N.1238,1239

Casa dell'antica e senatoria famiglia Felicini. Ardizzone e Felicino di Guido di Felicino da Milano, si stabilirono in Bologna, dove ebbero casa nella corte di S. Ambrogio presso le scuole del giureconsulto Oddofredo. Il detto Felicino iuniore ebbe in moglie Emma di Drudo Acquebelli, la quale testò li 30 maggio 1255 a rogito Cambio di Palmirio Torreggiani. Ma la sua discendenza terminò in un Enrichetto. Quella di Ardizzone continuò e prosperò talmente in ricchezze, che passò in proverbio. Un rogito di Francesco Ghisilieri delli 7 luglio 1479 ci apprende che Lodovico e Bartolomeo fratelli ex figli di Gio. Felicini avevano in questa situazione due case e cioè una al N. 1239, che si dà per casa grande, con altra antica attigua, con orto, in confine di Francesco e Bartolomeo Gombruti, della strada pubblica e di altra strada detta Gorgadello, e questa casa fu ereditata dal cav. Palmieri in causa di Orsola della contessa Latanzia Felicini, moglie del marchese Gio. Battista di Luigi Palmieri, e morta li 20 dicembre 1747. Passò per vitalizio al dott. Marco Zani Bottini nel 1780, ed i tutori del dott. Gio. Battista di detto Marco la vendettero per L. 17229, 68 d' Italia a Gaetano Dalla Noce. Rogito dott. Paolo Cella. Oggi appartiene a Gio. Mazzacurati di Malalbergo, uomo che colla sua industria commerciale ed intelligenza rurale seppe formarsi una posizione brillante e doviziosa. In questo stabile evvi un piccolo teatro di legno con palchi, il quale esisteva sino del 1695 e nel quale dai dilettanti e filodrammatici si recitano commedie e tragedie. Un' accademia detta dei Concordi ed altra detta dei Riuniti vi agiscono interpolatamente. Ha servito il teatro ancora per feste ed altri divertimenti. Nel 1763, dopo esser stato chiuso per vari anni, fu riaperto in seguito dei fattigli restauri e nuove decorazioni.

L'altra casa che è il susseguente N. 1238 sotto la data 1479 si dice essere posta davanti, sotto la parrocchia di S. Salvatore e di dietro sotto la parrocchia dei SS. Pietro e Marcellino.

Il conte Gasparo del fu Raffaele Felicini con suo testamento delli 2 marzo 1657, rogito Paolo Ciamenghi, lasciò erede il conte Giacomo del fu Alberto Grassi. II conte Lattanzio, fratello del testatore, si oppose a questa disposizione per diritti fidecommissari, e specialmente per quelli che percuotevano la meta di questo stabile. L' erede Grassi fu quindi tenuto a comprare per L. 8400 la predetta metà, e cosi gli restò in piena proprietà tutto il palazzo, pagando annue L. 21 di canone al rettore dei SS. Pietro e Marcellino per la stalla vicina al cimitero di detta chiesa, come da rogito di Paolo Ciamenghi delli 9 dicembre 1658.

1684 li 16 settembre. Assegnazione in solutum del conte Gaspare Grassi Pallotta al senatore Virgilio e fratelli Davia di un palazzo con casa annessa ad uso di stalla sotto la parrocchia di S. Salvatore, enfiteutica dei SS. Pietro e Marcellino, per L. 17400 a rogito Scipione Uccelli. Questo stabile era affittato dai Davia a vari usi, e così in esso continuò per non pochi anni la fabbrica e lo spaccio dei tabacchi durante l'appalto di questo genere condotto da Vincenzo Galli. In oggi appartiene allo spedizioniere Maldini che porta la ditta Landi e Roncadelli.

Qui fini l' antica e potente famiglia Felicini da un Felicino di Guido che venne da Milano a stabilirsi in Bologna. Feliciano ed Ardizzone di Guido da Milano erano proprietari di case nella Corte di S. Ambrogio li 30 settembre 1257. Rogito Michele Vinciguerra.

Felicino di Guido iuniore fu marito di Emma di Drudo Acquebelli, la quale testò li 30 maggio 1255, poi di Sovrana Becadelli.

Nel 1600 erano richissimi. Ercole Antonio di Giacinto morì in povero stato li 24 luglio 1740 ultimo dei Felicini. Lasciò due figlie, e cioè Semiramide in Francesco di Giuseppe Scarani in primi voti, poi in secondi con Camillo del conte Andrea Landini, ed Orsola difettosa di corpo ad Antonio di Pietro Baratta.