La via Imperiale comincia dalla via dei Falegnami, e termina alla via delle Moline.
La sua lunghezza è di pertiche 53, 01, e la sua superficie di pertiche 288, 65, 3.
Il suolo di questa strada faceva parte dell' antico campo del Mercato, il quale fu venduto a vari, e ad alcuni anche donato, per erigervi case. Ebbe origine circa il 1513, perchè si trova che li 9 agosto 1513 fu concesso certo suolo vacuo, e terreno nel Campo del Mercato.
Si disse via del Mercato de' Bovi, via del Campo del Foro Boario, via de' Vascellari pei molti fabbricanti di vasi o botti da vino che ivi trovavansi, via Larga da un istrumento delli 2 febbraio 1558, strada Larga delle Moline nel 1577, via dei Mastri Legnami e via delle Moline nel 1581, via Larga del Mercato li 27 aprile 1613, ed ultimamente anche via Repubblicana, ma quello di via Imperiale si è più d' ogni altro praticato, e si conserva tuttavia.
Via Imperiale a destra entrandovi per la via delle Moline.
Si passa la via detta Berlina.
NN. 2049, 2050. Casa del collegio Gregoriano, detta dei Mondatori, affittata ai Canetoli per annue L. 22, e da essi subaffittata a mastro Battista Fioravanti per lire 30 annue, col patto di pagare ogni anno L. 8 alla Camera, e così rilevasi dall'inventario degli immobili di alcuni banditi in causa della morte di Annibale Bentivogli. Rogito Bartolomeo da Moglio delli 15 luglio 1445.
Pare che la conduzione di questa casa dei Canetoli datasse dal 10 gennaio 1416 fino all' epoca del loro bando.
Rimesso in possesso il collegio Gregoriano della casa dei mondatori, ed assegnate le sue rendite ai Padri Domenicani, nel 1452 affittarono a Nannino Speltino la casa del Mercato dove si mondano le biade, per L. 22. Li 19 aprile 1456 i XVI Riformatori concedettero a Michele Marini una casa detta la Biava, confiscata ai Canetoli, e con essa altri beni confiscati ai Correggi per l' assassinio di Annibale Bentivoglio seguito li 24 giugno 1445.
Li 13 ottobre 1517 Girolamo Sarti comprò da Gio. Francesco Bongiobbi la metà di una casa sotto il portico dei Mondatori, detta della Biada, la quale è all' opposto del portico ove si vendono le biade. Confina il Mercato da tre lati, una strada fra questa casa e quella dove si vendono le biade a mezzodì, quella dietro ai molini a oriente, il mercato a settentrione, e Giovanni de Soradi de Plobo a ponente, per iire 450. Rogito Antinoro Machiavelli.
1518, 2 agosto. Girolamo del fu Giacomo Sarti, e Gio. Antonio del Sordo comprano dalla Camera di Bologna un terreno contiguo alle loro case nel mercato de' buoi, il qual terreno è dopo le case verso il campo grande del mercato, e si estende dal capo del suolo che è verso le Stadiere, e Moline, ed ha principio dalla casa del Sarti fino a quella di Battista Manfredi.
Altro terreno fra le case del detto Sarti dove si mondano le biade, e fra le Stadiere e Moline, di lunghezza piedi 37 dall'angolo anteriore di dette case sino all' angolo posteriore di esse, e sino al terreno sopradescritto, che è di lunghezza pertiche 4 da misurarsi dal stilicidio di esso Sarti verso le Stadiere.
Più altro terreno nella parte anteriore delle case dei compratori stendendosi in lunghezza quanto sono dette case, che è di piedi 78, e di larghezza da una parte piedi 40 e dall'altra piedi 5, misurando detta larghezza dai stilicidi di dette case verso la via pubblica, verso le case ove si vendono le biade, e verso le case dei capi delle Moline.
