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Truppe sovietiche in Ucraina nel 1944 - foto tratta da commons.wikimedia.org


La guerra in Ucraina e la nostra coerenza

di Dario Culot

Volevo proporre alcune riflessioni, anche scoordinate, che in questi giorni facevo tra me e me sulla situazione Ucraina-Russia. Sono solo riflessioni, senza la pretesa di poter offrire brillanti soluzioni.

Il 28 febbraio 2022, Tonio Dell'Olio, presbitero di cui apprezzo frequentemente le puntuali osservazioni di attualità, - ha scritto nel suo Mosaico del giorno: ‘Più di duemila anni di storia avrebbero dovuto insegnarci che non esistono guerre buone, giuste e sante. Che le guerre sono il massimo grado della stupidità dell’umanità: non servono a stabilire chi ha ragione ma, nel migliore dei casi, solo a decidere chi è più forte. Ma siccome questo non si afferma con una partita di calcio ma col numero di morti e distruzioni che si riesce a infliggere, è da considerare operazione folle. Se su questo siamo tutti d’accordo com’è che non riusciamo a concordare anche sul rifiuto assoluto di alimentare in qualsiasi modo il conflitto in corso in Ucraina? È possibile che mi sia distratto, ma non mi pare che si stiano levando voci autorevoli contro la proposta di rifornire di più armi l’esercito ucraino. Tra l’altro, la stragrande maggioranza di quelli che si pronunciano a favore di questa opzione o che l’appoggiano col proprio silenzio, sono gli stessi che applaudono papa Francesco quando dice no alle armi. Favoriamo piuttosto la crescita del dissenso delle popolazioni russe contro il delirio di Putin, isoliamo in tutti i modi l’aggressore, mettiamo in funzione l’utensile delle Nazioni unite, promoviamo e organizziamo una forza di interposizione indipendente, internazionale e nonviolenta ai confini dell’Ucraina ma non rendiamoci colpevoli di aumentare il potenziale di violenza. Non si può dire no alla guerra alimentandola né che è sbagliato uccidere mentre si arma uno dei due combattenti’.

Come dargli torto? E come dar torto a padre Zanotelli che si trova sulla stessa linea?[1] Hanno ragione, e ovviamente ha ragione anche papa Francesco.

Ma a me sembra anche vero che parlare di forza di interposizione indipendente, internazionale e nonviolenta sia un ossimoro. Questa ‘forza’[2] come potrebbe opporsi quando si vede venir contro una massa di persone, per di più se armate? Con le mani? Con le preghiere e il digiuno? Allo stesso modo è facile criticare la violenza della polizia croata nei confronti degli immigranti che cercano di varcare il confine, e che, di fronte alle rimostranze di tante brave persone che giustamente dicono che non si possono trattare così gli immigrati, legittimamente è lì a chiedere: ‘ma insomma, li dobbiamo fermare o li lasciamo passare? Se li dobbiamo fermare, e non capiscono con le buone che non devono passare, glielo facciamo capire con le cattive, oppure volete che facciamo solo ammuina e la faccia feroce e poi li lasciamo passare?’

È lo stesso problema che dovevano affrontare già gli antichi romani, quando ricacciavano con la forza le tribù barbare che da fuori premevano sui confini e cercavano di attraversarli per entrare in territorio romano. I romani ritenevano così di esercitare il legittimo diritto di difesa dei propri confini. L’impero è rimasto in piedi finché i romani sono stati i più forti. Quando le tribù straniere sono diventate più forti, hanno invaso l’impero, e l’impero è caduto[3].

