Brochindosso, dal I volume delle "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Brochindosso è la via che da Strada Maggiore rimpetto al palazzo Ercolani passa in istrada S. Vitale quasi in faccia alla chiesa dei Mendicanti.

La sua lunghezza è di pertiche 87, 01, 6, e la sua superficie di pertiche 106, 10, 3.

Il suo nome lo può aver tratto dalla famiglia Broccaglindossi, della quale un Giorgio andò alla guerra sacra col Cardinale Gio. Colonna nel 1217. Essa famiglia fu cacciata per fazione da Bologna li 2 settembre 1403.

Brochindosso a destra entrandovi per Strada Maggiore.

N. 736. Se questa casa fu dei Padri di S. Giacomo è certo che appartenne alla famiglia Terrafocoli di partito Lambertazzo, sulla quale non si hanno notizie che del 1357 che portano la sua esistenza in Bologna, e che il loro stemma si conservava nella facciata di questa sua antica abitazione anche nel secolo XVII.

N. 731. Casa che passa nel Torleone, e che ha tre archi di portico in Brochindosso. Appartenne a Marclnone Bolognini mortovi nel 1580. Antonia Bolognini la diede in dote al di lei marito Lodovico Felicini sposato li 15 gennaio 1618, dal qual matrimonio nacque Angela moglie del conte Orazio Boschetti. Nel testamento di Lodovico Felicini fatto li 6 dicembre 1650 dicesi esser passata questa casa alla di lui erede e nipote ex filia Maria Teresa di Orazio Boschetti, e poi continuò ad essere posseduta dalla stessa famiglia. Nella loggia si vedevano non ha molto le armi Bolognini.

N. 727. Casa di Giorgio Milani da lui venduta li 12 settembre 1585 ad Agnolo e Sebastiano fratelli Agnoli per L. 4300. Confina con i Moneta, il Cevenino, Ercole torlitore, il Fortuzzi, ed il Galassino, rogito Achille Panzacchia.

Spettò ai Dalle Donne, poi al Conte Domenico Gualandi, ora appartiene al Grande Ospedale erede Gualandi.

N. 726. Casa grande antica con orto e con cisterna nel cortile. Era del dottor in legge Gio. Armodio Santi di Milano che l'abitava e vi testò li 7 luglio 1536, rogito Giacomo di Francesco Conti, lasciando erede Armodio suo figlio naturale, marito di Cornelia Bolognini. Passò ai Moneta, e Marcantonio Moneta la vendette il 4 novembre 1578 a Francesco Giacomo e Marcantonio Gradi per L. 9000, complessivamente ad una casetta confinante che corrisponde a Strada S. Vitale. La casa grande confinava a settentrione con Giulio Corradini, coi Padri dei Servi e cogli eredi di Nicolò Dall'Armi a mezzodì, e colla casetta suddetta ad oriente, la quale confinava coi predetti eredi Dall' Armi, con quelli di Martino Fornari, con Strada S. Vitale a settentrione, e colla casa grande suddetta a mezzodì, rogito Tommaso Passarotti. Dopo i Gradi ne furono proprietari i Vascelli, e Romolo Vascelli la vendette a Galeazzo di Giulio Cesare Dalle Donne, come da rogito del 3 giugno 1608, e 28 marzo 1616 del notaro Antonio Benni.

Un rogito Guidastri delli 27 marzo 1629 dice che Andrea e fratelli figli del fu Giulio Cesare Dalle Donne e di Olimpia del fu Alessandro Mogli, avevano tre case contigue una all'altra già di Romolo Vascelli. Nell' inventario del predetto Galeazzo è valutata L. 12000. Il canonico Alessandro Dalle Donne, con suo testamento delli 23 gennaio 1699, lasciò parte di questa casa al conte Domenico Gualandi morto li 26 febbraio 1710 che lasciò erede l' Ospedale della Vita.

Cosmo di Domenico Gualandi, dottor in legge, professore di lettere umane e segretario maggiore di reggimento, venne a Bologna dalle montagne di Siena con Iacopo di lui fratello che divenne ricco colle affittanze, e sposò Catterina Fantuzzi di quelli che abitavano in istrada Maggiore nell'angolo di Cartoleria Nuova. Da Cosmo venne Domenico marito di Orsina Guastavillani, morta li 26 novembre 1702. Ebbe il titolo di conte, ma suo padre per i distinti suoi meriti aveva ottenuto la nobiltà in forma satis ampla li 27 marzo 1638. In Domenico di Cosmo e di Francesca Dalle Donne fini questa famiglia Gualandi. Poi la succitata casa grande fu di Giuseppe Tacconi maritato in una Dalle Donne.

