N.1077,1078,1079

Case antiche dei Pepoli. Che i Pepoli avessero possidenza sotto S. Giovanni in Monte lo sappiamo da un rogito di Rainiero dalla Crovara delli 22 gennaio 1231, che tratta della vendita fatta da Giovanni detto Zerbino, e da Bonora sua figlia a Berlimplana di Ramberto Bualelli di una casa con corte, e orto in Capella di S. Giovanni in Monte nella Guaita di S. Vito per lire 37. Confina Alberghetto Pepoli. È certo che del 1317 Bombologno di Bongiovanni, di Alberghetto, di Federico , di Pepolo, d' Uberto dalla Salustra in Iacopa di Lapo Loteri, che testò li 6 settembre 1320 ebbe qui le sue case come da rogito di Guido di Zambonino, e dicesi che Gera, o Zera di Romeo in Francesca di Giovanni Donato da Ignano avesse comprato nel 1292 una casa in Miola da Bonaventura Trentaquattro.

1322 17 Marzo. Zerra, o Gera di Romeo di Zerra Pepoli compra da Antonio e Giacomo padre, e figlio Trentaquattro una casa con piccola Corte nel mezzo posta sotto S. Giovanni in Monte in contrada di Bartiera per lire 50 con successiva locazione per anni 5, e per annuo affitto di lire 10. Rogito d' Isnardo.

1329 1 Aprile. Comprò Tommaso di Terzolino Beccadello da Cuminello Bencivenni una casa con suolo , e edifizio posta sotto S. Giovanni in Monte nella Contrada di strada Castiglione per lire 150 rogito Pietro del fu Giacomo Gabito. Questo stabile li 25 giugno 1339 fu venduto da Rizzardo , e da Giovanna del fu Tommaso di Terzolino Beccadelli a Giacomo di Tadeo Pepoli rogito Pietro d'Isnardo, nel quale vien detto essere una casa sotto S. Giovanni in Monte nella Contrada della Croce, e pagata lire 200. Potrebbe essere che questo stabile fosse quello che si crede abbia servito di Corpo di Guardia a Tadeo.

1338 12 Ottobre. Giacinto di Tadeo Pepoli compra da Contessa, e da Bittino Iugali Chiarisi una casa con suolo, edifizi , e con un torrazzo, ed altri edificii posti sotto S. Giovanni in Monte per lire 800 rogito Pietro Isnardi, e Bolognino Rizoli. Questo stabile li 3 marzo 1300 era di Gerardo, e Zoene fratelli e figli del fu Gerardo Contessa. Il rogito di Giovanni Bolognetti, dice che era posto sotto la parrocchia di S. Giovanni in Monte nella Via che da S. Tecla va alla Croce di strada Castiglione, e che confinava cogli eredi di Guido Cacciapreti.

1338 25 Ottobre. Giacomo di Tadeo Pepoli comprò dai figli di Obice d'Argenta una casa sotto S. Giovanni in Monte per lire 200, rogito Pietro d'Isnardo.

1339 30 Giugno. Giacomo di Tadeo Pepoli comprò da Branca, e da Masinella del fu Manno orefice, e da Fiordelisia Rossi una casa sotto S. Giovanni in Monte in contrada S. Croce. Rogito Pietro d' Isnardo.

Questo Manno orefice fu l'Autore della Statua di Bonifacio VIII nel 1301 nella facciata del Palazzo Pubblico ed ora conservata nelle Camere d'antichità dell' Istituto.

1339 30 Giugno. Il suddetto Giacomo di Tadeo comprò da Ugozzone, e sorelle Sunci una casa nella Via della Croce sotto S. Giovanni in Monte per lire 250. Rogito Piero d'Isnardo.

1339 29 Luglio. Lo stesso Giacomo acquista da Giovanni del fu Bongiovanni Pepoli, e da Margaritta di Bombologno Pepoli una casa sotto S. Agata, e San Giovanni in Monte, per lire 200. Rogito Pietro d' Isnardo -Vedi 1317.

