N.313

Immagine tratta dagli schizzi topografici disegnati da Giuseppe Guidicini a corredo delle note manoscritte delle "Cose Notabili ..." e pubblicati per la prima volta da Arnaldo Forni nel 2000.

A destra è Nord Est. Proprietà del numero antico 313 (odierni 38, 40, 42) già Collegio dei Nobili.

Casa che del 1582 era di D. Giacomo Casalini, comprata li 17 aprile 1608 da Domenico Maria Fabretti, in confine degli eredi di Paolo Zambeccari, e di quelli di Annibale Gigli, pagata L. 2317. Rogito Domenico Nanni.

1643, 28 luglio. Casa dell' eredità del fu Domenico Fabretti, sotto S. Giovanni in Monte, in Cartoleria Vecchia. Confina ad oriente Bartolomeo Paltronieri, a mezzodì il Collegio dei Nobili, a occidente Cartoleria Vecchia. Fu valutata L. 3900.

1658, 27 novembre. Pier Francesco del fu Domenico Fabretti vende ai Gesuiti una casa in Cartoleria Vecchia, per L. 3400. Confina a tramontana i Garbieri, dall'altro lato e di dietro il Collegio di S. Xaverio. Rogito Alessandro Andrei.

N. 313. Li 27 novembre 1582. Casa del canonico Giacomo Berardi sotto Santa Lucia, in Cartoleria Vecchia. Confina Paolo Balestra e Annibale Gigli. Rogito Antonio Malisardi.

In confine del Collegio dei Nobili dalla parte di Strada S. Stefano era la casa dei Pasqualini, l'ultima dei quali fu Eufrosina erede, che si maritò nel pittore Lorenzo Garbieri.

N. 313. Palazzo dei Dal Giglio, che avevano qui una casa prima del 1498.

1498, 12 luglio. Giovanni e Vincenzo fratelli Gigli comprano da Guido di Floriano di Guido Zanchini, una casa ad uso di tintoria, in confine delle vie di Cartoleria Vecchia e della Castellata, d' Antonio Pagnelli, e dei compratori, per L. 738 di bolognini.

1556, 15 febbraio. Il Senato concede a Tommaso Dal Giglio di mettere in linea un portico largo piedi 6, di una sua casa in Cartoleria Vecchia, in confine di Achille Bottrigari a ponente, e nello stesso giorno accorda a D. Giulio Gozzadini ed a Mauro Pietro Facchini di erigere i muri delle loro case che hanno in Cartoleria Vecchia presso Tommaso Gigli, per levare certo angolo ottuso.

1565, 12 maggio. Monsignor Tommaso di Gio. Gigli vescovo di Sora, poi del 1586 di Piacenza dove mori li 16 settembre 1578, fece donazione ad Annibale suo nipote, rogito Prospero Celi, di vari beni, fra quali una casa in Cartoleria Vecchia di nuovo fabbricata, che confina cogli eredi di Ercole Dal Giglio di lui fratello, con quelli di Ercole Bottrigari, colla tintoria che è nello stradello di S. Lorenzo, presso detto Bottrigari, e presso Baldassare Fioravanti. Item altra casa in detta strada, con orto, in confine di Antonio Maria Zoppi.

1576, 9 luglio. Annibale di Gio. Battista Gigli compra da Pantasilea del fu Ercole Gigli e da Gabbione del fu Nane Gozzadini suo marito, la casa sotto Santa Lucia in Cartoleria Vecchia. Confina Achille Bottrigari, Battista Balestra. Per L. 3000. Rogito Ferrante Garzaria.

1577, 16 ottobre. La casa di Annibale di Gio. Battista Gigli in Cartoleria Vecchia confinava col dott. Achille Bottrigari, e cogli eredi di Gio. Battista Balestra.

1600, 19 giugno. Casa dei Gigli in Cartoleria Vecchia. Confina Pacchioni, Zambeccari, ecc. La casetta con tintoria nella Castellata confina coi Gigli e i Sighicelli. L' altra casetta in Cartoleria Vecchia confina coi Pagnoni, coi Pasqualini (pare di dietro) e colla via.

1601, 9 marzo. Eleonora d' Alamanno Isolani vedova del fu Annibale Gigli, affitta a Carlo Fantuzzi, che la prende per D. Sinibaldo Biondi, la casa dei Gigli in Cartoleria Vecchia, e la casetta nel vicolo di S. Lorenzo, per farvi un' Accademia, pagando annue L. 500. Confina i Pacchioni, i Fioravanti, e i Balestra.

1619, 14 settembre. Locazione di Barbara d' Annibale Gigli maritata in Teofilo Forni, a D. Sinibaldo Biondi o Blondi rettore del Collegio dei Nobili, della casa grande e casetta annessa in Cartoleria Nuova, per L. 750 annue. Confina i Pacchioni, i Zambeccari, e l' Emiliani. Rogito Marcantonio Ghelli. 1623. La casa dei Gigli in Cartoleria Vecchia confinava la strada a tramontana, i Fabretti a mattina, i Stadiera, e Camillo Emiliani a sera, e la Castellata a mezzodì.

Nel 1627 confinava i Pacchioni e gli eredi di Paolo Zambeccari. L'Emiliani confinava colla casetta.