Insomma ci troviamo davanti a un dilemma politico ed etico mai risolto nei secoli. Un domani potrebbe sorgere in qualsiasi parte del mondo un novello Hitler, il quale – va ricordato - in sei anni ha armato in maniera così potente la Germania da renderla capace di combattere il resto mondo per altri sei anni abbondanti. Se qualcuno ha letto le lettere dei partigiani polacchi durante la seconda guerra mondiale, conosce il dramma di molti di loro, spesso ferventi cattolici, i quali vivevano con angoscia interiore la necessità di uccidere gli invasori nazisti. L’unica strada - mi rendo conto che oggi è pura utopia e un mero sogno - sarebbe abolire le nazioni e costruire dal basso un unico governo mondiale, senza più frontiere e senza bisogno di eserciti e armi, con diritti per tutti. Ma finché esistono gli Stati, finché non tutti nel mondo hanno la stessa uguaglianza, saremo costretti a dotarci di un esercito, che ovviamente deve essere armato. Ci vorranno secoli, ma non vedo altra strada che questa. Forse solo allora si potrà parlare di abolire gli eserciti.

È anche vero che con i soldi che spendiamo per le armi potremmo costruire tante scuole e tanti ospedali,[4] ma sempre col rischio che il primo che viene da noi - e ci trova totalmente inermi perché disarmati, per cui gli bastano anche pochissime armi - potrebbe imporci di chiudere le scuole o potrebbe lui occupare i nostri ospedali, che noi non saremmo minimamente in grado di difendere. Ne abbiamo avuto la riprova in Afghanistan, dove si erano costruite scuole anche per le ragazze, ora sostanzialmente impedite a frequentarle. Possiamo cercare di favorire la crescita del dissenso delle popolazioni afghane contro il delirio dei talebani? Non ci siamo riusciti in vent’anni che siamo rimasti in quel Paese; difficile pensare che potremmo farcela ora dall’esterno e in tempi ragionevoli.

Certo, si può obiettare che Gesù non solo non si è difeso, ma ha accolto l’odio su di sé amando fino alla fine. Certo, la rinuncia a tutto quello che si possiede, non mettere la sicurezza in quello che si ha ma mettere la propria sicurezza in quello che si dà, perché Gesù vuole al suo seguito soltanto persone libere, è vivere da veri cristiani. Qualche singolo seguace di Gesù riesce a farlo, e sicuramente è un santo. Ma la stessa Chiesa ammette la legittima difesa[5] (nn. 2263ss. Catechismo; cfr. pure la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo - Gaudium et spes § 79, del 7.12.1965[6]). Per fare quanto suggerito dal Mosaico del giorno occorrerebbe tanto tempo prima di vedere un minimo risultato, e qui il tempo è poco, anzi pochissimo, perché se l’esercito russo – che già pensava di sopraffare in sole 72 ore ogni resistenza - completa l’invasione e abbatte il governo ucraino legittimamente eletto, isolare in tutti i modi l’aggressore resterebbe una frase priva di effetto, avendo egli raggiunto il suo obiettivo. Una misericordia ricca di parole, ma che ci lascia con le mani pulite, non è sufficiente perché in tal caso si è dato al massimo qualche buon consiglio, proprio mentre l’Ucraina chiede di non essere abbandonata dall’Europa. E, a quel punto, il niente delle nostre parole e dei nostri buoni propositi non sarà di grande aiuto al popolo ucraino di fronte a questa invasione violenta che è concreta. Se le armi taceranno a causa della totale vittoria russa, noi potremo solo assistere impassibili a quanto succederà in Ucraina, e qualora un’ulteriore violenta repressione si scatenasse lì contro chi ha osato resistere non sarà sicuramente fermata dalle nostre preghiere o dai nostri sit-in, fatti qui in Europa innalzando cartelli per dire di no all’invasione russa.

Perciò, non aiutare in questo momento militarmente l’Ucraina mi fa ricordare quanto è accaduto a Salvador Allende in Cile: dopo essere stato lui eliminato fisicamente è seguito l’immenso numero di uccisi e desaparecidos sotto la nuova dittatura che aveva preso il potere (fra l’altro senza forte opposizione della Chiesa);[7] mi ricorda anche quel grande discorso antinazista ripreso dal drammaturgo Bertolt Brecht: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare”. Perché non ci chiediamo: e se un giorno decidessero di venire a prendere anche noi che abbiamo optato per il totale disarmo?

