Strada Sant'Isaia, dal II volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La Strada di Sant'Isaia comincia dalla porta della città e termina alla Seliciata di S. Francesco.

La sua lunghezza è di pertiche 155, 9, e la sua superficie di pert. 424, 52, 7.

Il serraglio di Sant' Isaia, ossia la porta del secondo recinto, si trovava dov'era il convento delle monache di Sant'Agostino di Barbaria.

Un rogito di Rolando Guarini delli 10 dicembre 1135 ricorda una casa con orto posta nella porta Sant'Isaia fuori del serraglio nel Borgo dei Palj (Vedi convento di S. Gio. Battista). Pare che il Borgo dei Palj possa esser stata la Strada di Sant'Isaia.

Scopertosi nel 1376, e precisameute il giorno di Sant' Isaia, che i Pepoli capi del partito Scacchese, coll' aiuto di Taddeo Azzoguidi, minacciavano Bologna, il Senato decretò che fosse chiusa la porta della città per la quale temevasi potessero entrare, e che perciò fu poi chiamata porta di Sant'Isaia.

Nella storia dei professori della nostra Università del P. Sarti trovasi all'articolo — Taddeo Pepoli — la seguente notizia:

Li 3 agosto 1340 fu chiusa la porta della città detta di S. Mattia in occasione della transazione fra la Santa Sede e Taddeo Pepoli. Lo stesso si fece per quelle di Saragozza, del Pradello, e di S. Felice, indi per quelle delle Lamme, del Borgo di Galliera, della Mascarella, di S. Donato, di S. Vitale, e di Strada Maggiore.

Li 4, 5 e 6 agosto si chiusero quelle di S. Mamma, di Strada Castiglione, e di Strada Stefano.

Li 22 agosto 1340 le chiavi delle porte furono consegnate dal Legato Beltramino a Taddeo Pepoli, il quale le fece riaprir tutte, nominandole ad una per una, ma non parlasi del riaprimento di quella di S. Mattia.

La porta di S. Mattia non è ricordata dalle nostre storie, ma osservandosi che tutte le altre porte della città sono nominate nell'opera suddetta a riserva di quella di Sant'Isaia, bisogna convincersi che questa sia quella di S. Mattia, e che rimase chiusa.

Questa contrada rimase senza immediata comunicazione colla campagna dal luglio del 1445 al maggio del 1568, e cioè dalla chiusura dell' antica porta del Pradello, per dove fuggirono i Canetoli ed altri assassini di Annibale I ucciso li 24 giugno 1445, fino all'apertura della nuova porta Pia seguita li 23 maggio 1568 in onore di Papa Pio V dei Ghisilieri del ramo di quelli stessi che ebbero parte nella morte del Bentivogli. Dal nome del Pontefice fu detta porta Pia, ma comunemente vien nominata porta Sant' Isaia dall' antichissima chiesa parrocchiale dedicata al detto Santo.

Li 10 novembre 1567 si pose mano ai lavori per riaprire questa porta, che alcuni dicono lo fosse li 20 maggio dell' anno susseguente

Per costruire la nuova porta fu d'uopo demolire la chiesa della compagnia di San Pellegrino, che faceva prospetto alla strada.

La prima pietra fu posta li 11 novembre 1567, e per le Rogazioni minori del susseguente anno fu aperta, passandovi per prima la processione della B. Vergine di S. Luca.

Riconosciuta angusta la strada vicina a detta porta, fu ampliata con pertiche 43 e piedi 80 somministrate da Urbano de Plodio, e con pertiche 38 e piedi 85 dall' ospedale della SS. Trinità, alias della Montanara, unito a quello di S. Bartolomeo di Reno, i quali ebbero in compenso, il primo pertiche 76, e l'altro pertiche 62 del suolo di una strada detta via Morta.

Li 18 settembre 1571 il Cardinal Paleotti, vescovo di Bologna, diede facoltà al Reggimento di occupare certa parte di terreno dell' ospedale di S. Bartolomeo di Reno, ossia della SS. Trinità, per la fabbrica della porta Pia, coll' assegnare altro terreno in permuta.

Questo decreto fa supporre che nel 1571 non fosse ancor finita la porta. La pubblicazione dei bandi si faceva nel 1256 davanti al trebbo della chiesa di Sant'Isaia in borgo Sant'Isaia, e davanti la casa di Guido. Nel 1289 si faceva innanzi la chiesa di Sant'Isaia, e innanzi la croce di detta strada.

Strada Sant'Isaia cominciando a destra della porta e continuando fino alla Seliciata di S. Francesco.

NN. 464, 463, 462, 461. Chiesa e convento di monache Domenicane dette di San Gio. Battista.

