N.533

li 14 febbraio 1459. I canonici di S. Gio. in Monte concessero in enfiteusi a Cesare di Giorgio di Fiandra una casa sotto la parrocchia di S. Martino della Croce dei Santi, che confina con detta chiesa ed il lupanare del Comune di Bologna, per annue L. 25. Rogito Anselmo Paselli e Nicolò Scardui.

1546 li 29 ottobre. Era degli eredi di Achille Marescotti, ai quali furono donate L. 100 per aver atterrato il portico vecchio di detta loro casa presso la chiesa di S. Martino della Croce dei Santi. Passò ai Fasianini, e Ipicratea del cav. Ulisse Marescotti, moglie di Filippo Fasianini, la vendette, a rogito di Gio. Giacomo de' Vincenzi li 2 settembre 1583 per L. 14500 assieme ad una casa piccola annessa alla predetta in questa strada, ed a cinque altre case nella parte posteriore verso S. Margarita, al dott. Alfonso Dosi Delfini, cavaliere e conte palatino. Il detto Alfonso di Pietro dottor di legge il quale nel 1612 fu giubilalo con L. 1750 di stipendio dopo aver letto in Bologna ed in .Macerata e da ultimo nello studio patrio per anni 51, morì decano di tutti i dottori della città li 21 gennaio 1619. Egli dispose della sua eredità per l'erezione di un collegio per l'educazione di onesti cittadini, il quale fu aperto in questa sua casa li 1 marzo 1621 e del quale ne aveva la cura il più anziano dei Dosi. Il collegio fu poi soppresso il martedì 19 aprile 1746 per Breve di Benedetto XIV delli 23 febbraio 1746, nel quale si ordina la consegna dei beni alli conti Vincenzo Antonio Dosi, lo che fu eseguito li 22 e 26 aprile predetto sotto la condizione di mantenere quattro giovani nel seminario, da nominarsi da loro, e pagando L. 15 mensili per ciascuno dei scolari. Fu comprata la descritta casa nel 1762 dal celebre musico Filippo Elisi, poi dal dottor curiale e notaio Antonio Guidi, il quale nel 1791 la rifabbricò e ridusse nel modo che oggidì la vediamo. La nobile famiglia Fasanini terminò nel conte Romolo, morto miseramente d' archibugiata esplosagli li 16 agosto 1709 in causa di donne, e la sua eredità passò ai Papafava di Padova. Lodovica di Romolo fu moglie del barone Rinaldo Ubrevil d'Ingrand, e rimase vedova nel 1723.