I racconti di Rodafà


  1. 1. Lungo il fiume


di Stefano Agnelli

Percorreva uno stretto sentiero sotto l’argine del Po, avanzava noncurante fra l’erba che, dai lati, quasi gli impediva il passaggio, la mente immersa in pensieri oziosi, con la voglia di stendersi sotto al primo albero che avrebbe incontrato.

La noia ed il tedio lo avevano spinto ad uscire di casa, ma era svogliato, stanco e sfiduciato. Si lasciava portare dai suoi piedi, prendendo decisioni rapide sulla direzione da tenere di volta in volta, quando, lasciato il sentiero, un cespuglio od un fosso impedivano il suo cammino.

Vagava così, per la campagna, oramai da un’ora, il cane al suo fianco, inebriato e reso gioioso dal contatto con l’erbe, fiutava camminando, muso a terra, poi, ogni tanto, alzava la testa e restava immobile, in ascolto di rumori che l'orecchio di Antonio non poteva percepire.

All’improvviso lo invase un profondo senso di inutilità, avvertiva la vacuità del reale di fronte allo scorrere del tempo, si sentì cancellato, escluso per sempre dagli avvenimenti che accadevano altrove: avrebbe voluto parteciparvi, possedere il dono dell’ubiquità ed essere dovunque nello stesso istante, per annegare nelle emozioni, disperdersi nell’Universo intero.

Nel mutare direzione tornò per un attimo sui propri passi e scorse un nido fra l’erbe, era vuoto.

Lo raccolse e lo soppesò a lungo nell’incavo della mano, abbandonandola alla forza di gravità.

Era davvero ben fatto e resistente, nonostante fosse così minuscolo e leggero. Lo depose con cura fra l’erba alta, nello stesso posto dove l’aveva raccolto, poiché aveva la curiosa sensazione che sarebbe potuto essere ancora utile.

Riprese a camminare, spirava un vento leggero e caldo, abbassò la lampo della felpa e la sfilò, restando con la sola camicia di flanella.

Mosse alcuni passi verso l’argine ed iniziò ad inerpicarsi lungo l’enorme pendio a sbalzi.

Giunto che fu in cima, potè osservare l’acqua del grande fiume, grigiastra e veloce, correre senza tregua verso il mare.

Si sentì sollevato, guardò di nuovo l’acqua in corsa ed orientò il corpo in direzione del vento, che qui era più forte.

Un benessere diffuso lo invase e d’improvviso si scoprì già intento a percorrere la strada del ritorno.

Mappa di Murano - Benedetto Bordone (1450-1530) - Isolario di Benedetto Bordone nel qual si ragiona di tutte l'isole del mondo, con li lor nomi antichi & moderni, historie, favole, & modi del loro vivere, Venezia 1547 - immagine tratta da commons.wikimedia.org