Alcuni accuratissimi indagatori di cose patrie parlando di questo antichissimo monastero han lasciato scritto: "Dicesi che in questa chiesa venissero monache fino dal 1137, ma non se ne hanno prove". Vero è che queste suore hanno nel loro archivio un istrumento di locazione di un molino che indica esistesse in questo luogo un convento, ma esaminandolo si vede che sono stati alterati e cambiati i numeri di questa data, e cioè un due invece dell'uno, e così il 1237 è stato ridotto 1137.

Nelle indagini fatte per compilare quest' opera si sono trovati i seguenti documenti che danno la data certa dell' origine del monastero di Santa Maria, poi detto di S. Gio. Battista.

1134, 3 novembre. Alberico notaro vende a Buona e ad Adeletta del fu Filadelfo di Federico Tencarari, una casa e terreno in via Sant'Isaia, presso la via predetta a mattina, presso Conte a sera, presso Giberto a mezzodì, e presso Bottario di sopra, per L. 8 lucchesi. Rogito Riniero.

1134, 10 dicembre. Giacobino Gualfredini e Arriverio vendono a Buona Tencarari e a Gerardina sua figlia una casa con orto posta nella porta di Sant' Isaia, fuori del serraglio, nel borgo dei Palj, per L. 46. Confina a oriente Guidolino Marinelli, a occidente Ridolfo, a mezzodì Ramusavina, e ad aquilone la via pubblica. Rogito Rolando Guarini.

1146, 11 febbraio. Gerardo vescovo di Bologna concede a Buona Tencarari e alle sue compagne di erigere una chiesa nelle vicinanze di Sant' Isaia, sotto il titolo di Santa Maria. Rogito Algisio da Scanello. La chiesa fu consacrata li 3 dicembre 1148.

1158, 8 marzo. Buona riceve in permuta da Ugolino Pellizzari una vigna che fu già dei Lungarelli, posta in campo Sant' Isaia, e concede una casa al Pellizzari presso la piazza Maggiore. Dice il Masina che Buona si ritirò dal mondo dopo la morte del padre, che Adeletta sua sorella gli si unì dopo la morte di Arrighetto Andalò suo marito, e che trovarono tre compagne che le seguirono. Questo reclusorio non fu di lunga durata, mentre dopo 81 anni dalla succitata permuta di Buona si trova che in questa situazione vi era un guasto.

Nel 1239 le suore di Ronzano decretarono di stabilirsi in Bologna, e scelsero un luogo — ubi erat antiqui Ecclesia, et Domus S. Mariae — con autorità di Gregorio Montelungo. Così nell' archivio delle suore di S. Gio. Battista.

Nel 1239 fu posta la prima pietra per la riedificazione di altra chiesa, la quale, assieme al convento, fu terminata nel 1241, ed allora vi passarono le suore di Ronzano condottevi da suor Villana Calderini, alla quale vien dato il titolo di fondatrice del convento di S. Gio. Battista.

Li 13 febbraio 1258 Ugolino del fu Alberghetto Papazzoni vendette per L. 200 a suor Villana Calderina, priora del monastero di S. Gio. Battista, tornature tre di terra vigneta, presso il loro monastero in borgo Sant' Isaia, presso la strada, e a mezzodì presso certa viazzola. Rogito Aigone Diarolimi.

Ignorasi come si chiamasse Calderini, mentre la famiglia che portava questo cognome è posteriore d' assai, e quelli che si dissero Calderini eran prima chiamati Calderari.

Nel 1259 e nel 1267 queste suore furon soccorse dal Comune, pro constructione domorum ipsarum.

Nel 1291 il Consiglio del Comune e popolo di Bologna concesse alle Madri di S. Giovanni Battista di far condurre al loro monastero l' acqua che viene dal convento di Santa Maria della Misericordia per la circla della città verso la porta di Saragozza in luogo detto Malpertuso verso il pozzo degli Albergati, e che possino fare una chiavica per condurre la detta acqua. Rogito Pasqualino di Giovanni.

In un inventario dei beni di dette suore, fatto nel 1330, si dice che il loro convento è posto in Borgo Sant'Isaia, presso le vie pubbliche da tre lati, e presso una casa di un tale Folopico nella quale vi soleva abitare Laigone Gessi assieme alla sua famiglia.

Le suore di Santa Catterina di Quarto, che nel 1291 eran passate in Santa Maria Maddalena di Strada S Donato, vennero in S. Gio. Battista nel 1468, siccome seguì nel 1566 di alcune suore dello Spirito Santo di Strada S. Donato.

Nel 1597 fu risarcita la chiesa a spese dell' eredità di monsignor Dionisio Ratta, che vi impiegò, compresa la fabbrica della sagristia interna ed esterna, L. 4476, 4. La loggia, o portico, davanti la chiesa costò L. 1877, 13.

Li 19 marzo 1762 si cominciò a restaurarla, ingrandirla ed abbellirla, e. fu poi aperta li 20 maggio 1763.

La loggia che dalla pubblica strada arriva alla chiesa fu finita nel 1675.

