Via del Carro, dal I volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via del Carro comincia dalla piazzetta di S. Donato, e termina nella via dell' Inferno.

La sua lunghezza è di pertiche 17, 05, e la sua superficie di pertiche 28, 08, 9.

Il suo antico nome era Bel Carro, non conoscendosi da che sia derivata la sua denominazione.

Via del Carro a destra entrandovi per la piazzetta di S. Donato.

Si passa il voltone dei Malvasia e via Valdonica

NN. 2653, 2652. Casa grande con torre e con due porte, che fu dei Maranesi, famiglia ricca, di partito Lambertazzo, che terminò in due sorelle, una delle quali fu Zama di Tommaso di Calorio, maritata in Antonio detto Toniolo Bentivogli, e madre di Giovanni I Bentivogli.

1575, 7 febbraio. Le figlie di Girolamo Rodaldi la vendettero a Matteo Bindi, il quale li 31 agosto 1582 la cedette ad Ugolino Brizzi per L. 5900. Rogito Ippolito Zolli ed Antonio Malisardi. Confinava da due parti coi Manzoli (N. 2653 e 2654) con Cesare Beccadelli. Appartenne ai Gargiaria, e del 1715 al ramo di Gio. Battista di Giovanni Camillo consultore del Senato, estinto in Odoardo o Girolamo di Alessandro Monari, Olivetani. I Padri di S. Michele in Bosco presero possesso dell' eredità Gargiaria, ma furono obbligati a rimettere la metà di questa casa ad Agata di Gio. Isidoro Gargiaria, moglie del dott. Ercole Garimberti, e sorella di Romolo Ignazio tenente colonello, ultimo del ramo di Carlo di Gio. Camillo Gargiaria; e l'altra metà alla Machiavelli vedova dell' ultimo Gargiaria, che lasciò erede Giacomo Dalle Muzze suo nipote, il quale la vendette per L. 3500 all'abbate D. Gio. Garimberti figlio ed erede della suddetta Agata Gargiaria. Dai Garimberti passò ai Tacconi di Strada S. Felice, che la diedero in enfiteusi al notaro Monti, cancelliere dell'Università di Bologna.

N. 2651. Casa che del 1582 era dei Beccadelli. Li 11 ottobre 1665, secondo un rogito di Agostino Tancola, era di Vitaliano e fratelli Letti. Forse per questo D. Salaroli la credette quella casa dei Letti, che gli storici dicono essere stata distrutta d'ordine governativo nel 1442 per i misfatti che in essa si erano comessi, ma gli storici che citano questo fatto, dicono che la casa dei Letti era in via Valdonica (vedi via Valdonica N. 2719). Nel 1715 era di Teresa Cambi, poscia di vari compadroni.

N. 2650. Vi è gran probabilità che questa fosse la casa di Bernardo o Bernardino Sassoni, che fu riformatore, e che comprò li 2 giugno 1486 il N. 643 in Battisasso, e lo rifabbricò.

Nel 1462, nell'occasione che l'Avesa fu coperta, si dice essere stata voltata fino alla casa di Bernardo Sassoni.

1440, 6 giugno. Gaspare di Bertolino da Sassuno fa convenzioni con Francesco di Giovanni da S. Antonino, sopra il terreno fra essi confinante sotto S. Donato, per la facoltà accordata a detto Francesco di fare un volto sopra il fiume Avesa, dietro la casa del medesimo. Rogito Nicolò in Argelata.

Nel 1665 era dei Pellicini.

1526. I Gessi comprano una casa nella via di nostra Donna dell' Avesa, che confina con Ercole Da Sassuno. (Vedi via dell'inferno).

Bernardo Sassoni fu fatto riformatore li 12 dicembre 1472, e morì il 2 marzo 1483. La discendenza del suo ramo terminò ne' suoi nipoti ex filio. Il ramo di Berto si estinse in Lavinia di Giovanni da Lamandino, che fu moglie di Francesco Maria Pollicini e che fioriva nel 1680. Questa casa era con portico ed in angolo colla via dell'Inferno, di proprietà dei del Purgo, poi Malvasia. Nel 1715 era delle suore di S. Bernardino, che la vendettero a Tommaso Laghi muratore e perito, il quale la restaurò. Li 18 novembre 1765 il dottor medico Tommaso Laghi, nipote ex figlio del suddetto compratore, la vendette al pelacano Piccinini. Ultimamente fu dei China.

Via del Carro a sinistra entrandovi per la piazzetta di S. Donato.

Fra li NN. 2656 e 2657 vi è un'antica intercapedine

N. 2657. Stabile che fu dei Rampionesi, poi dei Venturini Pellini. Dicesi che in questa casa vi siano gli avanzi di un' antica torre.

N. 2658. Casa che da moltissimi anni è dei Salaroli del ramo discendente da Filippo riformatore.

NN. 2659, 2660. Prima del 1796 queste case erano dei Domenicani.