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Prima pagina del Codice penale della Thailandia, 15 novembre 1956 - immagine tratta da commons.wikimedia.org




Osservazioni sul disegno di legge Zan


di Dario Culot

Si tratta di un’integrazione delle osservazioni assai più brevemente esposte oralmente, il 1.6.2021, in una serata organizzata dall’associazione Ruah dei cristiani Lgbt, e dedicata al DDL Zan.

Devo premettere che, anche quando lavoravo, non ho mai studiato una legge prima che venisse pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, perché fino all’ultimo può sempre essere cambiata. Quindi teniamo ben presente che si sta ancora parlando solo di una bozza di legge, non di qualcosa di definitivo. Infatti “DDL Zan” vuol dire per l’appunto: Disegno di legge Zan, che mira a punire la discriminazione e la violenza contro le persone disabili e omosessuali.

Orbene, quello che prima solo qualcuno denunciava a bassa voce, si denuncia oggi ad alta voce, ed è sacrosanto fare una legge per punire quelle persone che, disturbate nel loro status di certezza su come tutti devono essere e comportarsi, non esistano a maltrattare altre persone a causa della loro disabilità o sessualità non normativa,[1] a impedire loro di essere come sono (anche se non hanno scelto loro di essere così, esattamente come chi le maltratta non ha scelto di essere eterosessuale o sano anziché disabile), sì che il legislatore ha deciso che è giunta l’ora di insegnare a tutti/e il rispetto di chiunque, cosa che evidentemente non è stata finora ottenuta con la sola educazione a casa e a scuola. Però, detto questo, la prima osservazione che mi sento di fare è che attorno a questo disegno si sono formate troppe aspettative (forse anche per il gran clamore mediatico causato da schieramenti contrapposti che è finito con lo sfociare in un mare di retorica, dove conta più la pancia che il cervello, più l’ideologia che la ricerca del bene comune). A prescindere da tutto questo, anche se domani il disegno diventasse legge Zan con una votazione forzata dalla maggioranza, temo che tante di queste aspettative di chi l’attendeva con ansia verranno pesantemente deluse. Nessuno cioè potrà dire: adesso che è uscita questa legge mi sento veramente protetto e più tranquillo se giro per strada.

Perché? Perché – a mio avviso, - non basta una legge per modificare una situazione che è, innanzitutto, culturale.

In Italia c’è una legge che vieta gli omicidi, ma non è bastata una legge per porre fine agli omicidi. In Italia esiste una legge che punisce le ingiurie, ma non per questo le persone hanno smesso di offendersi. Con troppa frequenza leggiamo sui quotidiani notizie di coppie omosessuali aggredite e picchiate: la legge che punisce le lesioni c’è già. Ma il problema non è la legge, è riuscire a identificare gli aggressori.

Quindi penso che le cose potranno cambiare solo quando vivremo dal di dentro un nuovo modo di rapportarci con gli altri, un nuovo modo di percepire il mondo. Attualmente, a cominciare dalle scuole dove è cresciuto di molto il bullismo, ci sono troppe persone che si sentono superiori ad altre, non vogliono relazionarsi con queste altre, le tengono sprezzantemente a distanza, e se si presenta l’occasione di vessarle o umiliarle non se la fanno scappare. Perché lo fanno? Come è stato spiegato con chiarezza da un noto scrittore, a volte, nel regno degli uomini e degli animali, nasce qualcuno che esce dalla regola. In pratica nasce diverso dai suoi simili, e per questo viene maltrattato, isolato, discriminato. I normali lo giudicano un’offesa alla natura, alle regole del Creato, e soprattutto a Dio e a loro stessi; e sono offesi se l’intero mondo non soffre con loro per questa offesa, per cui infieriscono come se fossero soltanto loro i depositari di come si deve o non si deve essere;[2] essi ritengono che sia loro preciso dovere quello di rivelare agli altri i disegni che Dio aveva fatto su tutti gli altri, dal fondo dell’eternità[3].