Li 19 giugno 1798 Queste religiose furon prevenute di dover ricevere fra loro le suore Domenicane di S. Pietro Martire, che in gran parte vi si traslocarono li 24 agosto susseguente. Le une e le altre furon poi soppresse il primo febbraio 1799

In questo convento eravi un orto di tornature 3.

Tutto il locale fu ridotto a caserma. La casa del confessore fu comprata da Don Luigi Rossi li 22 aprile 1799, rogito Luigi Aldini, e un pezzo di prato prossimo al terrapieno della città fu venduto a Giuseppe Bigatti li 6. giugno 1799. Rogito dello stesso Aldini.

Li 18 ottobre 1819 prese posto in questo locale una colonia di monache Salesiane venute da Modena, e dedite all' educazione delle giovinette.

Il giovedì 21 agosto 1823 fu riaperta la chiesa e restaurata con non poca spesa mercè le cure e la protezione accordata a questo utile istiluto dal benemerito nostro arcivescovo il cardinal Carlo Opizzoni.

Si passa il Frassinago.

NN. 415, 414, 413. Chiesa e convento di monache Domenicane dette di S. Mattia. Le suore del monte della Guardia nel 1254, cogli effetti dell' eredità di Emma figliuola di Canonico di Saragozza, edificarono appena fuori della porta di Saragozza, a mano destra, una chiesa e convento sotto il titolo di S. Mattia, ove una parte di esse si trasferirono ad abitare.

1291, 26 agosto. Ordine di Aldebrando, Legato apostolico, al Vescovo di Cervia di portarsi a porre la prima pietra benedetta nei fondamenti della chiesa del nuovo monastero delle monache di Santa Maria del Monte, intitolato S. Mattia, posto fuori di porta Saragozza presso le mura.

Questo monastero fu distrutto nel 1357 dalle guerre, e le monache si ritirarono in certe lor case presso la chiesa di Sant' Isaia, altri vogliono che vagassero in varie case condotte in affitto.

Li 16 marzo 1376 il Cardinal Legato apostolico concesse alle suore del Monte e di S. Mattia, allora abitanti nelle proprie case rimpetto alla parrocchia di Sant' Isaia, di poter officiare e di poter erigere il campanile con la campana, nonostante le inibizioni del parroco.

Li 12 marzo 1533 le suore di S. Mattia comprarono dai Padri di S. Francesco una pezza ortiva che cominciava dalla via di Sant' Isaia e terminava a quella della Baroncella (o piuttosto alla via Cà Selvatica dove poi cominciava quella della Baroncella), in confine del convento delle compratrici a levante. Dalla parte di Sant' Isaia era larga piedi 50 e oncie 7, e dall' altra parte piedi 75 e onde 9, ed aveva sopra una casetta. Il tutto fu pagato L. 2157, 10. Rogito Andrea Buoi.

Il primo dicembre 1575 passarono convenzioni fra le suore di S. Mattia e Giovanni e Francesco Terribilia sopra la fabbrica della loro nuova chiesa.

In quest' occasione fu raddrizzata la strada di Sant' Isaia, ritirando addietro la chiesa e il portico di S. Mattia.

Li 22 settembre 1581 si cominciò Io scavo dei fondamenti del portico.

Li 22 settembre 1583 le suore presentarono un memoriale al Senato onde avere un compenso del danno sofferto per perdita di suolo, e per un sussidio alle spese della fabbrica, il quale fu loro largamente somministrato.

Li 15 gennaio 1599 questo convento contava 132 religiose, di modo che abitavano in numero di sei od otto per stanza, perciò fabbricarono un nuovo dormintorio, e avendo speso a tutto il giorno suddetto per questa fabbrica scudi 2000, chiesero al Senato. qualche elemosina anche per poter costruire il parlatorio.

Il gran casamento con portico presso il convento, fatto nuovo di pianta, fu finito nell'agosto del 1758.

È necessario il rettificare un errore del Sigonio sopra questo convento ripetuto poi dal altri. Sotto la data del 1280 egli dice che le monache del monte della Guardia vestirono l' abito di S. Domenico, e che per la loro sicurezza costrussero il convento di S. Mattia. Se egli intende il convento di S. Mattia fuori di porta Saragozza questo era già fabbricato fino dal 1254, se intende dentro la città questo fu fabbricato dopo. La regola poi di S. Domenico è certo che era osservata dalle suore del monte della Guardia nel 1278.

Negli Statuti di Bologna — de Elemosinis — del 1259 ind. 2, si dice: — Sororibus S. Mattiae de Burgo Muradellis. — Item Dominabus S. Mariae de Volta Burgitti (orig Burgi Praedicti - Breventani) datur pro constructione Ecclesiae suae Quinquaginta libras Bonon.

Nel 1265 le suore di S. Mattia furono soccorse altra volta, e pare ancora nel 1289 intitolandole suore di S. Mattia fuori del distretto del borgo di Santa Catterina.

