N.72(56). Palazzo dei Zani.

Cartigli

Palazzo Zani

L'edificio fu costruito su progetto di Floriano Ambrosini nel 1594. Al pianterreno sala con soffitto e camino decorato da Girolamo Mattioli con statue di Gabriele Fiorini (1594). Al piano nobile affresco giovanile di Guido Reni con la Caduta di Fetonte contornato da prospettive settecentesche di Serafino Barozzi con Allegorie di Gaetano Gandolfi e stucchi alle pareti; in altri ambienti affreschi di G. Mattioli.

Indirizzo:

via Santo Stefano, 56

Guidicini

Alessandro Zani notaro ebbe licenza li 2 giugno 1548 di occupar suolo nella via celebre di Strada Stefano per comodo ed ornamento della sua casa, in lunghezza piedi 26 e in larghezza piedi 4, in confine dei Dosi, per farvi il portico.

1561, 24 marzo. Marcantonio del fu Dionisio Zani comprò da Gio. Battista Zanzoli, alias Roti, i miglioramenti di una casa con tre corti, posta sotto S. Biagio in Strada Santo Stefano, per L. 800. Confinava i beni già Rota, poi eredi di Antonio Montarselli, indi il compratore, e la chiavica di dietro. Rogito Girolamo Solimani. Questa casa fu già di Bernardino, alias Carlo Bisestri, e da lui locata in enfiteusi perpetua a Cristoforo Rota. Lo stesso ne possedeva una seconda presso Antonio Sampieri, ossia Cecilia Minarini, ed ambedue da lui permutate coll'eredità Sanuti in cambio di due case in S. Mamolo (N. 105 e 106).

1561, 24 marzo. I coeredi Sanuti diedero in enfiteusi al capitano Marcantonio di Dionigio Zani, successore di Gio. Battista Zenzoli, alias Roti, la casa con tre cortili, posta sotto S.Biagio, in Strada Santo Stefano, in confine degli eredi di Antonio Montersero, di quelli di Antonio Sampieri, e di una chiavica di dietro, rogito Vincenzo Solimani.

Il capitano Marcantonio suddetto francò poco dopo il canone ai coeredi Sanuti, e cioè li 29 luglio 1564, in via di permuta.

1562, 9 dicembre. Marcantonio Zani comprò da Lucrezia Chiudaroli e da Domenico del fu Pietro Santi, suo marito, un andito largo piedi 2 e lungo piedi 20, sotto S. Biagio in Strada Stefano. Confinava la casa comprata dal detto Zani da Gio. Paolo Botti a mattina, e i Minarini a ponente. Fu pagato L. 16 d'oro. Rogito Angelo Barbieri.

Intrapresero i Zani la fabbrica di questo palazzo nel 1562, alla cui facciata però fu posto mano soltanto li 8 aprile 1594 dai fratelli Gio. Alessandro e Angelo figli di Marcantonio Zani, e fu scoperta li 19 giugno, vigilia della corsa del palio di S. Ruffìllo. Floriano Ambrosini fu l' architetto, Nicola Donati e Domenico Canova i tagliapietre, e Baldassarre del Porto del Lago il capo mastro muratore.

I Zani, oriundi di Firenze, si stabilirono in Bologna nel 1379, come risulta dal decreto di loro cittadinanza ottenuto nel 1443. Ulpiano, detto ancora Volpino, figlio di Giovanni Zani, dottor in leggi, portò in Francia nel 1507 un processo tendente a provare che Giovanni Bentivogli aveva tentato di avvelenare Giulio II. Il conte Paolo di Valerio, cameriere segreto e coppiere di Benedetto XIV, ultimo dei Zani, vendette questo palazzo li 2 marzo 1743 all'abbate Pier Antonio Odorici per L. 20000 da pagarsi entro 10 anni, sborsando L. 2000 all'anno, riservandosi però l'uso di due appartamenti, l'uno per sé, l'altro per la contessa Beatrice Rosa del senator Vincenzo Manzoli, vedova del conte Francesco Salesio del detto Valerio Zani, loro vita natural durante. Morì in Roma li 16 settembre 1759, essendo premorta la Beatrice li 14 novembre 1750.

Il tesoriere Odorici passò ad abitare questo palazzo li 9 luglio 1701. Dopo la di lui morte fu erede del ricchissimo suo patrimonio Antonio di Domenico Bonfiglioli e di Rosa Odorici, suo nipote ex sorore, il quale in pochi anni dissipò tutto e morì miseramente li 13 maggio 1798. Fu egli che aggiunse la fabbrica delle scuderie e granai dalla parte di S. Petronio Vecchio. I creditori dello stato Odorici vendettero il palazzo e la casa annessa ai marchesi fratelli senator Carlo e Antonio figli del fu Costanzo Zambeccari, per L. 105000. Rogito Zenobio Teodori delli 22 giugno 1797. Il senatore Carlo alienò la sua porzione li 3 aprile 1801 al marchese Francesco del dott. Giacomo Marescotti Berselli, il quale la vendette nel 1834 ai fratelli Biagi negozianti, per L. 27500, che nel 1825 comprarono l'altra porzione dal marchese Antonio Zambeccari, per L. 30000.