Ricordo che ai miei tempi c’era già un certo bullismo alle elementari nei confronti dei rari compagni di scuola con i capelli rossi o degli ancora più rari compagni albini. Mia madre mi aveva raccontato che alle scuole elementari, essendo lei mancina le avevano legato la mano sinistra dietro alla schiena, e siccome era un po’ troppo irrequieta, le avevano anche legato una caviglia alla gamba del tavolino di scuola. Oggi s’inorridisce di fronte a quel sistema educativo, ci si è accorti che i mancini sono tanti e non cambia nulla se usano quella che era chiamata ‘la mano del diavolo’; eppure oggi sono sempre in troppi a non scomporsi se devono maltrattare altre diversità.

Allora mi chiedo: se in una società civile il rispetto verso tutti dovrebbe essere l’obiettivo primario dell’educazione, sia in famiglia che a scuola, questo rispetto dovrebbe coprire un campo ben più ampio dell’ambito sessuale e della disabilità, perché deve riguardare tutte le diversità: donne maltrattate[4] da una mentalità maschilista,[5] immigrati, ammalati, vecchi, disabili, poveri emarginati, e anche le persone che fanno scelte diverse nell’ambito sessuale. Di fronte a questo tipo di persone, molti si trovano a disagio. Come mai? Forse perché in realtà noi abbiamo paura di tutte le persone che ci mettono in questione, perché appaiono diverse o non si comportano come noi ci aspettiamo debbano comportarsi. Ecco perché sono anche contrario a un’educazione nelle scuole che si limiti all’ambito sessuale, perché il campo delle fragili diversità è molto più ampio, e l’insegnamento a scuola dovrebbe coprire tutto l’ampio spettro. A che ci serve sapere un domani che un’intera classe ha capito di dover rispettare i gay, ma poi continua a maltrattare i vecchi e gli immigrati?

La Costituzione prevede uguaglianza e pari dignità per tutti, e dopo aver affermato questo principio di programma assegna allo Stato il compito di rimuovere gli ostacoli che di fatto limitano questa uguaglianza e pari dignità. Molti non vogliono che si rimuovano questi ostacoli, e sembra che senza un nemico da combattere queste persone non riescano a reggersi: sembra quasi una legge (di natura) irreversibile, perfino all’interno della Chiesa[6]. In realtà, come cristiani, dovremmo far sempre fiorire la vita attorno a noi. Quante volte, purtroppo, la soffochiamo invece di aiutarla a crescere, perché ci comportiamo ingiustamente o non ci opponiamo alle altrui ingiustizie che uccidono la vita.

Ad esempio, il cardinal Müller[7] - subito dopo il responsum della Congregazione per la dottrina della Fede[8] (ex Sant’Uffizio), del 22.2.2021, in cui si affermava che la Chiesa non ha il potere di benedire una coppia gay[9] - ha dichiarato che «la mattina della creazione Dio ha benedetto il primo matrimonio con l’unione di un uomo e di una donna. Un’unione di qualsiasi altro tipo, che è contraria alla volontà di Dio, non può allo stesso tempo essere dichiarata approvata da Dio». Dunque il cardinale ha preso alla lettera l’unione descritta nella Bibbia fra Adamo ed Eva, anche se nella Bibbia non si parla espressamente di matrimonio, per cui non si può escludere che Adamo ed Eva sia stata una coppia di fatto. Del resto, essendoci solo loro al mondo secondo quello che insegna lo stesso magistero, di sicuro non avevano a disposizione il celebrante con i paramenti sacri.