Siccome nel 1259 le suore di S. Mattia si erano stabilite fuori di porta Saragozza, e lo statuto di detto anno le chiama de Burgo Muradellis, ciò fa sospettare che il tratto di strada dal già convento della Concezione dove era il serraglio di Saragozza, fino alla porta del terzo recinto, si chiamasse Borgo del Muradello, o dei Muradelli.

Nella chiesa di S. Mattia era portata il sabato delle Rogazioni Minori la B. Vergine del monte della Guardia dove rimaneva fino al lunedì, e dal dopo pranzo del mercoldì fino al dopo pranzo del giovedì, nel qual giorno era restituita alla sua chiesa.

L' orto annesso a questo locale è di tor. 2 e tav. 80.

Il primo febbraio 1799 fu intimato tanto a queste religiose, che alle degenti nel convento del monte della Guardia, la loro soppressione. Il convento di S. Mattia, meno la chiesa e la sagristia, fu acquistato da Vincenzo Galli li 13 maggio 1799. Rogito Luigi Aldini.

Alcuni ambienti presso la sagristia furono comprati da Giuseppe Naldi li 23 aprile 1799. Rogito dello stesso Aldini.

Dall'archivio delle suddette monache non si è riuscito rilevare da chi esse acquistassero i terreni sui quali edificarono il loro convento, ma gli archivi delle famiglie Zambeccari e dei Conventuali posseggono tali notizie da far sospettare che quivi fossero le case dei Guezzi e dei Zambeccari, come potrassi giudicare dai seguenti recapiti che citano la confinazione dell' orto di S. Francesco, il quale trovavasi sotto i vicini numeri 412 e 411.

1317, 17 marzo. Gherardo Tencarari dichiara nel suo testamento di aver ricevuto in conto di dote da Gisla di Guido Guezzi, sua nuora, una casa, ossia ospizio, nel borgo di Sant' Isaia, vicino all'orto dei Padri di S. Francesco. Rogito Giovanni di Carbone.

Della famiglia Tencarari se ne perde la memoria sul finire del secolo XIV. La casa dei Guezzi doveva corrispondere al N. 413.

1333, 5 febbraio. Assegnazione di Egidio di Giovanni di Cambio Zambeccari da Zambeccaro, Paolo, Tommaso, Carlino e Bartolomeo fratelli, figli di un altro Cambio di detto Giovanni da Bartoluccio di Ugolino dalla Cecca erede di Giacomo di Bonfiolo Zambeccari, e da frate Bartolomeo, come Sindaco e Procuratore dei Padri di S. Giacomo in Strada S. Donato, a Bertoluccio, Giovanni e Berardino fratelli, figli del fu Gerardo Zambeccari, di una casa con orto e giardino, in confine di detto Gerardo, di Bartolomeo Bombaglioli, di Tommaso e di altri dei Guezzi, di Giuliano di Bonfigliolo Zambeccari, e della via pubblica di Sant' Isaia. Rogito Nicolò di Giacomo da Muglio.

1333, 5 febbraio. Assegnazione di Tommaso e fratelli del fu Cambio Zambeccari, ed altri, a Bertoluzzo, Giovanni e Bernardino Zambeccari, di una casa con orto sotto la parrocchia di Sant'Isaia. Rogito Nicolò di Giacomo da Muglio.

1334, 19 gennaio. Giovanni, Bernardino e Bartolomeo di Gherardo Zambeccari, e Giovanni di Bonfigliolo Zambeccari avevano case sotto la parrocchia di Sant' Isaia. Rogito Filippo di Giovanni Perini.

1336, 27 febbraio. Compra Bertoluzzo, Giovanni e Bernardino del fu Gerardo Zambeccari, da Francesco del fu Bombarone, una casa con orto sotto Sant' Isaia, per L. 130. Rogito Giuliano da Cento.

1336, 8 giugno. Compra Giovanni e Bernardino fratelli, figli del fu Gerardo Zambeccari, da Diana di Bertoluccio di detto Gerardo Zambeccari, ed erede di Catterina del fu Paolo Usberti, due case assieme unite con orti, ed una terza casetta posteriore, poste sotto Sant'Isaia, in confine di Tommasino Guezzi, di Giuliano Zambeccari, di Bartolomeo Bambaglioli, e della via pubblica. Rogito Zono Morandi.

1336,. 23 settembre. Andrea di Petrizolo Albiroli compra da Giovanni, Bernardino e Bartolomeo di Gherardo Zambeccari, e da Giovanni di Bonfigliolo Zambeccari, una casa nel borgo e parrocchia di Sant' Isaia, in confine di Giuliano Zambeccari, di Bartolomeo Bambaglioli, e di Tommaso Guezzi, per L. 550. Rogito Bartolomeo di Bertone Mansori.