La realtà è che siamo bravi a chiacchierare dei grandi principi, ma poi a metterli in pratica – a causa delle conseguenze che ne derivano - ce ne vuole. Pensiamo a quanti si scagliano contro il nucleare: vogliono solo energia pulita! Bene: tutti la vogliono. Ma l’Italia importa il 10% dell’energia elettrica dalla Francia, che la produce all’80% con le sue centrali nucleari. Se di colpo venissero chiuse, non importeremmo più niente dalla Francia: chi si batte per la chiusura delle centrali nucleari, o per evitare piattaforme e perforazioni nel mare, o per evitare che il gas arrivi in Puglia col nuovo gasdotto che devasta l’ambiente, è disposto a pagarne il prezzo? È disposto – come minimo - a restare al freddo d’inverno e senza aria condizionata d’estate, a veder calare la nostra produzione industriale che non ha sufficiente energia, magari a poter cucinare solo a singhiozzo o in ore prestabilite? Lo stesso potrebbe accadere dopo le nostre sanzioni contro la Russia, che per ritorsione potrebbe tagliare l’intero 45% del nostro fabbisogno di gas che importiamo da lei. Come non ricordare che solo qualche giorno fa qualche un nostro politico affermava pubblicamente che vanno bene le sanzioni, purché gli italiani non restino al freddo? Non stava scherzando. Anche solo con le sanzioni economiche, senza inviare armi, si corre il rischio di pagare un pegno severo, colpa anche della nostra pluriannuale imprevidenza per non aver sufficientemente diversificato le diverse fonti di approvvigionamento di energia. E questo potrebbe continuare anche dopo che le armi tacciono, sempre come ritorsione per aver imposto sanzioni. A quel punto, noi da soli non potremmo far niente per cambiare la situazione.

Tornando ai vangeli, dopo aver chiesto ai discepoli chi pensano che egli sia, Gesù annuncia per la prima volta che morirà di morte violenta (Lc 9, 22). In tutto lo annuncerà per tre volte, ma i 12 non capiscono, anche perché egli sta indicando gli appartenenti all'alta gerarchia religiosa come i suoi futuri assassini. Gli apostoli erano persone pie e religiose, timorate di Dio, e all'improvviso, seguendo questo sconcertante profeta sentono dire che la religione lo assassinerà: non possono accettare l’idea, tirano giù la saracinesca e si rifiutano di farla entrare nelle loro teste. Come è stato ben spiegato, va contro le loro convinzioni più profonde accettare l’idea che seguire il Vangelo vuol dire sollevare la propria croce (Lc 9, 23; 14, 27) della contraddizione tra Gesù e la religione. Una contraddizione così forte che porta immediatamente (nella società di ieri, ma anche in quella di oggi) a vedersi incompresi, esclusi, rifiutati a causa delle scelte di vita che si sono fatte. Sollevare la croce non significa, dunque, finire necessariamente morti, ma significa quanto meno scegliere liberamente di perdere la propria reputazione, in una società, dove il codice valoriale di onore e vergogna contava tantissimo per regolare il comportamento di uomini e donne, a seconda dello status sociale;[8] a diventare dei paria disprezzati. Il Vangelo è possibile viverlo solo a partire dalla posizione di chi si rende conto di questo problema, lo accetta e lo vive come lo ha accettato e lo ha vissuto Gesù. Gesù ha fatto la fine che ha fatto perché ha anteposto il bene delle persone ai doveri imposti dalla religione e dalla politica, ed è stato sempre coerente con queste sue scelte di vita. Solo chi è disposto a questo, nella sua vita, prende la stessa strada di Gesù. Per chi non accetta questo, il Vangelo si fa inaccettabile[9]. Infatti le condizioni per la sequela (sollevare la croce e rinunciare ai propri beni, cose su cui normalmente sorvoliamo) sono tutte scelte di libertà e per la libertà. In particolare questo fatto della rinuncia ai propri averi si rifà a quanto Gesù aveva detto in precedenza nella parabola del gran banchetto (Lc 14, 15ss.), dove tra i pretesti per non partecipare c’era quello che ha detto “ho comprato un campo” e l’altro “ho comprato cinque paia di buoi”. Quindi il possesso degli averi, di quello che si ha, è un impedimento costante a seguire Gesù. È maledettamente duro essere veri cristiani. E gli altri? Gli altri tutti a casa,[10] dice Alberto Maggi. Temo che fra gli altri ci siamo anche quasi tutti noi, perché come quel politico di cui si è appena detto, anche noi vorremmo la botte piena e la moglie ubriaca, oppure sollevare, sì, la croce, ma solo un pochino.