Ma a questo punto, per coerenza, mi sembra che il cardinale dovrebbe prendere alla lettera anche il prosieguo del racconto biblico, e visto che da Adamo ed Eva sono nati solo Caino, Abele e Set, e all’inizio sono sopravvissuti solo in quattro (Caino ha fatto fuori Abele), per procreare, i giovani maschi hanno dovuto necessariamente farlo attraverso un incesto con la propria madre Eva. Questo era l’unico modo in cui Dio poteva benedire l’unione di un uomo e di una donna, e questa doveva essere allora la precisa volontà di Dio: se avesse pensato diversamente Egli avrebbe creato altri gruppi di uomini e donne, e Caino e Set avrebbero potuto fare figli con donne diverse dalla loro madre. Dunque, portando alle logiche conseguenze il pensiero teologico del cardinal Müller: coppie omosessuali, assolutamente no; incesto, sì perché non c’era altro modo per moltiplicarsi, e Dio voleva che l’uomo si moltiplicasse (Gn 1, 28). Ma se così fosse saremmo nel ridicolo. Se aggiungiamo che Gesù, nei Vangeli, non ha speso una parola una contro il sesso, mentre ha parlato molto contro il potere, il denaro e l’egoismo, mi sarebbe piaciuto che la Congregazione avesse richiamato, nel responsum, qualche passo dei vangeli per suffragare la sua decisione, non al catechismo e alla dottrina dei sacramentali, che sono opera di uomini.

Per fortuna anche nella Chiesa le posizioni non sono tutte uguali: il cardinale austriaco Schönborn[10] ha detto che un messaggio così negativo ferisce perché giustamente queste persone chiederebbero: “Madre – non hai una benedizione per me? Anch’io sono tuo figlio, dopotutto”. La Chiesa si è professata da sempre Mater et Magistra, deve cioè insegnare, ma prima di tutto essere madre. Ma lo è veramente per tutti? Oppure solo per alcuni e gli altri non possono essere figli di Dio? Può una madre negare una benedizione al proprio figlio?

La Dichiarazione accademica sull’etica delle relazioni omosessuali basate sulla libertà e la fedeltà, in questo tempo di sfida epocale, offre un potente messaggio intellettuale e spirituale a favore sia delle persone non-eterosessuali sia della comunità della Chiesa Cattolica[11], argomentando – fra l’altro - come sia errato appoggiarsi a principi della legge naturale. Eppure continua in molti settori il rifiuto nei confronti di persone, che vorrebbero vivere il loro amore nella normalità e invece vengono giudicati come espressione del disordine, dell'innaturale e del contro natura. Sembra che questi fustigatori dei costumi non sappiano che sono stati documentati comportamenti omosessuali in circa 1.500 specie, sia in cattività che in ambiente naturale, sia fra gli insetti, che fra gli uccelli ed i mammiferi[12] (basta digitare su un motore di ricerca “omosessualità negli animali). Non si rendono conto che non esiste una legge morale di natura. E allora, se la stessa natura è capace di compiere anche anomalie rispetto alla fisiologia prevalente, non siamo più davanti ad atti contro natura, perché la stessa natura è più complessa del bianco e nero che semplicisticamente costoro pensano di vedere; nella molteplicità emergono, secondo natura, anche varie anomalie[13].

Ma andando a leggere qualche passo del DDL, penso che non siamo davanti al massimo della chiarezza. Il disegno Zan all’inizio, all’art.1, dice: “Ai fini della presente legge” (e trattandosi di una legge penale che funge da cornice invalicabile, va ricordato che non si può applicare la legge penale in modo estensivo a svantaggio dell’imputato,) viene spiegato cosa s’intende:

a) per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico;

b) per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso;

c) per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi;

d) per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.

Abbiamo molte righe di spiegazione solo per cercar di capire di cosa si parla. Ma qualsiasi legge (in particolare quella penale) dovrebbe essere fatta in modo che qualsiasi cittadino la capisca al volo. Qui sembra che a capire possano essere solo gli addetti ai lavori. Provate infatti a chiedere alla gente per strada che differenza c’è fra genere e identità di genere. Credo che assai pochi sapranno rispondere. Per di più, l’American Psycological Association ha identificato 40 e più identità di genere. È chiaro che tutte queste sotto-distinzioni possono interessare gli specialisti del settore, ma una persona comune non riesce neanche a immaginare come una persona possa rientrare in tante sottocategorie. Come si può pensare che la gente comune capisca di cosa si sta esattamente parlando?

