N.586 - Palazzo Torfanini

Cartigli

Palazzo Torfanini

Costruito nella prima metà del XVI secolo (nei capitelli infatti compare la data 1544), fu completamente ristrutturato nel 1737 su disegno di Alfonso Torreggiani che mantenne il portico cinquecentesco. Nell'interno erano conservati stupendi affreschi di Nicolò dell'Abate, ora trasferiti nella Pinacoteca Nazionale, raffiguranti storie tratte dall'Orlando Furioso, databili alla metà del XVI secolo.

Indirizzo:

via Galliera, 4

Guidicini

Sull' angolo della via di S. Giorgio vi era la casa di Filippo Formaglini, da esso venduta a Galeazzo Accarisi in prezzo di L. 1380.

Li 7 maggio 1517 fu concesso a ser Galeazzo Accarisi di edificare la casa che comprò da Filippo Formaglini, dandogli suolo per il portico onorifico che vuol fare ad ornamento della città.

1526, 8 marzo. Baldo Baldi, Ermesse, Costanzo e Sforza Accarisi vendono a Don Bartolomeo Torfanini una casa in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, per L. 4500. Rogito Antonio Ruffini e Ippolito Fronti. Confinava colla casa di Fuccio Oretti a mezzodì. Li 3 novembre 1612 questa casa fu affittata per tre anni, da D. Paris di Filippo Boschi, mandatario di Giovanni di Gabrielle Torfanini, a Domenico e Gio. Battista, padre e figlio Roffeni, per L. 360 e due torcie di oncie 4 all'anno, concedendo al conduttore la facoltà di aprire una porta sulla via di S. Giorgio, col patto di chiuderla a fine di locazione. Rogito Pellegrino di Bartolomeo Aretusi, nel quale si dice essere una casa vicina al palazzo Torfanini in Galliera. Non si sa come questa casa appartenesse nel 1715 al Conservatorio di Santa Croce, e da chi fosse acquistata per unirla a questo palazzo; certo è che fino alla predetta data fu casa separata.

Li 5 maggio 1542 Camillo di Carlo Oretti, e Catterina di Saulo Guidotti, vendettero a D. Bartolomeo Torfanini una casa ruinosa con due corti, posta sotto Santa Maria Maggiore, presso la via di Galliera, presso il compratore a settentrione, presso la seguente casa a mezzodì, presso detto compratore a occidente rispetto alla stalla o casetta adiacente, dalla quale si aveva sortita nella strada che va a S. Giorgio. Idem una casetta ruinosa, in confine della suddetta casa a settentrione, presso Galliera a. oriente, presso i beni della chiesa di S. Tommaso del Mercato, e per essa Giovanni de' Gherardi di lei Rettore, e a mezzodì con Costanzo Ranuzzi mediante Androna. Per L. 5000. Rogito Bartolomeo Algardi e Alberto Budrioli.

Il detto D. Bartolomeo Torfanini ottenne li 28 aprile 1544 oncie 22 di suolo pubblico in Galliera, e li 29 maggio altre oncie 3, lo che indica la fabbrica fatta per far la facciata uniforme della casa già Oretti a quella che fu degli Accarisi. Nella divisione seguita li 25 settembre 1642, a rogito Domenico Albani, fra Giacoma del fu Giuseppe Ticinali Canobbi, vedova di Gabriello Torfanini, e i Presidenti del Monte di Pietà, si ricordano i seguenti stabili Torfanini in Galliera:

1° Casa nel cantone di Galliera, e della via di S. Giorgio, valutata .................... L. 16800

2° Casa contigua al detto palazzo, col quale confina a settentrione ........................» 6000

3° Casa che fa cantone con Galliera, e colla via di S. Colombano (poi via Parisi). Confina a settentrione la detta casa, a levante Galliera, a mezzodì la via di S. Colombano, e a sera l' infrascritta casa

........................................................................................... » 2000

4° Casa detta il casino, o stanzone da canepa. Confina il palazzo a settentrione, la strada di S. Colombano a mezzodì, e a levante la suddetta casa

........................................................................................... » 4700

...................................................................................Totale L. 29500

Si pretende che i Torfanini, non Trofanini, sieno oriundi della Martella di Budrio, e che un Giovanni di Torfanino sia il loro autore. Esercitarono prima la macellaria, poi la merceria, indi la mercatura. Il detto Giovanni si stabilì in Bologna sul cominciare del secolo XIV. Giovanni di Gabriello fu l'ultimo della famiglia. Morì li 20 luglio 1640 con testamento fatto li 26 giugno 1627 a rogito di Domenico Albani, col quale lascia erede usufruttuaria Giacoma di Gioseffo Canobbi Ticinali di lui madre, ed eredi fiduciari i Presidenti del Monte di Pietà, i quali, prelevate dalle sue rendite lire 1000, debbono distribuire il resto a tante donzelle cittadine, dotandone ciascuna di lire 600, le quali solevano essere ventidue circa ogni anno.