1337, 24 febbraio. Andrea di Petrizolo Albiroli compra da Ghisella di Guido Guezzi, vedova di Marco di Gherardo Tencarari, alcune case con terreno ed orto, poste nel borgo di Sant' Isaia. Confinano il compratore successore Zambeccari, e l'orto dei Padri di S. Francesco, per L. 250. Fatto in Ferrara a rogito Bartolomeo di Bertone Mansori. Il detto Andrea lasciò alle suore di S. Francesco fuori di porta Santo Stefano le suddette case. Rogito Giacobino di Pietro Angelelli.

Si avverti che li 18 maggio 1507 passò convenzione fra i frati di S. Francesco e le dette suore di S. Francesco fuori di porta Santo Stefano, cioè che tutti i loro beni immobili fossero fra loro comuni.

1337, 18 giugno. Giuliano del fu Bonfigliolo Zambeccari, Giovanni, Agnese, Giacoma, Andriuzza e Beatrisia, suoi figli, vendono a Margarita di Bittino Guastavillani una casa sotto Sant'Isaia per L. 185. Rogito Cazzanemico di Bartolomeo.

1341, 13 gennaio. Sandra del fu Lapo Canfarelli, vedova di Raburino di Giovanni Zambeccari, vende ad Alberto del fu Rolando una casa sotto Sant' Isaia per L. 26. Rogito Bartolomeo di Giovanni di Giacomo.

1351, 8 febbraio. Compra di Giovanni di Gerardo Zambeccari, da Andriuzza di Giuliano di Bonfiolo Zambeccari, moglie di Signorello Signorelli, di una casa con orto e broilo, sotto S. Barbaziano, per L. 100. Rogito Ghirolo Zambeccari.

1352, 22 dicembre. Bartolomeo di Cambio Zambeccari vende a Bartolomea Bolognetti una casa ed una casetta sotto la parrocchia di Sant'Isaia, per L. 50. Rogito Giovanni di Gherardo Zambeccari.

1357. Locazione di Nicolò Gandofini a Cambio di Paolo Zambeccari, di sette delle nove parti di una casa con corte, ed altra casa con orto sotto Sant' Isaia, per annue L. 20. Rogito Lombardo di F. Barone.

1422, 25 febbraio. Bonifacio del fu Carlo Zambeccari vende a Galeazzo Gessi tre delle quattro parti di una casa in strada Sant' Isaia, per L. 200. Rogito Giacomo Ottoboni.

Dopo questa data non si trovano più contratti intorno alle varie case appartenenti alla famiglia Zambeccari, che come si è veduto superiormente erano tutte poste in strada e parrocchia di Sant' Isaia, e perciò convien credere che le alienassero, e siccome le suore di S. Mattia fuori di Saragozza dovettero ritirarsi in città dopo il 1350 circa, così questa ulteriore circostanza viene in appoggio che le dette suore le acquistassero o dai Zambeccari, o da' suoi successori.

NN. 412, 411. Orto dei Padri di S. Francesco, e così chiamavasi fino dal 1317. In seguito fu aumentato di estensione per l'eredità avuta dai Conventuali dei benì dei Rolandi da Rigosa dopo il 1418 (vedi il contratto delli 13 gennaio 1341 della vedova di Raburino Zambeccari con Alberto del fu Rolando).

Alcune parti di quest' orto furono vendute alle suore di S. Mattia, come fu detto anteriormente, e una porzione alle suore degli Angeli. Confinava esso anticamente colle strade di Sant' Isaia e della Baroncella.

In oggi sulla strada di Sant' Isaia vi è la casa, la cereria ed annessi appartenent ad Antonio Maria Costetti.

L' orto suddetto annesso a questa casa è di tornature 3.

N. 410. Casa dei Magnoni, poi di Gaspare Belvederi.

N. 409. Dal testamento di Bartolomeo di Vincenzo Alicorni, alias Montalbani, sappiamo che egli aveva casa grande in Strada Sant' Isaia, con due corti, orto, stalla, teggia, ed uscita nella Nosadella, la qual casa confinava a levante con Gio. Francesco Bovio, a mezzodì colla detta casa con sortita nella via Nosadella e con Pompeo Vitali, e per lui l'ospedale dei poveri sacerdoti, a occidente col notaro Gio. Matteo Magnoni e a settentrione colla via di Sant' Isaia mediante portico.

Il famoso Ovidio di Bartolomeo e di Giulia nacque li 18 novembre 1601 sotto la parrocchia di Sant' Isaia.

I Montalbani discendono da un mastro Vincenzo Alicorni detto il Rosso, o Rossino, di Montalbano, che viveva nel 1580.

Questa famiglia si divise in due rami, uno dei quali mancò nel celebre dottor Ovidio custode del museo Aldrovandi, morto li 21 settembre 1671, di cui si hanno diverse opere, fra le quali alcune che trattano di storia patria. L' altro continuò fino al 1732, nel qual anno si estinse nel marchese Castore professore di architettura militare nell'Istituto delle Scienze, la cui eredità pervenne alle scuole Pie.

Nel 1715 questo stabile era di Sebastiano Bassi, poi dei conti Scarselli.

