Michele (Piazza San)

Piazza San Michele.

Mette in comunicazione Strada Maggiore, via de' Leprosetti e vicolo Broglio.

Quartiere San Vitale.

Prima documentazione dell'odonimo: 1583 (Piazzola di S.Michele del Brusato o di Leprosetti).

La chiesa di San Michele dei Leprosetti diede il nome a questa piazza che in effetti si chiamò fino al 1874 Piazza di San Michele dei Leprosetti. In quell'anno, nell'ambito della riforma toponomastica di quel periodo, il nome venne ridotto all'attuale.

Nel 1583 (Zanti) questa piazza si chiamava Piazzola di S.Michele del Brusato o di Leprosetti, odonimo ripreso dal Banchieri: Piazzola d' San Michel di Leprosetti o Brusà.

Fu detta anche, nel 1636, Piazzola degli Asini (Aretusi) o, nel 1692, Piazza degli Asini (Mitelli).

Nel 1743 il Salaroli riportò una lunga sequenza di odonimi: Piazza Asinaria o degli Asini, Piazzola di S. Michele de Leprosetti, Piazzola del Brusato, Piazzola dei Mantaccheti, Piazzola dei Formaliari.

Nel 1745 La pianta del Monari registrò Piazza degli Asini, mentre la Tontina Mista (1762) registrò la variante Piazzetta degli Asini.

L'odonimo Piazza degli Asini fu soppresso a favore di Piazza di San Michele dei Leprosetti con le lapidette del 1801.

Riassumendo, quindi, la nostra piazze ebbe nel tempo i seguenti odonimi:

Piazza o Piazzola di San Michele dei Leprosetti.

Piazza o Piazzola di San Michele del Brusato o semplicemente Piazzola del Brusato.

Piazza o Piazzola degli Asini o Asinaria.

Piazzola dei Mantachetti.

Piazzola dei Formagliari.

Piazza o Piazzola di San Michele dei Leprosetti.

L'odonimo Leprosetti indica non una famiglia Leprosetti (mai esistita) ma un lebbrosario che dovette esistere in questa zona in epoca antichissima, esistendo un documento del 5 ottobre 1070 di enfiteusi di un terreno foris civitate Bononia in loco qui dicitur lebrosito prope strata maiore (vedi Fanti, II, 529). Nel 1070 il luogo dove in seguito si formò la nostra piazzetta era fuori della città, in luogo adatto alla presenza di un lebbrosario, che, nelle città lungo la via Emilia, era sempre ad oriente della città. Una volta ingrandita la città il lebbrosario (o ospedale di San Lazzaro, o Lazzaretto) venne trasferito ancora più ad oriente.

Leprosetti quindi deriva da leproxetum (da leprosus), lebbrosario. E' ipotizzabile correlare la presenza di questo lebbrosario e della chiesa di San Michele con l'occupazione longobarda, vista la venerazione tradizionale dei longobardi verso San Michele.

Piazza o Piazzola di San Michele del Brusato o semplicemente Piazzola del Brusato.

Effettivamente vi fu un grave incendio nel 1210, che interessò questa parte di città (Guidicini, III, 230) ed un altro, più recente, che nel 1503 distrusse la casa che poi, ricostruita, divenne la casa di Gioacchino Rossini, al numero 26 di Strada Maggiore. Questo secondo evento è quello che, secondo il Guidicini (III, 228) originò l'odonimo Brusato.

Ci fu chi (Avogaro) sostenne che da Le Brusate (le case bruciate) derivò l'odonimo Leprosetti, ma ciò è impossibile ricordando il documento, menzionato poc'anzi, del 5 ottobre 1070 che documenta l'esistenza di questo toponimo lebrosito ben prima di questi incendi.

Pare vicenvesa (Fanti, II, 529) più corretta l'interpretazione opposta, ovvero che Brusato sia corruzione di Leproseto, nel significato visto sopra di lebbrosario.

Piazza o Piazzola degli Asini o Asinaria.

Come riferisce il Guidicini (III, 228), questa denominazione ebbe origine dall'abbattimento, avvenuta nel 1399, dell'abitazione di Antonio Dalle Caselle, per avere questi venduto il castello di Solarolo ai Manfredi. Nel "guasto", ovvero nello slargo ottenuto dall'abbattimento, a spregio di chi vi aveva abitato, il governo cittadino decretò che si tenesse il mercato degli asini, evento che originò l'odonimo Piazza degli Asini.

Da notare solo che la data riportata dal Guidicini (1390) è errata.

Piazzola dei Mantachetti.

Questo odonimo fu motivato dall'acquisto della casa all'attuale numero 26 di Strada Maggiore (la casa che fu poi di Gioacchino Rossini) che Alessandro Mantachetti (discendente del noto dottore Zaccaria Mantachetti, che visse nel XIII secolo) fece dopo il 1503, anno in cui questa casa bruciò. I Mantachetti rimasero in questa casa fino al 1583, quando subentrarono nella proprietà i Barbieri (Guidicini. III, 25-26).

Piazzola dei Formagliari.

I Barbieri, estinguendosi, lasciarono eredi i Formagliari, che subentrarono nella proprietà della casa al numero 26 di Strada Maggiore nel 1680, che ivi rimasero fino al 1795. Questa famiglia generò l'odonimo registrato dal Salaroli Piazzola dei Formagliari.

Fonti citate in questo articolo.

Zanti: Nomi, et cognomi di tutte le strade, contrade, et borghi di Bologna, di Giovanni Zanti pubblicato nel 1583.

Banchieri: Origine Delle Porte, Strade, Borghi Contrade, Vie, Viazzoli, Piazzole, Salicate, Piazze, e Trebbi dell'Illustrissima Città di Bologna con i loro Nomi, Pronomi, e Cognomi, di Camillo Scaligeri della Fratta (pseudonimo di Adriano Banchieri), pubblicato da Clemente Ferroni nel 1635.

Aretusi: Origine di Bologna. Pianta di Bologna di Costantino Aretusi, pubblicata nel 1636.

Mitelli: Bologna in pianta, città del Papa, famosa pianta di Agostino Mitelli, pubblicata nel 1692.

Salaroli: Origine di tutte le strade sotterranei e luoghi riguardevoli della città di Bologna di Ciro Lasarolla (Pseudonimo di Carlo Salaroli), pubblicato nel 1743.

Monari: Città di Bologna posta in pianta in esatta misura con la distinzione de portici che sono in essa, Pianta di Gregorio Monari, pubblicata nel 1745.

Tontina Mista: Tontina Mista ossia progetto per illuminare la città di Bologna, pubblicato a Bologna dal Sassi successore del Benacci, 1762

Guidicini: Cose Notabili della Città di Bologna ossia Storia Cronologica de' suoi stabili sacri, pubblici e privati, di Giuseppe Guidicini (scritto prima del 1837, ma pubblicato nel 1868).

Avogaro: Contributo onomastico alla corografia di Bologna antica, di Carlo Avogaro, in "L'Archiginnasio", Bologna, XVIII(1923) e XIX(1924).

Fanti: Le Vie di Bologna. Saggio di Toponomastica Storica, di Mario Fanti, Istituto per la Storia di Bologna, 2000.