N. 725. Casa che il 6 ottobre 1598 Lucio Scannabecchi Dalla Moneta vendette a Romolo Vasselli per L. 4385, rogito Marcantonio Carazzi. Confinava col compratore dalla parte inferiore, con Girolamo Alè dalla parte superiere e con Gio. Battista Cevenini. Si annunzia per essere posta in Brochindosso sotto la parrocchia di S. Leonardo.

1616, 28 marzo. Lucio Moneta alias Scannabecchi, procuratóre di Romolo Vascelli, vende a Galeazzo Dalle Donne, la casa in Brochindosso, rogito Cristoforo Guidastri. Passò ai Gualandi, poi all'Ospedale della Vita.

Brochindosso a sinistra entrandovi per Strada Maggiore.

NN, 777, 778. Casa grande allo scoperto che era di un ramo Macchiavelli finito in Teresa dell' avv. Luigi Macchiavelli in Antonio di Gio. Battista Rizzardi. Fu poi dei Senesi Beccadelli che la vendettero a Francesco Berti detto il capitano Berti, del quale furono eredi due figlie, una maritata in Primodi, e l'altra in Giuseppe di Bernardo Gambarini. Il Berti l'ingrandì con una casa vicina che passa nell'androna di S. Leonardo.

NN. 791, 792. Fu posseduto dai Morandi fino al 1715, che si credono del ramo della nobile famiglia di questo cognome.

N. 794. Questa casa viene da alcuni ritenuta per quella dei Terrafocoli, ma pare sbaglio. È certo che appartenne al Collegio Ancarano. Dov'è lo scoperto dietro il muro della clausura di S. Leonardo vi erano sei casette di piedi 65 e oncie 2 di fronte, le quali furono comprate da suor Maria Vittoria Fantuzzi per unirle al monastero, siccome seguì dopo ottenuto il permesso accordato dal Senato li 30 giugno 1636.

Aggiunte

1585, 12 settembre. Compra Agnolo e Setastiano fratelli Agnoli da Giorgio Milani una casa sotto S. Leonardo in Brochindosso. Confina coi Moneta, col Cevenino, con Ercole torlitore, con Fortuzzi, con Galassino, per Lire 4360. Rogito Achille Panzacchia.

1619. Domenico Maria Cavazzoni in quell'anno aveva casa in Brochindosso in confine dei Padri di S. Giacomo, e sembra quella da lui abitata prima di andare nella Mascarella.

In questa strada sotto Santa Catterina di Strada Maggiore abitava in casa propria Ippolita di Passarotto Passarotti prevenuta di aver avvelenato due fratelli ed il padre con sublimato, perchè questi si opponevano al di lei matrimonio con Lodovico Landinelli detto lo Spezialino. Silvestro Passarotti la fece carcerare. Fu rea convinta, e condannata alla forca il 3 gennaio 1587 in unione al suo amante. Ottenne essa mediante la spesa di L. 1000 che invece del capestro gli si fosse tagliata la testa. L' esecuzione di questa donna giovane, e bella, che affrontò il suo meritato castigo con la massima compunzione e fermezza d'animo, promosse l'interesse universale, per cui gli si dedicarono non poche poesie a descrizione del lacrimevol ca so. Avvi un interessantissimo opuscolo dato alle stampe il 5 gennaio 1537 pei tipi Alessandro Benacci, portante in fronte "Lettera nella quale si descrive la morte di due amanti". Fu questa composta da Lucio Guidoni e dedicata a Marc' Antonio Abagaro Armeno, e vi susseguono vari sonetti ed epigrafi in italiano, veneziano, e latino. Citiamo uno dei punti più salienti della suindicata lettera che interesserà al certo i nostri lettori, dacchè si riferisce ad un periodo molto singolare di quella catastrofe, riportandone qui integralmente il testo:

"Stette dopo la decollatione alquanto nella piazza con torchi accesi; et poi nell' Hospitale della Morte, vestita di habito bianco fino al giorno seguente, che fu sepolta alle 22 hore in S. Martino, chiesa de' frati Carmelitani, nella sepoltura del padre, ove si vedeva il padre aperto per l'occasione del vedere il veleno, di che la figliuola l' haveva avvelenato, al quale posta come in braccio, diede materia di molto pianto a circostanti, che tanti erano in numero, che hebbero a cadérne entro la sepoltura".