Scappa o Scappi

Diramarono insieme con le dinastìe dei Pio e dei Pico dagl' illustri figli di Manfredo. Per ciò nel ruolo dei proprietarii di servi Scappa e Pietro, che ne possedevano ottantasei, son detti de'Manfredi. Furono nobili di parte geremea, ma alieni dai tumulti; figurarono invece nella pace giurata insieme co' lambertazzi. Militarono a quanto dicesi in due crociate (1) e poche volte pel comune. Fra la turba dei molti, il cui nome morì con loro, alcuni degli Scappi tramandarono il proprio.

Ugolino, giureconsulto ed uomo di stato, insegnò legge parecchi anni nello studio. E poichè i Bolognesi, scacciato nel 1376 il legato pontificio, ebbero ricuperata la libertà; Ugolino fu inviato a' Fiorentini per ottenerne, siccome seppe, l' alleanza, a difesa dell' emancipata sua patria (2). Nell' anno appresso andò ambasciatore a Bernabò Visconti per notificargli la pace conchiusa tra Bolognesi e il papa: avviatosi poi a Cesena, per compiervi un' uguale missione, fu distenuto in Faenza dal Manfredi che v' era signore e che voleva esser pagato di certo danaro dovutogli da' Bolognesi. I quali benchè irritati lo soddisfecero, per liberare il concittadino ed oratore (3). Non guari dopo venne deputato con altri due a pacificare i tumultuanti scolari dello studio e a regolare ed approvare gli accordi da loro proposti. Andò ambasciatore al papa nel 1382, pel mantenimento delle franchigie di Bologna, e nel 1392 per liberarla dall' interdetto. In quel decennio sostenne altre due missioni a' Fioreatini e a Lodovico Alidosi signore d' Imola (4). Ma nel 1393 fu preso dalla vertigine d' insignorirsi di Bologna e perciò destreggiossi a sostituire con proprii fautori i magistrati. Il popolo s' innalberò, ed unitosi ai nobili esclusi si oppose a' disegni ambiziosi dello Scappi e nacquero gravi tumulti. Ugolino fu per ciò relegato a Treviso; ruppe i confini e venne minacciato di bando perpetuo. Era ripatriato allorchè venne a morire il Zambeccari signoreggiante Bologna (1399) e persuase il popolo a ripristinare il libero reggimento, anzichè acclamare un nuovo signore. Eletto dei XII a conservare lo stato, l' anno appresso fu annoverato tra i XVI riformatori. Morì nel 1405 (5).

Giovanni suo figlio, e nel secolo XVI altri due Giovanni e un Tommaso, furono anch' essi professori di legge (6): Alessandro è altresì ricordato. Uditore di nunziatura in Francia pel corso di tredici anni, poi inviato da Paolo V a sedare le discordie civili ne' Grigioni e nella Valtellina (1618). Da Gregorio XV eletto a comporre, come fece, Francia, Spagna e Venezia, che avevan rotta la guerra per pretesti religiosi concernenti la Valtellina (1620). Tenne la nunziatura in Isvizzera, vacante da un secolo. Urbano VIII gli commise di trattar la pace tra l' Impero e la Francia, in lotta per la successione nel ducato di Mantova che attirò gravi calamità sull' Italia. Alessandro vi attese con destrezza, ma inutilmente, e finì i suoi giorni nel 1653, vescovo di Piacenza (7).

Gli Scappi vennero meno in Costanza di Cammillo, alla metà del secolo scorso. Ne continuò il casato un ramo dei Sampieri, estinto non ha guari.

La loro maestosa torre sussiste in parte, in via Canton de' fiori presso la cattedrale, nella grande casa (n. 470) la cui facciata ha una terrazza con resti di merlatura e il cui cortile ad arcate ha capitelli con lo stemma de' Scappi. L'Alberti (8), l' Indicatore, l' Alidosi (9) e il Ghirardacci (10) dicono che questa torre fu costrutta nel 1219 o 1220 e l' ultimo di loro aggiunge che la fece erigere Pietro Scappi. È fola che fosse fabbricata solo nel 1398 da uno degli Usberti ed il Toselli (11) sbagliò dicendo che « la torre detta volgarmente degli Scappi fu degli Ariosti » male interpretando una carta del 1310 e confondendo la torre degli Ariosti, quasi dirimpetto, con questa degli Scappi. La quale ora è alta met. 39,35 ed ha internamente due vólti, uno all' altezza di met. 18, l' altro in cima. In due lati, due finestre lunghe arcuate sono alte met. 1,70, larghe met. 0,45. Sotto al piano corrispondente a quello del portico ha un sotterraneo alto met. 2, come la torre dei Basacomare. L' intervallo tra i ponti o fori è di met. 1,30. È larga metri 9,16 da basso, met. 8,82 in cima. I muri, stupendamente costrutti di mattoni che il tempo non ha potuto corrodere, sono dell' enorme grossezza di met. 2,97 da basso e di met. 2,02 in cima. Il che dimostra che questa torre dovett' essere o almeno dovev' essere condotta a grandissima altezza.

(1) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 195; v. 2, pag. 71.

(2) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 342.

(3) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 368.

(4) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 378, 394, 436, 455, 459.

(5) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 468, 470, 505,506. Fantuzzi.Notiz. v. 7, pag. 348.

(6) Mazzetti, Repert., pag. 286.

(7) Muratori, Ann. v. 15, pag. 334. Fantuzzi, Notiz. v. 7, pag. 346.

(8) Historia, lib. 9, deca 1.

(9) Instrut., pag. 193.

(10) Historia, v. 1, pag. 129.

(11) Memor. stor. docum., pag. 150, 176.