A chi, però, pontifica dall’alto sostenendo che tutti coloro che si dichiarano cristiani dovrebbero essere ben consci che la sequela di Gesù porta alla croce, rispondo così: sono convinto che la maggior parte di noi, pur essendo pacifici, pur essendo disposti ad affrontare i conflitti insistentemente con il dialogo, se messi alle strette risponderebbero come il grande Rebelais, l’arguto autore di “Gargantua e Pantagruele”, il quale processato dall’Inquisizione per eresia, sostenne che i principi in cui uno crede si difendono fino alla forca, esclusa[11]. Insomma, quanti di noi sarebbero veramente disposti a dare tutto di sé, anche a morire, per perseguire gli ideali evangelici, se solo viene offerta una possibilità di fuga?

Tanto di cappello davanti a quelli che riescono a seguire il Vangelo fino alla croce: sono di sicuro gli unici veri cristiani. Però mi chiedo sempre: cosa avrebbe fatto Gesù se avesse visto un gruppo di soldati romani cercar di violentare sua madre? Si sarebbe messo a pregare? Avrebbe cercato di convincere quei bruti o di isolarli attraverso un dialogo fraterno? Oppure avrebbe usato la forza fisica per soccorrere Maria senza pensare di rendersi in tal modo colpevole di aumentare il potenziale di violenza? Non lo sapremo mai.

Comunque trovo assai curioso il fatto che noi, oggi, abbiamo paura dei musulmani, visti sempre come perfidi, crudeli, irrispettosi dei diritti e della vita altrui, ma non pensiamo che quelli che hanno fatto più disastri nel mondo sono da sempre i cristiani[12]. Ma poi, chi è cristiano? Chi non lo è? E che ne sappiamo noi? Uno è forse cristiano perché si è battezzato? Ma anche Hitler e Stalin era battezzati, e il fondatore del KGB era un ex seminarista! I non cristiani potrebbero tranquillamente affermare che proprio i battezzati cristiani han fatto la rovina del mondo!

Molti di noi, singolarmente, hanno messo anche le lanterne verdi alle nostre finestre come hanno fatto in Polonia per accogliere i migranti dalla Bielorussia. Ma se verso le 23 di una sera qualsiasi, avremmo sentito bussare alla nostra porta e aprendo ci fossimo trovati davanti a due giovani grandi e grossi immigrati africani, bisognosi di doccia, di mangiare e di aiuto, li avremmo accolti immediatamente come fratelli che non vediamo da tanto tempo? O forse non avremmo neanche aperto a quell’ora la porta, per paura?

Arrivando al dunque, dovremmo chiederci se noi europei cristiani non siamo ipocriti. Come mai oggi la Polonia accoglie i migranti che scappano dall’Ucraina, ma respingeva quelli che scappavano dalla Siria? Forse che le bombe che piovono in Siria sono diverse da quelle che piovono in Ucraina? Come mai in vari Stati il capitale entra ed è sempre il benvenuto, mentre le persone spesso non lo sono? E anche da noi in Italia, riflettiamo su come davanti al bel principio del ‘siamo tutti fratelli’ i nostri partiti hanno cosparso di una buona dose di cinismo il proprio comportamento politico nei confronti degli immigranti, ben sapendo che accogliere africani e musulmani come fratelli farebbe loro perdere le prossime elezioni, o per lo meno loro sono convinti di questo.