1641, 19 aprile. Vendita di Camillo del fu capitano Paolo Zambeccari a Bartolomeo del fu Gio. Mortori (forse Montori, Breventani), o Paltronieri, di una casa in Cartoleria Vecchia. Confina la casa del Collegio dei Nobili, e gli eredi dì Domenico Fabretti. Rogito Francesco Cavalieri. Fu poi comprata dai Gesuiti.

Casa Fabretti in Cartoleria Vecchia che era di D. Giacomo Casalini nel 1582. Confina la casa dei Garbieri, ora del Collegio dei Nobili.

Qualche scrittore distingue i Gigli dai Dal Giglio, anzi aggiungono che della prima vi siano state tre distinte famiglie, una delle quali venuta da Sesto. Che che ne sia, nè gli uni nè gli altri sono antichi, e quelli che qui abitarono finirono nella suddetta Barbara d'Annibale, maritata in Teofilo Forni di Modena, che testò nel 1630 e mori nel 1634. Il di lei figlio conte Paolo Francesco Forni vendette questo stabile, affittato al Collegio dei Nobili, a certo Zani, per L. 36900 li 17 luglio 1643, come a rogito di Alessandro Andrei, e Alessandro ed Orazio Montecalvi. Questo conte Carlo del conte Gio. Natale legittimato, vestì l'abito dei Gesuiti, e fece i tre voti colla rinunzia, e col patto risolutivo in caso d' egresso dalla religione. Per giusti motivi fu licenziato dalla compagnia, onde pretese all'eredità di Angelo Zani, in vigore dello statuto che escludeva le femmine, stante i maschi anche naturali. Morì egli lasciando eredi i Gesuiti ; si fece lite, che fu transatta, e fra le altre cose il palazzo di Strada S. Stefano andò ai conti Carlantonio, e conte Valerio Agnati del testatore. Si fece Gesuita li 18 ottobre 1627, professò li 18 ottobre 1629, poi uscì li 27 novembre 1639. Alla predetta casa già dei Gigli aggiunse il conte Carlo quella di Camillo Zambeccari, poi Paltronieri, in Cartoleria Vecchia.

D. Sinibaldo Blondi instituì il Collegio dei Nobili sotto il titolo di S. Prisca nella casa Morelli in via dei Chiari, dove rimase fino al 1601 in cui passò nelle case dei Gigli, dove pagava L. 600 d'affitto ad Eleonora di Ravà. Si volle aumentare la pigione, ed egli trasportò il collegio in casa di Rinaldo e fratelli Balzani in Strada Castiglione. Aumentandosi in quattro anni il numero dei collegiali riprese per L. 680 la casa dei Gigli, poi rinnovò l'affitto in L. 750 per tutto il maggio 1627.

Contemporaneamente al predetto collegio ne sorse un altro aperto da D. Lodovico Micheli detto parimenti dei Nobili, sul quale nel 1621 Nicolò Tibaldini pubblicò per le stampe :"Istruzione e capitoli del Collegio dei Nobili studenti di S. Marco" al quale pure si attribuisce l'origine nel 1601, ma senza prove; però il 9 luglio 1622 l' arcivescovo Angelo Gozzadini suffraganeo della chiesa di Bologna dichiarò che quello di D. Sinibaldo Biondi dovesse dirsi Collegio dei Nobili, e quello di D. Micheli Collegio dei Signori, generosi studenti di S. Marco. Rogito Paolo Monari. Il primo fu in seguito approvato dall' Ordinario li 13 gennaio 1623. Il fondatore Biondi morì, come si disse, di mal contaggioso nel Collegio dei Nobili sotto S. Gio. in Monte a ore 24 delli 17 giugno 1630, e fu sepolto in S. Domenico. Il di lui successore D. Alessandro non volle riconoscere alcuna dipendenza dai Gesuiti, in modo che si formarono due convitti, uno dei quali frequentò le scuole dei Gesuiti, e l'altro si disse Collegio di Santa Catterina, che li 17 aprile 1662 prese in affitto il palazzo Ruini, dove rimase due anni, e poi finì. Del primo ne presero l'intera direzione i Gesuiti nel 1634, ponendelo nella via dei Chiari col titolo di Collegio Nobile di S. Xaverio, e segnatamente nella casa del Morelli lasciata da Giovanni ai Gesuiti con testamento a rogito Giuseppe Vecchi delli 17 febbraio 1634, poi passò stabilmente nel 1645 in questo locale, che fu abbandonato li 12 dicembre 1797 per l' unione di questo al Collegio di S. Luigi. Finchè il Collegio dei Nobili fu condotto dai Gesuiti vestivano di nero come quello del Beato Luigi. I Barnabiti per differenziare i nobili dai cittadini, aggiunsero ai primi la spada. Fu messo ad uso di caserma, poscia risarcito nel 1809, si affittò a diversi inquilini, a comodo dei quali fu aperta una porta nella Castellata. Il teatro che serviva ai collegiali diventò venale, e vi recitavano commedie alcuni dilettanti e ciò pel corso di diversi anni. Sotto questa casa vi era un quartiere per gli accenditori della pubblica notturna illuminazione.