Il giornale di Rodafà. Rivista online di liturgia del quotidiano

Torri militari ingusce fortificate di Erzi nella valle di Armkhi, Inguscezia, Caucaso centrale. La valle della montagna Armkhi è illuminata dai raggi del sole al tramonto. Laltezza delle torri medievali è di circa 29 metri (95 piedi), intorno al XVI secolo. Erzi, Repubblica di Inguscezia - Foto tratta da commons.wikimedia.org


Il mio percorso

di Dario Culot



Mi è stato chiesto come mai, dopo anni di disinteresse e indifferenza, mi sono riavvicinato alla religione e alla Chiesa, e perfino scrivo testimoniando la bellezza del Vangelo, seppur con un dentino spesso avvelenato nei confronti della Chiesa cattolica.

Cercherò qui di spiegarlo, premettendo che non credo di essere a tutt’oggi un valido testimone del Vangelo. Testimone è una parola impegnativa, e credo ci voglia ben altro per essere considerato testimone. Non sono mai stato fulminato sulla via di Damasco, né sulla via di Medjugorje (non ci sono mai stato, anche perché sono molto scettico sui miracoli). Sono stato e sono tuttora preda di tanti dubbi.

Ad esempio, l’universo nasce dal big-bang, ma prima? Il big-bang non può essere nato dal nulla, perché come dicevano logicamente i latini ‘Ex nihilo nihil fit’ (“Dal nulla non può nascere nulla”). Com’è possibile che atomi senza vita abbiano prodotto vita? Se smontiamo e rimontiamo una cellula non avremo ancora vita vivente. Come è nata la vita prima che cominciasse a comunicarsi? Per creare nuova vita non è forse necessario cominciare già dalla vita? Questo mi fa pensare all’esistenza di un Creatore. E se Dio è l’appassionato amante della vita, ha creato tutti per amore e nessuno per odio, altrimenti non li avrebbe creati.  Questo in effetti emerge dalla lettura dei vangeli come messaggio liberatore di Gesù, ed è contrario a tutta una lunga tradizione del magistero che annunciava una Novella che definiva Buona, ma con la paura e la minaccia dell’inferno; e questa Novella cupa è stata insegnata per secoli. Mi sembra cioè la Chiesa si sia presto allontanata da questo messaggio liberatore di Gesù poiché si è alleata con il potere politico degli imperatori romani già nel II-III secolo, a partire da Costantino e proseguendo praticamente fino ai giorni nostri. Così, invece di essere un movimento, è diventata un’istituzione religiosa. E come ogni istituzione, definisce chi è dentro e chi è fuori attraverso sue dottrine e leggi. Se non stai al gioco offerto dal magistero sei fuori. E in questo contesto, il metodo della paura dell’inferno è stato utilizzato con tutti coloro che non si sono sottomessi a ciò che lei ha ordinato.

Ma, ad onor del vero, nonostante tutto questo, si deve anche riconoscere un aspetto positivo: dobbiamo riconoscere che la Chiesa ha custodito i quattro vangeli;[1] se non fosse stato per lei, oggi non li conosceremmo.

Poi penso al male che c’è in questo mondo, alla nullità di questo granello di polvere chiamato Terra che si trova quasi sperso in un punto periferico dell’universo, e penso che sia assai improbabile che Dio si sia occupato di questo pulviscolo e di noi che siamo ancora più piccoli di quell’insignificante granello di polvere. Perciò non riesco proprio a credere che “più prezioso agli occhi di Dio dell’intera creazione è l’uomo, e per lui esistono il cielo e la terra e il mare e la totalità dell’universo, ed è alla sua salvezza che Dio ha dato tanta importanza da non risparmiare neppure il suo Figlio unigenito (n. 358 Catechismo).

Alla fine, proprio nel campo religioso, pur con tutti i dubbi mi son fatto qualche convinzione. Primo: la fede non è credere a quello che non si vede, ma credere nonostante quello che si vede. Secondo: una confessione di fede non esprime ciò che un altro deve credere, ma ciò che qualcuno crede in prima persona, sì che la dottrina insegnata dal magistero non è una condizione della fede[2]. Terzo: non bisogna mai annegare nella certezza assoluta da qualunque parte venga offerta perché nessun essere umano possiede la verità assoluta. La verità non abita perciò esclusivamente nella Chiesa. Mi ritrovo perciò completamente nelle parole di Claverie, vescovo cattolico di Orano, vero testimone della fede perché è rimasto al suo posto pur sapendo che l’avrebbero ammazzato: «Quando pretendiamo di possedere la verità e cediamo alla tentazione di parlare in nome dell’umanità, cadiamo nel totalitarismo e nell’esclusione. Io sono credente. Credo che c’è un Dio, ma non ho la pretesa di possederlo, né attraverso Gesù, né attraverso i dogmi della mia fede. Dio non si possiede. Non si possiede la verità e io ho bisogno della verità di altri»[3].

