N.1208,1207,1206,1205 - Case degl’Isolani, ora dei marchesi Banzi

Case degl’Isolani, ora dei marchesi Banzi.

L’ 11 agosto 1539, a rogito di Cesare di Lodovico Panzacchia, faceva testamento Giovanni Francesco di Giacomo Maria Isolani, In detto testamento ricordasi un casamento con due case e quattro botteghe, situatesotto la Baroncella, nella via che dalla Piazza va al Dazio del Vino.

Il 7 marzo 1555, Alamanno Isolani, a rogito di Battista di Monsino Aliotti, afilttava a Cornelia Malvasia una casa ad uso del Dazio del Vino, sotto la parrocchia della Baroncella e segnata co’ N. 1206 e 1205; nonchè un’ altra Casa per uso d‘ Osteria all’ insegna della Fontana - fabbricati situati presso altri beni del locatore e quelli della Compagnia de’ Brentatori - per l’ annua pigione di L. 150 oltre a tre boccali di malvasia.

Si fa qui osservare che, come risulta da un rogito - di Benoro Marzi, del 1452, il Dazio sul Vino fu affittato dal cardinale Bessarione per L. 12,000 a Francesco di Giovanni Canonici, ed a Giacomo di Tommaso Montecalvi.

Già si disse, parlando del Palazzo dei Notari, che per decreto del 27 marzo 1610 era stato stabilito che la Salara o Magazzino per lo smercio del sale che trovavasi al pian terreno del Palazzo suddetto, sul canto della Piazza Maggiore, venisse trasferita al Nuovo Emporio, costrutto in prospicienza del mezzodì, e di fronte al fianco della chiesa di S.Petronio, dalla parte del campanile, in certe case dal Collegio de’ Notai acquistate o da acquistarsi dal conte Rodolfo Isolani e dì lui figli, per esservi a tale uso adattate secondo il progetto del pubblico architetto Pietro Fiorini. presumibile però che tale traslocamento ‘non avesse poi effettiva esecuzione, e che piuttosto la Salara sia stata soltanto trasferita dal pian terreno del suaccennato canto in altri locali a terreno del Palazzo stesso in Via de’ Pignattari. Perocchè le indicate Case degli Isolani passarono alla famiglia Serafini, la cui eredità - par la morte di Esmeralda Brigida del fu Isidoro Serafini (che aveva preso il velo sotto il nome di suor Maria Placida) avvenuta il 19 febbraio 1756 - passò a Nicolò Barbieri-Beroaldi comprendendosi nell’ eredità stessa Un Casamento grande, tre botteghe ed un forno da massaria (1) nella Via della Brenta e dei Pignattari e dello Stradello detto Colombina, e che confina coi PP. di S. Giuseppe, coi Fontana, e colla Residenza dell’Arte dei Brentatori e le dette vie. Ultimamente poi gli stessi stabili erano passati in proprietà dei marchesi Banzi.

(1) A Bologna, anche oggidì, con la denominazione di Forno da Massaria s’intende designare un di quei forni ove mediante proporzionale ma tenue compenso si cuoce per conto dei particolari che vi portano pane essi stessi dopo averlo fatto in casa loro; mentre per i forni normali, ove trovasi cioè panificio, forno e smercio di pane, tutto per conto de’ proprietari del forno stesso, usasi la denominazione di Forno da Scaffa. (Nota dell'Editore).