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Mons. Paul Gallegher e Joe Biden, foto del 2015, di David Lienemann- tratta da commons.wikimedia.org





Biden e i Vescovi USA

di Dario Culot

Sarebbe da dire: breaking news (notizia dell’ultima ora che permette di aprire un’edizione straordinaria).

Dopo quasi un anno di duro scontro e di divisioni fra vescovi conservatori e progressisti, alla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d’America, tenutasi a Baltimora, si è arrivati all’approvazione di un tiepido documento sull’eucaristia, nel quale si evita qualunque riferimento espresso al presidente Biden (il secondo presidente cattolico nella storia americana dopo Kennedy). Sembrava che i vescovi che vedevano la necessità di prendere una posizione chiara rispetto a un «presidente cattolico che si oppone agli insegnamenti della Chiesa» fosse leggermente maggioritaria. Il riferimento era ovviamente all’accettazione politica della legalità dell’aborto; il presidente Biden si dichiarava privatamente contrario, ma come presidente non si era opposto alle leggi abortiste vigenti in vari Stati.

Il documento finale si limita a dire che i vescovi hanno una responsabilità particolare nel custodire l’integrità dei sacramenti (a “special responsibility” to “guard the integrity of the sacrament)”. Ma, a dire il vero, questo potere esisteva da sempre perché è fatto notorio che la legge canonica prevede che solo un vescovo individualmente, non un’assemblea di vescovi, possa porre restrizioni alla capacità di ricevere la comunione.

Il documento finale ha avuto il voto favorevole di ben 222 presenti, 8 contrari e 3 astenuti: una maggioranza schiacciante. Ha influito l’incontro fra papa Francesco e Biden di qualche giorno fa? Non è dato sapere, ma probabilmente sì. Una votazione contro Biden sarebbe stata una votazione contro papa Francesco: l’anticamera di uno scisma. E il nunzio apostolico negli Stati Uniti (posto in passato occupato dal ben noto monsignor Viganò), Chritopher Pierre, all’apertura della riunione della Conferenza episcopale americana aveva rimarcato l’importanza di rendersi conto del pericolo di trattare l’eucaristia come qualcosa che va offerto solo a pochi privilegiati e di puntare su un’ideologia del sacro; suggeriva (!?) di camminare a fianco di coloro la cui teologia può essere anche insufficiente, ma per aiutarli piuttosto ad apprezzare il dono eucaristico e a superare le proprie difficoltà. La sinodalità, cioè, deve essere un cammino fatto insieme - ha aggiunto il rappresentante del papa,- e bisogna riconoscere che questo intervento ha portato a un incontro assai più pacato di quanto ci si poteva immaginare, con evidente sconfitta dell’area più conservatrice dei vescovi americani (Gómez, Cordileone,[1], Burke, ecc.), che in passato si erano espressi per una condanna formale del presidente Biden.

Per apprezzare il dono eucaristico, e come ha ribadito l’arcivescovo di Denver Samuel Aquila, è importante «portare una maggiore consapevolezza tra i fedeli di come l’Eucaristia può trasformare le nostre vite». I vescovi riuniti hanno così lanciato ieri da Baltimora una campagna triennale di «risveglio eucaristico», che prevede lo sviluppo di nuovi materiali didattici, la formazione di leader diocesani e parrocchiali, un nuovo sito web e l’invio di un’équipe di 50 sacerdoti nei 50 Stati americani per predicare l’eucaristia. La campagna culminerà con un Congresso eucaristico nazionale nel giugno 2024 a Indianapolis.

Ma come in tutte le elezioni politiche, dove tutti hanno sempre vinto, anche qui il cardinal Gómez – il capo -cordata dei conservatori,- ha alla fine commentato: “non c’era mai stata alcuna intenzione dei vescovi di schierarsi espressamente contro il presidente Biden, ma solo quella di aiutare i cattolici alla piena comprensione di cos’è l’eucaristia”.

Tradotto in soldoni, il risultato finale indiscutibile è che al presidente americano Biden non sarà negato l’accesso all’eucaristia, e non è stato scomunicato.

Il documento, come detto, si sofferma invece su questa campagna per l’eucaristia, che va radicalmente spiegata quasi ex novo perché – dicono i vescovi - deve esserci una coerenza nel accostarsi ad essa. Certo che se si resterà fermi alla transustanziazione, sarà dura.



[1] A dire il vero, all’inizio di questo mese, l’arcivescovo Salvatore Cordileone, in un’intervista ad “America” aveva accusato di politicizzare troppo il documento dei vescovi, anche se ha aggiunto di dover onestamente ammettere che l’elezione del presidente Biden aveva stimolato il caso.