N.129 - Convento di monache Benedettine di Santa Elisabetta regina d'Ungheria

Dalle Cose Notabili di Giuseppe Guidicini.

N.129. Santa Elisabetta regina d' Ungaria. Era questo convento di monache Benedettine, dette delle Santuccie, che stavano in S. Omobono fuori di porta Strada Maggiore poi in Santa Cecilia di strada S. Donato, di dove furono qui traslocate il 7 marzo 1323, previa autorizzazione di Arnaldo Accarisi vescovo di Bologna e più di fabbricare un monastero vicino alla porta di S. Mamolo, e in detta contrada aperto il 15 dicembre 1324. Nel libro dei Memoriali si trova la professione fatta nel 1325 da una nipote di Guglielmo d'Accursio, la quale gli applicò una sua casa. La famiglia Accursi ebbe in questi contorni le sue abitazioni.

Nel 1327 le Santuccie furono eredi di Ghisola Gallucci, Tebaldi. Questa Chiesa, e monastero fu unito al monastero di S. Salvatore dal cardinale Lodovico Arelatense Legato Apostolico, unione che fu confirmata da Eugenio Papa IV il 3 marzo 1431. Un atto del 29 settembre 1378 registrato nel libro dei memoriali, chiama queste monache, suore del convento de' Santi Giacomo e Filippo in Borgo S. Mamolo, dette anche di Santa Lisabetta e Santuccie.

Il Melloni racconta, che le Santuccie o Santucciane furono così dette dalla B. Santuccia da Gubbio morta in Roma il 21 marzo 1305, le quali, può credersi cominciassero in Bologna circa il 1323 come apparisce da alcuni atti di compra che sono nel pubblico Archivio. Avendo queste col tempo degenerato dal loro instituto abbandonarono la loro chiesa di cui rimase padrone Galeotto Canetoli dott. di Leggi. Non si sa se per jus patronato o per altro titolo questi la cedesse ai canonici di S. Salvatore con approvazione del cardinale Arelatense Legato di Bologna nel 1429. — Però dice, che la cessione predetta di S. Giacomo Filippo, ed Elisabetta nel Borgo di S. Mamolo seguì tre anni prima, e cioè del 1426, che aveva quattro fiorini di rendita col peso di una libbra di pepe da pagarsi alla Cattedrale. Aggiunge che alcuni opinano che la Chiesa avesse il nome dei prenominati santi, altri che fossero due chiese distinte e cioè quella de' Santi Giacomo e Filippo, e quella di S. Elisabetta. Le Santuccie si posson creder cominciate nel 1320, cioè tre anni prima della data antecedente. Il Segni dice, che erano due Oratori, con capelle unite assieme entro le mura della città presso la porta di S. Mamolo, e il nuovo Masini le ritiene per due chiese separate e distinte.

Il 22 agosto 1449, i canonici Renani di S. Salvatore concessero ai Padri Gesuati detti dell' Acque, di perpetuamente abitare la Chiesa, e case dell' Oratorio de' Santi Giacomo e Filippo, alias Santa Maria delle Santuccie vicino la porta di S. Mamolo con orto e pezzo di terra ortiva contigua all' Oratorio, riservandosi le ragioni del diretto dominio, e salve le ragioni del vescovato, e i Gesuati si obbligarono di pagare una libbra di pepe ogni anno a natale al vescovato, e una libbra di cera al capitolo di S. Pietro. Rogito Tommaso Fagnani, e Ducio Zani.

Casa fabbricata dai Gesuati nell'anno 1553 presso il terraglio sul terreno dell' orto della Chiesa de' Santi Giacomo e Filippo delle Santuccie con bottega annessa ad uso di ciabattino, poi affittata a M. Bentij per annue L. 55.

Pietro Lamo (Graticola di Bologna)

E a mano sinistra vi è la chiesa delli Capuccioli, così nominata. Quivi un certo frate Benedetto dalli Maroni Bresciano ha dipinto tutto un claustro, che è la vita di S. Colombino istoriata a fresco, ed è opera notabile.