto per Lire 30,000. Rogito Annibale Cavalli.
Finirono i Musotti in Giuseppe di Filippo dott. di leggi, Vescovo della città di Castello, morto in Bologna li 13 aprile 1706, e l'eredità Musotti passò nel conte senatore Alessandro Pepoli in causa del fedecomesso instituito dal Vescovo seniore Alessandro.
1765 18 settembre. Antonio, e Giacomo di Astorre Tortorelli acquistarono questa casa del cantone, dal senatore conte Cornelio Pepoli Musotti per L. 10,250 posta in Strada Maggiore sotto S. Michele dei Leprosetti annessa a quella del l'eredità Ghisellardi. Rogito Aurelio Brusa, e Carlo Ignazio Pilla.
Si passa il vicolo Allemagna.
N.260. Casa dei Bonvalori che la possedevano il 18 marzo 1539. Rogito Cesare Gherardi.
Sui Bonvalori non si ha altra notizia, che di un Jacopo di Cristoforo dottor di leggi morto li 15 maggio 1614, e di un altro Cristoforo che la vendette ai Fioravanti nel 1617 che allora abitavano nella via del Luzzo in faccia ai Lupari, e in quella di Strada Maggiore N° 253. I Fioravanti vengono da un Ferravante dal Sierro da Sassiuno, che venne ad abitare in Bologna nel 1536, e finirono in Annibale di Pier Nicola morto il 16 dicembre 1779. Il suo testamento fu aperto il giorno della sua morte, rogito Luigi Camillo Aldini. Nominò erede l'ospitale della Morte, disposizione alla quale si oppose il nipote di sua sorella cavalier Sangiorgi, che ottenne in via di transazione tanti stabili per L. 100,900. Il Sangiorgi vendette questa casa a Luigi Borghi, che la rivendette al celebre avvocato barone Giuseppe Gambari di Giovanni per L. 13,500, il quale notabilmente la risarcì. Questo insigne giureconsulto passò ai più, con gran dolore di tutti il venerdì 21 agosto 1829 a ore 9 3/4 della sera.
Si passa il vicolo Trebisonda già detto "le Cento Vasure".
N.259. Li 4 luglio 1379 la porzione di questa casa dalla parte di Trebisonda era di Marco Bonfanti, e la porzione verso ponente era di Catterina di Giacomo Torrino, o Tiarini di Modena, che la vendette sotto il predetto giorno a Cossino del fu Nane da Bondanello. Nel detto rogito si dice che è posta sotto San Bartolomeo di Porta Ravegnana in confine di Verpreso del fu Paolo Lodovisi di dietro, di Giacomo Lanci, o Lancei da Sera (vedi via del Luzzo N° 975), Strada Maggiore, e gli eredi di Marco Bonfanti a mattina per L. 400. Rogito Domenico del fu Paolo da Castagnolo.
1416 22 luglio. Pietro del fu Cossino Salarolo comprò da Battista del fu Tommaso Chiodi Pettenaro una casa sotto S. Bartolomeo di Porta Ravegnana. Confinava Francesco Lodovisi di dietro, il compratore a ponente, la via pubblica davanti Strada Maggiore, e la via Cento Vasure, per L. 3i5. Rogito Giacomo del fu Giovanni Sangiorgi. La detta casa è quella che nel 1379 era del Bon fanti, come sopra. Sembra vi fosse patto di francare come abbasso.
1457 28 ottobre. Giacomo del fu Lorenzo Medico, o Medici (vedi N° 975 della via del Luzzo), e da Lamberto Marescalchi compra una casa grande sotto S. Bartolomeo di Porta Ravegnana, e una casetta annessa sotto S. Stefano, e San Michele dei Leprosetti per L. 650. Rogito Battista Macchiavelli. Confina Strada Maggiore, la via Cento Vasure, Antonio di Domenico Bonafede di dietro, Lamberto, e Battista del fu Tommaso Pettenaro.
Li 8 marzo 1638 i creditori di Marc' Antonio, e Bartolomeo fratelli Accarisi, la vendettero al dott. Orsino Orsi per L. 9,900. Rogito Giovanni Rizzi. Nell' instrumento si dice posta sotto la parrocchia di Santa Maria del Carrobbio in confine di Strada Maggiore, e a settentrione di un vicolo, a oriente Trebisonda, e dei Magnani a mezzodì, e ponente.
1643 27 maggio. Fu comprata per L. 8,000 da Vincenzo Lupari Magnani. Rogito Giovanni Rizzi. Confina col compratore. Fu pagata li 17 novembre 1654 da Vincenzo del fu Enea Magnani. Rogito Carlo Felina. Passò coll'eredità Lupari ai Malvezzi da S. Sigismondo.
Questo stabile passò dunque per eredità nei Volta, e si trova che il 3 ottobre 1525 Ulisse, e Lodovico fratelli, e figli d'Antonio Musotti comprarono da Gualengo Sforza Baveri Volta una casa grande ed una piccola poste sotto San Michele dei Leprosetti in Strada Maggiore per L. 7,500. Rogito Sebastiano Carlo Dalle Donne, e Giacomo Carlini.
Li 7 febbraio 1657 Ferdinando Monti autore della senatoria famiglia Monti prese in affitto le due botteghe sotto il portico degli Accarisi in Strada Maggiore in confine della casa dei Lupari.
Si passa la via del Luzzo.
N.258. Tre stabili che appartennero ai Lombardi, famiglia che si crede venuta da Lucca circa il 1340, ma che nei nostri atti è ricordata molto prima, siccome un Giovanni di Giano del 1250. Cornelia Lombardi ava materna di Protesilao di Carlo, di Protesilao Malvezzi in causa di Ginevra Barbieri madre di detta Malvezzi lasciò l'eredità Lombardi al predetto Protesilao, che perciò si disse Malvezzi Lombardi. Terminò quest'innesto in Girolamo di Carlo morto l'11 marzo 1728, e l'eredità Lombardi passò al marchese Prospero Maria Francesco d'Angelo Alberto Marsili in causa di Ginevra di Prospero Malvezzi madre di detto Prospero Marsili.
Il primo degli stabili suddetti nell'angolo della via del Luzzo era passato in proprietà di Gio. Battista Gatti come da rogito di Giovanni Marchetti il 6 settembre 1547.
Nel 1593 era di Francesco Gradi. Fu iu seguito di Domenico Castellani segretario di reggimento come da licenza datagli dall'ornato li 4 dicembre 1609 di porre due colonne di pietra nel portico della sua casa in Strada Maggiore in confine della via del Luzzo. Passò dopo ai Fioravanti.
Il secondo fu assegnato da Galeazzo Maria Malvezzi Lombardi a Bartolomeo Fioravanti per certo debito del quale ne fu assolto il 13 febbraio 1700. Dicesi esser casa sotto il Carrobbio in confine del conte Ercolani di Pietro Nicola Fioravanti della via del Luzzo, e di Strada Maggiore.
Il terzo era pure Fioravanti, e tutti tre lo erano nel 1715. Ultimamente spettavano ai Legnani.
N.257. Nel 1390 il Senato donò in perpetuo ad Andreuccio da Caprara una casa grande e bella posta sotto S. Bartolomeo di Porta Ravegnana, la quale era stata confiscata, e si ricavavano annue L. 12. Confinava con Pietro Piatesi, e di dietro con Andrea Lombardi. (Vedi Strada Stefano N.100).