Se nessuno possiede la Verità ma andiamo tutti alla ricerca di essa, pensare che tutta la Verità sia offerta in abbonamento gratuito al solo magistero della Chiesa di Roma è chiaramente una tesi che accontenta e lusinga troppo i fondamentalisti cattolici per non essere immediatamente sospetta.

Del resto, se la Chiesa possedesse la Verità assoluta, perché papa Giovanni Paolo II ha detto: «ogni verità raggiunta è sempre solo una tappa verso quella piena verità che si manifesterà nella rivelazione ultima di Dio»[4]. E che neanche la Chiesa cattolica possieda la Verità assoluta l’ha riconosciuto perfino un altro grande conservatore come Benedetto XVI, il quale ha detto che di Dio possiamo avere solo qualche vaga idea[5]. Ha anche aggiunto, parlando del magistero, che “Noi siamo solo collaboratori della verità che non possediamo; è lei che possiede noi, che ci tocca. E nessuno osa più dire "Possediamo la verità"[6], cosicché anche noi teologi abbiamo tralasciato sempre più il concetto di verità”[7]. Forse i cattolici duri e puri non si sono accorti di quanto detto dal loro papa. E quello stesso papa ha ancora aggiunto che, a differenza di quanto avviene in campo tecnico o economico dove i progressi di oggi possono sommarsi a quelli del passato, nell’ambito della formazione e della crescita spirituale delle persone “non esiste una simile possibilità di accumulazione, perché la libertà dell’uomo è sempre nuova e quindi ciascuna persona e ciascuna generazione deve prendere di nuovo, e in proprio, le sue decisioni. Anche i più grandi valori del passato non possono semplicemente essere ereditati, vanno fatti nostri e rinnovati attraverso una, spesso sofferta, scelta personale”[8]. Insomma, ogni generazione riparte da zero e deve partire dalla propria esperienza; non serve quella degli altri. Sono anche convinto che non bisogna essere di una specifica religione per fare esperienza del Mistero indefinibile che chiamano comunemente Dio.

Se quindi si parte da queste basi così incerte, la prima domanda da porsi è: come può la Chiesa pretendere di imporre a tutti i suoi dogmi e le sue dottrine? Non lo so; dovete chiederlo a Benedetto XVI. Di sicuro io non mi sento vincolato da dogmi che non mi convincono. Dirò di più: poiché il divino non è misurabile né quantificabile, ma è aldilà di tutto ciò che possiamo dire, la dottrina che vuol spiegarci tutto di Dio, ha finito col sovraccaricarlo di tante pseudo-verità che in realtà l’hanno fatto sbiadire e sparire; perciò è facile che la ‘vera dottrina’ ci allontani da Dio[9]. Forse per questo le chiese sono sempre più vuote: la gente non si lascia più convincere come una volta.

Come tutti sono stato battezzato, ho fatto la prima comunione e la cresima. Ma non appena ho raggiunto l’età per cominciare a ragionare sui temi religiosi ho abbandonato la Chiesa, perché non potevo accettare l’insegnamento cui si era obbligati a credere:

- che Adamo ed Eva erano i nostri unici progenitori: ma se Adamo ed Eva hanno avuto solo figli maschi (Caino, Abele e Set) come ha fatto l’umanità a moltiplicarsi in mancanza di femmine?

E una volta ucciso Abele, dice la Bibbia (Gn 4, 15), che Caino venne segnato affinché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato: ma se al mondo erano rimasti solo Adamo ed Eva (Set arriva più tardi), che lo conoscevano benissimo, chi altro lo poteva incontrare? Allora il mondo doveva necessariamente essere già abitato da altri, per cui Adamo ed Eva non sono i nostri primi ed unici progenitori (in tal senso, invece, ancora l’enciclica Humani Generis, IV, del 1950, di Papa Pio XII).