1344 13 Marzo. Cessione di Giacomo Sunci a Giacomo Pepoli di una casa con suolo, e edifizio posta sotto S. Giovanni in Monte, per detto Sunci altra volta comprata con denari del detto Pepoli. Rogito Francesco di Lambertino da Castel Franco.

1346 24 Aprile. Rattifica di Rizzardo del fu Fra Artenisio Beccadelli a favore di Giacomo di Taddeo Pepoli della vendita fattagli di più case sotto San Giovanni in Monte. Rogito Andrea di Fra Belliotto.

Fin qui si sono prodotti i contratti di compre fatti dai Pepoli in questi contorni dove abitò il famosissimo Tadeo di Romeo. Si fa osservare che mentre egli viveva li di lui figli Giacomo e Giovanni fecero non pochi acquisti, ma il primo però sempre sotto S. Giovanni in Monte, e Giovanni sotto la Capella di S. Agata.

La famiglia Pepoli nobilissima per la sua antichità potente per le sue immense ricchezze , illustre per le sue alleanze, e per li sommi Uomini che ha dato alla Patria dà prove sicure di sua esistenza del 1144 con un atto conservato nell'archivio di S. Stefano, in cui si ricorda Pepulus, et Ioannes Uberti de Salustra comune nell'Imolese presso Dozza. La seconda memoria autentica sui Pepoli si trova nel Registro Grosso fol. 32 verso, ove è notato Pepolo di Ubertello intervenuto alla concordia degli Imolesi nel 1168. La terza prova dell'antichità dei Pepoli risulta dallo stesso Registro Grosso fol. 49 nel quale è detto che Ugolino di Pepolo, e Pepolo di Ubertello come principali di Castel d' Arbore vennero a Bologna a giurar fedeltà nel 1178. Per indicare prossimamente l'epoca in cui i Pepoli si stabilirono in Bologna si è ricorso al registro Nuovo, il quale a carte 357 dice che Zerra di strada Castiglione era presente al Consiglio nel 1223. Dunque i Pepoli si stabiliscono in Bologna fra il 1178, e il 1223 per non dire che prima del 1200 avessero già abbandonato Castel d'Arbore.

Difatti nell'Archivio Pepoli esiste un rogito delli 27 Giugno 1200 del Notaro Guido Veruli col quale Giacobino Pepoli anche a nome di Federico , Alberghino, Giacomino, Bonacursio, e Remeotto figli di Ugolino , compra da Guido di Bongiovanni da Corticella, tornature 40 di terra in Caverato a lire 9. 10 la tornatura. Il suddetto Giacobino era figlio di Pepolo di Uberto di Ugolino di Guido di Pepolo I, il qual Pepolo I viveva circa il mille.

In poco più di cent' anni superò la famiglia Pepoli per ricchezza , e per autorità, le principali di Bologna. Romeo dì Zerra di Ugolino di Romiolo di Ugolino di Pepolo di Uberto della Salustra riputato ricco di 75000 lire di rendita della moneta di quei giorni, fornito di non comuni talenti, contornato da un forte partito detto dei Scachesi sì rese quasi arbitro dei pubblici affari, e spinto dalla naturale sua intraprendenza , si accinse a cangiar governo alla Città, trasferendo il dominio del Popolo in mano dei nobili. Penetratosi tal progetto accadde che Giustinello da Fermo Podestà, fece carcerare Turola Albiroli notaro per certe falsità. Romeo che non lo credeva colpevole, voleva salvarlo, mentre i Beccadelli, i Rodaldi, i Boattieri, i Sabatini, e molti altri del partito dei Maltraversi volevano la sua morte, poi carcerato Giacomo di Valenza scuolaro per ratto tentato della figlia di Chilino Zagnoni , Romeo procurò di metterlo in salvo con dispiacere dei Maltraversi, pei quali scoppiò il furor della Plebe li 17 luglio 1321 contro Romeo, ed i suoi partigiani, li Scachesi rimasero soccombenti, il Pepoli e la sua famiglia furon forzati dopo lunga zuffa ad abbandonare le loro Case, e furono salvi, per accortezza di Romeo, che gettando oro in gran copia alla plebe, intenta questa a raccoglierlo, ebber tempo di rifugiarsi in casa di Alberto Sibaldino che quantunque nemico dei Pepoli, gli accordò ospitalità e salvamento; altri attribuiscono la loro salvezza a Gregorio Barisello compare di Romeo. I Pepoli furon espulsi da Bologna, e con loro anche Albicello Buondelmonte Podestà. Il Popolo saccheggiò, e rovinò le case loro. Il Consiglio confiscò li suoi beni , e quelli dei suoi aderenti, ed a salvezza della Patria creò il primo Gonfaloniere di Giustizia nella persona di Guido di Pasquale de Mastri nella fiducia di metter un freno ai nemici del Popolare Governo.