Fu pattuito però che i compratori debbano erigere un portico anteriore alle dette case per tutta la lunghezza del suolo ad essi venduto; il qual portico dovrà esser largo piedi 11. L'altro portico nella parte posteriore di dette case verso il Mercato sopra il suolo ad essi venduto da un capo all'altro sarà largo piedi 15. Innoltre il Sarti dovette erigere altro portico in capo della di lui casa sotto la quale si mondano le biade, la qual casa è rimpetto a quella ove sono le stadiere e verso le Moline, e il portico dovrassi estendere da un angolo all'altro della stessa casa, e dovrà esser largo piedi 12.
Il tutto fu pagato L. 150. Rogito Gio. Andrea Garisendi.
Li 19 dicembre 1581 fu emanato dall'Ornato il seguente decreto: — Giacomo del fu Camillo Sarti ha la sua casa nella via del Mercato, fra tre strade ( via Imperiale, Berlina, e Borgo di Sant' Andrea ) una chiamata dalle Moline dalla parte davanti, l'altra Staterarum dal lato orientale, e la terza chiamata Sant' Andrea dal lato settentrionale; gli si concede di occupare un angolo pubblico per fabbricarvi un portico lungo piedi 77 e largo piedi 9 e oncie 7 con pillastri di pietra, a condizione di farlo entro un triennio, tanto più che l'angolo di detta casa, la quale è assai ampia, verrà circondata da portici da ogni lato. —
Questo stabile fu fabbricato dal Sarti nel modo che prescrive la suddetta concessione, e fu goduto dai suoi discendenti fino al canonico Gio. Matteo del fu Camillo Sarti, il quale con suo testamento delli 17 maggio 1657 lo lasciò ad Antonio Camillo di Bonfiglio Bonfigli Tagliacozzi, nel qual testamento descrive questa casa per grande, con stalla e rimessa, posta sotto S. Martino Maggiore, incontro la casa della Biava. Rogito Alessandro Andrei.
Li 24 febbraio 1625 prese fuoco la casa di Camillo Sarti rimpetto a quella della biava, e abbruciarono due terzi dell' isola.
1599. Testamento del dottor Gaspare del fu Gio. Andrea Tagliacozzi, marito di Giulia Carnali, col quale lascia eredi Gio. Andrea e Antonio suoi figli, e sostituisce Bonfiglio e Virginio di Girolamo Bonfigli, suoi nipoti ex sorore. Rogito Andrea Mini.
L' avere unito il cognome Bonfigli i possessori di questo stabile a quello dei Tagliacozzi, ha fatto credere a taluno che appartenesse al famoso medico chirurgo Gaspare Tagliacozzi, figlio di Gio. Andrea di Giorgio dalla Vacca, alias Tagliacozzi, nato nel 1546 e morto li 7 novembre 1599. Il di lui figlio Gio. Andrea confermò in eredi, con suo testamento delli 9 luglio 1611, rogito Bartolomeo Uccelli, i suddetti Bonfiglio e Virginio Bonfigli, i quali dopo la di lui morte, seguita li 14 luglio dell'anno stesso, assunsero il cognome Tagliacozzi. I di lui discendenti mancarono in Francesco morto in questa casa li 13 aprile 1741, e ne furono eredi i conti Paolo Patrizio senator Zambeccari da S. Barbaziano, e i Landini.
Questa casa fu dai Bonfigli venduta ai Sita, che la possedevano anche del 1715.
Si passa la via Gini.
N. 2055. Casa della pittrice Teresa Muratori. L' Oretti dice che fa due facciate, una da Sant' Andrea del Mercato, l'altra in faccia ai Gini.
N. 2059. Casa che del 1715 era di Giulio Cesare Fanti. Appartenne ad Antonio Mingoli pellacano a cui fu concesso suolo pubblico li 29 giugno 1787 mentre la fabbricava, nella qual occasione unì due case. Passò per compra al perito Angelo Trebbi, ed ultimamente era de' suoi eredi.
