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Panorama di Trieste dalla Piazza della Cattedrale di San Giusto - Foto tratta da commons.wikimedia.org



I giorni della speranza



di Antonio Sodaro



“Sono stanchi i miei occhi di guardare in alto, Signore, io sono oppresso: proteggimi” (Isaia 38, 14).

Così Isaia mette sulla bocca di Ezechia, re di Giuda, quando si ammalò guarì dalla malattia, questa accorata invocazione.

E non ci vuole molto per sentirci anche noi stanchi e delusi, stanchi di guardare in alto e non trovare risposte, di avvertire che i nostri giorni si arrotolano su numeri di decessi, ricoveri in terapia intensiva, tamponi effettuati, indici che vanno su e giù.

Certo è che con la mascherina ti sembra di ripararti da un quotidiano che ti assedia, per un verso ti celi a chi ti incontra quasi invitandolo a farsi i fatti suoi e fai fatica a dire “buongiorno” a due occhi che ti incrociano e fuggono ad almeno un metro di distanza.

Oppure insisti a salutare anche chi non ti conosce e ti cresce la voglia di salutare tutti quelli che passano, per strappare uno sguardo in più a chi ti scruta senza capire se cerchi un euro o sei un po’ confuso.

… Mi aveva chiesto cosa significhi “vincastro”, ma si vedeva che era per aprirsi un varco a scambiare un po’ di luce tra i banchi della chiesa in attesa che le luci di accendessero per la Messa della sera …

Un vincastro, una parola per stare un po’ più vicini, sperando una vicinanza che vorremmo.

Mi sembra tanto difficile cercare la speranza sui libri, gli autori famosi, la serietà dei manuali di teologia … : sta in mezzo alla fede e alla carità, ma è la più difficile per me a mettere in tasca alle nostre giornate.

Forse significa sorridere alla luce quando apri le finestre di casa, o dire grazie all’acqua fresca che ti offre il rubinetto, o perdere l’autobus alla fermata perché hai scambiato due parole in più con la signora che con il suo cagnolino ti attraversa la strada ogni mattina.

Forse Dio ci chiede di tenere gli occhi unn po’ più in giù, di avere in mentre olocausti e sacrifici, ma oggi di imparare a dire “buona giornata” piuttosto che non comprometterci con “…giorno” o “bongiorno” …

Ci viene detto citando Dietrich Bonhoeffer che “la fede è vivere davanti a Dio, la speranza è vivere in vista di Dio, ma l’amore è vivere in Dio”.

Penso che in questi momenti cercare di vedere Dio possa significare abbassare lo sguardo, facendo attenzione al marciapiede guardando avanti per attraversare la strada dove probabilmente c’è qualcuno che aspetta di incontrarci e fare due passi con noi.

In fondo la speranza trova nella fede la forza per attraversare la strada e farsi carità sui marciapiedi della giornata.