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“Sentinella, quanto resta della notte?”

Riflessioni di un ultra ottuagenario

quinta puntata




di Pietro Duosi

“La sentinella risponde:

«Viene il mattino, poi anche la notte;

se volete domandare, domandate,

convertitevi, venite!». (Isaia 21,11)

Anche il Vangelo contiene pagine di difficile composizione ed appare evidente che è stato scritto da mani diverse.

Ma alcune scene sono fonte di vita eterna (il discorso della montagna, i viandanti di Emmaus), oppure questo testo di Matteo:

“In quel tempo gli undici discepoli andarono sul monte che Gesù aveva loro indicato.

Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.

Gesù si avvicinò e disse loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.” (Matteo, 28, 16-20).

Come non si può non essere rinfrancati, non credere che Gesù è Dio, che noi siamo figli suoi, che Lui ci ama di un amore disinteressato e infinito, che vuole il nostro bene ora e per l’eternità? Bisogna ancora e sempre ripetere: Solo Tu, Dio, hai parole di vita eterna.

Ritorno con il pensiero a Praglia.

Sono le nove di sera, i monaci e gli ospiti (normalmente 4/5) hanno cenato e sono raccolti al chiaro della luce delle candele, i monaci nei loro seggi attorno e dietro all'altare, gli ospiti seduti nelle prime panche dell’Abbazia.

L’immensa chiesa è nel buio più oscuro.

Vengono i brividi.

Sembra che il Cielo e l’Inferno, la Vita e la Morte si siano dati convegno. Mediatori solo alcuni poveri, sconosciuti monaci.

Si recitano e cantano i salmi.

Poi l’Abate conclude (in realtà concludeva, perché oggi la liturgia è stata tutta tradotta in italiano):

“Jube, Domne, benedicere. Noctem quietam et finem perfectum concedat nobis Omnipotens Deus.”

“Fratres, sobrii estote et vigilate, quia Diabolus, tamquam leo rugens circuit quaerens quem devoret. Cui resistite fortiter in fide.

Tu, autem, Domine, miserere nobis”.

La liturgia, densa e affascinante, continua per alcuni minuti, poi l’Abate, invocata anche la Madonna perché vegli sulla casa dei monaci, con un segnale fa spegnere le candele, e ciascuno si avvia nella sua cella, a meditare e a dormire.

Il mattino dopo, alle cinque, di nuovo tutti in Abbazia a riprendere il ciclo delle ore.

Sentinella, quanto resta della notte? Quanti significati assume allora questa frase? La notte è la nostra vita terrena che si sta consumando e la domanda posta alla sentinella tende a sapere quando si entra nella vita eterna?

«Viene il mattino, poi anche la notte;

se volete domandare, domandate,

convertitevi, venite!». (Isaia 21,11)

Ma convertirsi a cosa? Una sana e convinta conversione richiede una assoluta chiarezza di prospettiva, di orizzonte, di attesa. Specie ora che l’umanità esce da una terribile pandemia che ha fatto il giro del globo, mietendo moltissime vittime.

“Aspettare è ancora un’occupazione. È non aspettare niente che è terribile”, lo scrive Cesare Pavese, ripreso da Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione. Attesa è, dunque, una parola chiave di Carron e ci spinge a non accontentarci del ritorno alla normalità dopo la pandemia, specie se si scende in profondità fino al dolore e alla morte.

Nel pensiero di Carron l’attesa si presenta come una condizione di apertura. Scrive: “attraverso la crepa entra la luce”. Carron elabora questa frase perché crede che dalla fede venga la risposta alla domanda se c’è speranza. Non così per un laico che è costretto, invece, ad inseguire e a formulare continuamente nuove previsioni via via sempre più ansiogene. Perché la scienza non è una verità, ma un processo e, come tale, in continuo cambiamento.

Questo excursus di vita vissuta mi ha fatto tornare all’inizio. La vita continua, nel suo giro misterioso e miracoloso, di cui nessuno conosce il senso. Ma non arrendetevi: venite, domandate, convertitevi.

Noi crediamo, vogliamo credere che il Signore sarà con noi fino alla fine del mondo.