La madre rinunziò all' usufrutto, e volle la legittima, come dai rogiti Albani delli 25 settembre 1642, e 14 gennaio 1646, dai quali apparisce che gli fosse assegnata la casa in angolo della via Larga di S. Giorgio. Morì la detta Giacoma li 26 gennaio 1652 con testamento del 1640 a rogito Albani, e con due codicilli del 1644 e del 1650. Lasciò erede Giuseppe Garlo Canobbi Ticinali figlio di Orazio suo fratello, e mancando senza successione sostituì le putte di Santa Croce e le suore della concezione. L' erede fu l'ultimo dei Canobbi Ticinali, che morì li 16 ottobre 1674. Nel suo testamento fatto in detto giorno, a rogito Filippo Carlo Chierici, lasciò eredi gli ospedali della Vita e della Morte, e l'Opera dei Vergognosi per conto dell' ospedale di Sant' Orsola.

Il dottor Gio. Battista Capponi, parente ed esecutore testamentario della Giacoma Canobbi Ticinali, aveva liquidato lo stato della testatrice, netto da debiti e da legati, in L, 237828, 2. Essendo la legittima del nipote L. 79282, 4, pervennero alle suore della Concezione e alle putte di Santa Croce, eredi di detta Giacoma, L. 126356, 8 in tanti stabili, fra i quali la casa Torfanini in Galliera, stimata L. 16800.

Si è detto da qualcuno che la casa di Bartolomeo Torfanini fosse fatta nel 1508 nell'angolo del Poggiale, quando invece era nell'angolo della via Larga di S. Giorgio. Altri hanno voluto che la casa degli Oretti fosse quella nel predetto angolo, quando quella degli Oretti era in confine degli Accarisi a mezzodì.

Li 7 marzo 1647 il Monte di Pietà vendette al senator Achille Volta il palazzo nobile con giardino, stalla, e teggia, sotto Santa Maria Maggiore, in confine di vie pubbliche, dei Boccaferri, dei Preti di S. Colombano detti del ben morire, e dei Canobbi, ecc. per L. 46000. Rogito Gio, Guglielmini e Paolo Ciamenghi.

1697, 3 gennaio. Achille di Vincenzo Volta vendette a Stefano Piastri il suddetto palazzo, che confina colla Strada di Galliera, con i Boccaferri, coi ministri degli infermi in S. Gregorio, coll'ospedale della Vita, e colle putte di Santa Croce, per L. 43000. Rogito Domenico Maria Boari.

I Volta, o dalla Volta, nel 1351 si chiamavano Mattaloni. Ardizzone detto Zone credesi che venisse dalla Volta del Contado e pianura Bolognese a stabilirsi in Bologna, ed ebbe Paolo fatto Gonfaloniere di giustizia nel 1385. Qualcuno pretende che derivino da un Rolandino di Monteveglio sopranominato Volta, che del 1157 venne ad offrire quel castello ai Bolognesi; altri finalmente dicono, che fu un Albicino venuto dalla Volta, non fissando però l'epoca in cui visse. Il fatto è che il primo instrumento dell' archivio Volta è delli 6 giugno 1416 a rogito di Tommasino Cimeri, nel quale si tratta di una compra fatta da Zone della Volta in Gesso.

I Volta furono eredi dei Pocapenna in causa della elezione fatta da Diamante, vedova di Zannino Pocapenna, di Camillo di Nestore della Volta erede del fu Ve spasiano di Zannino Pocapenna di lei figlio premorto. Rogito Camillo Macchiavelli e Melchiorre Zoppi delli 28 giugno 1532.

L' ultimo dei Volta fu Achille Vincenzo di Astorre Francesco, morto li 8 dicembre 1739. (Vedi Strada di Galliera N. 489).

I creditori Piastri vendettero i detti stabili ai Principi Cesare e Foresto d' Este. Dopo la loro morte diventò possessore nel 1725 Rinaldo I Duca di Modena che intraprese a risarcirlo notabilmente, e ornarlo nel 1734, ma sorpreso dalla morte nel 1737, mentre era quasi finito, lo lasciò alle due sorelle Benedetta e Amalia, che ordinarono al conte senator Francesco Caprara di continuare a presiedere la fabbrica finchè fosse del tutto terminata.

Amalia, ultima delle due sorelle, morì li 5 luglio 1778, e testò a favore di Ercole di Ercole III suo nipote, e questi li 9 marzo 1779 vendette il suddetto palazzo a Giuseppe di Gio. Battista Facci Libbi per L. 115000 compresi i mobili e la casa già Boccaferri in via Larga S. Giorgio NN. 776 e 777.

Si dissero Libbi per la morte di Clemente Libbi seguita li 29 dicembre 1753 in Cartoleria, del quale fu erede Margarita sua sorella, moglie di Gio. Battista Facci.

Dai Facci Libbi, caduti in misero stato, passò a Giuseppe Zucchini già fattore degli Aldrovandi.

Pietro Lamo (Graticola di Bologna)

E qui appresso è il palazzo del Torfanini, il quale è tutto istoriato di chiaro scuro, mezzo di mano di Girolamo da Treviso, e il resto di Prospero Fontana Bolognese. Dentro a detto palazzo verso la strada vi è una sala con fregio colorito a fresco fatto a quadri istoriato, le quali storie sono quelle, che fece Nicolò dell'Abbate Modenese.