N.104 - Case antiche dei Carbonesi, che contenevano la Chiesa e canonica di S. Giacomo de' Carbonesi

Case antiche dei Carbonesi, che contenevano la Chiesa e canonica di S. Giacomo de' Carbonesi e si univano al casamento, che ha ingresso nella via Trebbo de' Carbonesi.

L'antichità di questa famiglia capo fazione contro la potente famiglia dei Galluzzi porta di conseguenza il non conoscersi l'origine di queste case, le quali nel 1228 caddero perchè indebolite dal tempo.

È certo che i Carbonesi vi avevano la loro torre e di questa ne abbiamo dettagli che ci istruiscono dell' età in cui fu costrutta. Pietro di Lovello de' Carbonesi e Marchesello di Rolando da Vetrana l' undici settembre 1177 concordarono di costruire ad uso reciproco una torre di venti puntate, e cioè di 20 linee di quei buchi che si lasciavano aperti nelle pareti delle torri e che avevano servito per conficcarvi le travi dei ponti dei muratori. Marchesello diede una tubata (o cantina) in porta S. Procolo presso Rodolfo o Rolando da Vetrana ai Carbonesi, perchè possano giovarsene a piacimento nell'innalzamento della torre. Rogito Corvolo.

Li 11 aprile 1196 Ospinello, e consorti dei Carbonesi si astringono con giuramento da alcune leggi private riguardanti l'uso reciproco della loro torre e degli edifizi contigui per la comune difesa. A questo contratto concorsero Ospinello, Marescotto, e Giacomo di Bernardo. Rogito Bonfantino di F. notaio Imperiale. Per le sì tanto conosciute inimicizie ferventi fra le due famiglie Carbonesi e Galluzzi, fu distrutta da quest'ultimi nel 1258. Risulta dal testamento d' Alberto del fu Munsatello Carbonesi fatto il 3 aprile 1278 a rogito Gerardo, che avea instituito erede Uguccione suo figlio, al quale gli lasciava la sua porzione dei casamenti dove fu fabbricata la torre, e le case, che erano attorno a detta torre e nella detta torre non che la sua quota dei fondamenti e delle pietre di detta torre e case. Un altra testimonianza sull' esistenza della torre dei Carbonesi l'abbiamo in un rogito di Guido di Bonfantino, nel quale si tratta della vendita fatta da Pietro d' Amonio a Gesia d' Uspinello di un pezzo di casa presso la torre dei Carbonesi. Pietro di Lovello sopracitato è quello stesso che cedette ai Domenicani S. Nicolò delle Vigne, del quale aveva il patronato.

Queste case al finire del secolo XVIII furon comprate da D. Gioacchino Pasi ma per poco tempo. Passarono a Ginevra Ranpionesi vedova Taruffi, che testò a favore del dottor Curiale.