Pugliole dello Spirito Santo, dal V volume delle "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Da Val d' Aposa a tutto il vicolo morto, poi a sinistra fino alle Pugliole di Santa Margherita, e alla Piazza dei Celestini.

Le Pugliole dello Spirito Santo cominciano in via Val d' Aposa accanto alla chiesa della compagnia dello Spirito Santo, poi passato il fianco di questa chiesa si forma un trivio, un braccio del quale continua nella direzione verso levante, e termina a Cul di Sacco. Questa strada altra volta comunicava direttamente in S. Mamolo e si disse Borghetto del Bordello, poi Borghetto dello Spirito Santo, comunicazione che gli fu tolta nel 1512 in occasione dell'allungamento della chiesa di S. Gio. Battista dei Celestini. L'altro braccio si dirige da mezzodì a settentrione, facendo capo al ponticello di Sant'Arcangelo. Questo vicolo era pure conosciuto per via del Bordello, e veramente via della Torre dei Castellani. Si disse Borghetto del Bordello per esservi confinate le meretrici sino dal 1336. Li 6 febbraio 1364 furono traslocate nella Corte dei Bulgari. Dopo quest'epoca si trova I' ordinazione di un muro alto da erigersi nella parrocchia di S. Geminiano di dietro la casa del già Rotondino Galluzzi, cominciando dal ponte della Cittadella fino al Guasto (pare degli Andalò) e per la via che andava verso il Guazzaduro (via del Cane), perché le meretrici non comunicassero colle scuole e cogli scolari. Li 22 dicembre 1360 tornarono nella via della torre dei Castellani, e nel 1419 furon restituite alla Corte dei Bulgari dov' era l' osteria della Scimia. Li 30 dicembre furon rimesse nella via Torre dei Castellani dov'erano anche nel 1477, e si ricorda l' osteria della Rosa.

Li 19 luglio 1508 furon scacciate da Bologna in causa di peste. Li 29 gennaio 1529 le suore di Santa Cristina e la Compagnia del Piombo chiesero l' allontanamento delle meretrici che in buon numero abitavano nelle due Fondazze e nel Borghetto del Piombo. Il primo febbraio 1623 fu ordinato che non potessero abitare dal convento di S. Ludovico fino a Pietralata, né in Pietralata, e li 18 aprile 1631 fu pur loro inibito di stare in via Coltellini e nella Braina di Fiaccacollo. (Per più estese notizie intorno a queste meretrici veggasi il vicolo della Scimia.

Bisogna osservare che siccome il nome di Pugliole dello Spirito Santo lo ricevettero dalla chiesa della compagnia che non rimonta a una grande antichità, così prima della erezione della medesima dicevansi Pugliole dei Celestini.

Pugliole dello Spirito Santo a destra entrandovi per Val d'Aposa.

Nel piazzaletto a capo di questo del Cul di Sacco, ora chiuso da portone, e che fu già più esteso, vi corrispondeva la chiesa parrocchiale di Santa Maria dei Guidoscalchi, che nel libro delle Collette del 1408 cosi si descrive: Ecclesia Sanctae Mariae de Guidoscalchis prope Turrim Castellanorum, et modo est unita cum Ecclesia Sanctae Mariae Rotundae; prope cortile illorum de Gallutiis. Poche o niuna memoria abbiamo della famiglia Guidoscalchi, e solo si sa che l'ultimo di questa famiglia fu Ostia, alla quale succedettero nel jus patronato i Malavolti nel 1227: passò in seguito a Zoppino di Rabbaconte da Zapolino, poi a Cantina Tencarari come moglie e procuratrice di Nerino Galluzzi. Rogito Matteo Formaglini e Paolo Cospi, delli 20 dicembre 1391.

Li 8 luglio 1434 la cura d'anime di questa parrocchia fu unita a quella di Santa Maria dei Galluzzi. Rogito Filippo Formaglini. Non si sa come combinare quanto dice la Colletta del 1408 col rogito Formaglini esistente nel Capitolo di S. Pietro.

La chiesa fu demolita nel 1484, e altri dicono che fu profanata nel 1552, e citano un rogito di Lorenzo Cattaneo.

Il suindicato piazzaletto si diceva di Santa Maria dei Guidoscalchi, poi dei Vizzani dall'avervi questa famiglia la parte posteriore delle loro case nel Trebbo dei Carbonesi.

I Baisi Cattani del castello di Baisio nelle montagne del Reggiano stavano nel 1226 sotto Santa Maria dei Guidoscalchi verso la Baroncella. Guido da Baisio, dottor in leggi, lettor famoso, con L.150 annue di lettura, Arcidiacono di Bologna, poi Vescovo di Rimini, indi della Concordia, fioriva nel 1300.

Si dice che Santa Maria dei Guidoscalchi fu unita a Santa Maria dei Galluzzi li 14 marzo 1482, ma non esistono documenti che lo comprovino.