L’art. 3 della Costituzione ha usato poche parole, ma chiarissime. Compariamo i due testi con l’esempio fatto dal giornalista Serra: «Non è lecito discriminare “per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Questo si capisce bene, parola per parola». Ma questa è la Costituzione. Nel disegno Zan si legge che «non è lecito discriminare qualcuno a causa di “sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere”, e questo si capisce meno bene».

Se avessi dovuto scrivere una legge, avrei lasciato perdere completamente tutto il discorso sessuale (che immediatamente fa alzare barricate) e avrei detto che la nuova legge vuole punire chi compie o spinge altri a compiere atti lesivi della dignità della persona[14]. Si evitava così il muro contro muro fra chi vuole emarginare soggetti a causa della loro sessualità non normativa, e chi no.

Oppure, se proprio si voleva aggiungere un ulteriore casistica agli esistenti artt.604bis-ter c.p., invece di inserire dopo il vecchio testo della Legge Reale-Mancino la sanzione penale per chi istiga a commettere o commette violenza o atti discriminatori anche “fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere o sulla disabilità”, avrei aggiunto solo “o riguardanti l’ambito sessuale”. Ma ripeto, di preferenza avrei cercato di depotenziare lo scontro proprio togliendo la parola ‘sesso’.

Comunque nel disegno si richiamano solo comportamenti di discriminazione e violenza. Vengono perciò omesse le minacce (il pasticcere che dice: vi faccio la torta perché altrimenti sarebbe discriminazione, ma non tornate a ritirarla altrimenti vi sfregio con l’acido, mandate qualcun altro). Viene omessa la derisione/presa in giro (il pasticcere che dice ai clienti presenti: non sto facendo alcuna discriminazione perché altrimenti vado in galera, ma sappiate che sto preparando una torta nuziale non per due veri sposi normali ma per due giovani omosessuali che credono di potersi sposare, poverini!).

Specifica poi l’art.1 d) del DDL che per identità di genere si intende l'identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.

La definizione non mi sembra ricalcata sulle sentenze Cass. 20 luglio 2015, n. 15138 e Corte Cost. 20.6.2017, n. 180, perché lì è stato precisato che l’acquisizione di una nuova identità di genere non postula la necessità di alcun intervento chirurgico, purché la serietà ed univocità del percorso scelto e la compiutezza dell’approdo finale siano oggetto di accertamento anche tecnico in sede giudiziale. Cioè occorre sempre un procedimento giudiziario (con l’intervento di periti) che si conclude con la conferma che l’identificazione percepita è seria e ponderata. Mi sembra che, negando di dover attendere almeno la fine del procedimento giudiziario, si potrà arrivare a un’assurda sessualità fluida, che dipende da come uno si sveglia di mattina: un giorno, un transgender dopo essersi percepito maschio, torna a percepirsi femmina, il giorno dopo si dichiara di nuovo maschio. Il diritto a identificarsi con l’appartenenza a un sesso o a un altro, a prescindere da qualsiasi dato biologico, in nome di una mera autopercezione, mi sembra comporti notevoli rischi per coloro che devono relazionarsi con simili persone, essendo la loro decisione potenzialmente mutevole. Non sapranno mai come devono comportarsi.

Ecco allora che se tutto è lasciato alla mera valutazione soggettiva dell’interessato, perché solo questo aspetto vale ‘Ai fini della presente legge,’

- il maschio che si sente donna può denunciare chi non lo assume in base alle quote rosa? E se, una volta ottenuta l’assunzione, si percepisce di nuovo maschio, le colleghe femmine lo potranno denunciare per frode, avendo ottenuto un posto di lavoro che non gli spettava?

- Se a scuola una femmina si sente maschio e pretende di andare nel bagno dei maschi, può denunciare il preside che glielo proibisce?

- Un detenuto, anagraficamente maschio, dichiara di sentirsi femmina e chiede di essere trasferito in un braccio femminile. Al rifiuto del direttore, che invece vuole un certificato, lo denuncia penalmente in base alla legge Zan per atto discriminatorio.