Ai tempi dei nostri genitori, con la guerra, c’era la paura di tornare nella povertà. Oggi c’è la paura che questa guerra ci faccia meno ricchi, ci tolga un po’ del nostro benessere. Questo forse perché la nostra è stata la prima generazione in Europa – dopo secoli - a non sperimentare la vera paura della guerra in casa. Ma non si può neanche pensare che l’Ucraina sia talmente lontana che qui da noi non potrebbe succedere nulla: la distanza stradale chilometrica fra Trieste e Palermo è di circa 1540 km; quella con Kiev è di solo un centinaio di chilometri in più.

Possiamo certamente affermare che chi ricorre alle armi, avendo di fronte altre possibilità, si pone automaticamente dalla parte del torto. Ma possiamo dire che la Russia ha torto al 100%? La verità non si può mai tagliare con un colpo secco: il bianco di qua, il nero di là. Una delle principali difficoltà che incontriamo nel nostro vivere sta nel dover cercar di trovare un equilibrio fra valori diversi che configgono.

Ricordiamoci che gli Stati Uniti non hanno mai permesso che ai loro confini venissero collocate basi militari di potenze avverse: basta ricordare la crisi dei missili russi a Cuba nel 1962, e l’invasione della piccola isola caraibica di Grenada nel 1983 dove si era iniziata la costruzione di opere (un aeroporto?) che sarebbero potute venir utilizzate da forze nemiche degli Stati Uniti. Visto che la distanza chilometrica fra Mosca e Kiev è di soli 378 km, potremmo anche pensare che Putin la pensa come la pensavano i presidenti americani nel 1962 e nel 1983. Si dice (lo diceva anche l’ex ambasciatore a Mosca e giornalista Sergio Romano) che a Gorbaciov era stato promesso che la Nato non si sarebbe estesa a Est. Al contrario c’è chi invece afferma che l’allora segretario della Nato promise soltanto che mai la Nato avrebbe attentato alla sicurezza della Russia. Non ero lì e non so dire qual è la versione più vicina alla realtà. Sta di fatto che, dopo il crollo dell’URSS, vari Stati in precedenza facenti parte dell’area d’influenza russa sono stati assorbiti dalla Nato, il che fa dire che alla Russia questo non sembrava una minaccia: ma forse si potrebbe anche dire che allora la Russia si sentiva troppo debole per reagire, o forse Putin comincia ad aver paura proprio adesso della democrazia troppo vicino a casa sua. Si ribadisce poi che la Nato è un presidio meramente difensivo della democrazia in Europa: ma vedendo come si comporta Erdogan in Turchia con la sua gente, oppure pensando al fatto che la Nato ha attaccato la Serbia nel 1999 al di fuori di qualsiasi compito statutario e ha svolto missioni di supporto alla presenza degli Stati Uniti in Afghanistan e in Iraq, ho più di qualche dubbio su questo punto. Inoltre, non abbiamo studiato a scuola che ai tempi di Cavour, quando anche i piemontesi hanno combattuto nella guerra di Crimea, l’han fatto contro i russi e non contro gli ucraini? In effetti, era stato Kruscev a spostare i confini e a dare la Crimea all’Ucraina, ma allora era come spostare un confine regionale perché sia Russia che Ucraina facevano parte dell’Urss. Capite bene che sarebbe stato diverso assegnare Capodistria al Friuli Venezia Giulia quando l’Istria era italiana, rispetto ad oggi che l’Istria è slovena.

