Margherita e il Concistoro
di Stefano Sodaro
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Tra una settimana, a quest’ora, la Chiesa Cattolica avrà 20 nuovi elettori del Papa, sui 21 cardinali di cui il Papa ha annunziato la nomina lo scorso ottobre.
Il cardinalato non è, per la dottrina cattolica, un’istituzione – come si dice – “di natura divina”: non è un sacramento, non è uno stato di vita (come il celibato o il matrimonio), non è un ufficio irrevocabile o che non possa essere perduto. È piuttosto una, in qualche modo, pura istituzione “politica”, con il compito primario - ben più importante di quello dell’assistenza al Pontefice - di provvedere all’elezione del nuovo Vescovo di Roma allorché si determini la vacanza della Sede Apostolica.
Un cardinale potrebbe, di per sé, anche non essere un prete, come accadde del resto per il celebre Card. Giulio Mazzarino, successore di Richelieu, o per il meno noto Card. Teodolfo Mertel, ultimo cardinale “laico” (in realtà ordinato diacono, ma due mesi dopo il Concistoro) morto 125 anni fa, l’11 luglio 1899, ma anche per moltissimi altri.
Alcuni nomi dei prossimi porporati colpiscono, almeno il sottoscritto: Roberto Repole, Arcivescovo di Torino, e Mimmo Battaglia, Arcivescovo di Napoli. E quindi: l’Arcivescovo di Teheran, l’Arcivescovo di Tokyo, l’Arcivescovo di Belgrado, l’Arcivescovo di Algeri, un vescovo ucraino australiano, il domenicano padre Timothy Radcliffe (elettore fino al prossimo agosto, benché non vescovo). E poi una pattuglia di vescovi latinoamericani: di Porto Alegre in Brasile, di Santiago del Cile, di Lima, di Guayaquil in Ecuador, il Primate di Argentina corrispondente all’Arcivescovo di Santiago del Estero – e non più di Buenos Aires -. E l’Arcivescovo di Abidjan in Costa d’Avorio.
Una nuova geografia, insomma, dell’arcipelago elettorale del Papa, al cui interno non si intersecano però soltanto strategie politico-istituzionali (per quanto spirituali, concediamolo) o di assetto e consolidamento del potere ecclesiastico, ma anche, anzi soprattutto, diverse sensibilità teologiche, ecclesiologiche, persino giuridiche.
Una donna potrebbe diventare cardinale di Santa Romana Chiesa? Nulla lo vieta dal punto di vista dottrinale. Ma il vigente diritto canonico non lo permette. Così come non permette, parlando sempre di mere norme “di diritto umano” e non “divino”, ad un uomo sposato di essere ordinato prete o ad un prete di sposarsi.
La storia poi riserva scoperte al limite dell’incredibile: il qui scrivente direttore di questo settimanale si sta occupando da tempo di figure femminili che abbiamo segnato la storia della Chiesa e tra esse, in questi mesi, in modo particolare sta studiando la figura di Margherita d’Austria, figlia naturale di Carlo V e moglie, in seconde nozze, del pronipote di Giulia Farnese, amante di Papa Borgia.
Si tramanda di lei un’intensa frequentazione con il Card. Alessandro Farnese, suo cognato, fratello del suo secondo marito, Ottavio, nipote diretto – a propria volta - niente di meno che di Papa Paolo III. E tuttavia, cercando e investigando, non si trovano argomenti per qualcosa “di più” nella loro frequentazione, quando improvvisamente - storia di ieri – si affacciano recentissimi contributi che parlano apertamente di un intenso legame amoroso tra Margherita e la scrittrice senese Laudomia Forteguerri, di cui fu perdutamente innamorato l’arcivescovo coadiutore di Siena Alessandro Piccolomini. Gli studiosi e le studiose concordano ormai, (senza far tuttavia troppo rumore, mi pare): Margherita d’Austria e Laudomia Forteguerri si amavano. Intorno a loro stuoli di ecclesiastici, prelati, vescovi e cardinali, ma anche santi come Ignazio di Loyola.
Il rosso cardinalizio si accompagna al rosso dell’amore appassionato. Che sia un amore, secondo ancora molti purtroppo, tutt’oggi ritenuto trasgressivo o contrario al diritto naturale, forse può turbare una sacra assise – benché, appunto, non divinamente istituita – come quella del Collegio dei Cardinali, ma non turba chi pensa che l’amore, di qualunque tipo, foggia o misura, purché amore sia, il contrario cioè della violenza, costituisca l’unico vero antidoto all’aggressività, causa di ogni guerra, di ogni gesto predatorio e/o omicida.
Peraltro, alla luce dei nomi dei nuovi cardinali sopra riportati, non è affatto più così scontato che gli amori trasgressivi turbino o scandalizzino il consesso dei porporati. La loro linea pastorale, di Repole, di Battaglia, va nel senso di una chiara, netta, persino radicale, inclusione, senza riserve o prudenze impudiche (le prudenze, sì). E il Papa, Francesco, evidentemente lo sa bene.
Tra la folla presente al prossimo Concistoro, sabato 7 dicembre, ci saranno, del tutto verosimilmente, altrettante Margherite e Laudomie. Chissà se con qualche attualizzato cardinal Farnese o monsignor Piccolomini che ne canti le lodi. Sarebbe bello.
Buona domenica.