Griffoni

Di fazione geremea; diramarono a Firenze e a Roma: conti di Montechiaro. Nel secolo XII furono alla crociata, e a loro spese edificarono un ospitale per mendici, vicino alle proprie case. L'intitolarono a s. Bernardo e lo donarono di molte sostanze. Nel secolo seguente parteciparono per quarant' anni alle lotte civili e furono delle dodici famiglie che solennemente pacificaronsi per esortazione di fra Giovanni da Schio (1).

Guerreggiando i Bolognesi co' Modenesi nel 1298, Bastardino Griffoni, fuoruscito per omicidio, venne in aiuto de" concittadini con una valorosa schiera d' armati e fu per ciò liberato dal bando (2).

Ma allorchè l ' Oleggio da governatore pei Visconti macchinava cambiarsi in principe di Bologna (1335) e per ciò aveva d' uopo di pecunia, fece imprigionare quattrocento de' più doviziosi bolognesi sotto pretesto di congiura, e a forza di tormenti estorceva loro dichiarazioni e denaro. Nanni Griffoni fu uno di questi sventurati e non potè liberarsi dagli artigli dell' Oleggio se non alleggerito di tremila lire e storpiato delle braccia (3).

Peggio ne incolse, assai dopo, ad altri di sua famiglia, forse perchè volevano tenere il piede in due staffe. Era il tempo in cui i Canetoli qui prevalevano (1434), mantenendo intelligenze, non del tutto segrete, col duca di Milano. La signorìa di Venezia se n' adombrava, e, d'intesa col governatore di Bologna, faceva distenere dal Gattamelata suo condottiero Gaspare Canetoli in Persiceta, allora allora tornato con una compagnia d' uomini d' arme dal servizio della serenissima. Battista Canetoli, saputa la sorte del fratello, temette d'incontrarne una eguale in Bologna, sospettando principalmente de' Griffoni, che a lui facevano buon viso, ma erano divoti al governatore ed alla serenissima. Laonde fatta raunata di consorti e di aderenti, trasse in arme alla piazza per scongiurare il pericolo. I Griffoni vi accorsero anch' essi, mostrando di venire in aiuto del Canetoli, il quale indotto con moine Luigi Griffoni, commendatore della casa o musone de' gerosolimitani, ad entrare nel palazzo de' notai, lo fece tosto disarmare.

Luigi accortosi d'essere incappato nella rete si rifuggì sul tetto del palazzo, e gettando tegole procurava difendersi da coloro che cercavano di ferirlo. Ma la lotta era troppo disuguale, e fu ucciso e buttato dal tetto in piazza. Frattanto il Canetoli sbarragliava gli armati dei Griffoni e lasciava per morto Friano fratello di Luigi. Cessata la mischia, e conosciutosi che Friano era soltanto ferito e non mortalmente, fu recato al vicino ospitale della morte, ove, sopraggiunta la notte, chiesero di vederlo alcuni seguaci del Canetoli, dicendo essere amici di Friano. Lasciati entrare, dimandavano al ferito come stesse e in pari tempo afferrandolo pel capo lo tiravano sulla sponda del letto e gli segavan la gola. Vennero poscia imprigionati il governatore pontificio e l' ambasciatore de' Veneziani,. introdotte le soldatesche del duca di Milano ch' erano ad Imola, e la città data loro in balìa (4).

Meglio è ricordare che alquanti dei Griffoni s' adoperarono pel comune in circostanze gravi e difficili, segnatamente Matteo seniore, vissuto nei secoli XIV e XV in fama di esperto e sagace nei negozii pubblici, colto poeta, ed autore del Memoriale historicum rerum bononiensium ab anno 1109 usque ad annum 1438, pubblicato dal Muratori nella grande raccolta Scriptorum rerum italicarum (5).

Matteo iuniore fu un distinto giureconsulto del secolo XVII e professore nelle università di Bologna e di Torino. Nella prima delle quali insegnavano leggi eziandio Ercole e Marco quasi allo stesso tempo (6).

I Griffoni ebbero un solo senatore, ma lunga serie di anziani fino al 1716, e si spensero in Giovanni Ranieri nel 1733.

Avevano una torre in via Valdaposa, presso l' angolo del vicolo Gangaiolo, la quale era meno alta di quella de' Catalani di dodici colombai (ossia ponti), al dire de'più antichi cronisti. Apparteneva a Guido Griffoni allorchè nel dicembre del 1269 precipitò su due case vicine di Palmirolo e di Gerarduccio Torelli, e fu reputato un prodigio che non facesse altre vittime che un carradore co' suoi bovi. Il nome di costui, Paolo Spadacinta da s. Giovanni in Persiceto, non sarebbe sopravvissuto sei e forse più altri secoli senza questa catastrofe, ma il povero bifolco avrebbe forse preferito qualche altro anno di vita alla secolare nomèa (7).

Non è a dubitare che appartengano a questa torre gli avanzi che rimangono nel sotterraneo della casa n. 1351 in via Valdaposa appunto nell' angolo di via Gangaiolo. I muri son grossi da met. 0,83 a met. 1,08, e vi furon levati non ha molto dei parallelepipedi di gesso. Dovev' esser larga un cinque metri.

(1) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 64, 107. Sigonius, Histor. bonon. col. 181.

(2) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 357.

(3) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 227.

(4) Histor. miscell, col. 649. Ghirardacci, Hist. v. 3, pag. 63,

(5) Vol. 18, col. 101 e segg. Fantuzzi, Notiz. v. 4, pag. 297.

(6) Fantuzzi, v. 4, pag. 431. Mazzetti, Repert. pag. 165.

(7) De Griffonibus M. Memor. col. 121. Histor. miscell, col. 282. Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 215.