Zagnoni

La peste delle fazioni non si tenne ristretta nelle città, ma allargossi eziandìo nelle terre e nelle castella, ove guelfi e ghibellini si nomavano colà pure dai propri capi di parte. Son note le fazioni de' Bonetti e de' Cagnoli in Cento (1), ma credo sia ignota quella dei Zagnoni, che insieme ad un' emula teneva divisa la popolazione del castello d' Argile, poco lunge da Cento. Una pace trascritta nei memoriali porta l'elenco di alcune famiglie d' Argile, de parte de Zagnonibus.

Uno di questa famiglia pervenne all' anzianato in Bologna nel 1288 e vi abitava nel 1231 Cecchino, ch'era assai ricco ed aveva una figlia bellissima di cui s' invaghì uno scolare spagnuolo. Il quale, non trovando corrispondenza alla sua passione, rapì la donzella. Inseguìto dal padre e da parenti di lei, riuscì a mettersi in salvo: ma non guari dopo cadde nelle mani del pretore e fu decapitato. Se ne adontarono molti de' suoi colleghi e d' accordo e seguìti da alquanti professori, abbandonarono lo studio bolognese, passando a quello di Siena. I governanti, piegandosi, li fecero raggiungere da oratori, per indurli a tornare a Bologna (2).

Potrebbero essere di questa famiglia que' Zagnoni che vivevano qui negli ultimi due secoli scorsi, ch'ebbero il titolo di marchesi e l'ultimo dei quali, Antonio Giuseppe, morì in Roma nel 1803.

Lorenzo, del già Michele Zagnoni, insieme con un Pietro del fu Odone d'Argile, possedeva una casa balconata ed una con torre in Bologna, nella parocchia dei ss. Simone e Giuda, presso i Bavosi e i Bianchetti, e presso la strada da due lati. Questi condomini, col consenso delle loro mogli, vendevano nel 1294 la torre e le case a Francesco del Gatto, giudice, ed a suo figlio Giovanni, per 350 lire (3).

(1) Erri, Stor. di Cento, pag. 148.

(2) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 4, 5.

(3) Docum. 199.