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Cardinali durante il Concistoro del 15 marzo 2016 - foto tratta da commons.wikimedia.org


Ventun porpore prima del Sinodo

di Stefano Sodaro




Il Papa, al termine dell’Angelus di questa mattina, ha annunciato la convocazione di un Concistoro per sabato 30 settembre prossimo, nel corso del quale conferirà il cardinalato a 18 nuovi elettori del Vescovo di Roma, tra cui il Superiore Maggiore dei Salesiani Ángel Fernández Artime – che non è vescovo, così come il 96enne cappuccino padre Luis Dri, pure nominato cardinale ma che, avendo superato gli 80 anni, non potrà entrare in Conclave -.

Oltre a padre Dri diverranno cardinali non elettori il vescovo Agostino Marchetto – autore di approfondimenti storici sul Vaticano II secondo una linea interpretativa piuttosto distante da quella della cosiddetta “Scuola di Bologna” di Giuseppe Alberigo, e l’Arcivescovo emerito di Cumaná, Diego Rafael Padrón Sánchez, già Presidente della Conferenza Episcopale del Venezuela, uno dei più fieri oppositori di Hugo Chávez e di Nicolás Maduro.

Proviamo ad associare le nuove porpore all’eventuale loro presenza alla prossima Assemblea del Sinodo dei Vescovi che inizierà il 4 ottobre.

Vi parteciperanno il Prefetto del Dicastero delle Chiese Orientali divenuto cardinale, Claudio Gugerotti, così come il nuovo Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede e del Dicastero per i Vescovi, Víctor Manuel Fernández e Robert Francis Prevost, anch’essi insigniti della berretta rossa.

Ma parteciperanno al Sinodo da neo-cardinali anche:

-         Stephen Ameyu Martin Mulla, Arcivescovo di Juba, capitale del Sud Sudan,

-         Protase Rugambwa, Arcivescovo coadiutore di Tabora in Tanzania,

-         il Vescovo gesuita di Hong Kong Stephen Chow Sau-Yan,

-         l’Arcivescovo di Cordoba in Argentina Àngel Sixto Rossi,

-         l’Arcivescovo di Łódź in Polonia Grzegorz Ryś.

La nomina cardinalizia di mons. Mulla appare come una netta sconfessione di alcune proteste  che erano seguite alla sua destinazione arcivescovile alla capitale del Sud Sudan.

Mons. Rugambwe, nuovo cardinale tanzaniano, era cessato dal suo incarico presso la Curia Romana quale Segretario della Sezione per la Prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari del Dicastero per l’Evangelizzazione dei Popoli lo scorso 15 marzo. Con l’Arcivescovo emerito di Dar-es-Salaam, il Card. Polycarp Pengo, diventano dunque due i porporati della Tanzania, entrambi – al momento – elettori.

Nessun Vescovo di diocesi italiana diventa invece cardinale: né quello di Milano, né di Torino, né di Genova, né di Napoli, né di Palermo, né il Patriarca di Venezia. E non è difficile cogliere in tali assenze di nomina una comprensione radicalmente diversa del cardinalato da parte del Papa rispetto ad una specie di blasonatura da portare in dote per città ritenute di massimo italico prestigio episcopale. No. La lettura deve completamente mutare. Né Orsini, né Colonna in formato anno di grazia 2023.

Con alcune ulteriori particolarità: ad esempio diventa cardinale il vescovo ausiliare di Lisbona Américo Manuel Alves Aguiar, benché lo sia anche il Patriarca della capitale portoghese Manuel José Macário do Nascimento Clemente. Dunque, due cardinali nella medesima Chiesa locale, condividendo il medesimo munus. Notevole.

Diventa Cardinale il Patriarca di Gerusalemme dei Latini Pierbattista Pizzaballa, dopo essere stato a lungo Custode di Terra Santa e poi Amministratore Apostolico del medesimo Patriarcato.

E diventa Cardinale l’Arcivescovo di Città del Capo Stephen Brislin, punto di riferimento per la Chiesa sudafricana, un po’ – mutatis mutandis – un Wyszyński del Sud Africa, anche rispetto alla custodia della memoria di Joseph Ratzinger.

Si delinea un quadro in parte del tutto inedito del Collegio Cardinalizio, in parte tuttora coerente con i dinamismi istituzionali di Curia.

In realtà risalta un dato: il Papa, pur detentore di un potere che si potrebbe ritenere in qualche modo “assoluto”, si ritrova impotente e paralizzato nelle sue volontà riformatrici se la “cinghia di trasmissione”, che dovrebbe dare seguito ai suoi impulsi tende a sfilacciarsi, a rallentare, persino a fermarsi.

Un collegio di Cardinali provenienti dalle più diverse parti del mondo – compreso l’arcivescovo di Ajaccio François-Xavier Bustillo (autore del libro La vocation du prêtre face aux crises: La fidélité créatrice, Bruyères-le-Châtel, Éditions Nouvelle Cité, 2021) – può sentirsi più libero da lacci e lacciuoli di burocrazie d’ufficio nel sostenere le linee di innovazione papali, ma necessita anche di una guida intraprendente, che non tema di assumere le decisioni necessarie per un’effettiva riforma.