Manfredi Azzarita (Piazza)

Piazza Manfredi Azzarita.

Tra via Riva di Reno, dalla rotonda con via Ugo Lenzi, e via Luigi Calori, alla rotonda con via Giorgio Ercolani.

Quartiere Porto.

Prima documentazione dell'odonimo: 1956.

Questa è una pianta di recente apertura, inaugurata nel 1956.

Piazza Azzarita sorse nella zona retrostante l'antico Ospedale Maggiore su via Riva di Reno. Questa era zona aperta con parecchi orti e campi, attraversati da canalette derivate dal Canale di Reno, e con poche case. Una sola strada tagliava da est a ovest il luogo occupato da Piazza Azzarita: si diramava da Via delle Lame, tra i numeri antichi 236 e 237 e si dirigeva verso le mura tra porta San Felice e porta Lame. Questa via era via Carrara, rimaneggiata tra le due guerre, in seguito alla ristrutturazione della viabiità cittadina che portò la creazione di nuove strade (via Brugnoli, via Calori, via Cassini - che poi diventerà via Libero Battistelli) e scomparsa definitivamente con l'apertura di Piazza Azzarita.

Via Carrara, era via antichissima, già presente come Carara negli estimi 1296/97.

Ancora Carara per lo Zanti, acquistò una "r" e divenne Carrara per gli autori successivi.

Era, come lo descrive il Guidicini, una strada sterrata, quasi un sentiero. Tant'è vero che nella pianta del Monari è indicata come Stradello della Carrara, odonimo riportato anche dalla Tontina Mista. Con la riforma del 1873/78 divenne Vicolo Carrara.

Abbastanza intuitivo il significato legato al passaggio di carri.

Fonti citate in questo articolo.

Zanti: Nomi, et cognomi di tutte le strade, contrade, et borghi di Bologna, di Giovanni Zanti pubblicato nel 1583.

Monari: Città di Bologna posta in pianta in esatta misura con la distinzione de portici che sono in essa, Pianta di Gregorio Monari, pubblicata nel 1745.

Tontina Mista: Tontina Mista ossia progetto per illuminare la città di Bologna, pubblicato a Bologna dal Sassi successore del Benacci, 1762

Guidicini: Cose Notabili della Città di Bologna ossia Storia Cronologica de' suoi stabili sacri, pubblici e privati, di Giuseppe Guidicini (scritto prima del 1837, ma pubblicato nel 1868).