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Il nonno di Crispi, senza impedimenti

di Stefano Sodaro

La storia, a volte, riserva sorprese inaspettate, soprattutto davanti agli occhi, ed alla mente, di chi non fa lo storico di professione, come nel caso del qui scrivente.

La ricerca sulla figura femminile di Lydia Santus, compagna di Clemente Rebora nel primo decennio del secolo scorso, prima che il grande poeta entrasse tra i Rosminiani e divenisse prete, conduce di necessità all’incontro con le personalità risorgimentali, interpreti – e protagoniste in prima persona – di un periodo fondamentale per le vicende italiane, anche contemporanee, eppure quasi del tutto bistrattato dalla storiografia di marca cattolica, in particolare ecclesiastica e clericale (senza particolari accezioni spregiative).

La Breccia di Porta Pia, fino al Concordato mussoliniano del 1929 (e prima, ma informalmente, al “Patto Gentiloni” del 1913), sanciva la resezione, il taglio netto, la divaricazione, tra interessi della Chiesa Cattolica e consolidamento dell’Unità d’Italia. L’anticlericalismo – termine, anche in tal caso, privo di valenze condannatorie – fioriva da sé come opposizione al potere temporale dei Papi in quanto di ostacolo al bene supremo dell’unica nazione italiana. Un singolare – se è lecito dir così – nazionalismo anticlericale.

Uno degli attori principali dello scenario risorgimentale - di conquista dei poteri statuali parcellizzati nella Penisola, quale quello della Chiesa appunto - fu Francesco Crispi. Che ebbe poi un ruolo enorme anche nella svolta coloniale dell’Italia in Africa Orientale, assurgendo addirittura a effettivo creatore di un’entità territoriale chiamata da lui “Eritrea”, verso cui non dimostrò certo aperture di comprensione e valorizzazione delle culture indigene. Ma questa, pur indissolubile con la prima, è un’altra storia.

Colpisce qui, invece, un mero dato biografico, la vera e propria “sorpresa” cui si faceva cenno.

Francesco Crispi era cattolico di rito bizantino, in quanto italo-albanese di Sicilia, e suo nonno paterno – ecco il dato strabiliante, almeno per il sottoscritto – era un prete cattolico di rito greco, che visse dal 1763 al 1837 e si chiamava anch’egli Francesco.

Il Crispi che conosciamo fu battezzato in rito bizantino.

Ancora: mons. Giuseppe Crispi, fratello di Tommaso Crispi padre dello statista, era vescovo ordinante italo-albanese per il rito greco e zio, dunque, del quattro volte Presidente del Consiglio del Regno d’Italia.

Le vicende private della figura di Crispi sono di estremo interesse: ad esempio l’accusa di bigamia, che costituì il declino del suo fulgore politico.

Vorremmo però quest’oggi intrecciare, piuttosto, la sua identità rituale – di cattolico bizantino – con la nostra attualità ecclesiale, pur essa italiana, se non italianissima.

Dopodomani, martedì 18 giugno 2024, alle ore 21, sulla piattaforma Zoom, si svolgerà un incontro-dibattito sul recente volume, edito da Queriniana, Senza impedimenti. Le donne e il ministero ordinato, cui interverranno il liturgista Andrea Grillo, curatore del volume, la patrologa Cristina Simonelli (già Presidente del CTI, Coordinamento Teologhe Italiane, e coautrice del libro) ed il Direttore Editoriale di Queriniana Alberto Dal Maso. Con loro interloquiranno le teologhe Paola Franchina – Vicepresidente dell’Associazione Culturale “Casa Alta” – e la teologa Diana Lenzi, laureatasi proprio in teologia con una tesi sul diaconato femminile.

Le coordinate per partecipare all’incontro sono le seguenti:

https://us02web.zoom.us/j/84873935900

ID riunione: 848 7393 5900

 

Una riflessione allora: mentre l’accesso all’ordinazione delle donne nella Chiesa Cattolica è, in ogni caso, di là da venire, già da secoli l’ordinazione degli uomini sposati è permessa, senza impedimento alcuno (e già…), dalla medesima Chiesa Cattolica, nei riti orientali.

La domanda: perché di tale effettiva realtà – non di un desiderio o di un progetto – non si parla pressoché per nulla in nessun contesto e consesso? Perché sembra essere tornata a configurarsi come temibile tabù di cui non far menzione mai e poi mai?

Domenica 28 aprile di quest’anno, nella Chiesa di Sant’Atanasio, in Via del Babuino, a Roma, abbiamo sentito con le nostre orecchie il vescovo eparchiale di Lungro, mons. Donato Oliverio, ringraziare pubblicamente la moglie di colui che in quel momento riceveva la chirotònia – cioè l’ordinazione – presbiterale secondo il rito bizantino.

Perché di simile possibilità “senza impedimenti” si dovrebbe tacere?

Il nonno paterno di Francesco Crispi era un prete, in piena regolarità canonica. Ma italo-greco.

Ne possiamo finalmente discutere “senza impedimenti”?

Sarebbe importante.

Noi proseguiremo il nostro viaggio, molto accidentato – ce ne rendiamo conto e ce ne scusiamo – tra i tornanti, talora sbalorditivi, della storia.

Buona domenica.