Stabile cominciato a fabbricarsi nell'ottobre 1444 da Zaccaria da Fiesso, mentre era esattore delle tasse del Comune di Bologna. Morto Ippolito Fiessi fra li 28 giugno 1664, e poco prima del 1666 passò in proprietà alle sue due figlie Barbara, altro dice Ippolita nel dott. Pietro Pompeo Montachetti, e Francesca Maria nel conte Nicolò Ariosti. Fu del sindaco Castelli, poi di diversi, e in ultimo serviva di osteria, e di stallatico, ma quest' ultimo restava dalla parte di Strada Stefano.
N.256. Casa che li 3 febbraio 1369 è qualificata per grande, posta in Strada Maggiore nella cappella di S. Bartolomeo di Porta Ravegnana venduta da Bartolomea, e da Angelina sorelle de Oxelletis, e da Spinello del fu Fripino a D. Fernando Alvarez per il collegio di Spagna pagata L. 1,500 di bolognini. Confina Nicolò Boccani, mercante, da due lati, e Bartolomeo Banni. Rogito Francesco di Aspettato da Cento. Nella facciata di due archi vi è l'arma del cardinale Albornoz, e una lapide, che dice esser stata edificata nel MDXXXVIII.
Pare che la parte posteriore di questo stabile fosse di Giovanna Uccelli, la quale li 29 febbraio 1368 la vendette per L. 790 a Nicolò Cari. Questa porzione fa parte della casa in Strada S. Stefano N° 102 di ragione Calvi, poi Zagoni, poi Reggiani.
N.255. Dicesi che qui vi sieno state case dei Sabattini. Li 14 marzo 1352 apparteneva ad Adalla Galluzzi. Rogito Alberto Novano.
Li 14 giugno 1518 a rogito Battista Bovi, Vespasiano Pocapenna comprò dal conte Melchiorre Manzoli una bottega ad uso di spezieria, ed altra piccola annessa, poste sotto S. Bartolomeo di Porta Ravegnana nell'angolo di strada S. Stefano, e di Strada Maggiore in faccia alla torre degli Asinelli. Confinava altre botteghe spettanti ai Felicini, ed agli Almerici, pagate ducati 1000 d'oro larghi. Eredi dei Pocapenna furono Astorre, e Camillo dalla Volta, e il conte Gasparo Bianchi.
Nella transazione fra loro seguita il 4 agosto 1552 rogito Cesare Gerardi questa spezieria coi capitali toccò al Volta. Appartenne in seguito ai Gandolfi, nel 1659 a Pier Giacomo, e Gio. Pietro Civetti, rogito Francesco Chierici nel 1715 ai Pezzi di Milano, poi ai Barbari, indi a Domenico Venturoli.
Nell'angolo di Strada Maggiore con Strada S. Stefano sopra il pilastro d'angolo di detta spezieria, vi era una mano di ferro che col dito indice segnava un cartello che diceva: Qui comincia la via Emilia.
Per trivio di Porta Ravegnana intendemmo di qua, e di là dalle torri che sono in detta porta, da una parte fino alla chiesa di S. Marco, e dall'altra fino al capo della via di strada S. Vitale, fino al capo di strada S. Donato, e dal l'altra fino alle case della chiesa di S. Bartolomeo, fino al capo di Strada Maggiore, dall'altro fino al capo della via, che va sino al Carrobbio, e dall'altra fino alla croce di detto trivio inclusivamente (cioè fino allo sbocco del vicolo Sanmartini), dall'altra fino alle banche dei strazzaroli.
Aggiunta di notizie riferentisi a Stabili in Strada Maggiore, dei quali non si conosce l'ubicazione.
1284 19 agosto. Compra di Gisla di Mastro Tonso da Varignana da Giacomo di Bombologno Schifatti una casa con orto, e terreno annesso posta sotto S. Tommaso della Braina nella via di Borgoforte. Confina detta strada, Galvano Gozzadini, Domenico Ansaldini, e Zaccaria Angelelli, pagata L. 56 rogito Domenico d'Ansaldini. Qual sia la strada posta sotto questa parrocchia che nel 1284 si chiamasse Borgo Forte non è facile l'indicarla.
In causa della confinazione Gozzadini potrebbe essere la via Brollo Mussolini; il sospetto è avvalorato dal nome di Borgo Forte forse così detto per esservi le mura del secondo recinto, come vediamo da S. Francesco che vi era la via Rocca Merlata, ora Tintinaga, cosi nominata perchè trovavansi colà i muri dell'antica Bologna.
Le strade che erano sotto S. Tommaso sono: Strada Maggiore, Borgo Nuovo, Posterla, Cartoleria Nuova, Begato, Androna, e Belfiore, Cantarana, Seliciata di Strada Maggiore, e il Brollo.
1289. In Strada Maggiore vi erano le case di quelli da Castel S. Paolo.
1411 25 febbraio. Filippa di Tolinello vedova di Leonardo Casari, e Bartolomeo di Pietro Casari vendono a Cambio Beccari una casa sotto S. Michele dei Leprosetti per L. 500. Rogito Lodovico Codagnelli. Confina la via da due lati, e Giovanni del fu Antonio Travagli dagl'altri due.
1454 9 maggio. Vendita di Giovanni Braiguerra Caccianemici a Francesco Bentivogli di una casa sotto S. Tommaso della Braina in Strada Maggiore per L. 600 d'argento, e L. 30 moneta corrente. Rogito Palamidesse Rossi, e Giovanni da Scanello. Confina Pietro Vasuri alias Verdi strazzarolo, Floriano Veli, e Benvenuto Fioravante macellaro.
Nel 1683 vi avevano casa gli Angelini.
1485 25 agosto. Casa di Carl' Antonio di Francesco Fantuzzi lasciatagli da Elena di Gaspare Usberti di lui moglie posta in Strada Maggiore sotto Santa Maria del Torleone chiamata volgarmente la Recanada.
1514 31 maggio. Girolamo, e fratelli dalle Francie vendono a Bernardino, e Carlo fratelli, e figli del fu Giovanni della Mutia una casa sotto Santa Maria del Torleone in Strada Maggiore in confine dei Grati per L. 1280. Rogito Battista Bue. (Forse la casa poi Manzi).
1567 12 settembre. Tommaso Barbieri compra da Giacomo di Nicolò Turchi una casa con corti, e portico posta sotto S. Michele dei Leprosetti in Strada Maggiore. Rogito Ippolito di Giulio Peppi.
1573 16 novembre. Compra Diomede Grati da Nestore Borghesani la metà di una casa con due corti, e orto in Strada Maggiore. Confina a mattina Marc' Antonio Angelelli. Per L. 2500, rogito Tommaso Scudieri.
1604 2 dicembre. Francazione fatta da Marc' Antonio Angelelli, da Porzia Nappi Seccadennari di una casa in Strada Maggiore sotto S. Michele dei Leprosetti, e di una stalla in via de' Vitali per scudi 1,500 d'oro a ragione di L. 5. 04 l' uno . e cioè L. 7,800, rogito Achille Canonici. (Casa della tombola Belvederi).
1621 5 ottobre. Vendita, e permuta di Francesco Muzza con Leonardo, e D. Angelo Michele Volta di una possessione a Castel S. Pietro nel qual con tratto i Volta cedettero ai Muzza una casa grande in Strada Maggiore per L. 10,000. Rogito Giovanni Ricci.
