DIRITTO ECCLESIALE E LIBERTÀ
Rubrica a cura di Maria Giovanna Titone
La guerra in Medio Oriente: la Chiesa agisca
Il Medio Oriente è di nuovo sull’orlo del disastro. L’attacco di Israele all’Iran ha innescato una nuova escalation che minaccia di trasformarsi in conflitto regionale, se non globale. La tensione cresce tra dichiarazioni di fuoco, vendette incrociate e alleanze militari che si stringono nell’ombra. Ma a bruciare non sono solo le città o le basi militari: è l’umanità stessa, tradita da una politica cieca e da visioni religiose che hanno perso ogni traccia di compassione.
In questo scenario, la Chiesa cattolica non può restare spettatrice silenziosa. E Papa Leone XIV, che ha già mostrato carisma e determinazione nei suoi primi interventi pubblici, ha ora l’opportunità – e la responsabilità – di diventare voce autorevole contro la follia bellica. Ma servono fatti, non formule rituali. Servono azioni concrete, non solo appelli da Piazza San Pietro.
Religioni che disumanizzano
Nel cuore di questa crisi c’è un pericolo ancora più profondo delle armi: è l’uso strumentale della religione. Parole sacre vengono piegate per giustificare l’odio. Le fedi si trasformano in identità armate. Il nome di Dio viene invocato per legittimare la morte dell’altro.
Quando la religione cessa di umanizzare e comincia a oggettificare la vita, siamo davanti a una perversione spirituale. E in questi casi, il silenzio delle autorità religiose non è neutralità: è corresponsabilità.
Un appello a Papa Leone XIV
Santità, il suo ruolo oggi è cruciale. Non si tratta solo di parlare: si tratta di agire. La sua voce può aprire spazi diplomatici che nessun altro attore globale riesce a creare. È il momento di proporre – e guidare – una conferenza interreligiosa e internazionale per la pace, che riunisca capi religiosi e leader politici attorno a un principio non negoziabile: la sacralità della vita umana.
Non bastano omelie accorate. Non è più tempo di generici appelli alla pace. Serve un’iniziativa diplomatica visibile, pubblica, insistente. Un’azione che scuota le coscienze, ma anche le cancellerie. Che si opponga con forza alla guerra, senza ambiguità né calcoli politici.
La Chiesa come forza profetica
Per troppo tempo la Chiesa ha alternato parole alte a silenzi prudenti. Ma la prudenza, in un tempo come questo, non è una virtù. È una forma di rinuncia. La Chiesa deve tornare ad essere forza profetica, capace di disturbare le logiche del potere e denunciare apertamente ogni religione che diventa maschera per la violenza.
Papa Leone XIV ha davanti a sé una sfida storica: ridare alle parole della fede il loro peso politico e spirituale. Mostrare che la Chiesa non è un’istituzione che benedice il mondo com’è, ma una coscienza inquieta che lotta per ciò che dovrebbe essere.
Il conflitto tra Israele e Iran è solo la punta dell’iceberg. Sotto c’è un’intera architettura di paura, fanatismo e cinismo globale. Ma proprio per questo, serve chi sappia parlare un altro linguaggio. Un linguaggio di pace attiva, giustizia concreta, diplomazia vera.
La Chiesa non può tacere. E Papa Leone XIV non può limitarsi a pregare. È il momento di agire. Di disturbare. Di profetizzare. Perché se anche la fede tace, il mondo precipiterà nel buio.