Si apre la strada a un numero incerto ma presumibilmente elevato di processi penali, perché l’azione penale potrebbe essere fatta iniziare anche al solo scopo di vendicarsi (quante volte un detenuto vorrebbe farla pagare al diretto del carcere?) o di far vedere i sorci verdi a una persona antipatica, quando invece il processo penale dovrebbe essere l’ultima spiaggia, riservato a pochi casi[15]. E poi, non sarebbe forse stato meglio prevedere delle sanzioni alternative al carcere (tanto, con una condanna fino a tre, con un buon avvocato non si va in carcere), costringendo il condannato a lavori socialmente utili nell’ambito della fragilità? Come diceva George Orwell, conclamato ateo, “so per esperienza che dopo aver fatto la conoscenza di un qualsiasi individuo e avergli parlato, non sono più capace di trattarlo con brutalità”.

Devo anche rammentare che finire sotto processo penale è comunque già una pena (per l’ansia in attesa del verdetto finale che può arrivare dopo svariati anni, e per i costi visto che si deve prendere un avvocato). Il legislatore dovrebbe almeno prevedere che, in caso di assoluzione perché si è abusato del diritto alla propria identificazione, i costi non restino a carico di chi è stato ingiustamente accusato, e magari prevedere anche una corsia preferenziale per questo tipo di giudizi al fine di ridurre i tempi di durata processuale.

L’art. 4 recita: Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.

La parola ‘condotte legittime’ già indica che si deve stare all’interno dei parametri costituzionali previsti per la libertà di espressione. Infatti la Costituzione nel prevedere la libertà di espressione, prevede anche che il suo esercizio comporti doveri e responsabilità, perché anche gli altri hanno diritti (pensiamo alle famose vignette satiriche su Maometto in Francia, quando la Corte di Giustizia europea ha correttamente ricordato che il sentimento religioso degli altri è un vero e proprio diritto, sì che il diritto di manifestare la propria opinione non è privo di limiti[16]. Perciò, se le espressioni sono legittime, di per sé non possono essere idonee a determinare il pericolo concreto di innescare discriminazioni e violenze, e quindi c’è una sovrabbondanza di parole che può creare solo confusione.

Comunque, oltre alla legittimità, è richiesta l’esistenza di ‘un’effettiva pericolosità’, cioè occorre vedere se le modalità di espressione del pensiero sono concretamente idonee a provocare la commissione di atti discriminatori o violenti. E di nuovo si deve tornare davanti a un giudice, con quel che ne consegue.

Allora mi chiedo: un prete che richiama Paolo (1Cor 6, 9-10) o prevede l’ira funesta di Dio e la morte per i peccatori sodomiti (Lv 20, 13), commette reato perché sta istigando alla violenza? In Scozia, John Sherwood, pastore evangelico è stato arrestato per aver disturbato la quiete pubblica, con l’aggravante di aver usato espressioni omofobiche, mentre predicava per strada che l’omosessualità era peccato stando alle Scritture[17].

Se si concorda sull’arresto perché anche il prete deve stare attento a come parla, dovremmo essere consapevoli che si potrebbero sequestrare penalmente, in tutta Italia, tutte le Bibbie e le lettere di Paolo che parlano in questi termini omofobi, e ordinare alle case editrici di rimettere questi testi in commercio solo dopo aver censurato (eliminato) le frasi che possono istigare alla discriminazione o alla violenza. Pensate che questo non potrebbe succedere in Italia? Non ne sono così sicuro. Per fare qualche altro esempio, ricordo che in Finlandia, l’ex ministra Rasanen è stata rinviata a giudizio[18] con l’accusa di “incitamento all’odio” per un tweet del 2019 in cui criticava la decisione della Chiesa di sponsorizzare il Gay pride, chiedendo come la scelta potesse essere coerente con le lettere di Paolo.

E l’American Humanist Association (AHA) ha revocato al biologo Dawkins (ateo notorio) il premio ‘Umanista dell’anno’ per aver messo in dubbio la validità scientifica della categoria transgender[19].

