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La maledizione efficace: una strage dimenticata (2)


di Stefano Sodaro

 Foto tratta dalla rete

La vicenda dell’organizzazione autodenominatasi “Ludwig” – e molto probabilmente non riducibile al duo Abel-Furlan, di cui s’è parlato nell’editoriale della scorsa domenica –, che si rese responsabile della strage avvenuta il 14 maggio 1983 nel Cinema “Eros” di Milano, porta, in modo niente affatto disconnesso ma anzi coerente, alla storia dei movimenti eversivi di estrema destra in Italia nella seconda metà del Novecento.

Proviamo, intanto, a dare qualche riferimento bibliografico. Tre volumi sembrano imprescindibili: di Saverio Ferrari, per Redstar Press 2021, I nazisti di Ludwig e il rogo del Cinema Eros. La storia di una setta omicida legata a Ordine Nuovo, il braccio armato della strategia della tensione; di Monica Zornetta, per Baldini Castaldi Dalai editore 2011, Ludwig. Storie di fuoco, sangue, follia; di Matteo Mercanti – Deposito Siae n° 2023/00858 – Ludwig (Ci facevamo chiamare così). Ad essi vanno aggiunti i 4 podcast su youtube a cura della Fondazione Corriere della Sera, tutti di pubblica reperibilità a questo link, tra cui la straziante testimonianza della vedova di una delle vittime.

Precedentemente alla strage, oltre alla morte di don Armando Bison – di cui s’è fatto cenno domenica scorsa (e, con riferimento al suo omicidio, scrive Monica Zornetta a pag. 79 del libro citato sopra: «Il lavoro dei carabinieri del reparto operativo di Trento porta alla luce particolari che il tempo aveva cercato di seppellire. Si scopre che nel 1958 don Bison, allora parroco della chiesa di San Giorgio nel comune padovano di Rovolon, era stato allontanato con l’accusa di atti immorali compiuti su un ragazzino») -, furono assassinati due frati serviti del Santuario di Monte Berico, Mario Lovato e Giovanni Battista Pigato. Ludwig rivendicò la loro uccisione, con il testuale farneticante comunicato: “LUDWIG (…) HA COLPITO DI NUOVO A VICENZA SUL MONTE BERICO SIAMO GLI ULTIMI EREDI DEL NAZISMO IL FINE DELLA NOSTRA VITA È LA MORTE DI COLORO CHE TRADISCONO IL VERO DIO”.

Interrogandosi sull’eccidio dei due religiosi, Zornetta scrive (a pag. 71 sempre del suo volume citato): «Finalmente Ludwig rivela quale è il fine ultimo delle sue azioni. Ludwig vuole la morte di coloro che tradiscono il suo «vero Dio». «Il fine della nostra vita …» legge sottovoce il capo della Mobile berica, «… è la morte di coloro che tradiscono il vero Dio».»

Fanno il capolino possibili considerazioni assai inquietanti. 

L’Ordine dei Serviti è l’ordine religioso di padre David Maria Turoldo, molto attivo negli anni Ottanta. I “Serviti” si definiscono, propriamente, “Servi di Santa Maria” e la mariologia è questione assai sensibile per chi si erge a difesa della tradizione cattolica e assai ospitale, purtroppo, verso deliri parareligiosi di ogni foggia e misura. La mariologia dei serviti si contrappone - è una constatazione oggettiva - in modo frontale al devozionismo privo di basi teologiche e potenziato da instabilità psicopatologiche. 

Tentiamo di riportare alla nostra attualità simile contrasto mariologico.

Proprio in questi giorni un docente universitario brasiliano - Átila Soares da Costa Filho – ha proposto, partendo dal dato sindonico (e prescindendo qui da ogni legittima riserva al riguardo), un’elaborazione iper-realistica tramite intelligenza artificiale del volto da adulta di Maria di Nazaret, dopo averne proposto, qualche anno fa, i tratti adolescenziali e giovanili. L’immagine elaborata è quella sottostante – in effetti abbastanza strabiliante - e le reazioni furibonde si sono già affollate. 

Certamente: altro è stracciarsi le vesti, altro è uccidere. Ma l’intolleranza può iniziare e non fermarsi e l’unica intolleranza ammissibile – nonostante ferme convinzioni contrarie sul punto da parte di chi si dichiara liberale senza macchia e senza paura – è quella contro gli intolleranti.

Forse, sempre ragionando sui nostri giorni ed i nostri tempi, è possibile anche un’ulteriore riflessione di strettissima attualità.

Si proietta adesso, infatti, nelle sale cinematografiche, l’ultimo film di Wim Wenders Perfect Days.

Un film dalla sceneggiatura, in apparenza, del tutto esile, evanescente, addirittura inconsistente, con una trama sostanzialmente nulla. La storia di giornate tutte uguali vissute da una persona che sembra sempre la medesima. E tuttavia quelle giornate non annoiano e quella persona affascina sino alla commozione. L’estrema destra eversiva – Ludwig senza dubbio alcuno – ha cercato l’ebbrezza assassina del fatto eclatante, su cui costruire vaniloqui e orrorifici orgogli identitari. Invece Hirayama, il protagonista del film interpretato dall’eccelso Kōji Yakusho, è uomo assolutamente ordinario, umile, nascosto, e proprio per questo eccezionale nel suo stare al mondo così dimesso, dal momento che proprio nella sua vita covano ed esplodono entusiasmo, cura, passione per la vita, riso, musica, pianto, meraviglia, abbracci, fruscio del vento e incanto del verde degli alberi e delle piante. Il contrario esatto di Ludwig.

La strage del Cinema “Eros” pare raccontare una storia ormai lontanissima, di cui pochissimi/e hanno voluto parlare.

Eppure c’è qualcos’altro da annotare e ricordare.

Il 13 dicembre 2018 Marco Furlan ha incontrato Papa Francesco. Si può leggere qui la notizia

La cronaca racconta di un pianto tra le braccia del Vescovo di Roma.

Quei fatti, dunque, non sono poi così lontani. Segnano ancora la vita, di chi ne fu vittima e di chi li commise.

Il volto iper-realistico di Maria di Nazaret decongestiona la tensione emotiva, psichica, ideologica, che ancora contrassegna quella nostra storia.

Il sorriso ed il pianto e, soprattutto, il silenzio di Hirayama pure.

Che sia una buona domenica.