N. 408. Geminiano di Tommasino Fabro li 11 marzo 1419 presentò una petizione ai difensori dell' Avere, ai giudici delegati degli Anziani, e ai consoli della città di Bologna per ottenere licenza di demolire e rifare due di lui case rovinate, poste sull'angolo della Nosadella sopra la Seliciata di S. Francesco dalla parte di Sant' Isaia, ed ottenne favorevole rescritto li 31 marzo 1419, come dagli atti di Giacomo di Pietro Mussolino.

Nel 1601 questa casa era dei Bovi Campeggi, ove Gio. Francesco aveva lardaria nella sottoposta bottega. Ultimamente apparteneva a Silvia del fu Giuseppe Stiatti, vedova di Antonio ultimo dei Bovi Campeggi.

Strada Sant' Isaia a sinistra cominciando dalla porta della città fino alla Seliciata di S. Francesco.

NN. 469, 470. Chiesa e compagnia delle Stimmate di S. Francesco, detta di San Pellegrino, che ebbe origine nel 1518 dov' è la porta di Sant' Isaia, indi qui traslocata dove fu posta la prima pietra li 10, o 20 aprile 1565.

Questa confraternita ottenne li 5 luglio 1580 di poter fare il portico davanti a questo locale, lungo piedi 26 e largo piedi 8 e onde 6.

Li 6 febbraio 1568, a rogito Teodosio Botti, l' ospedale degli Esposti diede in enfiteusi alla compagnia di S. Pellegrino, per la fabbrica della chiesa, oratorio, stanze, ecc. , un terreno posto in capella Sant' Isaia. Confina la via di Sant' Isaia a mezzodì, le mura della città a sera, la chiavica a settentrione, e Gio. Battista Floriani pittore a mattina. E non volendo il cardinal Paleotti, vescovo di Bologna, che sopra la chiesa da farsi si fabbricasse ad uso profano, si venne ad una locazione li 22 marzo 1578, rogito dello stesso Botti, colla quale fu concesso un terreno contiguo alla chiesa e sagristia già fabbricate. Questo terreno, di piedi 25 in larghezza e piedi 31 e oncie 9 in lunghezza, cominciava dalla via di Strada Sant' Isaia verso mezzogiorno, e continuava verso settentrione.

Gli uomini della compagnia rinunziarono all' ospedale altro terreno di piedi 25 in larghezza e piedi 10 in lunghezza, già stato concesso li 6 febbraio 1568, come si è detto più sopra.

Nel 1770 fu elegantemente ornata la chiesa e il cimitero. La compagnia fu sciolta li 28 luglio 1798.

Questo stabile enfiteutico dell'ospedale degli Esposti, al quale eran dovute annue L. 4, 6 di Bologna, fu comprato dal dottor Luigi Palcani Caccianemici. Rogito Luigi Aldini delli 3 maggio 1799.

L' orto unito a questo stabile era di tavole 100.

Si passa la via Nuova di Sant'Isaia.

N. 491. Casa fabbricata da Antonio Maria Garofalini mercante di seta e veli, ultimo della sua famiglia, che lasciò erede col suo testamento, fatto li 13 maggio 1641 a rogito Carlo dal Chierico, il di lui nipote Antonio Monteceneri notaro, figlio di Po lissena Garofalini.

Nell'inventario legale di detta eredità, fatto a rogito di Bartolomeo Albertini, fu valutata L. 18000.

Il Garofalini era morto li 5 dicembre 1623, perchè in detta data vien detto che la casa di Paolo di Giacomo Monteceneri in Sant' Isaia confinava cogli eredi di Nicolò Quaini.

Si estinsero i Monteceneri in Giovanni Luigi di Antonio, morto li 2 marzo 1783, del quale furono eredi le due sue sorelle Maria Maddalena nel marchese Girolamo di Paolo Salaroli, ed Elena vedova di Giuseppe Dolfi poi moglie del senator Achille Angelelli.

Le suddette eredi la vendettero ai Gadani, e questi alla congregazione delle Missioni instituita dal dottor D. Bartolomeo dal Monte, per L. 20000.

N. 492. Casa dei Quaini, che nel 1715 era di Giovanni Zechelli, e del 1790 del l' avvocato Luigi pure di questa famiglia.

N. 502. Casa che del 1541 era dei Floroni, o Fiorini, detti dai Boi, indi del discendente di questa famiglia Pietro Fiorini architetto del Senato, da lui abitata li 29 dicembre 1610. Appartenne poi ai Guicciardini.

NN. 503, 504, 505, 506, 507. Ospizio dei Certosini, chiesa di Sant' Anna, e case annesse dei medesimi.