1628 15 dicembre. Sentenza dell'uditore generale col quale ordina la tenuta per parte di Lodovico Donelli della casa da lui permutata coi fratelli Volta, condannando il Muzza nelle rendite percepite sulla casa predetta.
1644 8 agosto. Il Monte Matrimonio compra la casa di Alessandro Francesco, e Carlo del dott. Cesare Barbieri posta in Strada Maggiore sotto S. Michele dei Leprosetti, per L. 10,000. Rogito Giulio Cesare, di Domenico Cavazza.
1458 9 dicembre. Compra fatta da Andrea di Bartolomeo Casali da Caterina Fantuzzi Lupari di una casa sotto S. Michele dei Leprosetti per L. 400. Rogito Bartolomeo Panzacchia. Confina la via pubblica da due lati, Giovanni Felicini, e Bartolomeo Grassi.
1369 4 giugno. Compra Giacomo ed altri Basilieri da Castagnole e fratelli Castagnoli in Cappella S. Bartolomeo per l'ammontare di L. 300 rogito Tommasino Tommasini.
1477 20 gennaio. Catterina Montecalvi moglie di Bartolomeo Pratesi e Di retta sua sorella moglie di Ghinolfo Bianchi vendono a Bernardo Gozzadini le loro ragioni sopra una casa in Strada Maggiore sotto S. Tommaso per L. 840. Rogito Alessandro Curialdi, e Alessandro Buttrigari — Era forse parte della casa dei Chiesa.
1568 17 dicembre. Palazzo Angelelli. Assegnazione fatta da Pirro e Lucio d' Ercole Malvezzi ad Ercole di Giulio Riario loro cognato di alcune case con orto, poste sotto S. Maria del Torleone. Confinava i Cenni, i Borghesani, i Castelli, i Cancellotti, i Cesarei, e gli Angelelli, per scudi 2000 d'oro a conto delle Doti di Ginevra Malvezzi sua moglie, e sorella dei detti Malvezzi. Rogito Gio. Battista Cevenini.
1428 3 giugno. Compra il Dott. Lorenzo Medico dagli sindici dell'ospedale della Morte, e della Vita e legatari di Francesco Grassi, una casa grande sotto S. Bartolomeo. Confina la Strada Maggiore ed altra strada, Antonio di Giacomo dei Testi, e gli Eredi del fu Giovanni da Muglio. Rogito Frigorini Sanvenanzi. Notizia dell' Archivio Lupari. — La casa doveva confinare o con la via del Luzzo, o con quella delle Centovasure.
1548 16 gennaio. Donazione di Prudenza del fu Nicolò Bolognini, vedova di Giacomo Chiesa a Chiara, del fu Nicolò juniore Bolognini di una bottega sotto la casa di Agostino Bolognini in Strada Maggiore, rogito Lorenzo Vitali, e Floriano Moratti.
1647 13 novembre. Il senatore Carlo Scappi compra da Alessandro Giroldi una casa sotto S. Michele de Leprosetti per L. 3875. Rogito Benvenuto Perracini.
1352 14 marzo. Antonio Binamonti assegna a Francesco Alberto Corvolini come cessionario degli eredi di Costanza già moglie d' Alberto predetto, una parte di casa, con altri edifici posti in Porta rimpetto la Torre Asinelli, e ciò in restituzione di detta dote. Più compra il detto fra Alberto da Antonio Uccelli altra parte di detta casa.
1291 4 luglio. Nicola del fu Nicolò Iocchi moglie d' Antonio Biagucci, aveva casa in Strada Maggiore in cappella S. Maria del Torleone. Rogito Giacomino dalle Torri.
1162 15 dicembre. Landolfo abate di S. Stefano, che si chiama Gerusalemme dà in enfiteusi a pigione, e a Ughetto figli d' Usbergo una casa con terra in Borgo di Strada Maggiore, rogito Rodolfo.
1292 26 agosto Obise Bacilieri compra da Gherardo e fratelli Piccio Grassi una casa in Cappella S. Maria di Porta Ravegnana per L. 700. Rogito Ogni Bene Gozzadini.
1406 22 aprile. Lorenzo Pagnoli Carpentario della parrocchia di S. Maria del Tempio, e Maddalena Zanolini comprano tre parti delle quattro di una casa larga p. 22 con cortile, orto e filatoio da filar canepa, posta sotto S. Maria del Tempio. Confina la strada a settentrione, gli eredi del già Serafino a levante, per L. 225. Rogito Pellegrino Borghi.
1414 17 ottobre. Il suddetto stabile fu comprato da Lodovico del fu Ghilino Poeti. Per L. 300. Rogito Baldassare Trentaquattro.
1565 agosto. Compra Scipione Buttrigari da Cristoforo Bianchi una casa sotto S. Tommaso di Strada Maggiore per L. 2600, confina a mattina quelli dei Ranocchi, Giacomo, Maria Bargellini di dietro. Rogito Sebastiano Campeggi. Potrebbe essere la casa dei Bonfiglioli ora Malvezzi.
1480 13 gennaio. Giacomo del fu Pietro dal Ferro prende in affìtto una casa posta in Strada Maggiore sotto S. Bartolomeo da Giovanna Venanzi. Confina castello alto (castel Tialto).
1494 19 dicembre. Compra Francesco del fu Giacomo Ghedini da Giovanna del fu Lorenzo Venanzi, vedova di Galasso dalle Ruote, la terza parte di una casa in Strada Maggiore sotto S. Bartolomeo di Porta. Rogito Battista de' Buoi.
1631 23 settembre. Le suore di S. Leonardo assegnarono in perpetuo ad Antonio Castellani una casa in Strada Maggiore sotto S. Tommaso. Confina il senatore Bolognetti a oriente, e il Collegio Castaldi a sera.
1401 15 ottobre. Casa di Michele d' Enrighetto Cadinelli con orto, sotto S. Tommaso della Braina in strada Maggiore. Rogito Lorenzo Rossi.
1383 30 aprile. Francesco Mansolino vende a Lodovico del fu Bartolomeo Desideri una casa sotto S. Maria del Torleone, per L. 200. Rogito Lodovico Castagnoli.
1466 18 dicembre. Francazione fatta da Giacomo del fu Girolomo Bolognini a favore di Nicolò del fu Giovanni Bertuccini di una casa sotto S. Bartolomeo di Porta, presso la Via pubblica d' avanti altra Via detta Mozza, i beni di detta Chiesa di S. Bartolomeo Orlando Campana, e cioè la stessa casa che del 1445 il suddetto fu Giovanni Bertuccini, vendette col patto di francare a detto Bolognini, per L. 110, rogito Tommaso Fagnani, (credesi che fosse in strada San Vitale dove i Gessi ebbero casa). Il suddetto contratto trovasi nell' archivio Gessi.
1689 13 febbraio. Divisione dell'eredità di Rinaldo Gessi seguita del 1481 fra Floriano di Rinaldo Gessi, Giacomo e Andrea del fu Bartolomeo Gessi ; Antonio e Petronio del fu Berlingero Gessi.
Metà di casa in Strada Maggiore venduta ai Gessi da Bartolomeo Carani. Rogito Alessandro Bottrigari.
Casa in detta strada sotto S. Michele dei Leprosetti.
Casa in detta strada vicino alla Porta.
Casa in detta strada con tre botteghe venduta ai Gessi dai fratelli Asti, rogito Tommaso Fagnani.
