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Elezioni 2. Considerazioni particolari



di Dario Culot



Domenica prossima si vota, e come si è visto la settimana scorsa la posta in gioco è piuttosto alta se abbiamo a cuore il nostro futuro (scelta su che tipo di Europa vogliamo avere, scelta su che tipo di Repubblica vogliamo avere, scelta chiara e immediata su come intendiamo posizionarsi geopoliticamente nel mondo di domani perché la guerra Russia-Ucraina ce lo chiede anche se noi preferiremmo tergiversare).

In democrazia non è sensato dire “non voto perché questa non è la mia guerra, non m’interessa quello che fanno gli altri, e - soprattutto - il mio voto non cambia niente”. Ora, è vero sono le direzioni dei partiti, e non il popolo sovrano, a scegliere i candidati[1] (le liste cioè sono bloccate dalla dirigenza), e che la maggior parte degli eleggibili viene paracadutata, sempre dalle rispettive direzioni di partito, in collegi dove normalmente non hanno non dico legami stabili, ma neanche il minimo collegamento o radicamento territoriale. Questo dimostra a sufficienza che più dei programmi i partiti si sono occupati della faccenda delle candidature rivelatasi più tormentata del previsto (in particolare questo triste teatrino è stato offerto in particolare dalla sinistra, mentre dove i partiti erano personali – Berlusconi, Conte, Renzi - si è sofferto di meno perché le scelte le ha fatte il capo). È anche vero che nei partiti più grandi le correnti sono in numero sproporzionato rispetto alle idee fatte circolare, tanto che restano per lo più indecifrabili le loro reciproche differenze, e non appena un gruppo comincia a dissentire, normalmente se ne va (Renzi e Calenda insegnano). Nonostante tutto questo, è pacifico che chi non va a votare non alimenta la nostra democrazia che diventa perciò sempre più debole, e in realtà delega ogni scelta a quei pochi che invece voteranno e che decideranno anche per chi non vota. Se un fuoco deve ardere, bisogna alimentarlo e se vogliamo un minimo di coesione nazionale ognuno deve portare almeno un piccolo pezzo di legno, almeno al fuoco del voto. A chi non porta niente dovrebbe essere proibito in maniera tassativa di lamentarsi dopo il 25 settembre se questa Italia non funziona come tutti vorremmo, se questo fuoco non illumina e non scalda come dovrebbe.

Mi sembra poi anche chiaro che se in un ormai lontano passato si sceglieva fra Democrazia cristiana e Partito comunista, domenica prossima sarà da scegliere non tanto fra un pluripartitismo, ma fra un bi-coalizionismo: destra o sinistra.

Coalizione di destra

Se più che le ideologie contano i comportamenti, quello che mi preoccupa di meno è che la Meloni non si sia dichiarata apertamente antifascista anche se controparte l’ha molto criticata per questo:[2] chi insiste su questo si fissa sull’ideologia e non sui problemi concreti che affliggono l’Italia[3]. Neanche una semplice dichiarazione di fedeltà alla Costituzione sarebbe decisiva. Anche i sostenitori di Stalin erano antifascisti, ma non vorrei degli stalinisti, pur antifascisti, al governo. Inoltre il fascismo storico non è stato il ‘male assoluto,’[4] il male al 100%, come insistono alcuni i quali pretendono di mettere ancora oggi l’antifascismo come punto imprescindibile di ogni discrimine politico. Infatti questi signori dovrebbero prima spiegarci perché allora non si sono mai battuti contro il ‘male al 100%’ dei vari enti creati dal fascismo (come l’Inps o l’Inail); perché utilizziamo ancora i codici civile e penale (salvo minime modifiche) creati sotto il fascismo, perché abbiamo tenuto per più di cinquant’anni dopo la fine del fascismo la maggior parte delle leggi fasciste (forse perché erano scritte meglio di quelle che oggi riesce a sfornare il nostro Parlamento democratico?). Se il male assoluto va combattuto e va distrutto, avremmo dovuto per prima cosa rinunciare ai titoli di campioni del mondo di calcio per i due tornei vinti nel 1934 e 38 con una squadra fascista (chi non si adeguava non giocava). Perché abbiamo continuato a costruire autostrade visto che la prima in Italia (Milano-Varese) era stata costruita dal Fascio? Avremmo dovuto distruggere quella prima autostrada, simbolo del male assoluto, come pure le opere di bonifica (sempre realizzate dal Fascio) con cui è stata sostanzialmente debellata la malaria. Se non l’abbiamo fatto è forse perché il fascismo ha fatto anche qualcosa che ancora oggi riteniamo utile e non male.