Il N. 503 segna il portone delle carra dell' ospizio aperto, dove nel 1356 era la casa degli Albiroli, passata poi ad Antonio Siveri e a Francesco Cuzzi, e da questi venduta li 28 settembre 1541 ai Certosini per L. 615. Rogito Lodovico Casari. Confina coi compratori, coi Floreni, o Fiorini, coi Bregni, alias dai Mulli, e coi Cimieri mediante fossato, o chiavica. Si aggiunge poi essere presso Sant'Anna e in strada Sant'Isaia.

N. 504. Li 23 aprile 1356 Margarita Spinobelli vende per L. 200 ai monaci Certosini una casa grande con orto, che dal Masini dicesi essere stata abitata da monache nel 1319. Confina Paolo Albiroli, Giacomo Cominazzi, gli eredi di Guido Montebello, e Gasparo Medilanese, o Milanese. Rogito Giovanni Angelelli.

Questa è la prima compra fatta dai Certosini per avere in Bologna un ospizio a comodo di due laici incaricati per gli acquisti e vendite dei generi necessari per il monastero.

1365, 21 settembre. Comprano i Certosini dai commissari testamentari di Maddalena del Comune di Gesso una mezza casa in confine di quella della Spinabelli, per L. 125. Rogito Graziano Lambertini.

Nel 1443 i monaci fabbricarono il loro ospizio, che poi in progresso di tempo fu aggrandito.

1469, 22 febbraio e 26 aprile. Comprano i Certosini da Margarita di Lippo Mondatori, poi da Giacoma sua sorella, una casa in Sant'Isaia, che confina a sera co' Certosini, a mattina con Giovanni da Brescia, e con Delfino Landini a settentrione, per L. 145. Rogito Salvatore di Giovanni Raigosa, e Delfino di Giovanni Landini.

In questa unione di stabili aprirono una pubblica chiesina dedicata a Sant' Anna, che vuolsi esistesse prima del 1435.

Nel 1564, sotto il priorato di Girolamo Lignani, fu ornato notabilmente il locale e con esso anche la chiesa.

I Certosini furono soppressi li 12 marzo 1797.

L'elegante chiesina di Sant'Anna fu chiusa li 16 agosto 1808 e profanata.

Tutto il fabbricato lo acquistò Luigi Lenzi dai Bagni della Porretta li 12 agosto 1799. Rogito Luigi Aldini.

N. 505. Casa che del 1469 era di Giovanni da Brescia, e sotto li 14 giugno 1535 di Giacomo, Filippo e Caccianemico Caccianemici, che nella predetta data la vendettero ai Certosini. Si qualifica per posta in strada Sant' Isaia, presso Sant' Anna, ossia in confine dei compratori, degli eredi di Ercole Dainesi, e delle suore di S. Lodovico, per L. 800. Rogito Lodovico Casarii.

N. 506. Casa di Sante Dainesi venduta ai Certosini per L 775, come da rogito di Antenore Macchiavelli delli 30 luglio 1556. Confina a sera coi Certosini, a settentrione colle suore di S. Lodovico, e a mattina con Angela Mantovani. Questa casa fu affittata per L. 415 a Gio Battista Balbi nel 1688, indi a Benedetto Balbi per L. 400.

N. 507. Li 11 marzo 1558 Lucrezia Zanelloni vende ai Certosini questa casa posta in strada Sant' Isaia, presso i compratori a sera, presso le suore di S. Lodovico a settentrione, per scudi 200 d'oro. Rogito Antenore Macchiavelli.

N. 508. Casa nobile dei Gozzadini del ramo di Testa di Castellano, discendente dal famoso Nane.

Il cardinal Giovannì Gozzadini e Camillo senator VII, celebre al tempo dei Bentivogli e di Carlo V, furono di questa discendenza.

La suddetta casa passò ai Roffeni, e li 14 marzo 1551 Gio. Battista ottenne suolo pubblico per il portico della sua casa in strada Sant' Isaia, lungo piedi 72, presso il portico dell'ospizio dei Certosini, e presso quello di Giulio Mascherini a oriente.

Li 15 febbraio 1568 Sebastiano Palmieri da Affrico comprò una casa grande con orto, colombara e due casette annesse in strada e parrocchia di Sant' Isaia, in confine di Giulio Mascherini a levante, delle suore di S. Lodovico a settentrione, e dei monaci Certosini a ponente, vendute da Gio. Battista del fu Domenico Zucconi, alias Roffeni, per L. 11000.

Il detto Sebastiano li 29 luglio 1577 compiò da Ottaviano, Giulio Cesare, ed altri dei Mascarini, una casa con orto in via Sant'Isaia, rimpetto al Frassinago, per L. 1900. Rogito Tommaso Passarotti.

L' acquirente fabbricò ed ornò la facciata e il giardino.

Sebastiano d' Achille Palmieri Bocchi, morto li 26 novembre 1716, lasciò una sola figlia ed erede, Ippolita Maria Teresa maritata nel conte Pier Francesco del conte Gio. Gaudenzio Cima di Rimini, a cui portò coll'eredità del padre questo stabile. Morì li 5 settembre 1738.