Casa in Strada Maggiore sotto S. Bartolomeo venduta ai Gessi dai fratelli Ganomi, rogito Alessandro Bottrigari.
1294 17 agosto. Pietro del fu Amadore Bianchetti compra da Alegratutti del fu Mezzovillano la quarta parte di una casa in Strada Maggiore sotto San Bartolomeo per L. 56, 10. Rogito Landolfo Calcina e una quarta parte di casa presso Giovanni Pietro Bianchetti.
(1) Famiglia Bargellini.
Si crede siano questi d' un ramo degli antichi Zovenzoni, e che poi fossero dei Ba gellini per un Giovanni Zovenzoni, che dimorò lungo tempo a Barcellona. "così il Dolfi". Fecero fare la tavola del Rosario nella chiesa delle Convertite a Lodovico Caracci ove vollero essere ritrattati due fratelli e due sorelle, fra le quali donna Cecilia moglie di Boncompagno Boncompagni, cognata di Gregorio XIII che vi è rappresentata sotto la figura di Santa Marta.
Furono fatti conti di Badi, Bargi, Stagno, da Leone X, ma ne furono privati da Clemente VII. Ebbero il senatoriato nel 1476, sepoltura in S. Domenico. Un ramo ora estinto aveva beni a Medicina, altri a Castel de'Britti nel 1568 e in Sant'Egidio nel 1641.
Il ramo Senatorio aveva questo palazzo in Strada Maggiore sull'angolo della seliciata fabbricato da Camillo d' Astorre circa il 1631. Prima era una casa dei Desideri comprata dai Bargellini nel 1610.
Avevano altare in S. Tommaso di Strada Maggiore, tenuta con beni e palazzo a Sant'Agata, casino e poderi a Sant'Egidio e a Sant'Antonio di Savena.
Avevano altro casamento in Strada Maggiore vicino al Teatro Marsili, ove abitavano anticamente. Alcuni Bargellini erano della piazza di S. Leonardo nel 1533 ed avevano beni a Ozzano nel 1533.
Il ramo di Strada Stefano aveva palazzo fra le case Panzacchia e Varrini, beni e palazzo a Varignana. Un palazzo vecchio senatorio era nel Begato in faccia alla chiesa de' sacerdoti annesso alla casa dei Landi, che fu poi del figlio naturale d'Orazio. Nel 1539 avevano beni a S.Venanzio. Nel 1561 un Galeazzo era nella piazza della Mascarella. Nel 1570 vendettero la casa in Strada Maggiore agli Azzolini, poi collegio Comelli. Nel 1647 avevano beni a Crespellano.
Un ramo Bargellini abitava in Borgo Nuovo. La casa dei Desideri fu pagata L. 29000 li 14 maggio 1610.
Alessandro di Lattanzio senatore 4° era dei 16 Riformatori, che fu escluso da Giulio II come parziale ai Bentivogli.
Antonio di Giovanni dei Sedici dott. di leggi nel 1420, tolse Bologna alla Chiesa e fu fatto carcerare dal Legato.
Astorre di Filippo senatore 2° sposò Elisabetta Caccianemici, poi Doratea Volta.
Gasparo di Filippo senatore 1° nel 1476 in luogo di Caccialupi. Mori nel 1502 in Ispagna.
Gasparo di Virgilio senatore 6° nel 1544, li 21 agosto 1544 entrò senatore in luogo di Gasparo Ringhiera. Morì il 7 ottobre 1566. Passò il senatoriato a Vincenzo Maria.
Gio. Galeazzo del senatore Vincenzo Maria senatore 8° sposò Costanza Bianchini Mantachetti, che viveva vedova anche nel 1608. Morì il 5 novembre 1596 a Pianoro accoppato dalle ruine di una fornace, fu sepolto in S. Domenico.
Giacomo Filippo di Camillo senatore 11° in Teresa Scappi. Morì il 7 settembre 1706. Aveva rinunziato il posto. Nel testamento lasciò alle stanze del Confaloniere due bellissimi specchi con comici d'intaglio dorato. Lasciò erede usufruttuaria la moglie senza obbligo di render conto della amministrazione alle figlie proprietarie.
Ovidio d' Astorre senatore 4°, marito di Costanza Aldrovandi , deposto dai Bentivogli e rimesso da Leone X, fu ambasciatore al detto Papa che lo fece conte di Badi, Bargi e Stagno, ma ne fu spogliato da Clemente VII. Era figlio di Doratea Volta. Nacque li 25 febbraio 1478. Mori li 13 gennaio 1541, e sepolto in S. Domenico. Il senatoriato passò a Giulio Cesare suo figlio.
Ovidio del conte Vincenzo Maria senatore 13° Sposò Giacinta Marescotti 1771.
Vincenzo di Gio. Galeazzo fatto senatore li 14 ottobre 1566 in luogo di Gaspare senatore 7° marito di Pantasilea Zambeccari, nel 1574 Gregorio XIII lo fece uno degli officiali della Concordia. Era della parocchia di S. Biagio. Morì li 18 agosto 1585 e fu sepolto in S. Domenico. Testò per più di 100000 scudi in legati quasi tutti pii.
Vincenzo Maria senatore 9° nel 1630 era decano dell' Assunteria di sanità in tempo di contagio. Morì li 25 febbraio 1649 e fu sepolto in S.Domenico.
Vincenzo Maria d'Ermesse senatore 12°, marito di Rosalia Albergati vedova Gozzadini, dicesi che avesse presso di lui un libro intitolato "Felsina exteris indicata" composto dal dott. Pietro Bellei da Vignola. Nel 1706 ebbe un affare con Vincenzo Leoni per cagione di Leonora Ercolani vedova Malvezzi. Si sposò li 11 ottobre 1711 e vi si trovarono sole cinque persone, lo sposo, la sposa, la madre, il fratello e la cognata della sposa. Mori la sposa li 26 novembre 1769 a ore 6 1/2 d'anni 96.
(2) Confina detta strada mediante il canale, Cartoleria Vecchia, la Chiesa di Santa Lucia, altri beni dei Locatori, e Pietro Gatti.
(3) Confina il dott. Achille Bottrigari e gli eredi di Gio. Battista Balestra.
(4) Confina Francesco Segna, e il conte Rodolfo Isolani. Si crede che i Loiani derivassero dalla Germania, e che Guidoclerio, Destoclerio detto anche Ottoclerio al principio del secolo XII acquistasse molte terre sulla montagna bolognese, e specialmente la signoria di Loiano, onde gli uomini di questa famiglia furon chiamati i nobili da Loiano, a differenza d'altri detti semplicemente Loiani venuti da Loiano, ma che non appartenevano a questa illustre famiglia. Guglielmo di Cingolo nel 1302 cedette ai bolognesi Pianoro e Capreno, e rimase signore di Loiano, Bisano, Piancaldolo e Orsara. Sulla fine del secolo XVII esistevano tre rami Loiani. Quello di Francesco d'Alessandro che andò a Guastalla, del quale Alessandro Iuniore testò nel 1696. Quello di Ercole naturale di Carlo, che li 18 maggio 1720 ordinò che, mancando la discendenza maschile Loiani, vi succeda il marchese Camillo Zambeccari e i di lui discendenti. Morì egli li 20 aprile 1724. Finalmente quello d'Annibale di Giuseppe che lasciò una sola figlia Anna Maria maritata in Gaetano Maria di Gio. Pellegrino Savini circa il 1733, per cui i Savini si dissero Loiani. L'ultimo Loiani dei rami rimasti in Bologna fu Annibale di Carlantonio, che viveva li 21 giugno 1754. Non si sa se quello di Guastalla sussista ancora.