In Spagna, Twitter ha autonomamente bloccato per 12 ore il parlamentare Francisco Contreras, esponente del partito Vox (notoriamente di estrema destra), per aver affermato in un tweet che gli uomini non possono avere una gravidanza[20]. Dopo 12 ore anche Twitter si è reso conto di aver probabilmente esagerato: ma, come si vede, il timore di finire sotto processo penale non solo fa scattare qualcuno sulla difensiva ancora prima dell’intervento del giudice, ma fa sorgere il pericolo concreto che per difendere alcune categorie si finisca con l’offendere altre.

Quanto infine all’intervento della Segreteria di Stato vaticana[21] sul Governo dello Stato italiano, mi sembra di poter dire: “tanto rumore per nulla” in quanto la polemica si poteva tranquillamente evitare. Anzi, sembra quasi si sia fatto trapelare apposta la nota, in modo da richiamare l’attenzione su questo disegno di cui ormai non si parlava più sui giornali e alla televisione. Si è utilizzato un mezzo di pressione indiretto? Può essere vero, ma forse ci si dimentica che i trattati implicano vincoli per ogni Stato firmatario, che vanno interpretati di volta in volta e possono magari far emergere problemi neanche mai preventivati quando sono stati sottoscritti, o semplicemente sottovalutati. Del resto, negli stessi giorni in cui molti si sono sollevati per un vulnus alla sovranità e alla laicità [22] dello Stato italiano da parte dello Santa Sede, ci si dimentica che Orban potrebbe dire lo stesso agli altri Stati europei (Italia compresa) che stanno facendo pressione affinché l’Ungheria modifichi la legge omofoba recentemente emanata dal proprio Parlamento nazionale. Non potrebbe anche il Parlamento ungherese proclamare ad alta voce che non può accettare ingerenze da parte di altri Stati sulla sua sovranità? No, perché anche in questo caso i Paesi aderenti all’Unione Europea hanno sottoscritto trattati che impongono loro vincoli ‘esterni’[23], così come anche il concordato (vedi anche art.7 della Costituzione che conferma la validità dei Patti lateranensi) pone vincoli ‘esterni’ all’Italia. Per non dire poi che in altri casi, pensiamo ad es. all’immigrazione, la stessa Italia addirittura invoca un intervento a livello legislativo da parte degli altri Stati, i quali invece preferiscono lasciare tutto in mano alla ‘sovranità’ dello Stato italiano. Tanto gli immigrati arrivano innanzitutto qui, mica in Danimarca o in Olanda. Dobbiamo prendere atto che ormai viviamo in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, mentre in certi ambiti continuiamo a ragionare con modelli giuridici che andavano bene nel 1800. Nel 1800 neanche c’era l’idea di dover cedere parte della propria sovranità nazionale ad enti sovrannazionali. Nel 1800 chi si sentiva più forte occupava con la forza un altro Stato e lì imponeva la propria legge[24].

E allora, non sarebbe il caso di sdrammatizzare e prendere semplicemente in considerazione le osservazioni fatte dalla Santa Sede? Se effettivamente si è convinti che non c’è alcun pericolo per le scuole paritarie cattoliche di dover partecipare alla giornata contro l’omofobia – come si legge nella nota vaticana - non basta discuterne e valutare se il testo del disegno Zan sia effettivamente poco chiaro alla luce del concordato sul punto, col rischio di dover l’affidare ai giudici l’interpretazione di troppi termini? Se ci sono problemi, non è meglio affrontarli prima che dopo?

Allora che fare? Continuare a discutere all’infinito e lasciar perdere la legge, tanto mai si troverà in Parlamento una soluzione concordata? O approvare subito questa legge, perché una legge cattiva è comunque meglio di nessuna legge?