- che i primi uomini sono stati creati perfetti e a causa del loro peccato sono decaduti. Ben prima che nascessi, Darwin aveva già guastato le uova nel paniere della Chiesa facendo capire che non c’è mai stata una perfezione originale da cui noi esseri umani siamo caduti. Noi siamo incompiuti, imperfetti dall’inizio, come tutto l’universo che è ancora in evoluzione tanto che si stanno ancora formando nuove galassie.

Il Concilio di Trento[10] aveva colpito con scomunica chi negava che il peccato originale di Adamo ed Eva fosse un fatto storico, tanto che ancora oggi la dottrina ufficiale afferma che, proprio a causa del peccato originale, già nasciamo tutti peccatori (n.402 Catechismo)[11]. Ma al fatto storico – anche se la scomunica non è mai stata ufficialmente ritirata - non ci crede più neanche il clero, visto che oggi tranquillamente si afferma che Adamo ed Eva non sono nomi propri, ma di ogni uomo e di ogni donna, e che la tentazione del serpente non deve essere presa come una cronaca[12]. A chi non abbandona la vecchia teoria, tanto per cominciare dovremmo chiedere: ma Adamo ed Eva facevano parte della categoria dei sapiens come noi? In base a cosa lo si dice? E se quelli prima di loro (i vari ominidi, Haidelberghensis, Neanderthal, ecc.) non erano uomini, cos’erano? E se ancora in noi sapiens è stato riscontrato parte del Dna del Neanderthal, vuol dire che siamo stati contaminati da non-uomini? Allora perché il magistero si irrita sentendo dire che siamo discendenti da altri non-uomini, come le scimmie, visto che la scienza ci dice che lo scimpanzé differisce dall’uomo solo per poco più dell’1% nella composizione del Dna e ci sono rilevanti somiglianze anche nella composizione del sangue e nelle risposte immunitarie? 

-  che Maria era vergine anche dopo il parto. Se Dio non ha operato un taglio cesareo o non è intervenuto con la bacchetta magica., quale spiegazione logica si dà?

Forse chi si appoggia a strutture dogmatiche avvalendosi solo di argomenti dottrinali di fede, convinto che siano validi per l’eternità perché è certo di avere ormai conseguito il possesso esclusivo della rivelazione di Dio[13], dichiarandosi anche pronto a difendere queste sue certezze da vero soldato di Cristo,[14] non si rende conto che tutte queste sue convinzioni categoriche non avranno mai alcuna presa su chi è influenzabile solo da argomenti di ragione, rifiutandosi costui di credere se deve prima rinunciare alla ragione datagli pur sempre da Dio.

- che la moltiplicazione dei pani e dei pesci era un altro miracolo, eccetera. Insomma, si trasforma Dio (perché Gesù è Dio[15] secondo l’insegnamento tradizionale) in un grande prestigiatore.

Le risposte che mi venivano date le trovavo talmente irragionevoli da essere risibili. Quindi, se dovevo fermamente credere a queste cose, la religione non m’interessava. “Tenetevele per voi queste idee balzane e la cosa non mi riguarda”. Inoltre questa dottrina tradizionale non aveva alcuna importanza nella mia vita. Questo è stato il motivo per cui mi ero allontanato dalla Chiesa. Rispetto alle formule immutabili insegnatemi e imparate da piccolo al catechismo, non ero più credente.

Non per questo negavo la spiritualità, e sul punto ho incontrato persone e idee che non avevo mai conosciuto prima. Ad esempio, da giovane ero rimasto colpito da don Milani o dal teologo sudamericano Juan Arias. Molti sono riluttanti da accettare nuove idee perché temono che queste turbino la fede dei credenti tradizionali. Per costoro, il cattolicesimo e assediato da nemici; dunque, occorre difendere anche l’indifendibile. Invece sono convinto che è il dissenso, non certo il consenso ossequioso, il lievito che fa crescere. Sono altresì convinto che oggi il credente non si accontenta più delle risposte date in passato e avanza dubbi perché i dubbi fanno crescere, mentre la verità assoluta fa morire[16].

Forse anche a causa del mio lavoro professionale (ero giudice) sono stato spinto costantemente ad accettare solo soluzioni che erano razionalmente sostenibili, con obbligo di ascoltare sempre le due campane, mai una sola. Fin dal primo giorno in cui sono entrato in magistratura il mio tutor mi aveva detto: “Se ascolti una sola parte, pensi che abbia ragione. Ecco perché devi sempre ascoltare anche l’altra parte”.

Quindi, per una quarantina d’anni sono stato lontano dalla Chiesa, nella più assoluta indifferenza, indifferente anche agli obblighi e alle minacce che tanti bravi preti non lesinavano.

