Gaibola (Via di)

Via di Gaibola

Da via dell'Osservanza raggiunge la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Gaibola e prosegue verso sud senza sfogo.

Quartiere Santo Stefano.

Delib. podest. 25 giugno 1935.

Questa via è antichissima e serviva per raggiungere la chiesa di San Michele Arcangelo di Gaibola, documentata almeno fin dal 1221 (Fonte: Bologna sacra. Tutte le chiese in due millenni di storia. Marcello Fini).

Ora la via, a sud della chiesa, non ha sfogo, ma fino all'inizio del XX secolo raggiungeva via dei Colli, con un percorso ben documentato nelle mappe IGM del 1884 (SIT) e di L. Facchini.

La carta topografica IGM del 1884 assegna alla nostra via il nome di Strada dell'Osservanza, considerandola evidentemente estensione di via dell'Osservanza.

Pare che via di Gaibola fosse in passato nome assegnato all'attuale via dei Pozzetti, nome quest'ultimo che invece sarebbe stato di pertinenza della nostra via. Uno scambio di nomi, insomma (vedi Fanti, I, 382 e II, 681 e 682).

Per quanto riguarda il significato dei toponimi Gaibola e Pozzetti, il Fanti, per Gaibola propose la derivazione dal latino Caveola da Cavea, che intese con il significato di "gabbia". Non essendo questo significato riconducibile ad alcunché di chiaro, il Fanti propose l'interpretazione di Gaibola, come "insegna da osteria fatta con rami d'albero (frasca)", confortato dal fatto che gli Statuti di Bologna del 1245-1267 (Luigi, Frati, I, 174) riportano garbola, caibola, caybola con questo significato, e quindi immaginando la presenza di una osteria in un punto non bene precisato.

Probabilmente però il significato di Gaibola è molto più semplice di quanto qui esposto.

La derivazione di Gaibola da cavea è quasi certamente corretta. Ma il significato da dare a cavea non è quello di gabbia, ma quello (sicuramente proprio) di cavità.

Gaibola è toponimo proprio della zona in cui sorge la chiesa, nota con questo nome, come si è visto, fin dal 1221. Se a quell'epoca vi fossero osterie presso la chiesa è tutt'altro che certo, ma che vi fosse allora, come oggi e come da epoca preistorica, una grotta accedibile attraverso uno stretto varco proprio dal prato di fronte alla chiesa è cosa nota da sempre e documentata, per esempio, dal Calindri (III, 26) nel 1782).

Quindi la nostra piccola grotta, o caveola, fu quella che diede il nome alla località.

Il pozzo di accesso alla grotta non è l'unico accesso, ma ve ne è almeno un altro poco lontano in località Fontanino, e l'area, tipicamente carsica, è punteggiata di inghiottitoi. E' assai probabile che l'odonimo via dei Pozzetti faccia riferimento non ad un fondo rustico (di cui non vi è traccia con questo nome) o a dei generici pozzetti di scolo ad uso agricolo (Fanti, II, 682), che in territorio collinare avrebbero poco senso, ma ai pozzi di accesso alla grotta (lunga più di un chilometro) e agli inghiottitoi che costellano l'area.

Fonti citate in questo articolo.

Calindri: Dizionario corografico, georgico, orittologico, storico, ec. ec. ec. della Italia. Opera della Società Corografica, diSerafino Calindri. 6 volumi stampati a Bologna dalla Stamperia di S. Tommaso d'Aquino, tra il 1781 e il 1785.

Facchini: Carta topografica della provincia di Bologna, seconda metà sec. XIX, disegnata e incisa da L. Facchini. Dalla Cartografia Storica Bolognese della Biblioteca Digitale dell'Archiginnasio di Bologna.

Fanti: Le Vie di Bologna. Saggio di Toponomastica Storica, di Mario Fanti, Istituto per la Storia di Bologna, 2000.

SIT: Sistemi Informativi Territoriali del Comune di Bologna.