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Onnigamia che fallisce, se non è reboriana 

di Stefano Sodaro

Clemente Rebora (1885-1957) - foto tratta da commons.wikimedia.org

Il nostro settimanale da molto, moltissimo, tempo non parla più di “onnigamia” – la cui origine terminologica dovrebbe portare addirittura a Charles Fourier -, perché le sue realizzazioni, dobbiamo riconoscerlo, sembrano essere state, sino ad ora, tutte fallimentari. Tanto che si potrebbe concludere, semplicemente, che “l’onnigamia non esiste”. Non può esistere. Non si dà. E non solo perché eticamente incomprensibile, quando non condannabile e disprezzabile, ma proprio perché non trova - o meglio: non ha sino ad oggi trovato – spazi, luoghi, nomi, giorni.

Qual è il motivo di questa apparente impossibilità onnigamica?

Con buona probabilità si tratta di quell’aut aut tipico della cultura occidentale, che, ad esempio, ha ormai ridimensionato, fino a farla deperire, la bellezza degli abbracci dopo il terrore pandemico. Ormai nemmeno ci si sfiora, per paura del contatto fisico.

Però c’è anche dell’altro: e cioè il desiderio, insopprimibile, di trovare una qualche coerenza, appunto etica ma anche solo razionale, a presunte contraddizioni sentimentali ed emotive e sociali, che la nostra stessa cultura non ritiene di poter ammettere, consentire, tollerare e meno che mai valorizzare.

Siamo sicuri però che, nella storia in particolare delle arti, non vi siano stati segnali sicuri di un’onnigamia in bilico – anche allora, sì, negli anni che furono –, alla fine esitante, come se si fosse trattenuta e astenuta da un compimento finale, eppure presente?

La vicenda storico-letteraria di Clemente Rebora è emblematica.

Si innamorò riamato della pianista Lydia Natus, di origine ebraica, sposata in epoca in cui non esisteva alcuna possibilità di divorzio, ed entrambi vissero assieme, senza curarsi di reazioni e biasimi che li assediavano da ogni parte.

Poi le loro storie si divisero, presero ognuna una direzione ben diversa, ma nessuno dei due mai condannò presunti errori della vita trascorsa, mai.

Sono trascorsi, tuttavia, centodieci anni dal loro primo incontro – di Clemente e Lydia – avvenuto nel 1914. Possibile che oggi, centodieci anni dopo, sia ancora davvero impossibile dare una realizzazione effettiva proprio a quella loro, così particolare, storia d’amore?

Per riparlare di onnigamia merita ripartire da Rebora, senza avanzare tesi precostituite, senza costruzioni ideologiche, alla ricerca, invece, del sapore unico di un abbraccio.

Quell’abbraccio che solo la musica di un pianoforte sa celebrare.