N.1057,1056 - Chiesa parrocchiale e monastero di Camaldolesi e SS. Cosma e Damiano

Dalle Cose Notabili di Giuseppe Guidicini.

Chiesa parrocchiale e monastero di Camaldolesi e SS. Cosma e Damiano (1). In una antichissima pergamena sta scritto: Extat in quibusdam scripturis autenticis quod Ecclesia S. Damiani de Ponte Ferri erat extra muros Civitatis. La chiesa è antichissima, che il Masina ristampata, crede eretta nel 1007, e dedicata alli SS. Giovanni e Paolo. Se la data del 1007 è tolta dalla lapide che è nell’atrio di detta chiesa è un errore rilevato anche dall’Alidosi, mentre dovrebbe dire invece 1107. Il Sigonio racconta che Enrico consacrato Vescovo di Bologna nel marzo 1130, donò la chiesa de’ SS. Cosma e Damiano nel centro della Città ai monaci Eremiti Camaldolesi, ma mancano le prove della data certa di simile donazione. Le lettere Apostoliche del 1147 confermano detti monaci nel possesso, e dominio di questa chiesa come Grangia della Badia di S. Michele di Castel de’ Britti. Si pretende che la chiesa avesse subito cura d’ anime, e che il prossimo monastero fosse costrutto solamente nel 1207, e la detta chiesa riedificata, o ristorata nel XIV secolo. Il priorato semplice di S. Damiano fu goduto 70 anni dai Franchini, e l’ ultimo a goderlo fu Antonio morto li 23 marzo 1579 che lo aveva lasciato ai Camaldolesi della Congregazione di S. Romualdo nel 1559.

Li 28 maggio 1578 fu concesso dall’ Ornato ai padri di S. Damiano di fare il portico alla loro chiesa in retta linea con quella dei Guidalotti, e dei Saraceni, poi Cospi concedendogli suolo pubblico, e dandogli un sussidio di L. 40.

Nel 1776 la chiesa fu allargata, ed alzata a spesa dei Monaci, e riaperta li 20 ottobre anno stesso. Il monastero venne sopresso li 10 marzo 1797, poi soppressa anche la parrocchia e dopo chiusa la chiesa li 16 agosto 1808. Tutto il locale fu comprato dal marchese Camillo di Costanzo Zambeccari cessionario del marchese Filippo Ercolani a rogito Luigi Aldini del 28 maggio 1801.

1754 6 Luglio. Decreto del Vicario a favore dei monaci di S. Damiano dell’ Opera dei Vergognosi, erede Garzoni e di monsignor Primicero Zambeccari col quale si permette di poter coprire a loro spese con volto il torrente Avesa cominciando dalla sagrestia dei detti Monaci, e proseguendo fino al palazzo Zambeccari, e ciò mediante atti di Giovanni Fabbri.

(1) Qui pure oggi fu eretto un magnifico palazzo dovutosi alla munificenza della signora contessa Mariana Politi vedova ed erede del fu signor marchese Camillo Zambeccari. L’ archittetto ne fu l’egregio nostro concittadino dottor Gualandi che mostrò anche in quest’ opera quella valentia che tanto meritamente lo distingue.

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Miscellanea: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie - per la parte antica - prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I

SS. Cosma e Damiano.

Parrocchia di Camaldolesi nella via detta Ponte di Ferro.

Si pretende fondata da S. Petronio nel 440.

Nel 1007 fu rinnovata e goduta dai chierici di Sant'Agostino che stavano in Castel de' Brittti. Nel 1129 fu assegnata ai Camaldolesi.

Nel 1580 fu riedificata la chiesa e il portico da Giulio Franchini.

Nel 1624 vi fu unita parte della parrocchia di Santa Lucia.

Nel 1641 fu fabbricato sotto questa parrocchia il teatro Formagliari.

Rimpetto alla chiesa di Santa Lucia vi era il collegio de' sacerdoti secolari bolognesi istituito in propria casa da Francesco Accursi nel 1678.

Questo fu il sesto convento sopresso in Bologna il 10 marzo 1797.

Per decreto del 24 giugno 1805 la parrocchia fu concentrata in quella di San Domenico, e ivi trasportati tutti i libri parrocchiali.

Per decreto poi del 10 marzo 1808 doveva esser chiusa la chiesa, lo che seguì sollanto il 16 del susseguente agosto.

Il 20 novembre 1808 un delegato del demanio con non pochi muratori si mise a far atterrare nella chiesa l'orchestra ed altri infissi ed inerenti alla medesima alI'insaputa del proprietario, il quale, fatto ricorso, si dovette dal governo far rimettere il tutto in pristinum, a riserva però dei confessi e delle panche. Il quadro dell'altar maggiore fu trasportato in San Domenico presso l'altare del Santissimo, essendo guasto e marcito dall' acqua quello che vi era prima.