(5) Nota su Gioacchino Rossini.
Questa casa è un monumento dacchè appartenne e vi abitò, per alcun lasso di tempo, quella celebrità che il mondo tutto ammirò e chiamò il Cigno Pesarese. Fu grande e tale lo preconizzò ne' suoi verd'anni l'illustre Vincenzo Monti e precisamente nella nostra Bologna quando una sera ebbe ad incontrarlo in casa Penalver che seco lui a lungo ragionando senza conoscerne il nome se non quando partito lo rivolle a sè per stringerselo al seno e dirgli voi sarete eterno. Bologna ha il sommo vanto di avergli dato le prime nozioni musicali, e fatto poi Maestro gli avrebbe fors' anco dato l'estremo asilo se non lo avessero allontanato disgraziatissime e deplorevoli circostanze che noi non azzarderemmo qui commentare ritenendoci giudici troppo incompetenti. La rinomanza del nostro Liceo, e Filarmonica istituzioni si tradizionali certamente non sarebbero venute meno, se quell'uomo non le avesse abbandonate dappoiché senza far molto per esse il suo nome avrebbe però bastato a mantenerne il lustro, mentre oggi di loro rimane così un gran passato poi la speranza dell'avvenire. Vediamo adunque che su queste mura sia collocata una memoria che accenni alla dimora che per molti anni qui v'ebbe, mentre servirà dessa ad aumentare il numero di que' molti monumenti istorici che illustrano una così tanta nobile Città
(6) Famiglia Bianchini.
La famiglia Bianchini Patrizia, Senatoria, nobile del Sacro Romano Impero, marchesi di Zurlesco in Lombardia (investitura del Re di Spagna) conti di Val d' Oppio ne parlano i scrittori Crescenzio, Gherardacci, Alidosio, Dolfi ecc.
Parte degli scrittori fanno derivarla dagli Acciaioli di Firenze, e tutt' una colle famiglie Bianchetti, o Bianca. Fa per impresa due sbarre bianche in campo azzurro, o l'Aquila Imperiale della quale fu decorato Giovanni di Bianchino da Federico III.
L' autore Pietro Bulgari dice — Blanchetti consortes sunt de Acciaiolis de Florentia anno domini 918. Blanchetti nobiles, ed antiqui orti sunt a Blanchinis — Che i Bianchini bolognesi discendino dagli Acciaioli di Firenze, il Campano a Cap. 19 del libro manoscritto da Lando Carducco delle famiglie illustri di Firenze, nel fino del capitolo così dice — Nam Blanchini Bononienses desenderunt ab Acciaiolis. La seconda opinione di Fanusio Campano è che i Bianchetti sono nati dai Bianchini Bolognesi, e i Bianchini cominciarono a Bologna l'anno del Signore 948.
Oricalco
Muzio
Bianchino marito di Sofia di Obizo Galluzzi ecc.
Soggetti che hanno sostenuto il grado Senatorio.
1508. Pompeo di Bianchino capitano de' Veneziani quando faceva prigioniero il marchese di Mantova. Era marito di Ginevra Rannzzi.
1529. Gio. Battista di Americo, marito di Elena Sampieri, indi di Giulia Zambeccari.
1551. Alessandro di Americo marito d' Ippolita Legnani, fu creato cavaliere da Paolo III.
1599. Marc' Antonio del conte Ottavio , conte di Zurlesco in Lombardia , marito di Elisabetta Bovi di Achille.
1620. Pietro del conte Marc' Antonio conte di Val d'Oppio, e marchese, marito di Barbara Armi, indi di Anna Malvasia.
1631. Prospero del conte Ulisse, marito di Olimpia Bianchini, figlia del marchese Pietro, e di Barbara Dall'Armi.
1661. Cesare del conte Ulisse marito di Barbara Preti, indi di Renea Cospi.
1732. Cesare del conte Antonio Giuseppe, marito di Artemisia del conte senatore Isolani.
Soggetti Laureati, ed altri distinti che hanno occupate cariche.
1423. Giacomo di Americo di Giovanni fu dottore in legge.
1427. Nicolò di Americo dottore di legge. Fu confinato a Castel Bolognese per le rivoluzioni della Città.
1440. Giovanni di Tommaso fu del Consiglio dei Centoventi.
1454. Giovanni di Bianchino di Giovanni fu dottore di filosofia, e matematico famoso, fu carissimo a Nicolò, e a Leonello da Este marchesi di Ferrara e poi da Borso duca di Modena, Reggio e Ferrara che lo fece aggregare alla cittadinanza Ferrarese, insieme al fratello Americo, e di qui è nato l'equivoco del Biancani che lo fa Ferrarese, nella Cronologia dei famosi matematici. (Dolfi). Nel 1443 nella sua patria fu creato dei 50 del credito. Nel 1466 fu degli anziani. A questo Giovanni fu dato il privilegio dell'Aquila Imperiale da Federico III. (Guarini, Libanori, Dolfi).
1477. Bianchino di Americo di Bianchino fu degl'Anziani.
1478. Giacomo di Americo di Bianchino idem
1494. Evangelista di Alessandro di Americo idem, l' 11 luglio giostrò il Palio con altri cavalieri.
1496. Americo di Giacomo fu degli anziani.
1503. Marc' Antonio di Bianchino fu cameriere di Papa Giulio II.
1511. Rinaldo di Lodovico de'Tribuni della plebe. Nel 1512 li 11 aprile ambasciatore al Papa. La madre andò alle nozze de' Bentivogli.
1511. Bartolomeo di Giacomo dottore, scrisse la vita di Codro.
1511. Carlo fu creato degli otto della guerra.
1519. Giacomo di Americo di Giacomo fu degli anziani.
1525. Enea di Americo colonnello di Santa Chiesa sotto Clemente VII e Paolo III, fu fatto cavaliere.
1529. Marcello di Americo fu fatto degli anziani. 1534. Ulisse di Pompeo idem. 1535. Scipione di Bartolomeo fra gli uomini illustri, fu degli anziani. 1536. Elisabetta che nel 1533 vedova di Camillo Vizzani fu fabbriciera del famoso ed ornato palazzo senatorio Vizzani in strada S. Stefano poi Lambertini, oggi Rannuzzi a concorrenza di altro dame (Dolfi).
1539. Bianchino di Pompeo fu degli anziani.
1554 Lelio di Marcello idem.
1556. Paolo Emilio di Marcello idem.
1560. Alessandra di Marcello moglie di Bartolomeo Volta la quale fiorì circa il 1560, famosa per lettere, beltà accompagnata da ogni virtù morale, nobiltà di spirito, o perciò celebrata in prosa, e in versi dai scrittori Luigi Grotto, Muzio Manfredi, o Filogeni.
1560. Ottavio del conte Alessandro fu degli anziani, nel 1561 con altri cavalieri diede principio all'Accademia dei Cavalieri della Viola.
1562. Camilla maritata col conte Pompeo Lodovisi fu madre di Papa Gregorio XV.
1571. Giovanni Battista del conto Alessandro fu degli anziani.
Nel 1584 parti per Roma col conte Piriteo Malvezzi con nobile compagnia di cavalieri per condurre a Bologna Beatrice Orsini sposa del detto Malvezzi.