Possiamo anche chiederci: come mai la Russia ha aggredito con la forza l’Ucraina? Probabilmente la risposta si può trovare già in uno scritto di oltre duemila anni fa. Significative, al riguardo, mi sembrano ancora oggi le pagine magistralmente scritte dallo storico greco Tucidide, il quale riporta l’incontro fra i rappresentanti della piccola isola di Melo (colonia di origine spartana rimasta fino a quel punto neutrale durante la guerra di Atene contro Sparta, e non disposta a inchinarsi alla potenza imperiale ateniese) e l’ambasceria di Atene (forte del fatto che il suo esercito era già sbarcato sull’isola). I Meli pensano che il fatto di essere dalla parte del giusto li salverà, perché avranno la dea-fortuna dalla loro. Rispondono cinicamente gli Ateniesi: «Speranza, incanto che illude ad osare! Sempre pronta a vibrare un colpo, anche se non a prostrare in ginocchio chi arrischia con lei il superfluo. Ma chi profonde nell’avventura tutto il proprio (ha natura di prodiga, la speranza!) apprende dopo la disfatta a riconoscerne il volto»; e aggiungono che nel cosmo divino, come in quello umano urge «eterno, trionfante, radicato nel seno stesso della natura, un impulso: a dominare ovunque s’imponga la propria forza. È una legge che non fummo noi a istituire, o ad applicare primi ... l’ereditammo che già era in vigore e la trasmetteremo perenne nel tempo; noi che la rispettiamo, consapevoli che la vostra condotta, o quella di chiunque altro, se salisse a tali vertici di potenza, ricalcherebbe perfettamente il contegno da noi tenuto in questa occasione»[13].

Ed è opportuno ricordare anche cosa scrisse il filosofo Celso del secondo II d.C., a proposito dei cristiani che invocavano una pace disarmata[14]: “se tutti facessero come i cristiani, tutti i beni della terra cadrebbero nelle mani dei barbari più empi e selvaggi. E neanche è vero che se tutti i romani aderissero al Dio cristiano, questi scenderebbe in campo a loro favore; anzi, tutti si ritroverebbero senza nemmeno una zolla e un focolare. Se poi nel nome di questa nuova religione qualcuno credesse che tutta l’Asia, l’Africa, l’Europa e i barbari, fino ai confini estremi del mondo potrebbero vivere in pace, non ha capito nulla del mondo”.

Il costo del pacifismo più totale comporta l’accettazione di poter anche finire annientati e ammazzati pur di non usare mai la forza, perché c’è sempre qualcuno che – sentendosi più forte, - cerca di imporre la sua volontà con la forza. Quanti sono pronti a farsi ammazzare per restare fedeli alla nonviolenza? Se non siamo disposti a questo, temo che l’invocazione di un totale pacifismo resti uno slogan senza aggancio alla realtà. Perché la realtà, oggi come ai tempi di Gesù, ci fa capire che chi è forte può minacciare e anche imporsi; chi è debole negozia o si sottomette. Come dicevano sempre gli ateniesi agli abitanti di Melo: “Siete consapevoli quanto noi che i concetti della giustizia affiorano e assumono corpo nel linguaggio degli uomini quando la bilancia della necessità sta sospesa in equilibrio tra due forze pari. Se no, a seconda, i più potenti agiscono, i deboli si flettono”[15]. Un potere, cioè, per essere indiscutibilmente tale, deve essere assoluto, e non può presentarsi come debole. E questa idea che abbiamo ereditato dai greci è ancora perfettamente valida per la nostra mentalità odierna, perfino nell’ambito religioso: se Dio è Dio, deve essere potente, anzi onnipotente. Perciò, come cristiani, dovremmo cambiare per prima cosa l’immagine che il magistero ci ha dato di Dio.

Dunque, a parlare di fratellanza e di pace siamo tutti bravi quando non ci sentiamo direttamente minacciati; tutti siamo per la pace, ma non basta essere genericamente per la pace. Tollerare stati di fatto intollerabili (un attacco armato a uno Stato per imporre la propria volontà) non porta di sicuro la pace, ma al massimo una moratoria prima della prossima violenza[16]. Finché la guerra resta lontana, dire di essere per la pace, a noi italiani, non costa niente. Dovremmo invece chiederci: e se la guerra si avvicinasse ai nostri confini, per quanto detto da Bertolt Brecht, fino a che punto siamo disposti a spingerci?[17] La pace non è evitare di stare noi al freddo, e che gli altri si arrangino. La pace non è neanche solo evitare che da noi ci sia la guerra, se tale situazione è carica di tensione o di odio.