Indifferenza all’insegnamento religioso impartito da questo tipo di Chiesa, ma non alla spiritualità. Il mio era un approccio libero, fuori da ogni coercizione. Ad esempio, avendo letto i vangeli, pensavo fra me e me: pur volendo portare la gente a Dio non ho trovato un solo passo in cui Gesù ha detto di essere Dio, di essere la seconda persona della Trinità, di essere nato da una madre vergine; avevo anche scoperto che Gesù non ha mai ordinato di costruire non dico una cattedrale, ma neanche un piccola cappella (come avrebbe invece fatto la Madonna in tante apparizioni), non ha individuato luoghi sacri, né organizzato alcun luogo di ritiro per esercizi spirituali o per preghiera, mai ha chiesto di fare oggetti sacri di cui le chiese sono piene; soprattutto non ha ordinato nessun sacerdote (neanche nessuno fra i 12 apostoli è stato ordinato sacerdote), per cui non può aver imposto il celibato sacerdotale per i candidati al sacerdozio (tanto che Pietro, per noi il primo papa, era sposato); anzi, Gesù si è scontrato di continuo con la casta sacerdotale; si è fatto seguire anche dalle donne contravvenendo allo stile dei maestri giudaici; non ha proibito di mangiare certi cibi, non ha chiesto di digiunare il venerdì o in altri giorni; non ha scritto né ordinato di scrivere un codice di regole religiose o liturgiche; non ha organizzato funzioni religiose, e ben presto le vesti liturgiche, più che essere il segno della scelta di povertà del maestro, sembrano il simbolo della potenza della casta che comandava nell’impero romano. Anzi, mi sono chiesto: se oggi Gesù dovesse tornare in mezzo a un gruppo di vescovi così paludati, essi si vergognerebbero o guarderebbero Gesù con disprezzo, come ha fatto il Grande Inquisitore di Fëdor Dostoevskij? 

Ma se tutto questo l’hanno inventato gli uomini, allora, cosa ci hanno insegnato?

Gesù, divulgando la Buona notizia, ci ha fatto al massimo sapere che Dio ci ama e che ci si può fidare di Lui; poi ci ha proposto un cammino di libertà, lasciando tutti completamente liberi (Mt 16, 24; Gv 12, 26). Non molto altro ci ha detto Gesù di Dio in tutta la sua vita. Tutto il resto ce l’ha detto la religione, dimenticandosi che l’immanente non è in grado di spiegare il trascendente come hanno riconosciuto gli stessi papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Per di più la Chiesa ha presto contrapposto autorità a libertà, perché ha letto la libertà come negazione della sua autorità. Questa presa di posizione ha indotto a far credere che Dio sia contrario alla libertà, ma – stando sempre ai vangeli - il Dio prospettatoci da Gesù è il Dio della libertà (Lc 4, 18).

Poi, una ventina e passa di anni fa, mia moglie mi ha detto di aver incontrato un sacerdote fuori dell’ordinario, e mi ha detto che forse avrei potuto andare da lui e fargli delle domande con profitto. Dopo aver tergiversato un po’, seppur scetticamente, sono andato da lui quando ho saputo che anche questo prete era stato mandato ‘in esilio’ per vari anni dal suo vescovo perché troppo disturbante. Il suo vescovo era ormai morto, ma lui non aveva cambiato linea.

Avevo preparato una sola bella domandina, convinto che bastasse: “Perché ci dicono di pregare per i morti?” Secondo me, non aveva nessun senso: se sono morti, - mi dicevo - e sono in paradiso, la mia preghiera non li renderà certamente più felici; se sono all’inferno, la mia preghiera non basterà certamente a salvarli. Se, poi, sono in purgatorio (alla cui esistenza già i cristiani ortodossi non credono; ci crediamo solo noi cattolici) si può veramente abbreviare la loro permanenza e accelerare il passaggio in paradiso dopo che hanno già avuto il giudizio di Dio? Ero sicuro di avere in canna un colpo di riserva. Da buon giudice, infatti, pensavo: se condanno uno a dieci anni, e poi gli altri vedono che quei dieci si trasformano improvvisamente in cinque, penserebbero subito a una bustarella sottobanco. Insomma, se quel prete mi avesse risposto che è giusto pregare per i morti perché poi Dio li fa uscire prima dalle pene del purgatorio, gli avrei fatto notare che la preghiera degli altri, qui sulla terra, sarebbe per l’appunto una bustarella che si cerca di allungare a Dio per cavare d’impiccio quel tale, che non è stato proprio uno stinco di santo su questa terra;[17] con la nostra preghiera per il defunto si cerca di far cambiare idea a Dio, che ha già giudicato il morto ed emesso la sua giusta sentenza (perché sappiamo che Dio è giusto, e se dice dieci anni sono dieci anni). Ma se poi la giusta pena viene abbreviata, forse non era così giusta. Se invece uno è così sfigato da non aver nessuno vivo che prega per lui, sconta per intero la giusta pena già inflitta. Se invece è lo stesso Dio – nella sua infinita sapienza - che usa la mia preghiera in favore di un altro (perché il mio non ne ha bisogno e l’altro sì), entrerebbe in conflitto d’interessi con me e abuserebbe della sua posizione di forza. Io ho pregato per X, non per Y che non conosco.