N. 2063. Casa che appartenne ai Gini, indi a Giovanni Regazzi detto Ghirella pescatore, che l'acquistò con altra casa dal lato delle Moline, alla quale l'unì e vi aggiunse due archi di portico al preesistente dal lato suddetto. Appartenne poi ai Dal Buono e all' avv. Luigi Ugolini, e quest' ultimo risarcì la sua porzione, e poi la cedette alla marchesa Carlotta in Pietramellara Pasi.
Via Imperiale a sinistra entrandovi dalla via case nuove di S. Martino.
NN. 2022, 2021. Casa della Biava. Nel 1336 essendosi destinato il palazzo della Biava per abitazione del Gonfaloniere, fu trasportato l' uso di quello al Campo del Mercato nella detta casa abitata nel 1334 da Oliviero di Beraldo, cavaliere e vice maresciallo della chiesa e della città. Quest' edifizio porta il nome anche oggidì di portico della Biava, il cui portico era sostenuto da grosse travi di rovere, alle quali li 18 maggio 1785 si cominciò a sostituirgli altrettanti pillastri di pietra, lavoro terminato li 7 susseguente settembre.
L' Alidosi ricorda la casa della Biava, già detta casa dei Mondadori, sul Campo del Mercato, dove li 9 novembre 1337 si cominciò il mercato delle biave. Si ha però qualche dubbio che abbia avuto il nome di casa dei Mondadori, perchè la ripulitura del grano si faceva nel lato opposto di questa casa.
Si trova che li 20 gennaio 1416 la Camera di Bologna vendette le case con granai dove si riponevano le moliture che si ricevevano da chi macinava alle Moline, poste sotto S. Martino dell' Avesa. Rogito Filippo Marsili.
Si passa la via del Torresotto dei Piella.
NN. 2017, 2016, 2015. Case dei Gini, che fino dal 20 febbraio 15"5 appartenevano in gran parte a Galeazzo del fu Filippo Gini.
Li 19 aprile 1577 Filippo Gino ottenne di aprire un portico davanti la sua casa, verso oriente, nella via detta strada Larga delle Moline, e di continuarlo uniforme agli altri portici fino alla via detta strada del Torresotto, in faccia alle case dei Boncompagni, e in linea delle case dei Venenti.
I Gini discendono da un Girolamo Gini, alias Malgarotti, di Fiagnano, il di cui figlio Gio. Battista fu autore di due rami; quello di Filippo, che nel 1526 comprò la casa sotto S. Martino, finì in Clemente Paolo e in Filippo naturali di Cesare notaro, mancati alla metà del secolo XVII. Quello di Zano continuò ad abitare in Fiagnano finchè il suddetto Cesare di Filippo notaro lo chiamò al suo fidecommesso dopo la morte di Camilla Stiatici di lui moglie, e fu Malgarotto di Gio. Battista che venne a Bologna a raccogliere quest' eredità.
Cesare Antonio di Cesare Ferdinando ottenne dal Duca di Modena il titolo di conte. Li 22 dicembre 1730 fu aggregato alla nobiltà, e del 1733 per la prima volta appartenne al magistrato degli Anziani nel bimestre.
Questa famiglia si estinse nel 1824 in Cesare Antonio Nicola di Massimiliano di Cesare, che lasciò una sorella, contessa Clementina, maritata al marchese Luigi del senator Francesco Albergati, erede intestata.
I Gini abitavano il N. 2016.
NN. 2014, 2013. "Casa in capella S. Tommaso del Mercà posta in sul Mercà dal Guazzaduro dal Ponte dei Preti, nominato il Garnaro del Painetto appresso il detto Guazzaduro verso sira, appresso il Campo del Mercà di sotto, appresso il canale delle Moline sopra, e appresso Maddalena Catelina de Omobon de Tredixi, e Donna di messer Jacomo di Lodovigo Chalzaglivolo da domani. Venduta al Guidotti dal Comune di Bologna nel 1461. Rogito Alberto Orlandi". Così scrive Giovanni Guidotti del 1478 in rapporto alle medesime.
