N.97

1518 11 maggio. Comprò Lodovico e Melchiore di Battista Zanitti da Virgilio, Tommaso ed altri Morandi una casa con tre botteghe in S. Mamolo sotto la Baroncella in loco detto Piazza Maggiore in parte enfiteotica di Santa Maria della Baroncella e San Benedetto dei Palii, per L. 3135. Rogito Lodovico Montecalvi. Confina la via pubblica da tre lati, cioè S. Mamolo, la via Marescalchi e la via Arolari, ora chiusa, Vincenzo Magnani (il testo originario riporta "Magnagni" corretto con il ? dal Breventani), Cesare e Giovanni Antonio del Capello, la chiesa di S. Benedetto dei Palii di dietro.

Del 1606 era di Angelo e Ascanio fratelli e figli di Michele della Seta mercanti, i quali col consenso di Valeria del fu Fabiano Rizzi loro madre la vendettero ad Antonio del fu Guido, e a Guido del fu Lorenzo di lui nipote amendue dei Tubertini per L. 12500 rogito Marc' Antonio Ghelli.

1633 31 dicembre. Il dottor Alessandro, e Giovanni Alberto di Camillo Pellicani vendono a Guido di Lorenzo Tiburtini una casa di diretto dominio della chiesa della Baroncella, alla quale si pagano L. 11 15 d'annuo canone. È posta in S. Mamolo presso i compratori. Rogiti Lorenzo Mariani.

1634 23 febbraio. Giovanni Paolo di Cesare Fibbia vende a Guido Tiburtini tre casette contigue nella via Marescalchi sotto la Baroncella enfiteotiche di detta Chiesa alla quale pagonsi annue L. 50 e L. 136 di Laudemio, per L. 3000. Rogito Lorenzo Mariani.

Nel 1715 continuava ad essere dei Tiburtini, che poi la vendettero quando ebbero l'eredità Pelloni a Giacomo o Antonio Fontanini, che la ristaurò e gli aggiunse il terzo piano. Passò dopo al mercante da veli Belletti i cui successori l'hanno venduta al dottor medico Bolis.

Credono i cronisti bolognesi, che all'incirca in questa posizione vi fosse la casa dei Scozzamonti con torre nella parte posteriore verso i Fusari, che fu poi di Mauro Luca de Liuti.

Dobbiamo rettificare un ben grave errore in cui inavertentemente cademmo quando a pagine 99 (Ciò che era nel testo originario a pag. 99 è la nota 3 sul palazzo Legnani, vedi N.36) emettevamo una nota risguardante il palazzo già Legnani ora Pizzardi e cioè attribuendo la proprietà di quella casa posteriore a questo, al celebre Guido Reni, quando invece vi moriva siccome noi annunziammo, quando descrivemmo la via del Cane. E giacchè ci fu forza tornare su tale argomento ne gode l'animo ricordare che Bologna va debitrice all' egregio e valente architetto Antonio Zannoni corrispondente onorario dell' Accademia di Berlino, di ben altro, e cioè di quei tesori che mercè sua, si vanno disotterrando alla Certosa e che arrichiscono il nostro Museo Archiginnasiale.