È vero che il nostro sembra essere ormai il Paese delle bustarelle e delle raccomandazioni, per cui la religione può anche continuare a pensare che Dio si comporti come i nostri peggiori politici, ma nel nostro sistema penale tentare di allungare questa bustarella costituisce, almeno in teoria, ancora il reato di tentata corruzione. Si può dunque pensare che la preghiera sia una bustarella per far chiudere un occhio al Padreterno?

Invece questo prete mi ha risposto semplicemente: “Mi chiedi perché la gente prega per i morti? Non lo so proprio. Io non prego per i morti, io prego con i morti.” Il secondo colpo mi è rimasto in canna. Non ho saputo cosa replicare perché mi aveva spiazzato. E ho pensato: “ma allora non è vero che tutti i preti sparano solo cavolate”.

                                                                                                                                           (continua)


NOTE

[1] Intervista a Leonardo Boff, en Religión Digital, in https://www.religiondigital.org/libros/Leonardo-Boff-entrevista-jesus-nazaret-dios-religion_0_2549745026.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter.

[2] Lo diceva già Bonhoeffer D., Resistenza e resa, Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 1988, 402.

[3] Riportate da Zanotelli A., Korogocho, ed. Feltrinelli, Milano, 2003, 8.

[4] In www.vatican.va/Sommi_Pontefici/Giovanni_Paolo_II/Encicliche/Fides_et_ratio § 2).

[5] Ratzinger J., Introduzione al Cristianesimo, Queriniana, Brescia, 163s. 

[6] Non sembra però che il magistero l’abbia ascoltato su questo punto.

[7] Benedetto XVI, Ultime conversazioni a cura di Seewald P., Corriere della sera, Milano, 2016, 225.

[8] Benedetto XVI, Lettera sul compito urgente dell’educazione, 21.1.2008, in www.vatican.va

[9] Scquizzato Paolo, Scienza e fede: un dialogo necessario, relazione tenuta a Sona, 29.5.2023.

[10] Concilio di Trento, Sessione V, decreto sul peccato originale, canone 1, in www.totustuustools.net/concili.

[11] Cavalcoli G., L’inferno esiste, ed. Fede&Cultura, Verona, 2010, 21.

[12] Lesconi T., Come spiegare ai bambini il peccato originale, “Famiglia cristiana” n.14/2003, 86.

[13] Cfr. §§ 22 e 23 della Dominus Iesus, in https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20000806_dominus-iesus_it.html.

[14] Come s’insegnava ai miei tempi: art. 577 del Catechismo maggiore di Pio X, che in questo seguiva Paolo, proclamatosi per primo vero soldato di Cristo (2Tm 2, 3).

[15] La Chiesa c’insegna che Gesù è Dio. Ma se Gesù s’identifica con Dio, in che senso si viene a dire che lui è colui che ci rivela Dio? Sarebbe come dire che Dio ci rivela Dio. Ossia, una affermazione che, in fine dei conti, non ci dice nulla.

[16] Cavalcoli G., L’inferno esiste, ed. Fede&Cultura, Verona, 2010, 21.

[17] E, a proposito, si ricorda che secondo Tommaso d’Aquino al giudice non è lecito condonare la pena dovuta al reo (Turco G., Diritto e politica nel pensiero di san Tommaso d’Aquino, in Il diritto e i diritti, a cura di Fontana S., Fede&Cultura Verona, 2019, 82): quindi Dio, giudice supremo, non si comporterebbe secondo giustizia se la condonasse dopo aver ricevuto la ‘bustarella’.