Via e Piazzetta della Scimia, dal IV volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Dalla via Foscarari a tutta la piazetta.

La via della Scimia comincia in quella dei Foscarari poi piegando a sinistra s‘ inoltra verso levante nella piazzetta dello stesso nome, la quale è senza uscita.

La via è lunga piedi 35. 00. 6 e di superficie 47. 58. 2; la piazzetta di pertiche 86. 53. 3, e di lunghezza 59. 42. 10.

Nei tempi andati si diceva piazza dei Bulgari per l’ illustre famiglia Bulgari che vi abitava.

Nel secolo XVI si trova, detta qualche volta Campo della chiesa di S. Silvestro.

L’ attuale suo nome è via e piazza della Scimia; questa nuova denominazione può esser nata dalla famiglia Simi che anche essa vi ebbe le sue case, o ben anche da un osteria che aveva per insegna una scimia.

Nel 1573 si disse Via Stuffa della Scimia. Sembra che stuffa equivalesse a tintoria.

Li 6 febbraio 1551 fu ordinato dagli Anziani che le meretrici dovessero abitare nella Corte dei Bulgari.

Li 27 ottobre 1419 fu di nuovo decretato che il bordello fosse nella Corte e piazza dei Bulgari dove era l’ osteria della Scimia, e vi rimase fino nell'anno 1438.

Nel 1643 era detto Postribolo, e Lupanare nuovo della corte dei Bulgari, e ciò per un decreto delli 8 febbraio di Cervato Podestà, e dei Sedici Riformatori, col quale concessero a Zaccarello di Paolo da Pesaro di poter tener impunemente in questa via Barataria per giuochi d’ azzardo, e qualunque altro da biscatiere nei luoghi del Postribolo e Lupanario nuovo nella corte dei Bulgari.

Per meretrici e mezzane s’ intendevano quelle notate all’ ufficio delle Bollette, ed assogettate ad una tassa.

Alcuni pellacani essendosi stabiliti nella via della Scimia e nelle sue vicinanze ne furono scacciati ad instanza dei proprietari, ed inquilini ivi abitante per decreto dei 31 gennaio 1584.

Via della Scimia a destra entrandovi per la via dei Foscherari.

Fianco della chiesa di S. Cristoforo del Ballattoio, detto anche dei Geremei che manifesta la detta chiesa fu assai più lunga di quello lo fosse nei tempi a noi vicini.

Si è detto che i Bulgari ebbero qui le loro case le quali estendevansi dalla chiesa di S. Cristoforo del Ballatoio fino al cortile dell’Archiginnasio. Quelle di Tommaso erano presso la predetta chiesa. Questo Tommaso fu ucciso in certa lite dal figlio da Oliviero Garisendi. L’ uccisore fu bandito e non potè rimpatriare dopo la morte del Bulgari. Teodora Rodaldi moglie del Garisendi instigò tanto il marito a prendersi alta vendetta contro ai Bulgari, che questo coi suoi amici uccise il fratello di Tommaso e quando i Bulgari esistevano e rovinarono le sue case. Dopo questo fatto non si trova più memoria di quell’ illustre famiglia, se non che di un Mercantonio di Nestore Bulgari da Faenza, il quale nel 1533 abitava nella parrocchia di S. Sigismondo.

Nel 1179 essendo troppo angusto il palazzo del Comune detto di S. Ambrogio si cominciò a conservare gli atti pubblici, radunare il Consiglio e a risiedere il Podestà per dar ragione nelle case dei Bulgari.

Nel 1198 seguì la dedizione a Bologna degli uomini di Monteveglio, che proseguì per 20 o 21 anni, finchè la fabbrica del nuovo palazzo non fu in istato di ricevere le autorità della Bolognese Repubblica e intanto nel palazzo suddetto di S. Ambrogio si radunava solamente il popolo.

In seguito dell’ estinzione della famiglia Bulgari, non si sa a chi passassero le suddette case, ma potrebbesi sospettare che siccome i Lambertazzi godevano il diritto di nomina nel XIII secolo della chiesa di S. Maria dei Bulgari ne sieno loro stati gli eredi, in appoggio della quale supposizione sarebbevi un rogito di Pietro Alegranica del 9 luglio 1298 che tratta della vendita fatta da Antonio da Padova a Giacomino Chiarissimi per L. 200 di un edifizio fabbricato su di un casamento dei Lambertazzi sotto la parrocchia di S. Maria dei Bulgari.