II tratto di strada a cominciare dalla parte posteriore della chiesa dello Spirito Santo fino al suo termine, fu ristretto da varie concessioni di suolo, e specialmente da quelle delli 19 gennaio 1548, colle quali fu permesso a Cesare De Bossi, alias Vallata, notaro, e al mastro muratore Antonio, detto Terribilia, di protendere le loro case contigue che avevano sotto S. Giacomo dei Carbonesi nella parte posteriore che guardava a settentrione, ed in certa via detta dello Spirito Santo, occupando due angoli di detta strada, chiudendoli con muro, ed incorporandone in esso il suolo.

Pugliole dello Spirito Santo a sinistra entrandovi per Val d'Aposa.

Si passa la Pugliola della Torre Castellani.

Tutto il territorio che si comprende dov'è il torrazzo (de' Castellani) tirando verso la chiesa della compagnia dello Spirito Santo, poi piegando a sinistra verso la piazzetta dov'è il portone nuovo delle carra, era un luogo aperto e disabitato, e chiamavasi il guasto dei Cattalani, poi detto dei Celestini.

I monaci comprarono le case del Lupanare antico dal conte Alessandro Legnani, ed ottennero in dono dal pubblico un vicolo che aveva capo in S. Mamolo, contiguo alla porta laterale della chiesa, dove fu in suo posto fabbricata una casa con piccola bottega sottostante. Questo vicolo fu chiuso nel monastero, lasciando però lo spazio per una strada per la quale potesse passare un carro, e da ciò nacque il vicolo dello Spirito Santo, il quale fu poi venduto ai Viggiani che vi fabbricarono la stalletta comprata poi da Giulio Cesare Sturolo, e per esso venduta al monastero nel 1612 in via di permuta. E qui cade in acconcio di aggiungere una notizia delli 18 gennaio 1402 tolta dalla cronaca Fabra intorno a certa piazzola, la quale era a capo della via che andava alla Banca dei Soldati, e che confinava colla via pubblica, ovvero col cimitero dei frati Celestini, ed era dirimpetto ad una viazzola che andava al ponticello di Sant'Arcangelo di dietro di una casa grande che era dirimpetto a Santa Maria della Baroncella. La piazzola sarebbe il Guasto; la viazzola che va al Ponticello sembra la Pugliola, e il di dietro alla casa della Baroncella, la via Gargiolari.

Li 2 dicembre 1720 fu data facoltà ai Padri Celestini che in certa piazzetta, in cui terminava un vicolo detto Borgo Bordello, il qual vicolo non avea esito, occupassero suolo pubblico per piedi 22 e oncie 3 in lunghezza, e piedi 8 e oncie 6 in larghezza.

Pugliole della Torre dei Castellani a destra entrandovi per la Pugliola dello Spirito Santo.

Nell'angolo che fa questa strada con la via delle Pugliole dei Celestini, dalla parte di mezzogiorno vi sono gli avanzi della torre dei Castellani, detti corrottamente Cattellani, la quale nel 1267 fu fatta alzare per circa sei pertiche da Delfino Castellani a richiesta di Alberto Carbonesi suo nipote ex sorore, per vagheggiare dalla sommità di questa Virginia di Gio. Pietro Galluzzi, sua amante, il cui fatale matrimonio costò la vita a tutti i Carbonesi, a riserva di un solo bambino sfuggilo alla vendetta del Galluzzi.

Li 4 maggio 1484 i Difensori dell'Avere ordinarono che la torre dei Castellani (la più alta di quante esistevano in Bologna dopo l'Asinella) posta nella piazza maggiore antica, verso il monastero dei Celestini, fosse demolita sotto la ispezione di Galeazzo Marescotti e di Bartolomeo dalla Volta, per tema che rovinasse.

Dal modo con cui si esprime questo decreto pare che a quei giorni non esistesse alcuna fabbrica nel contorno di detta torre, e che coll'andar del tempo s'innalzassero e formassero le vie delle Pugliole dei Celestini, e quelle delle Pugliole dello Spirito Santo.

La ricchissima e potente famiglia Castellani, detta degli Osti, alleala dei Malavolti, cadde in povertà, poi si estinse. Li 27 ottobre 1693 i figli di Andrea divisero il loro patrimonio consistente in stabili, della rendila di L. 520, che subito furon venduti, non restando che alcuni fondi indivisi per gli alimenti della madre e delle sorelle.

Sussiste ancora il tronco della suddetta torre, la quale ha il lato da mezzodì a settentrione di piedi 18, e quello da levante a ponente di piedi 22.

Si passa la Pugliola dei Celestini

Sopra la strada evvi una camera sostenuta da travi infittì nei muri laterali. la quale esisteva fin quando la casa N. 1372, che ultimamente apparteneva ai Moreschi, e quella N. 1375, già Lindri, poi dell' Opera dei Vergognosi, erano dei Zambeccari. La medesima serviva a dar communicazione ai due stabili.