Il giornale di Rodafà. Rivista online di liturgia del quotidiano


Fotografia del presente

di Silvano Magnelli



 

La grande ritirata, ma c’è chi resiste….

Sociologi, psicologi, sondaggisti e opinionisti, cominciano a chiedersi perché gli italiani stanno perdendo il sorriso. Eppure non mancano spettacoli, divertimenti, viaggi, distrazioni, giochi, feste, anche se, diceva il  noto padre Davide Turoldo, “mai tante feste, mai così poca gioia…”. 

Forse però il sorriso scaturisce da altre risorse e da altre spinte e non basta il pur bravo e simpatico Fiorello a tutte le ore a tirarci su di morale. Un popolo il nostro di fantastiche tradizioni, per tanto tempo spezzettato, poi a fatica unito, e, dopo un terribile periodo di dittatura e di guerra civile, rinato ad un assetto democratico e ad un crescente benessere. 

Eppure le cose non girano nel verso giusto… Già perché? 

Molte le cause e concause, tra cui la crisi economica e l’incertezza globale. 

Ad intercettare bene il nostro umore profondo, colpisce però anche il rifiuto di farsi una ragione del presente tanto allargato, per poi viverlo con meno angoscia. 

Tempo fa l’ironico cagnolino pensatore, il famoso Snoopy, in un fumetto, ci avvertiva che, dopo aver trovato tutte le risposte, aveva scoperto che erano cambiate tutte le domande! 

Credo che non l’abbiamo preso sul serio e invece di annusare l’aria che tira, spaventati e in tanti, ci si sia arroccati in rifugi protetti e nostalgici, avendo come programma una sorta di ritirata strategica, come un esercito in rotta, dentro dimensioni piccole, spesso solo individuali, oasi isolate da altre oasi, dove il noi diventa al massimo clan, lobby, setta, cerchio magico, anche famiglia, ma in disparte, in un “si salvi chi può”, ancora più angosciante. 

Così appunto si perde spesso la gioia di vivere “insieme” e all’aria aperta in una comunità plurima e variegata, che è la grande novità di questi tempi. In un contesto tanto claustrofobico, ci si espone al malumore sistematico e alla paura sistematica. 

C’è però chi resiste e reagisce a tale fuga rassegnata e deludente, prende la sua barchetta e “insieme”, parola magica, ad altri resistenti, molla gli ormeggi e va in mare aperto. 

Innumerevoli infatti oggi le uscite dal guscio falsamente protettivo, mai facili, certo, ma sempre appaganti, perché si scopre un’imprevista comunità, dove riaprirsi alla speranza e quindi al sorriso, ma quello duraturo. Scriveva Mark Twain: “Tra venti anni, sarete più delusi per le cose che non avrete fatto che per quelle che avrete fatto. Quindi mollate le cime, allontanatevi dal porto sicuro. Prendete i venti con le vostre vele. Esplorate. Scoprite. Sognate.”