Romeo si ritirò in Avignone ove fini li suoi giorni, nel 1323.

Racconta il Dolfi, che da circa 40 anni viveva fiera inimicizia fra i Pepoli e i Tettalasini, in causa che Guido Pepoli era stato ucciso da un Tettalasini nel 1202, e che questa lunga inimicizia fu spenta dal B. Giovanni da Vicenza Domenicano che procurò il matrimonio di Romeo, con Biagia Tettalasini. Sarà vero il matrimonio, ma proverebbe che dalla morte di Guido a quella di Romeo passarono 121 anni, lo che converrà amettere che se vi fu inimicizia fra le due famiglie questa durò oltre li quarant' anni indicati dal Dolfi.

Tadeo , e Giovanni di Romeo coi suoi aderenti dopo sette anni d' esiglio furono richiamati in Bologna li 17 marzo 1328 dal Cardinale Bertrando. Finalmente il partito Scachese riuscì li 30 Agosto 1337 di mettere ad esecuzione il progetto del 1321. Nel dì suddetto il Consiglio del Popolo, e della Città di Bologna elesse il nobil uomo Tadeo del fu Romeo Pepoli dott. di legge Conservatore, e Governatore perpetuo del Comune, Popolo, Città, e Contado di Bologna. Rogito di Cristoforo di Filippo, di Giovanni di S. Miniato. Li votanti favore voli furono 908, e 10 i contrari.

1338 30 Marzo. Tadeo Conservatore della pace e della giustizia elesse Giacomo e Giovanni suoi figli in capitani della Montagna , i quali deputarono Francesco Chiari in Cassiere di Bologna, Bonifacio Magnani in notaro per sottoscrivere i mandati dei pagamenti , un Vicario e un Pro-Vicario. Rogito Giovanni Bonuccio Grafagnini.

1338 31 Marzo Donazione fatta dal potente Tadeo Pepoli alli diletti suoi figli Giacomo e Giovanni, come benemeriti e difensori della Repubblica di Bologna, di tutti i beni e ragioni qualunque del fu Muzzarello del fu Gualtiero da Cuzzano, che possedeva all' epoca nella quale tentò di tradire detto Tadeo Pepoli, e il Comune di Bologna, comettendo nefandi delitti per cui fu bandito come ribelle e li di lui beni rimasero devoluti al detto Comune. Rogito Giovanni Bonucci Grafagnini.

Nel 1339 Benedetto XII, scrisse lettere da Avignone in data Idus Octobris, colle quali commette a Tadeo Pepoli la potestà del governo di Bologna per tre anni col titolo di Conservatore. Prima di questo il Papa aveva inviato Beltramino Parravicini vescovo di Como e suo Nunzio a Bologna per transigere col Pepoli, dal quale si volle la rinunzia alla elezione fatta dal Consiglio, e Popolo di Bologna, e l' obbligo di riconoscere tutto dall' Autorità della Santa Sede. Le formalità volute dal Papa furono eseguite li 3 , 4 , 5 e 6 Agosto 1340, e li 22 del mese stesso, il Pepoli fu ripristinato nella sua carica. Vedi P. Sarti. De claris Archigimnasii Professoribus - Art. Pepoli.