1566, 17 agosto. Compra Bartolomeo e Giovanni, fratelli Pedruzzi, da Claudio e fratelli Guidotti, e da Giberto Castellani, una casa sotto S. Tommaso del Mercato, nella strada detta il Guazzatoio, spettante per tre parti ai Guidotti, e per l'altra al detto Castellani, per L. 2300. Rogito Tommaso Passarotti.
1573, 19 ottobre. Si concede a Bartolomeo e a Giovanni del fu Battista Pedizoli, falegname della Mirandola, suolo pubblico per far portico alla lor casa sotto S. Tommaso del Mercato, presso il Guazzatoio, ma con colonne di pietra, permettendoli di poter discendere nel fondo del canale, obbligandoli però a riempire le cavità esistenti in detto fondo, e selciare tutta la declività, per la quale con comodo si discende al medesimo, larga piedi 32, ed esistente fra detto portico e parte del canale.
1594, 23 dicembre. Inventario legale dei beni dell' eredità di Bartolomeo Pedruzzi, alias Mirandola. Rogito Alessio Fiori.
Domenico Maria Mirandola, disgustato dei Carracci, si ritirò dalla loro accademia, e diede luogo ai Facini di radunarsi in sua casa, e d' instituirvi un'accademia che fu detta prima dei Facini, poi dopo la loro morte, prese il nome dei Mirandola, la quale, dopo l' estinzione dei Carracci, fu frequentata dai primi pittori.
Fra le opere del Mirandola si cita una statua della B. Vergine che era nell'angolo della sua casa presso il canale dove si sogliono far guazzare i cavalli.
1598, 14 febbraio. Si concede a mastro Domenico Mirandola di chiudere il portico che è davanti alla di lui casa verso il canale di Reno.
1694. La casa dei Mirandola è detto esser sotto S. Tommaso del Mercato, nella via dei Falegnami e nella via Imperiale, e confinare a levante altri beni Mirandola, a mezzodì il canale di Reno, e a settentrione la via dei Falegnami.
Si passa la via dei Malcontenti.
Aggiunte
L'Oretti dice : — La casa dei Zini fu dell' architetto Ballarmi, e aggiunge che in una lunetta vi si vedeva un quadro rappresentante la caduta di S. Paolo.
La casa contigua era dei Mirandola, e Domenico Maria, statuario, fece la B. Vergine posta nell'angolo della casa che ultimamente era di Pietro Buoni procuratore.
Battista e Galeotto Canetoli, essendo debitori a Giovanni Griffoni di L. 2000, il Podestà di Bologna, Antonio dal Verme, sentenziò li 9 dicembre 1441 che Paolo Mengozzi, conduttore della casa del Mercato dove si purgano le biade, pagasse l' affitto di L. 372, 2, 2 per rata dalli 20 dicembre in avanti a Giovanni Griffoni fino al saldo del suo credito.
1541, 28 aprile. Si concede ad Antonio Maria di Nicolò Cavrenzari, alias dalla Sega, la facoltà di occupar suolo pubblico per ampliare la sua casa nel Campo del Mercato presso il Guazzaduro, coll' obbligo di fare un portico, dal qual obbligo fu poi dispensato.
1454, 29 giugno. Grazia e Bonetto Bonetti comprano dalle suore di Santa Maria Maddalena in Strada S. Donato, e di Santa Catterina di Quarto, una casa sotto San Tommaso del Mercato presso il canale di Reno, per L. 575 moneta di Picchione. Rogito Melchiorre Azzoguidi.
1454, 20 novembre. Licenza concessa dai difensori dell'Avere a Grazia Bonetti di poter erigere tre colonne di legno con coperto sopra certo terreno pubblico lungo piedi 52 1/2 e largo piedi 6 e oncie 8 verso il Mercato e verso il Torresotto di porta Govesa, ovvero Belvedere. Rogito Tommaso Sampieri.
Questa casa fu venduta ad Alberto Bolognetti li 16 settembre 1518. Rogito Annibale Gandolfi e Girolamo Castellani.
Pare la casa che fa angolo colla via Imperiale e colla via del Torresotto dei Piella dalla parte dei Gini.