I racconti di Rodafà


4. La baracca sul limitare della spiaggia


di Stefano Agnelli

Aveva un’anima grande, capace di contenere il mondo intero, ma non lo sapeva e nemmeno gli importava saperlo. Nella sua vita aveva fatto molti “mestieri” - come li chiamava lui – dal minatore al cantoniere, fino al lavapiatti. Ora abitava in una baracca sul limitare della spiaggia di Volano, una di quelle costruite abusivamente dagli abitanti dei dintorni negli anni Sessanta, per avere una proprietà e qualche giorno di vacanza a poco prezzo. Non era granché, però era ancora in buone condizioni e aveva una piccola veranda da cui si potevano vedere le onde infrangersi sulla riva.

Si guadagnava da vivere facendo lavori saltuari, visto che conosceva abbastanza bene la meccanica, l’idraulica e gli impianti elettrici. Aggiustava qualche barca in legno, cuciva molte reti da pesca, che arrivavano sin qui da tutto il litorale, poiché sapeva ripararle alla perfezione.

Durante le lunghe sere d’estate lo si poteva vedere, in sella alla sua Dei del ‘39, mentre percorreva l’Acciaioli, quella sorta di strada, stretta e piena di curve, che collega tutti i lidi di Comacchio, costeggiando la Romea dall’interno. Aveva infatti l’abitudine di recarsi sul lungomare del lido delle Nazioni, dove amava sedersi ad un tavolino del solito bar, prendere un caffè freddo ghiacciato, fumare quattro o cinque sigarette MS, mentre guardava passare la gente a passeggio nel viale principale del lido.

Dopo alcuni anni che viveva in quella baracca, aveva iniziato a ricevere visite, dapprima da parte degli abitanti del luogo, poi anche da persone che provenivano dalla vicina Ferrara e infine dalle città e dai paesi più disparati: Torino, Genova, Treviso, Limena, Correggio e tanti altri luoghi, tutti del Nord Italia. Erano uomini tra i quaranta ed i cinquant’anni: rappresentanti di commercio, piccoli e grandi imprenditori, impiegati di banca o comunali, liberi professionisti d’ogni genere.

Si sedevano tutti accanto a lui, sulla veranda, mentre riparava le reti, e parlavano, parlavano, raccontandogli della loro vita, dei loro problemi con colleghi o dipendenti, con i figli che andavano male a scuola, o facevano un pessimo uso dei social network e delle nuove tecnologie. Gli raccontavano di voler lasciare mogli, amanti o famiglia, di essere stanchi e frustrati dal ripetersi monotono delle loro vite, di essere preoccupati per qualche malattia che avevano contratto.

Lui ascoltava tutti, senza dare mai segni di insofferenza, ma nemmeno consigli. Si limitava a scuotere il capo ogni tanto, o a qualche cenno di assenso, sorridendo appena e fumando, sino all’ultima tirata, qualcuna delle sue amate sigarette, che teneva in un astuccio di cuoio per razionarle, in quanto non poteva contenerne più di dieci. Quasi tutti se ne andavano rasserenati, in molti tornavano a trovarlo, lasciando passare un po’ di tempo.

Col passare degli anni smise di andare in giro a fare piccoli lavori, e anche di andare sul lungomare di Nazioni. Voleva poter ascoltare sempre più persone. Poi anche le sue mani, invecchiando, iniziarono a non possedere più l’abilità di una volta, smise quindi di riparare reti, ma mai di ricevere i suoi personalissimi ospiti. Fu allora che la gente del posto iniziò a portargli da mangiare, gratuitamente, ogni giorno, mentre chi veniva a trovarlo prese l’abitudine di portare con sé qualche dono: una stecca di sigarette, un coltellino svizzero, qualche panettone, molte stecche di cioccolato, pacchi di caffè. Tutto questo andò avanti ancora per parecchi anni, forse dieci o undici, non ricordo bene, poi, una notte morì, ed al suo funerale non si finiva più di contare le persone. E pensare che il vecchio Raffele, così lo chiamavamo tutti, non aveva nemmeno un parente.


Mappa di Murano - Benedetto Bordone (1450-1530) - Isolario di Benedetto Bordone nel qual si ragiona di tutte l'isole del mondo, con li lor nomi antichi & moderni, historie, favole, & modi del loro vivere, Venezia 1547 - immagine tratta da commons.wikimedia.org