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Ricordando un grande servitore dello Stato
di Silvano Magnelli
Alcide De Gasperi negli Anni Cinquanta dello scorso secolo - foto tratta da commons.wikimedia.org
Sono passati ormai 70 anni da quando Alcide De Gasperi se ne è andato, troppo tempo per poter essere facilmente ricordato da chi è venuto dopo, anche se esiste una mostra allestita da una Fondazione a lui dedicata e molto attiva. E se ne è andato in silenzio, senza disturbare e sempre proiettato al servizio di un Paese sfasciato da una lunga dittatura e da una guerra civile. Proprio nell’estate del 1954 moriva infatti Alcide De Gasperi, politico e uomo di elevata statura morale, capofila di governanti, che si distinguevano per integrità e dedizione al bene del Paese.
Nato ai piedi delle Dolomiti in Trentino, a quel tempo ancora asburgico, divenne uno dei grandi uomini politici chiamati a ricostruire l’Italia postbellica e ad avviare anche l’unità europea. E toccò a lui, diventato Presidente del Consiglio della Repubblica democratica, fondata sulla Costituzione, rappresentare l’Italia alla Conferenza mondiale di Parigi del 1946, quando l’Italia si presentava in ginocchio. Memorabili ed esemplari le sue parole di uomo perseguitato e incarcerato dal regime fascista, senza alcuna responsabilità quindi per quanto era successo, che, con umiltà e grandezza d’anima, disse: “Prendo la parola in questo consesso mondiale e sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me”. Erede di Sturzo, fondò un partito dei cattolici ben distante dal fascismo e dal comunismo stalinista, considerava infatti il regime fascista una parentesi della storia italiana e con in mano il Codice di Camaldoli, manifesto dei cattolici democratici, pianificò la rinascita del suo Paese. De Gasperi è stato, e il suo pensiero lo è ancora, un antidoto ai nazionalismi, che riportano sempre indietro le lancette della storia e tessono trame, dove dominano le logiche del confine e della paura degli altri popoli e mai quelle del dialogo e dell’apertura alla più vasta comunità umana pacificata. Gli uomini passano, ma il patrimonio di idee, di progetti, di impegno democratico, capace di andare oltre le tante barriere che gli uomini sanno costruire, rimane, e raggiunge anche chi viene dopo. Diventa, quindi, un deposito aurifero, talora nascosto, talora osteggiato, ma sempre a disposizione di quanti non si rassegnano a poteri invasivi, assoluti, ingannevoli, fortemente divisivi del popolo e potenzialmente ostili verso altri popoli.
Una lezione di civiltà quella di De Gasperi e di cultura democratica , che è diventata un indistruttibile manifesto di riferimento per ogni generazione.