1343 19 Febbraio. Clemente Papa VI scrisse, che se Tadeo moriva entro il quadriennio conferiva il Governo ai di lui figli Giacomo e Giovanni, e Bornio, quest'ultimo morì di peste nel 1347.

Tadeo fu marito di Bartolomea di Bonifacio Samaritani, dotata di lire 600. Da un rogito di Bonrecupero Pascali, apprendiamo che Matteo di Ugoccione di Monte Fiore, e di donna Samaritana unica figlia, ed Erede di Matteo di Ridolfo, che con Rolando Guarini fu al Congresso della Pace di Costanza per la Città nel 1183, si stabilì coi fratelli in Bologna e si chiamarono dalla Madre Samaritani. Morì con dolore universale li 28 venendo al 29 settembre 1347 a due ore, e mezza di notte. La Città gli fece sontuosi funerali, e fu sepolto in nobile Avello nella Chiesa di S. Domenico.

1347 30 Settembre. Donazione della Città di Bologna suo contado e distretto fatta per il Consiglio Generale del Comune, e Università del Popolo della Città di Bologna a Giacomo e Giovanni fratelli, e figli del fu potente Tadeo Pepoli Conservatore della Pace e della Giustizia della moderna Città, spirato il giorno precedente 29 settembre ad ore 2 e mezza di notte.

In questo Consiglio intervenne il Podestà, il Priore degli Anziani , gli Anziani rappresentanti la maggior parte dei Consiglieri della Città, tutta l' Università, Comune e Popolo di Bologna, che approvarono assieme e confirmarono a tutte le Compagnie delle arti, e delle armi del Popolo e Comune di Bologna tal donazione, le quali Compagnie furono 46, conferendo facoltà a detti fratelli Pepoli di poter disporre a lor piacere, come roba propria, e patrimoniale, con causa e senza causa, con titolo e senza titolo, lucrativo e non lucrativo. Nella quale approvazione ebbero voti favorevoli 815 e 28 contrari. E tale donazione fu fatta subito morto Tadeo, che spirò li 29 settembre anno predetto. Rogito Francesco di Guascone Bonvisini Notaro degli Aziani e Consoli.

1350 16 Ottobre. Vendita della Città di Bologna fatta da Giacomo e da Giovanni del fu Tadeo Pepoli all' Arcivescovo di Milano per 170,000 fiorini, riservandosi i venditori la proprietà dei Castelli di S. Giovanni in Persiceto di Crevalcore, di Cento, di S. Agata e di Nonantola. Rogito Ipolito di Lanfranco e di Giorgio de Bolani di Milano.

I Pepoli ebbero Baragazza, e Bruscolo dai Fiorentini, Castiglione della Gatta da Ubaldino dei conti Alberti di Munzone. La prima investitura di questo feudo, fu riportata dai figli di Iacopo dì Tadeo nel 1360. Li 20 aprile 1700 Leopoldo I concesse il privilegio di batter moneta nel feudo di Castiglione. Li 18 giugno 1700 il Legato di Bologna, pubblicò un Bando ad istanza dei conti Pepoli, col quale dichiarava che la Legazione di Bologna non darebbe ricetto ai sudditi contumaci di Castiglione. Tutte le linee legittime discendenti da Tadeo erano investite di questo Feudo, ma la Reggenza per antico patto di famiglia si esercitava per tre anni da ciascun Colonello per turno. Il Palazzo Baronale di Castiglione era comune a tutti i condomini, usato però solamente da quello, che pro tempore era Reggente.

I Contadini dei Pepoli erano esenti dal comando del Reggimento anche in tempo di guerra. Le Case dei Pepoli in Bologna , e le loro estesissime tenute nel Territorio godevano di una specie di franchiggia.

