Collegio Avignonese

Zoene Tencarari vescovo avignonese legato ai suoi successori nel vescovato un latifondo, volgarmente detto podere, che possedeva nella villa o territorio di Saliceto diocesi di Bologna, sotto condizione che colla rendita di detto latifondo si mandassero otto poveri scuolari avignonesi allo studio di Bologna. Per quarant' anni fu religiosamente osservata questa disposizione, ma al tempo di Napolione cardinal diacono di Sant' Adriano, allora Legato apostolico, essendo stato interdetto lo studio di Bologna, Paolo Tincarari lettor Bolognese, con mandato del priore dei Predicatori e del guardiano dei Minimi di Bologna, esecutori di detta pia istituzione, vendette i beni e distribuì il denaro ritratto. Per le quali cose fu ingiunto ai predetti commissari apostolicii, di chiedere agli Anziani di Bologna la restituzione dei sopradetti beni, e nel caso di rifiuto per parte dei compratori, riferire aspettando la Pontificia risposta, da Avignone VilI Idus Iann 1318. In seguito il Papa ordinò al Podestà capitano degli Anziani, e al Consiglio di Bologna di prestare il braccio secolare quante volte occoresse contro i suddetti esecutori testamentari.

Li 10 febbraio 1257 mons. Zoene Tencarari vescovo d'Avignone con suo testamento lasciò i suoi beni nel comune di Saliceto presso i Ligapasseri ed il fiume Savena ai Vescovi d'Avignone pro tempore, perchè eleggessero tre canonici di detta chiesa, due chierici della città, due chierici scuolari di Castel Novo, e uno di altri ca stelli della Diocesi di Avignone, e li mandassero per anni cinque allo studio di Bologna dando a ciascuno L. 24 annue di bolognini; terminato il loro corso ordina che il vescovo passi a nuova nomina, e cosi successivamente. Mancando il vescovo predetto di nominare scuolari sia per appropriarsi le rendite, sia per vendere i fondi, vuole che subentri in questo diritto la chiesa di S. Michele in Bosco di Bologna per la nomina di otto scolari avignonesi o Arelatensi che si trovassero in Bologna. Ed in caso che detti frati trascurassero il mandato, allora ne subentri il capitolo di Avignone. Che se poi mancasse del tutto lo studio in Bologna, vuole che il Vescovo di Avignone venda i fondi nel Bolognese, e ne impieghi il ricavato in altri della provincia Avignonese perchè gli otto scuolari studino in altro studio generale. Lascia a Tommasino suo nipote e ad altri suoi parenti tutta la porzione a lui spettante della torre e casa dei Tincarari, rogito Sinardo di Giannino Picciolpassi, fatto nella chiesa di Savena di Sant'Antonio in Bologna dove abitava il testatore. In un codicillo modificò e spiegò le cause di caducità, ed ordinò che nel caso si dovessero vendere i beni dal Priore dei Domenicani e dal Guardiano dei Minori, si faccia previo il consiglio di più giurisprudenti di Bologna, e si vendano a Paolo di Tencarari, o al di lui figlio Tommaso per L. 800 di bolognini, e che questo prezzo sia distribuito ai poveri.

La Commissione dei beni del Collegio Avignonese era amministrata dal Priore di S. Michele in Bosco, il qual priore, di nome fra Piero, la rinunziò li 20 febbraio 1308 al Priore di S. Domenico ed al Guardiano di S. Francesco. come da rogito di Zarlotto di Guido Bonaparte, e questi li 24 dicembre 1308 vendettero per L. 800 i beni posti in Saliceto e Sant' Egidio a Paolo di Toninio Tincarari. Rogito idem.

Gli alunni di questo collegio vivevano sparsi nelle case e negli alberghi della città, e sembra che qualche volta fossero in sette. Giovanni XXII li 23 novembre 1330 approvò il disposto del Legato, e cioè di aver applicati i beni dell'arciprete Galluzzi e di Zoene avignonese, e di altri, per erigere prebende a comodo di poveri scuolari. e aggiunse, che a perfezionare la pia opera, e per uso dei detti scuolari, si stabilisse una casa con clausura come si praticava in Parigi, dove gli scuolari solevano vivere in comunità, e siccome coi detti beni si aveva di che mantenere completamente trenta poveri scuolari, volle che ciò si facesse, e non essendo sufficienti si supplisse con altri beni confiscati.

Questa ordinazione ci fa conoscere da dove nacque il primo progetto di unire in un locale li studenti e di farli vivere colleggialmente. Eugenio IV uni le rendite del Collegio Avignonese al Gregoriano.