Descrizione degli scavi archeologici di Marzabotto

"Descrive il conte Gozzadini in questa ultima parte del suo lavoro gli adornamenti e oggetti di lusso rinvenuti per le tombe scoperte, illustrandoli dello opportune erudizioni e raffrontandoli, ove bisogni, ad altri già conosciuti ne' musei. Di vetro sono alcune sferoidi a diversi colori e forate, che tramezzate a grani d' ambra formavan monili; un pezzo fusiforme, due fuseruole variate di fili d'altro colore, capocchie d'aghi crinali, e qualche oggetto d'ignoto uso, di bronzo, poche armille e fibule, d'argento, rarità per la materia e pel genere, una fibula grandicella. Ma d' oro sono altre fibule, sottilissime . e finissime in punta, da far immaginare che servissero a fissar veli: e laminette d'oro trovaronsi, triangolari o esagone: stampate a palmette o a foglie, consistenti, e tutte con fiorellini per i quali si può supporre che venissero, come chi dicesse, cucite su le vesti o gli adornamenti; e striscie e striscioline di simili laminette attortigliate in modo da far supporre che fossero avvoltolate sopra fili a quella guisa che costumasi coi filati d'oro. D' egual materia si rinvennero parecchi orecchini; i più costrutti per forma da stringere l' orecchio un po' sopra del lobo; uno, elegantissimo, da trapassarlo. Più nuovo gioiello, non si però che non abbia qualche riscontro in una collana di Vulcl, un dente umano incisivo di prima dentizione leggiadramente legato in oro; ricordo, forse prezioso, a una madre amorosa. Lavorati finissimamente e con quella delicatezza di granulazione minutissima che dispera l' emulatrice arte moderna sono più sferoidi, altre mescolate a pallottoline per uso di monili, altre schiacciate e con due o tre cannellini sotto capaci di un filo, che probabilmente avran servito ad uso di bottoni, e due pendagli, incomparabilmente belli, da sospendere forse ad un torque, come vedesi nell' ornatura d' Elena rappresentata in uno specchio etrusco dato dal Gerhard. Gli anelli abbondano, in bronzo schietto, in bronzo e in argento dorato, in oro: fra questi ultimi, uno massiccio, d' intaglio a cesello, profondamente incavato nella parte superiore, che dimostra assere stato adoperato a segnare, con una figura d' androgino; ed è, a giudizio del ch. dissertatore, uno dei più antichi monumenti italici di ermafroditismo, dell' ermafroditismo che simboleggiava un'alta idea cosmogonica. Nuovi poi affatto per queste contrade sono gli anelli con paste a immagini di scarabei impreziosite di lavori glittici. Dopo avere largamente dissertato sul culto speciale che ebbero gli egizii per questo insetto, che non è la cetonia aurata ma il copris sacro (scarafaggio), il quale simboleggiava loro il sole e il valore civile e quindi la generazione o la creazione, e come cotesta simbolica ed artistica rappresentazione dagli egizi passasse agli etruschi, e come nell' un popolo e l'altro pare che lo scarabeo, simbolo, come è stato accennato, del valor civile, fosse un ornamento distinto dei guerrieri; il conte Gozzadini passa a descrivere gli scarabei dissepolti in Marzabotto. Il primo è di quella stessa pasta verde onde sono formati gli egiziaci, e presenta intagliata nella parte piana inferiore una figura umana, pigmea, caudata, deforme, risentita, che azzuffata con un griffio gl' immerge un gladio nel petto. È il Tifone, imagine del dio della luce, come riscontrasi in molte rappresentanze egiziane ed etrusche ove appresso ha figurato il sole, in lotta col genio delle tenebre, simboleggiato dal griffio, che pur nelle antiche rappresentanze ha figurata acanto la luna falcata. Questo simbolismo dà occasione al ch. archeologo d' una opportuna digressione sul dogma teosoflco del perenne contrasto fra il bene e il male, che dall'oriente dell'Asia passò ai fenici e agli egizii, e da questi agli etruschi, i quali nel primo periodo della lor civiltà resero piuttosto le idee teologiche e le forme artistiche dell' Egitto che non quelle della Grecia, alle quali si volsero nel periodo ultimo. Dopo due scarabei in corniola, con una figura di guerriero, per ciascuno, ed in uno a soli contorni, ne seguita pure in corniola un quarto che rappresenta pure a contorni un centauro, Chirone, il quale volgesi amicamente a un garzonetto ch' e' porta su 'l dorso, Achille. Altri due, ancora in corniola, ne descrive il conte Gozzadini, più finemente lavorati nelle più minute parti, non solo a ruota ma a punta di diamante: uno arcaico, con figura femminile, alata, che ha una lancia ad armacollo e l' egida al petto, la Minerva, una delle tre grandi divinità delle città etrusche: il secondo porge una figura atletica, con clamide, in riposo, che accostasi al volto con la sinistra il capo d'una ignuda giovinetta alata che non ha ancor tocco del piè sinistro la terra, l'Ercole primitivo, insomma, non ancora dio, nel punto di essere salutato dopo le gloriose fatiche dalla divina vittoria. La serie degli scarabei di Marzabotto è chiusa da un cristallo di monte, benchè solamente convesso anzichè scolpito a foggia del mistico insetto; e porta mirabilmente intagliata, Io giovenca che si dibatte sotto la persecuzione del diptero, la cui figura nella gemma felsinea riscontra esattamente all'imagine dell' assillo data dall'illustre naturalista Reamur; il che dà argomento al ch. dissertatore di estendersi su le diverse opinioni di eruditi e naturalisti circaVoestros od asilus, che alcuni volevano fosse il tafano, quand'è certamente l'assillo. Agli scarabei egizii assomiglia pure una pasta vetrificata e turchiniccia con incavato un toro. Questa pare fosse incastonata in un anello: le altre, e forse anche il cristallo, sono, od erano, legate in oro o in argento. Si rinvennero quali dentro, quali intramezzo le tombe ; ma le più sotto i cumuli di sassi che coprivano gli scheletri."