Non sono convinto che una legge non buona sia sicuramente meglio di una mancanza di legge. Faccio questo esempio per spiegarmi e per concludere. Due ragazzi escono tenendosi per mano da un locale notoriamente frequentato da gay e vengono assaliti e picchiati da un gruppo di altri ragazzi. Ammesso che gli aggressori vengano identificati, il PM dovrà formulare il capo d’imputazione, cioè l’atto d’accusa: quindi gli aggressori saranno imputati di aver fisicamente aggredito i due, causando loro lesioni guaribili in x giorni, con l’aggravante di aver usato violenza per motivi di…? A questo punto il PM non può inserire nell’atto d’accusa tutte e quattro le ipotesi, deve sceglierne una, altrimenti il difensore degli imputati sosterrebbe giustamente che l’accusa è indeterminata e che si sta violando il diritto di difesa. Ammettiamo che il PM scelga l’aggravante di ‘genere’. Ora, stante l’aggravante, il reato viene perseguito d’ufficio. E se per caso, alla fine del dibattimento uscisse la convinzione che l’aggravante contestata era sbagliata, per gli aggrediti al danno si sommerebbero le beffe: infatti cascherebbe l’aggravante, ma non resterebbe in piedi neanche il reato di lesioni perché esso è perseguibile normalmente a querela, che i due aggrediti probabilmente non hanno presentato visto che il processo era iniziato e proseguito d’ufficio. Quindi posso immaginare questa scena: gli aggressori se ne vanno sorridendo e passando davanti gli aggrediti li salutano con un bell’inchino. Se la legge non c’era, i due aggrediti avrebbero sicuramente presentato querela, e almeno per le lesioni gli aggressori sarebbero stati puniti.

Potrei andare avanti con ancora tanti esempi, ma mi fermo qui.


NOTE

[1] Il controllo della sessualità da parte di un potere non sarà di per sé un agente patogeno? Non sarà causa di danno, sia per il singolo individuo che per la collettività umana nel suo complesso?” ( M. Bernardi, Sessualità. Educazione et al. Rizzoli, Milano 1993, 5).

[2] Corona M., Torneranno le quattro stagioni, ed. Mondadori, Milano, 2010, 139.

[3] Mauriac F., La farisea, ed. Oscar Mondadori, Milano, 1970, 74. [4] E perfino uccise; pensiamo alla giovane Saman Abbas, uccisa a quanto sembra dai parenti perché non voleva sottostare a un matrimonio combinato.

[5] È chiaro che qui la religione non c’entra nulla. C’entra piuttosto un insano diritto di proprietà che molti maschi pensano di acquisire alla nascita dei figli (in certe culture soprattutto delle figlie, alle quali impongono poi anche il matrimonio) e sulla propria moglie. Allo stesso modo la religione non c’entra negli altri casi, anche se in Sud Africa la Chiesa cristiana che lo supportava intendeva per fornicazione anche il matrimonio fra maschio e femmina di razze diverse, e vedeva tutti i quartieri dove bianchi e neri convivevano pacificamente come luogo di fornicazione (Lapierre D., Un arcobaleno nella notte, ed. Il Saggiatore, Milano, 2009, 93). Oggi l’ultimo bastione che sembra resistere nella Chiesa è l’omosessualità.

[6] Interessante il libro del sociologo Marzano M., La casta dei casti. I preti, il sesso e l’amore, Bompiani, Milano, 2021, 13, che vorrebbe fare un po’ di luce su “quel mondo claustrofobico, chiuso, autoritario e tutto maschile”.

[7] Cfr. l’articolo di Giansoldati “Il Messaggero” 16.3.2021, 13.

[8] Leggibile in https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2021/03/15/0157/00330.html.

[9] Eppure non ha remore a benedire animali, navi da guerra o carri armati.

[10] Vedi “Corriere della sera,” 25.3.2021, 25.

[11] In https://www.wijngaardsinstitute.com/dichiarazione-etica-relazioni-omosessuali/ e vedi anche lo studio sulla rivista Concilium, https://www.queriniana.it/rivista/concilium-5-2019-2206.