Sinceramente non so dire qual è la soluzione giusta, o almeno la soluzione migliore. Sicuramente tutti siamo responsabili[18] per non aver fatto nulla di concreto per spegnere le fiamme in questi ultimi 7 anni, e quando una situazione s’incancrenisce, diventa più difficile fare ora quello che si sarebbe potuto fare prima con meno difficoltà. Però dobbiamo decidere in base alla situazione di oggi, non a quella di ieri.

Quasi sicuramente non sono un buon cristiano perché, come diceva Bonhoeffer, se mi accusassero di essere tale, non troverebbero veramente delle prove contro di me, tanto sono lontano da una vera sequela di questo profeta descritto nei vangeli. Ma anche se non credo che le armi fornite agli ucraini (che dovrebbero appena imparare a usarle) siano risolutive, credo comunque che possano far parte del ‘pacchetto di pressione’ che, unito anche alle iniziative (comprese quelle indicate da Dall’Oglio), potrebbero far terminare quanto prima la guerra. Credo anche che, solo se l’Europa sarà capace di restare unita nelle sue pressioni di vario genere (economiche, militari, politiche), forse si riuscirà a por fine a questa guerra senza vincitori né vinti, ma come sempre con tanti morti e tante distruzioni.

Sono d’accordo che la guerra non risolve i problemi alla lunga, per cui è sempre sbagliata. Non vedo come possa evitarla se ho la forza per resistere all’aggressore, a meno che non accetti di morire gridando o anche in silenzio.


NOTE

[1] Anche padre Alex Zanotelli è dello stesso avviso, e sostiene senza incertezze che “La voce del pacifismo è troppo fievole... È estremamente grave che il Governo invii armi in Ucraina. In questo momento dovrebbe spendersi in ambito internazionale per portare Russia e Ucraina al tavolo dell’Onu e trovare soluzioni pacifiche in quella sede… si deve lavorare per il disarmo”, in https://www.dire.it/28-02-2022/711674-padre-zanotelli-contro-il-governo-no-alle-armi-salvini-coi-frati-un-trasformista/.

[2] Sinonimo di forza è vigore, costrizione, obbligatorietà, durezza, violenza.

[3] Teniamo presente che l’impero romano è crollato – come dice sempre il Machiavelli (Il Principe, Bur-Rizzoli, Milano, 2013, 13[1 e 6]) - quando vennero assoldati i goti per la difesa dei confini. Infatti le milizie alleate sono pericolose per chi le chiama, perché se perdono anche tu sei sconfitto, ma se vincono diventi loro prigioniero. A quel punto, le forze dell’impero cominciarono a indebolirsi e l’energia e il valore delle legioni romane si trasfusero alle truppe germaniche, che in breve s’impadronirono del potere. Certo, il mondo è andato avanti ugualmente anche dopo il crollo dell’impero romano, ma per tanti che vivevano dentro i confini dell’impero è stata la fine del mondo. Così come per gli indigeni delle Americhe l’arrivo dei bianchi occidentali ha significato la fine del loro mondo.

[4] Ma anche senza spendere per armi, sprechiamo ogni anno un mucchio di soldi: ad es., nel solo 2018 abbiamo versato penali all’Europa per ben 148 milioni di euro (Mario Alberto Marchi, “il Fatto quotidiano” - 3.5.19).

[5] Eppure Gesù non l’aveva ritenuta una soluzione percorribile, non solo a parole (Mt 5, 39: ma io vi dico di non opporvi al malvagio) ma anche con i fatti, tanto che non eliminò Giuda pur sapendo che stava per consegnarlo ai suoi mortali nemici che l’avrebbero ucciso.

Anche Gandhi (il quale aveva detto che si sarebbe fatto cristiano se non avesse visto come si comportano i cristiani) era dell’idea che la legittima difesa è un diritto, ma non è la soluzione. Solo l'Amore annienta il male. Il male nutre sempre il male, mentre solo l'amore lo soffoca, lo annienta. Per questo Gandhi ha detto: “la non violenza è la più forte arma mai inventata dall’uomo”, in:

http://www.ilgiardinodegliilluminati.it/frasi_aforismi/frasi_sagge_aforismi_mohandas_gandhi.html.