Nel 1827 questo stabile fu comprato dallo spedizioniere Facchini che lo risarcì.

N. 509. Casa quasi in faccia al Frassinago, che del 1551 era di Giulio Mascherini. Appartenne poscia a Luigi di Francesco Quaini, pittore di quadratura, morto nel 1680.

Li 11 febbraio 1707 fu venduta da Giovanni Battista Arrigoni ai Padri dell'Eremo per L. 4200. Rogito Gio. Maria Pedini. Confinava a sera coi Palmieri, a settentrione colle suore di S. Lodovico, e a mattina con Giuseppe Livizzani.

Gli eremitani camaldolesi l' acquistarono per farvi il loro ospizio, ma scopertosi essere fidecommesso di Alessandro Tanara, si sciolse il contratto, e il Tanara ne prese possesso li 31 marzo 1707. Rogito Girolamo Monari.

Nel 1715 apparteneva però agli Arrigoni, in appresso al notaro Monesi, e ultimamente ai Riati.

N. 510. Dicesi che questa casa fosse venduta nel 1551 da D. Andrea e fratelli de Nuci Fornasari, ad Antonio Barozzi Livizzani di Giacomo da Vignola, ma si trova sotto la data delli 3 giugno 1674 che Margarita Baldassari aveva casa in Sant' Isaia, che poi fu dei Livizzani. Ultimamente continuava ad essere di questa famiglia.

N. 520. Chiesa di S. Michele Arcangelo, della congregazione spirituale detta degli Agonizzanti, fondata dal dottor Giacomo Pistolini nel 1627 nella chiesa di Sant' Isaia della quale era egli parroco.

Li 2 settembre 1642 si cominciò questa chiesa che fu aperta li 29 settembre 1652.

Lo scopo di questa congregazione era particolarmente quello di soccorrere gli ammalati che non volevano, o non potevano entrare negli ospedali, inviando loro medici e provvedendoli di medicine.

Valerio del fu Sebastiano Brunellini, alias Casanova, lasciò la sua eredità alla con gregazione suddetta per sovvenire i poveri infermi di Bologna di medicamenti ordinati dai medici, eccetto quelli nei quali dovesse entrare oro, perle, o cose simili. Rogito Pompeo Cignani delli 27 gennaio 1644.

Li 2 luglio 1801 le rendite di questo istituto furono applicate al grande ospedale.

L' opera di carità vendette questo stabile li 10 marzo 1804 al cav. avv. Luigi Salina. Rogito Gio. Battista Canali.

La chiesa fu chiusa li 16 agosto 1808, e poco dopo anche murata la porta.

N. 522. Fianco della chiesa parrocchiale di Sant'Isaia, della quale si è parlato nella via Borghetto di S. Francesco.

Un rogito di Tommasino di Bonapunta delli 17 gennaio 1265 ci trasmette la notizia che Guglielmo dottor in leggi figlio di Accursio, esso pure dottor in leggi, vendette a Bonjacopo d' Azzobono una casa con torresotto annesso, posta nel borgo di Sant' Isaia, presso il terreno della chiesa di detto Santo, per la cospicua somma, a quei giorni, di L. 300.

Si passa il Borghetto di S. Francesco.

N. 523. Porzione di convento di S. Francesco comprata dall' ingegnere Domenico Ferri a rogito di Luigi Aldini delli 20 novembre 1798, poi permutata coll' ingegnere Stagni agente dei beni nazionali. Rogito Luigi Aldini delli 4 e 24 maggio 1799. Questi ne acquistò poi altra porzione, come da rogito del dottor Serafino Betti. Questi due acquisti importarono scudi 970, 97.

Aggiunte

1352, 22 dicembre. Bartolomeo di Cambio Zambeccari vende a Bartolomea Bolognetti una casa e una casetta sotto Sant' Isaia per L. 50. Rogito Giovanni di Gherardo Zambeccari.

1422, 25 febbraio. Vendita di Bonifacio del fu Carlo Zambeccari, a Galeazzo Gessi, di tre delle quattro parti di una casa in Sant' Isaia, per L. 200. Rogito Giacomo Ottoboni.

1528, 8 febbraio. Compra Giorgio di Francesco Ghisilieri da Michele del fu Girolamo Guastavillani una casa in Sant'Isaia (è più probabile che debba dire sotto Sant'Isaia), per L. 2500. Rogito Filippo Bombelli. Confina il venditore, Giovanni di mastro Cristoforo da Carpo a mezzodì (in strada Sant' Isaia il mezzodì è esposto alla via), le suore di S. Lodovico e Girolamo Laffi beccaro. Questi Laffi confinavano coi Tanara, i quali confinavano col Guastavillani, lo che verificato è certo che questa casa era nel Borghetto di S. Francesco.

1531, 25 gennaio. Compra Angelo Michele Guastavillani da Giuseppe dalla Torre una casa sotto Sant' Isaia per L. 3000. Rogito Annibale Coltelli.