[12] Un mio amico, credente cattolico, anni fa era dirigente di un’azienda agricola in Toscana e aveva comprato due tori per le sue vacche. Con suo sommo stupore scoprì che a uno dei due tori non interessavano affatto le vacche, ma solo l’altro toro, per cui il mio amico fu costretto a riconoscere che la stessa natura è capace di compiere anche anomalie rispetto alla fisiologia prevalente, ed essendo persona intelligente rivide anche la sua posizione etica che gli era stata insegnata in chiesa.

[13] Il papa emerito parla sempre di pratica contro natura, perché il senso naturale della sessualità è assicurare all’umanità progenie: Benedetto XVI, Luce del mondo, ed. Libreria editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2010, 212. Dunque, la sterilità volontaria non è vista di buon occhio. Ma allora deve domandarsi come mai la Chiesa non si è mai scagliata contro gli organismi geneticamente modificati in agricoltura, visto che queste piante producono semi sterili e questo dovrebbe in sé costituire principio di abominio. Un Ogm programmato sterile non sarà mai in grado di assicurare fecondità, e questo va contro natura. Inoltre, se è secondo natura il sesso per procreare, non è contro natura impedirlo ai presbiteri?

[14] Per combinazione, il giorno dopo il mio intervento su Zoom, mi è capitato di leggere su Il fatto quotidiano on line del

2.6.2021 che il diritto penale tedesco non prevede alcuna fattispecie di reato specificamente a tutela di gruppi di persone accumunate da determinate caratteristiche (religione, orientamento sessuale eccetera) – l’unica eccezione è il § 130 che però punisce chi istiga la popolazione contro una minoranza (etnica, religiosa, di genere eccetera), ed è necessaria perché qui manca un reato contro un individuo: se non ci fosse la norma, la condotta non sarebbe punibile. Al contrario, se un reato viene commesso nei confronti di un individuo “in quanto gay”, esiste anzitutto un reato contro un individuo (comunque punito), eventualmente aggravato dal motivo abietto: prevede invece una circostanza aggravante generica quando qualsiasi reato sia commesso con finalità razziste, xenofobe, antisemite o più genericamente contrarie a dignità e umanità (§ 46 c. p. tedesco).

[15] Esistono poi sanzioni penali non detentive; cioè da anni si parla di ridurre la misura carceraria con misure alternativa e ricorrere al carcere solo in casi estremi; qui si fa l’inverso.

[16] Cfr. il commento di Maria Rosaria Piccinni, I criteri di bilanciamento tra satira, libera espressione del pensiero e tutela del sentimento religioso, in https://it.vlex.com/vid/bilanciamento-satira-espressione-sentimento-419361814.

[17] https://evangeliciadiguidonia.jimdofree.com/notizie-dal-mondo/

[18] https://yle.fi/uutiset/osasto/news/ex-interior_minister_rasanen_charged_with_hate_speech/11907573.

[19]https://www.forbes.com/sites/roberthart/2021/04/20/richard-dawkins-stripped-of-top-humanist-award-for-using-science-to-demean-marginalized-groups/

[20] https://www.rt.com/news/524009-twitter-suspends-spanish-politician-transgender/

[21] Non è la Chiesa cattolica, ma è la Santa Sede, quale soggetto di diritto pubblico internazionale (che esercita la propria sovranità territoriale sullo Stato Città del Vaticano), ad essere intervenuta con la nota diplomatica. In effetti il cattolicesimo è l’unica confessione religiosa al mondo (a parte il breve periodo del califfato proclamato da Al-Baghdadi nel 2014), il cui vertice si configura pari ad uno Stato.

[22] Già la sentenza del 12 aprile 1989, n.203 della Corte costituzionale, occupandosi dell’insegnamento a scuola della religione, aveva affermato il principio di laicità dello Stato italiano.

[23]L’art.2 del Trattato europeo recita: “L’Unione combatte l’esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore. Essa promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri”.

[24]Anche l’Italia, nel 1870, con la breccia di Porta Pia, ha con la forza cancellato lo Stato Pontificio.