In confine di S. Cristoforo vi fu l’ospizio o taverna all’ insegna della Scimia che si dice fosse posta verso le scuole di S. Petronio, presso la via pubblica da due lati, presso i Foscarari e la piazzola dei Bulgari di ragione di Calderino Calderari, il qual ospizio essendo ricettacolo di prostitute, di bestemmiatori e di ubbriachi fu ordinato li 14 dicembre 1490 che fosse chiuso per ridurlo ad onesta, e civile abitazione. Dentro si vedono le traccia di un antica torre, parte della quale corrispondeva sotto le loggie inferiori del lato sinistro dell’ingresso al cortile e dentro alle scuole vicino alla cappella dell’ Archiginnasio.

N. 1174. In faccia al vicolo, sulla porta di questa casa di ragione già della Gabella vi era la seguente inscrizione: Domus Canonicalis S. Mariae de Bulgaris. Verso mezzogiorno trovavasi la chiesa parrocchiale predetta di jus patronato dei Bulgari che passò ai Lambertazzi forse per eredità, Bonifazio di Guido di Guicciardo Lambertazzi vivente nel 1227 che ebbe tre figli, e cioè: Fabro, Azzolino e Bulgarino o Bughino. I figli del primo e dell‘ultimo ebbero il detto jus patronato, che continuò nei suoi eredi sino a Castellano della discendenza di Fabro, dacchè si congettura che Bonifazio avesse in moglie l‘ultima dei Bulgari. Castellano testò a favore della moglie nel 1375. Dai Lambertazzi estinti passò ai Calderini, che la godevano del 1410.

Il B. Nicolò Albergati in alcune note fatte di sua mano sopra un libro di Colette del 1408 dice che i Calderini l’usurparono, e che doveva essere dei Domenicani, mentre Catterina moglie, ed erede di Castellano lasciò eredi quei religiosi. È da osservare che il nome di Bulgarino continuò per lungo tempo nella famiglia dei Lambertazzi dopo l‘ estinzione di quella dei Bulgari.

Erra il Ghirardacci quando dice che S. Maria dei Bulgari fu atterrata per la erezione di S. Petronio, e l‘equivoco nasce in causa della Bolla di Martino V, dei 18 Giugno 1418, colla quale ordinava di incorporare alla detta fabbrica il jus, e le rendite di quattro chiese già demolite, non che quelli e quelle di altre quattro da demolirsi secondo i disegni della chiesa di S. Petronio, fra le quali è nominata S. M. dei Bulgari.

Li 2 aprile 1547. La chiesa di S. Maria dei Bulgari essendo stato profanata per decreto di monsignor Alessandro Campeggi vicario generale Vescovile come da rogito di Camillo Macchiavelli dei 5 novembre 1546, il rettore di detta chiesa, il conte Girolomo Calderini concesse in enfiteusi agli ufficiali della fabbrica di S. Petronio il suolo di detta chiesa, della casa canonicale contigua, e del cimitero in luogo detto la corte dei Bulgari, (il tutto demolito con autorità Apostolica) per l’annuo canone di lire 12, poi francato in via di permuta li 29 aprile 1547 con obbligo ai fabbricieri di ricostruire entro un anno la detta chiesa demolita in altra parte di detto cimitero collo stesso titolo di S. Maria dei Bulgari, di larghezza piedi 16 e di lunghezza 20 a spese della fabbrica. Rogito Cesare Rossi e Camillo Macchiavelli.

Il suolo della chiesa, casa e cimitero confinava a mezzodì, e settentrione colla via vicinale, a mattina coi Serpa e con Battista Fantuzzi, e a ponente con beni della fabbrica di S. Petronio.

Al di là della chiesa di S. Maria dei Bulgari verso mezzodì vi era la parte posteriore della casa in Borgo Salamo N. 1093 del dottor Bonifazio Fantuzzi dentro la quale vi eran altre sue case corrispondenti alla via o piazza della Scimia che avevano piedi 40 di fronte, in faccia delle quali essendovi certo terreno vacuo detto la corte dei Bulgari gli fu regalato esso per Senato consulto del 28 ottobre 1517 ed estradato li 18 novembre del susseguente anno 1518.

Li 23 febbraio 1552 il suolo della chiesa atterrata di S. Maria dei Bulgari fu comprato da Carlantonio Serpa per lire 300, vedi Borgo Salamo N.1092. Sopra quello del cimitero si fabbricò la Capella delle Scuole e sopra la parte di quello della canonica alcune stanze, e parte del loggiato delle dette scuole. Vedi Piazza del Pavaglione.