1572 Fra Giulio cavaliere di Malta capitano di una galera di Santa Chiesa sotto il generalato del cav. fra Flaminio Montecalvi. Li 5 giugno fra Giulio fu preso dai Turchi e posto alla catena.
1573. Angelo di Pompeo fu degli anziani.
1580. Pompeo di Ulisse fu dottore di legge collegiato, vicario del vescovato di Rimini.
1585. Lelio fu degli anziani.
1587. Ulisse di Angelo idem.
1599. Vincenzo idem.
1609. Bianchino di Angelo dottore di legge collegiato. Primicero di S. Petronio.
1612. Scipione di Lelio fu degli anziani.
1621. Angelo del conte Ulisse idem.
1662. Antonio del conte Prospero idem.
L'ultimo della famiglia Bianchini fu Anna Werburga figlia del conte Prospero del senatore Antonio Giuseppe, e della marchesa Maria Angiola Zagnoni (1740), tre fratelli e tre sorelle di Anna morirono in età infantile, le sorelle che rimasero furono maritate, Olimpia in Aldrovandi, Catterina in Spada che non ebbero tigli. Laura in Grati, questa ebbe Gaetano morto nel 1822, senza figli, e due femmine maritate fuori di Bologna.
LAnna Werburga nacque nella casa Bianchini da S. Stefano il 12 settembre 1759, mancò di vita il 19 aprile 1829, nella casa in Strada Maggiore N. 293, e 294 ereditata dalla sorella Olimpia in Aldrovandi, mancata nel 1807, senza figli. Detta casa d'architettura del Terribilia era stata dai signori Zoppi venduta all' Olimpia nel 1786, con rogito Brusa e Pistorini. Fu residenza della celebre Accademia dei Gelati sino a che l'Accademia stessa cessò circa alla metà del secolo passato. Altre case Bianchini esistevano, fra questo una in Via Marchesana con torre.
Anna Werburga sposò nel 1781, il marchese Giuseppe Borelli Poggiolini d'Imola, ed ebbe un maschio, ed una femmina che mancarono senza discendenza (quindi questa famiglia si estinse nella figlia Maddalena ottuagennaria nel 1869). Anna rimasta vedova del primo marito, nel 1795 passò a seconde nozze col conte Giuseppe Montanari, da questo connubio ebbe due maschi ora viventi Alessandro ed Antonio e quest'ultimo ebbe prole.
Ai detti due fratelli, in virtù di decreto sovrano pontificio fu concesso di continuare la famiglia Bianchini, dandoli il cognome, ed investendoli come figli, ed eredi della loro madre Anna, dei diritti, titoli, ed onorificenze della nominata antica famiglia. (Vedi il Libro d'Oro della Città di Bologna).
Possedevano a Crevalcore, alla Barisella, e Altedo, poi nel comune di Sala, il Lavino di sotto con un palazzo, e chiesa dedicata a S. Bernardino, le Tavernelle pure con palazzo, e adiacenze di case, tenevano beni ad Ozzano, a Marano, od i superstiti possedevano nel Comune di Pianoro, nell'Imolese, a Massa Lombarda e nel Cesenatico.
I Bianchini ebbero sepoltura nella loro cappella degli Innocenti in S. Stefano, dove fu sepolto il conte Giuseppe Montanari padre dei viventi Alessandro ed Antonio, ma nel 1802 quando tutti dovevano essere sepolti nel Cimitero Comunale, chi presiedeva in quel tempo foce raccogliere alla rinfusa tutte lo ossa di questi defunti e lo fece trasportare nel pubblico Cimitero. Allorquando lo monache di Santa Cristina della fondazza professarono di nuovo circa il 1823, l'abate Don Nicola Montanari ne ebbe tutta l' ingerenza, incombenzato dal Cardinale Arcivescovo Oppizzoni, dal quale fu nominato loro confessore.
Anche la casa in Via Castiglione N.° 371 fra le case Spada, e Batta era del conte Antonio Montanari Bianchini venutagli dall'eredità di un pro-zio, ultimo de' marchesi Zagnoni, che per errore di stampa a pagina 338 del primo volume fu annunziato muratore invece di marchese, e questa gli toccò con altre proprietà, in seguito a divisione fra i di lui fratelli, ed un cugino il conte Grati Volta, tutti coeredi Zagnoni.
Nell'opera del Cesari "Galleria d'Eloquenza" stampata a Bologna pei tipi della Volpe e precisamente nelle notizie storiche sulla vita, e sulle opere dell'abate Don Nicola Montanari delle quali si riferisce qualche brano, poichè sarebbe soverchio il trascrivere per intero la di lui vita si legge : "A questi insigni filologi che nell'inferma età nostra di salutar lume rifulsero, appartenne Nicola Montanari le cui esimie virtù non si rammentano senza commozione da quanti lo conobbero. Da antica progenie bolognese, la quale si rese utile alla patria, e un ramo di cui passò in Romagna nel secolo decimoquarto, egli nacque ad Imola il 23 novembre 1755; e natura gli fu cortese di tutti quei doni ecc. ecc.".
In altro paragrafo:
"Al cadere del passato secolo egli fermò domicilio a Bologna per seguire il fratello che ivi conduceva in moglie un' onoratissima dama ecc. ecc.".
"Appresso al fine dell'incomoda vecchiezza quei periodici malori che avevangli impedito di far ritorno alla Compagnia di Gesù al ristabilimento di essa, si fecero ancor più gravi, e penosi sin che con placida coscienza il pio sacerdote di anni settantotto sen volava all' amplesso del Signore fra le lagrime degli affettuosi congiunti, e degli amici inconsolabili".
Quindi si rileva che questa famiglia allontanata da si lungo tempo, riprese stanza a Bologna sul cadere del secolo scorso ed i superstiti ne sono i viventi conte Alessandro ed Antonio il qual' ultimo sostenne onorevoli uffici col più solerte e diligente disimpegno procurandosi così la stima e confidenza de' suoi concittadini. Servì la Patria in tempi difficilissimi e precisamente quando soprastavano gravi pericoli sul capo di coloro che per essa si adoperavano e potè sortirne illeso mercè soltanto il suo coraggio e antivegenza. Benchè da parecchi anni ritiratosi da ogni e qualunque ingerenza sì politica che morale, non per questo s'interessò meno per la gloria e grandezza della Patria comune.
(7) Famiglia Angelelli
Geremia d' Angelello che fioriva nel 1294, e che nella lunga sua vita non tralasciò di ammassare ricchezze fu quello che ingrandì questa famiglia, la quale divisa in più rami, si estinse in diverse epoche e l'ultimo ne fu quello che qui abitava, il quale terminò nel senatore Angelo Maria di Giovanni Filippo morto il 10 aprile 1689. Nel suo testamento 23 aprile 1685 rogito Marco Marabini aperto il giorno stesso della sua morte dopo molti legati lasciò usufruttuaria Dorotea d'Ottavio Malvezzi, e dopo la di cui morte ordinava che fosse estratto a sorte uno dei figli di Lucio Malvezzi di lui cognato coll' obbligo di abitare il suo palazzo, prendere il cognome Angelelli, e addottaro lo sue armi.
Achille del marchese Neri Angelelli nato Malvezzi, senatore decimoprimo in Elena Monteceneri vedova Dolfi, morì la notte del 13 gennaio a ore 9 1/2.