[6] In www.vatican.va/ Testi fondamentali/ Concilio Vaticano II.

[7] E l’analoga dittatura in Argentina è caduta dopo che, sottovalutando la reazione inglese, aveva occupato con la forza le isole Falkland, ma l’esercito argentino è stato sconfitto militarmente dalla Royal Navy inglese. La sconfitta militare ha portato alla caduta della dittatura. Non sono state le preghiere dei fedeli cristiani, né l’intervento della Chiesa argentina a ottenere il risultato.

[8] Stegemann W., Gesù e il suo tempo, ed. Paideia, Brescia, 2011, 279.

Cfr. anche Dt 24, 1: il ripudio della moglie è ammesso quando l'uomo trova nella donna qualcosa di vergognoso.

[9] Castillo J.M., Commento al Vangelo di Luca 9, 18-24, del 9.6.2016.

[10] Maggi A., Commento a Lc 14, 25-33, in www.studibiblici.it/videomelie/ 4.9.2016/4.9.2016.

[11] Riportato in Maltese C., “La Repubblica” 20.5.2000, Socrate e la gente che pensa.

[12] Rammento le parole dette il 20.2.22 all’Angelus dal papa – “Com’è triste, quando persone e popoli fieri di essere cristiani vedono gli altri come nemici e pensano a farsi guerra!” E già nel 2015, di fronte alla guerra scoppiata in Donbass, papa Francesco aveva ricordato che si trattava di una guerra fra cristiani: “Voi tutti avete lo stesso battesimo! State lottando tra cristiani. Pensate a questo scandalo”. Sono passati da allora 7 anni, e nessuno ha pensato in questi lunghi anni di far aumentare la crescita del dissenso delle popolazioni russe contro il delirio di Putin, isolare in tutti i modi l'aggressore, mettere in funzione l'utensile delle Nazioni unite, promuovere e organizzare una forza di interposizione indipendente, internazionale e nonviolenta. Come pensa il buon Dall’Oglio che si riesca a fare adesso, in pochissimo tempo, quello che il mondo non ha fatto in 7 anni?

[13] Libro V della Guerra del Peloponneso di Tucidide (Traduzione di Ezio Savino), Garzanti, Milano 1974, 377. Oltre duemila anni più tardi Nietzsche riprenderà lo stesso concetto quando affermerà che il mondo è volontà di potenza e nient’altro (ripreso da Mancuso V., Il bene del mondo e la Chiesa, “La Repubblica”, 4.10.2013, 35).

[14] Celso, Contro i cristiani, VIII, 65-72 ed. Rizzoli, Milano, 2008, 283ss

[15] Dal Libro V della Guerra del Peloponneso di Tucidide (Traduzione di Ezio Savino), Garzanti, Milano 1974, 374.

[16] Proprio la storia immediatamente precedente allo scoppio della seconda guerra mondiale dovrebbe farci rizzare le antenne: a poco a poco, solo con un po’ di violenza, Hitler si era annesso l’Austria, poi i Sudeti, e poi aveva deciso di farlo per Danzica. Anche se gli europei occidentali non volevano morire per Danzica (come desso nessuno vorrebbe morire per l’Ucraina) e avevano tollerato che Hitler si annettesse poco a poco vasti territori, a un certo punto il rispetto dell’alleanza militare con la Polonia ha costretto Francia e Inghilterra a dichiarare guerra alla Germania.

[17] Ipocrita allora appare il discorso di quei politici che sono anche disposti a infliggere qualche sanzione all’aggressore, purché le nostre casse non restino al freddo.

[18] In ogni caso troppo comodo sarebbe addossare al sistema sociale o al solo governo ogni pregresso errore, per cercar di esentare il singolo dalla sua personale responsabilità.