Piegando per il vicolo della Scimia in direzione di levante si giunge alla piazzetta ora ridotta a poca estensione. Questa era la corte dei Bulgari sulla quale è piaciuto al Montalbani di inventar mille frottole. Tutti gli antichi confinanti ottenero suolo per ingrandire le loro case a spesa della piazzetta.

Dov’è il numero 1177 corrispondevano le case dei Simy detti ancor dall’ Avesa. Antonio di Domenico Simy, testò li 17 novembre 1620 a rogito di Bartolomeo Albertini lasciando eredi Giovanni Maria e Giulio Camillo di Seba stiano Belloni e di Gentile Querzoli. Ercole di Allamandino Allamandini rettore di S. Giorgio in Poggiale e canonico di S. Pietro nel 1505 lasciò erede Fabia d’ Ippolita Alamandini sua sorella e moglie di Luca Simy; per cui un ramo Simy dall’Avesa assunse il cognome Allamandini.

Presso il N. 1178 vi era lo sbocco della via detta Bocca o Cul di Ragno. Vedi Borgo Salamo N. 1091.

Nella parte della piazzetta che guarda levante vi era il di dietro della chiesa parrocchiale di S. Silvestro della Chiavica con ingresso dalla via Toschi al N. 1225. Si trova che in questa situazione vi fu anche un altra chiesa detta S. Maria della Chiavica citata nel Libro delle Collette del 1408.

Riflettendo che la chiesa di S. Silvestro aveva la sua volta di poco superiore al piano della piazzetta della Scimia è probabile che S. Maria fosse in rialzata sopra S. Silvestro, e che questa avendo l’ ingresso dalla corte dei Bulgari avesse il suo altare dov’ era la porta della chiesa inferiore. Non si ha la data autentica della sua profanazione ne a chi fosse data la sua giurisdizione parrocchiale che però doveva essere ben ristretta per la vicinanza di quella di S. Maria dei Bulgari. e per il contatto coll’ altra chiesa. pur parrocchiale di S. Silvestro.

Via della Scimia a sinistra entrandovi per la via dei Foscarari.

N. 1188. Casa che del 1496 era di Ercole del fu Giacomo Acchi, alias Mattola.

N. 1187. Casa dello stesso Acchi alias Mattola locata in enfiteusi li 5 luglio 1496 dal suddetto Ercole a Stefano del fu Martino detto Mazza da Canobbio. Si dice essere sotto S. Maria dei Bulgari, e confinare colla via da sera e da mezzodì, e collocatore a mattina e a settentrione. Rogito Delfino Mandini. Per comprendere questi confini bisogna rifiettere che la Corte di Bulgari si estendeva fino a questa casa.

1548 26 Settembre. Locazione enfiteotica fatta da Petronio del fu Giovanni Maria dalla Sega a Pirino del fu Giacomo Alessi da Este di due case contigue sotto S. Maria dei Bulgari in confine di Camillo Caldarini della via pubblica da due lati, e dei successori d’ Ambrogio Canobbio. In una di dette case vi si faceva la stutfa,e pagavano annue lire 160. Rogito Alberto Caccianemici.

Incamminandosi per il vicolo della Scimia e dirigendosi verso levante vi era la parte posteriore delle case già Foscarari, poi Boschi. Fra le concessioni di suolo fatte dall’ Ornato ai Foscarari vi è quella dei 2 gennaio 1543 fatta a Romeo per l’ estensione di piedi 39 in lunghezza e dall’altro lato, e di 13 piedi in larghezza nel campo della chiesa di S. Silvestro, cominciando dal filo della parte posteriore delle case di detto Romeo suolo che fu pagato lire 25 per ogni 10 piedi.

Agli undici gennaio 1570, il Senatore Romeo Foscarari ottenne di chiudere portico di dietro alla sua casa sotto S. Maria dei Carrari dalla parte d’oriente e in certo vicolo posto dalla parte di mezzodì N. 1184.

Rolando di donna Gilia o Cilla (cioè Cecilia, che tale era il suo cognome fu ucciso nel 1228 dal popolo sulle scale del palazzo per aver dato ai Modenesi il Castello di S. Colombano ossia Piumazzo. Abitava nella corte dei Bulgari.