Alberto di Andrea capitano, e senatore. Nel 1552 aveva comando nell'armata di Carlo V in Italia sotto D. Ferrante Gonzaga, quale nel ritirare le sue genti dalla guerra di Parma lo pose con 200 fanti a guardia di Colorno. Paolo IV lo fece castellano della Rocca di Perugia, e generale della cavalleria di quella città. Poi fu governatore delle armi in Romagna, consigliere di guerra dei Veneziani con 100 scudi al mese.
Fu senatore quarto in luogo di Giovanni Battista Sampieri e sposò Gentile Serpa. Entrò senatore li 20 novembre 1564. Nel 1570 fu sopraintendente alla fabbrica della fortezza fatta a Castel Franco d'ordine di Pio V, morì l'8 settembre 1572 essendo capitano, senatore, e barone dell'imperatore. Fu molto stimato da Guidobaldo duca d'Urbino ed il suo senatoriato passò ad Angelo suo fratello.
Andrea di Cristoforo senatore secondo dott. di legge si addottorò con gran pompa li 20 settembre 1507. Fu del collegio de' Giudici canonico e civile — lettore, e ambasciatore a Clemente VII in Orvieto. Sposò Giovanna Castelli, e Smeralda Gozzadini. Era della parrocchia di S. Tommaso della Braina. Mori li 17 novembre 1541 d'anni 57, e mesi 7. Fu sepolto nei Servi.
Andrea di Giovanni fu senatore ottavo accademico dei torbidi e detto l' Esercitato, senatore nel 1624 in luogo di Giovanni Francesco suo fratello ed ucciso sul finir del 1623. Sposò Cristina Duglioli figlia unica di Girolamo Duglioli e fu ucciso l'8 settembre 1643.
Angelo Maria di Andrea entrò senatore il 17 settembre 1574 in luogo del capitano Alberto suo fratello. Senatore quinto. Fu dott. di leggi nel 1578, e fece codicillo nel 1589. Accademico Torbido detto l'affidato. Armeggiò nel Torneo l'anno 1628. — Fu l'ultimo di sua stirpe, e instituì erede uno dei figli di Giovanni Malvezzi suo cognato da estrarsi a sorte con obbligo di portare il cognome Angelelli. Il detto testamento è dei 28 aprile 1685 rogito Marco Marabinni. Fu pubblicato il 10 aprile 1689.
Cristoforo d' Andrea dott. di leggi, e senatore. Nel 1560 fu con Tommaso Cospi, e Paolo Poeti Senatori ambasciatore a Roma a Pio IV per rallegrarsi della sua assunzione. Si addottorò nel 1536. Fu lettor pubblico del Collegio civile, e canonico. Sposò Leona Malvezzi. Fu senatore terzo. Entrò senatore nel 1558 in luogo di Floriano Malvezzi Caccialupi. Morì il 6 settembre 1563, e il suo senatoriato passò a Marc' Antonio Volta.
Francesco di Andrea senatore decimo marito d'Olimpia Naro, andò a levar di Francia la moglie del Connestabile Colonna. Fu cav. generoso, cortese, e dava speranza di grandi avanzamenti, ma fu ucciso da Rinaldo Bovi senatore per privata inimicizia, e la sua morte fu vendicata dai Marescotti. Ferito il 15 febbraio morì il 16 l' anno 1663. La sua casa era nella piazza Calderini, già dei Lucchini, poi per eredità dei Zambeccari. — Era propriamente del ramo di Cristoforo, e d'Achille, da cui passò a Francesco.
Giovanni d' Achille senatore VI marito d' Isabella di Carlo Ruini nel 1602 con dote di scudi 8,000 molto eccedente in quei tempi. Fu generoso dato alle Giostre, Tornei, e versato nelle lettere. Comprò la casa Lucchini nella piazza dei Calderini per L. 70,000, e in conto diede la sua rimpetto ai Servi. Nel 1610 fu spedito dal Senato a Roma. Li 17 novembre 1615 partì per Roma dove era stato eletto ambasciatore in luogo di Silvio Albergati. Mori li 2 aprile 1623, fu uomo virtuoso di bellissime, e buonissime qualità, amato molto da tutti. Fu sepolto nei Servi con grandissima pompa funebre con catafalco bellissimo. Ebbe il senatoriato Giovanni Francesco suo fratello secondo il Guidotti, e secondo il Dolfi suo figlio.
Giovanni Francesco di Giovanni senatore sesto fu ucciso in rissa da Giovanni Galeazzo Rossi li 27 dicembre 1623. Ebbe il Breve il 15 aprile 1623.
(8) Famiglia Ercolani.
Gli Ercolani sono oriondi di Faenza da Nicolò distinto legale. Ve n' è un ramo a Forlì. Alcuni deducono la loro origine da Aurelius Herculanus nominato da una lapide di marmo trovata nei fondamenti del palazzo del Cardinale Cesi. Altri sono sparsi per la Romagna, e la Marca, che si credono diramanti dalla stessa famiglia di Faenza. Nel 1506 Jacopo di Ercolano esercitava l' arte della merceria. Il suddetto Nicolò famoso dottore ebbe un fratello Giovanni nobile soldato. Furono conti delle Rivazze, contea che gli fu tolta da Clemente VII nel 1532 ed era nel Medesano. Furon fatti marchesi di Florimone, e principi del S. R. I. Nel 1528 ebbero il senatoriato, o piuttosto nel 1506.
Hanno cappella e sepoltura in S. Gio. in Monte. Ebbero l'eredità del conte Seghizzo Bianchetti consistente nel palazzo in Bologna rimpetto a S. Donato, e nella tenuta della Barisella, e Prà grande Ebbero l'eredità Ghedini circa il 1490. Nel 1671 avevano beni a Anzola. Hanno beni a Medicina, Buda, Villafontana e Ganzanigo.
Il palazzo Sonatorio era in Strada Stefano rimpetto al voltone di S. Gio. in Monte. Questo ramo discende dal conte Agostino secondogenito di Jacopo , che fu senatore secondo della casa, la quale s'estinse nel senatore conte Vincenzo, o nel conte Enrico suo fratello.
L'altro palazzo in Strada Maggiore sotto la parrocchia di santa Catterina è abitato dal ramo che discende dal conte Vincenzo primogenito di Jacopo, che fu senatore primo della casa, mediante il conto Asterre figlio di esso senatore conte Vincenzo. Sono principi del S. R. I.
La casa in Strada Castiglione ove era il Ritiro delle Dame, o Collegio dell'Umiltà era abitata da un ramo Ercolani estinto in Clemenza Ercolani moglie di Carlo Andrea Leoni fondatrice del Ritiro. Questo ramo discendeva dal conte Girolamo Ercolani figlio del conte Vincenzo senatore primo della casa del figlio di Jacopo Ercolani. Avevano palazzo in Galiera ora compreso nel recinto della casa dei Preti della Madonna di Galiera. Quivi abitava il ramo Ercolani del conte Germanico senatore quarto figlio del senatore conte Agostino senatore secondo figlio di Jacopo. Si estese questo ramo nei conti Germanico juniore e Carlo. Avevano case sotto la porta di Sant' Arcangelo, e vi abitava il ramo del dottor Bernardino finito in Girolamo suo figlio che morì nel 1642 ramo discendente da Giovanni fratello di quel Nicolò, che portò la famiglia in Bologna, da cui viene il ramo senatorio Ercolani.
