Liuzzi o Luzzi o dal Luzzo

Nell' anno 972 un Liuzzo vescovo di Cremona conte di Ferrara voleva far valere, in pregiudizio di Pietro arcivescovo di Ravenna, certe pretese a carico di taluni del contado ferrarese; ma Eccicone, conte e messo dell' impero, placitò contro Liuzzo (1). Un Giovanni di Orso dei Liuzzi, uomo laudàbilis fame, intervenne nel 1074 all' atto col quale certi Tuedelinda e Bonomo di misero alcuni terreni all' arcivescovo di Ravenna (2). Ma non puossi però accertare che costoro siano consanguinei dei Liuzzi, o Luzzi, che forse furono cattani del paese montano di Veggio, poichè talvolta trovansi detti in antico Luzzi da Vezzo. Erano annoverati tra i lambertazzi nel 1228, giurarono ai geremei la pace del 1279 e ad un di loro, di nome Gerardo, fu data in cura la tribù di Porta ravennate nel 1223 (3).

Allorchè venne conferita la dittatura ai celebri frati gaudenti Loderingo e Catalano, per attutire le discordie civili in Bologna, fu intimata una multa di mille lire a chiunque ardisse ingiuriarli. Zaccaria dei Liuzzi fu dannato a subirla, e l' esempio frenò gli audaci (4). Guido suo figlio è un di coloro che lasciarono un cospicuo legato in pro delle crociate, imperocchè si legge nel suo testamento del 1294 (5), « Reliquid pro anima sua quingentas Iib. bononenorum, de quibus dari iussit trecentas libras pluribus hominibus qui vadant terre sante et sepulcri cum pasagio fiet ». Ma alle sorelle Diclara, Bona e Sibillina non lasciò che 150 lire in parti uguali.

Dalla fine del secolo XIII alla metà del susseguente i Liuzzi si diedero ad esercitare, e ad insegnare nel nostro studio, la scienza medica. La esercitarono Nerino, Gerino, Jacopo, Liuzzo e Mondino: i due ultimi inoltre la insegnarono, mentre un altro Mondino pur dei Liuzzi, leggeva pubblicamente filosofia. Mondino il medico figlio di Nerino è generalmente considerato come il restauratore dell' anatomìa, ed avvenne a lui, come ad altri uomini insigni, che parecchie città contesero l' onore di avergli dati i natali. Le sue opere furono tenute a lungo come classiche in Italia e servirono di testo per lezioni di anatomìa; se ne contano molte edizioni fatte in Italia e in Germania (6). Egli aveva eretto un sepolcro nella chiesa di s. Vitale allo zio Liuzzo ( che vi si vede scolpito insegnando dalla cattedra agli alunni) e volle esservi tumulato egli pure.

La sua bottega di farmacìa, chè quasi tutti i medici del suo tempo ne avevano una propria, era situata nella piazzetta dell' Aurora presso la chiesa di s. Maria e sussistette fino al principio del secolo scorso, ritenendo sempre la denominazione di spezieria del Mondino (7). Là era anche la sua casa, una gran parte della quale si accasciò insieme con molti edificii sotto la memoranda nevicata del 1359, che « fu alta nella città oltre di quattro piedi in ogni luogo » sicchè « perpetuo vocata est la neve grande » (8).

I Liuzzi rinvengonsi tra gli anziani nel declinare del secolo XV e si spensero in Lodovica di Melchiorre, moglie di Battista Santamaria, morta nel secolo XVII.

Se si stesse al silenzio degli scrittori parerebbe che i Liuzzi non avessero avuto torre, ma documenti inediti ci fan noto che costoro ne possedevano una nella parocchia di s. Maria di Porta ravegnana, in strada s. Stefano, presso gli Alberici e da due lati sulla strada. Le quali particolarità facendoci pressochè certi che la casa era dove con la strada s. Stefano un' altra faceva angolo, ne viene essere molto probabile che quest' ultima sia quella che dalla branca principale della famiglia dei Liuzzi o Luzzi, o dal Luzzo, ha tuttavia il nome, e quindi che siffatta casa con torre sia quella segnata col n. 99. Non può esser l' altra ch' è sull' angolo opposto, poichè apparteneva allora ai Rodaldi.

Nell' anno 1269, o poco prima, la casa e la torre dei Liuzzi (anzi le case e le torri di costoro secondo che sta in un documento) erano possedute indivise da Giovanni del già Guido e da Benricordato suo figlio, da Zaccaria, e dai figli ed eredi d' un altro Benricordato de' Liuzzi (9). Questo Giovanni ed i suoi figli Benricordato, Guida e Capoana e Lucio di Benricordato de' Liuzzi, non che due degli Asinelli, vendettero nel 1270, pel prezzo di lire 400 di bolognini, la metà indivisa della casa e la quarta parte indivisa della torre, da prima menzionata, a certo Jacopo di Giovanni Upizini comproprietario. E promisero che gli altri figli di esso Giovanni de' Liuzzi, cioè Alberico, Bencivenne, Richeldina e Margherita avrebbero ratificata la vendita, pervenuti all' età legittima di quattordici anni per i maschi e di dodici per le femmine (10).

Poi gli anzidetti figli ed eredi di Benricordato (seniore) cioè Alberico, Antonio, Guido, Ugolina, autorizzati dal curatore e consenziente la sorella Bartolommea, non che la loro madre Agnese, vendettero nel 1272, per lire di bolognini 480, altre quattro parti indivise di essa casa e della metà indivisa della torre ai comproprietari Giovanni ed Andrea, degli Amidei Rizzoli (11). I venditori promisero che la cessione sarebbe ratificcata dai propri nipoti Benricordato, Agnese, Gisla e Giovanni figli del già Liuzzo, allorchè avrebbero raggiunta l' età prescritta dalla legge. Approvolla intanto la madre di costoro, Antonia Gazzoli, vedova del suddetto Liuzzo (12).

(1) Savioli, Ann. v. 1, pag. 114.

(2) Savioli, Ann. v. 2, pag. 122. •

(3) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 141, 248.

(4) Savioli, Ann. v. 5, pag. 383.

(5) Lib. 87 memorial. Ugolini Migliazii, fol. 28 v.

(6) Fantuzzi, Notiz. v. 6, pag. 41, 42. Mazzetti, Repert., pag. 186, 187.

(7) Fantuzzi, Notiz. v. 6, pag. 41.

(8) Histor. miscell, col. 449. De Griffonibus M. Memor. col. 173.

(9) Docum. n. 44.

(10) Docum. n. 52.

(11) Gli Amidei o Amodei sono menzionati anche come anziani nel secolo seguente dal Ghirardacci (Hist. v. 2, pag. 357, 417, 418).

(12) Docum. n. 82.