Dopo questa digressione ritornando al N. 1079 della strada di Miola si trova che li 9 giugno 1475. Elisabetta del fu dottor Antonio Bentivogli vedova del dott. Romeo Pepoli, e li conti Guido e Galeazzo del fu Romeo Pepoli vendettero a Michele del fu Andrea Casali tre case contigue poste sotto la Capella di S. Giovanni in Monte in confine di Miola, di strada Castiglione, della Via del Vivaro dei beni Casali, degli Eredi di Tommaso Bazaleri, di Elena vedova ed erede di Nicolò Fornaro , di Albizzi Duglioli e di Aldrovandino della Fondazza. Per lire 3000. Rogito Alessandro Buttrigari.

Gli stabili dei Casali in questa situazione descritti nella divisione seguita li 15 giugno 1517 erano i seguenti:

1. Casa grande quasi nuova con corte, e loggia sotto S. Agata. Confina con strada Castiglione, il Vivaro coll' infrascritta casa della Croce mediante chiavica.

2. Casetta ad uso di stalla in un chiuso consistente in 10 piedi, posteriore alla Croce posta sotto S. Giovanni in Monte. Confina Miola, e la suddetta Casa.

3. Casa senza portico sotto S. Giovanni in Monte. Confiina strada Castiglione, Miola, la Casa nuova, e grande.

4. Casa senza portico sotto S. Giovanni in Monte. Confina la sopredetta casa, e le infrascritte.

5. Casa in Miola. Confina la Via, e la casa abitata da Giuseppe Lambertini.

6. Casa con corte, portico, stalla, pozzo e torre in Miola. Confina la Via pubblica, la casetta ad uso di stalla e la stalla dei Pepoli.

7. Casa nel Vivaro con un Oratorio. Confina col Vivaro colla stalla dei Pepoli e colla casa grande e nuova.

Quest' ultima casa nel Vivaro sembra quella venduta da Aldrovandino Fondazza ai Casali per lire 2000, come da rogito Bonaventura Paleotti dei 26 agosto 1503.

Esistette in Bologna una famiglia Casali nel 1200 in cui viveva un Casalo Casali, il cui figlio Casalino fu ucciso nella guerra dei Milanesi contro Federico II nel 1237.

I Casali che qui abitarono oriondi di Cortona passarono ad Imola , e Andrea di Francesco si trasferi in Bologna nel 1434 , dove fu fatto cittadino nel 1454.

Il Senatore Andrea di Mario Casali, e di Barbara Malvezzi. Capitano delle armate del Re di Spagna, si disse morto il 19 luglio 1604 all' assedio di Ostenda, altri dissero che capitasse in mano degli infedeli , dai quali fosse liberato dai padri del Riscatto. Certo è che presentassi in Roma un tale , che diede qualche indizio di essre il suddetto Andrea, e per volere ciò sostenere , morì in galera condannato col nome di - Quidam homo-. Il Senatore Andrea partì da Bologna li 2 luglio 1603 di circa anni 20 , la nuova della sua morte pervenne alla di lui madre li 9 agosto 1604 ; era figlio unico. Erede delle sue facoltà che non eran meno di 3000 scudi di rendita , fu Michele di Gregorio Casali conte di Monticelli.

Si estinse la famiglia Casali di Bologna nel Senatore Gregorio , del Senatore Mario li 31 luglio 1802. Alfonso e Alessandro di Michele sul finire del secolo XVI si stabilirono in Piacenza, ed i suoi discendenti dovevano essere gli eredi del defunto Senatore Gregorio, ma non ottennero la successione per diffetto d' Albinaggio, per cui l' eredità Casali passò agli Isolani sostituiti, i quali per la stessa ragione non poterono ottenere l'eredita della famiglia Bajardi di Parma. Li 2 luglio 1803 si composero le due famiglie, dando gli Isolani ai Casali scudi 4000 come da rogito Parmiggiani.