Agostino di Jacopo senatore secondo. Entrò senatore li 9 aprile 1557 in luogo di Vincenzo suo fratello. Fu fatto cav. dal Re di Francia col fratello Marc' Antonio nel 1538. Fu marito di Laura Marsili. Fu ambasciatore al Papa. Li 22 settembre 1568 maritò suo figlio Cesare in Lodovica figlia di Romeo Popoli per cui diede sontuose nozze. Li 17 maggio 1576 fu fatto ambasciatore a Roma in luogo di Cornelio Malvasia, e parti per colà il 1° giugno. Li 17 gennaio 1574 fu fatto assunto sopra la fabbrica del ponte di Castenaso sull'Idice. In aprile 1574 fu mandato dal reggimento col senatore Ercole Riario a condolersi a Francesco gran duca per la morte del padre. Mori li 19 aprile 1579 giorno di Pasqua, ed il suo senatoriale fu dato a Giulio Cesare Piatesi.
Conte Agostino del conte Ercole senatore quinto. Nel 1628 fu padrino nel torneo Amore prigioniero in Delo, siccome lo fu in altro torneo dato nel 1632. Fu marito di Benedetta Pinelli romana. Nel 1606 uccise in rissa Alessandro dalle Balle. Nel 1615 successe nel senatorato al conte Germanico suo zio. Andò ambasciatore a Boma nel 1620. Questi è quell' Ercolani, che quando gli scuolari facevano l'insolenza di guazzare la notte le persone coll' acqua che allora scorreva scoperta per Strada Castiglione, ed avendogliela fatta a lui, nel giorno dopo ne fece ammazzare alcuni. Fu esperto nelle arti cavalleresche, molto versato nel conciliare le differenze fra i nobili, di grata conversazione, e molto stimato. Nel 1623 fu eletto ambasciatore del Senato col senatore Andrea Ghisellardi, per andare alla Valtellina ad invitare D. Orazio Lodovisi fratello di Gregorio XV perchè alloggiasse in Bologna nel suo ritorno. Elesse a' suoi camerieri Vincenzo Mattugliani, e Vincenzo Sangiorgi.
Conte Agostino del conte Pompeo senatore ottavo, sposò Isabella del senatore conte Francesco Segni, la quale mori li 3 febbraio 1757 a ore 16 in punto. Morì egli non lasciando che una figlia Benedetta maritata al marchese Giuseppe Zagnoni.
Conte Enrico del conte Agostino senatore sesto, marito di Elisabetta Aldrovandi.
Conte Ercole del conte Agostino senatore terzo, marito di Ginevra Aldrovandi circa il 1590.
Conte Germanico del conte Agostino senatore quarto cav. di S. Stefano. Inviato residente a Modena pel gran duca dove morì. Fu marito di Lucrezia Popoli. Andò a Modena nel 1611. Morì li 20 febbraio 1615. Era commendatore di grazia di Monte S. Savino. Il suo senatoriato fu conferito al conte Agostino suo cugino. Fu sepolto in S. Gio. in Monte.
Conte Pompeo del conte Enrico senatore settimo. Ebbe nome Pompeo Gaetano, ed in moglie Diamante Pepoli poi Leonora Marescalchi. Morì il 13 agosto 1727. Nel 1700 molti del reggimento avevano gettato l'occhio sopra di lui per mandarlo ambasciatore a Roma in luogo del marchese Cesare Tanara, ma non volle accettare dicendo non potere la sua casa sostenere presentemente questo peso. Da tutti era stimato più abile, e più proprio che il conte Filippo Aldrovandi che fu poi eletto. Nel settembre 1700 fu deputato dal Senato ad accomodare la differenza de' confini col duca di Modena. Nel 1706 fu mandato ambasciatore col conte Girolamo Bentivogli per incontrare il legato Nicolò Grimaldi. Li 8 maggio 1711 morì la suddetta Leonora Mareschalchi, la quale visse santamente, e fu sepolta in S. Gio. in Monte.
Vincenzo di Jacopo senatore primo. Fu conte delle Rivazze, della qual contea ne fu spogliato per la Bolla di Clemente VII li 30 gennaio 1532. Entrò senatore li 21 marzo 1528 in luogo di Alessanclro Paleotti. Morì li 22 marzo 1557. Il suo senatoriato fu dato ad Agostino suo fratello. Fu fatto cav. da Giulio II. Fu ambasciatore della Città al Papa. Fu marito di Dorotea Bargellini.
Conte Vincenzo del conte Pompeo senatore nono. Ebbe in moglie Maria Filipucci di Macerata. Fu successore di Agostino suo fratello. La moglie morì d'apoplesia li 7 marzo 1779 a ore 19, e Iui era premorto li 24 febbraio 1775 a ore 1 1/4 e sepolto in S. Gio. in Monte.
(9) Francesco Rizzoli
Crederemmo mancare al nostro mandato di cronisti se passando oltre non ci soffermassimo quivi per tramandare ai posteri, questa casa oggi appartenere ad una Patria illustrazione, al professor Francesco Rizzoli. Il tessere, siccome lo esigerebbe l'importanza del subbietto, l'esposizione di tutto quanto si riferisce ad esso applicandogliene i meritati apprezzamenti, non è compito che le nostre povere forze possano raggiungere, e lascieremo che altri più competenti di noi lo faccia. Accenneremo soltanto che opere diverse da lui furono pubblicate riscuotendo il plauso universale; che molte chirurgiche operazioni da lui create, e molt' altre da nessuno azzardate destarono l'ammirazione de' suoi contemporanei in guisa da procurargli onorificenze ovunque, essendo il suo nome iscritto non solo in molti Albi delle grandi Accademie d'Europa, ma eziandio del Nuovo Mondo. Accenneremo allo sviluppo e maggior incremento che si ebbe mercè il di lui concorso l' officina chirurgica de' Lollini da ottener loro in Parigi e Londra la medaglia d'oro, ed il vanto di essere all' altezza delle più accreditate fabbriche oltramontane pel cui conseguimento debbesi non minor lode alla operosità di que' distinti artefici che a buon dritto bene meritarono della Patria. Accenneremo alla cura instancabile e indefessa dedicata al disimpegno di molte e variate amministrazioni e particolarmente degli Ospedali. Ed in ultimo ricorderemo siccome per molti anni lesse nella clinica cattedra ed operovvi con quella valentia e ardimento che a lui solo è dato addimostrare nelle più pericolose e difficili emergenze, e siccome amorevolmente prestì l'opera sua a pro di que' miseri che privi affatto di mezzi ricorrono giornalmente a lui per essere curati ed assistiti. Noi gli dobbiamo la vita perchè ci salvò da mortale calamità, e la cura più che fraterna prestataci per molto lasso di tempo non ebbe limite alcuno; onde per mostrargli di qualche guisa la nostra riconoscenza, gli offrimmo la dedica di questa pubblicazione, e vi insistemmo replicatamente, perchè un tanto onore ci sarebbe tornato gradito, ma la nostra speranza andò delusa, rifiutando esso recisamente per quel carattere modesto che tanto lo distingue al di sopra degli altri.
Rimanga per fatto nostro questo cenno almeno siccome un tributo di ben meritata considerazione verso quest'uomo tanto illustre e celebrato, attendendoci da chi si amorevolmente sorveglia al maggior lustro della nostra Patria comune, a suo tempo venga collocata una lapide sulle pareti di questa casa che ricordi tutto quanto riferiscesi alle varie epoche che la rendono monumentale e degna dell'altrui ammirazione.