Anche adesso, allora, dovremmo criticare una persona per ciò che fa e non per ciò che è o che pensa, mentre molti preferiscono ancora parlare in termini binari assoluti: bianco o nero. Chi non è del nostro colore va espulso a priori.

Ma proprio osservando il comportamento finora tenuto dalla Meloni, mi preoccupano le cose che ha fatto: ad esempio, se la Meloni diventasse la nostra nuova leader, c’è da credere che manterrebbe l’alleanza con l’ungherese Orban (l’ideologo della democrazia illiberale, il quale ha appena parlato contro la mescolanza di razze e del rifiuto di far diventare l’Ungheria una popolazione incrociata), con l’ala polacca più conservatrice (che vuole i soldi dell’Europa ma non l’Europa, e ha tentato di creare una magistratura sottoposta all’esecutivo) e con l’ultradestra spagnola di Vox (dove in un comizio a suo sostegno la Meloni ha recentemente parlato con disprezzo dell’Europa che finora siamo riusciti a costruire). Insomma, quale tipo di Europa ha in mente la Meloni? Da come si è comportata non credo proprio che con lei vedremo nascere un’Europa federale e sovrana, capace di parlare al mondo con una voce unica. Avendo firmato la Carta dei valori (di cui si è parlato la settimana scorsa) cercherà di inchiodare e immobilizzare l’Europa con la richiesta di unanimità su tutto. Temo anche che i valori culturali che l’Europa ha cercato di costruire, dove per anni sono stati rafforzati i diritti individuali della persona, verranno detronizzati dal suo interno. Perché? Ma per il semplice fatto che non c’è partito nazionalista antieuropeo che non abbia intrattenuto rapporti speciali con la Meloni (e Salvini), e tutti questi partiti cugini sono antieuropei[5]. Difficile fraternizzare con partiti antieuropei se non si è a propria volta antieuropei.

Allora a questo punto a me sembra ben chiaro che chi vota per la Meloni (ma lo stesso discorso sembra valere anche per chi vota Salvini che si dichiara contrario alle sanzioni contro la Russia perché danneggiano più noi di loro,[6] e il M5s che si dichiara in lineare disaccordo con quanto fatto finora da Draghi) è d’accordo nel capovolgere il principio del primato della legge europea, con almeno due conseguenze per il prossimo futuro:

- smantellare il livello di integrazione europea oggi esistente, facendo in modo che le leggi europee non valgano allo stesso modo per tutti gli Stati, e così spezzando la solidarietà fra gli Stati aderenti all’UE;

- opporsi ad ulteriori livelli di integrazione europea, sì che mai l’Europa potrà parlare nel mondo con una sola voce, mai potrà parlarsi di una comune difesa europea.

Per questo le previsioni, che danno in vantaggio la destra, creano fibrillazioni nelle capitali europee perché anche se gli italiani hanno memoria corta,

- l’Europa ci ricorda che dopo il 1929, con la grave crisi economico-finanziaria, si erano consolidati i vari regimi autoritari i quali, in un decennio, hanno portato tutto il mondo in guerra;

- nello specifico, Bruxelles ricorda che la Meloni – a parte la citata firma della Carta dei valori con gli altri partiti dell’ultradestra europea - nel 2018,[7] è stata la prima firmataria della proposta di legge costituzionale italiana per escludere il primato della legge europea rispetto alla legge nazionale, il che farebbe saltare il mercato unico[8] e porterebbe l’Italia fuori dell’Europa. Inoltre, all’inizio, i suoi parlamentari antieuropei hanno votato compatti contro il Recovery Fund e il Pnrr a Strasburgo, asserendo che avrebbe portato in Italia solo un diluvio di tasse e sarebbe stato il cavallo di Troia per far controllare da Bruxelles il governo italiano o quanto meno per mettere il becco nei nostri affari nazionali[9]. Ora, di fronte ai miliardi arrivati e che ancora devono arrivare, la Meloni tenta di cucire la toppa dicendo di sì ai provvedimenti attuativi del Pnrr, ma dichiarando al contempo di voler rinegoziare i termini. Di nuovo la domanda è: come? Chiederà più soldi? Chiederà più tempo per restituirli? E se l’Europa non volesse rinegoziare? Quisquiglie che non hanno meritato risposta.[10] Invece a me sembra, ad esempio, che sarebbe stato nell’interesse del popolo sovrano che ogni partito avesse offerto qualche suo suggerimento su come render più rapida ed efficace la burocrazia che deve gestire i fondi del Pnrr. Invece zero assoluto, da parte di tutti i partiti! E quali soluzioni per la scuola? Per la sanità pubblica sempre più in sofferenza avendo per troppo tempo dirottato le risorse verso il privato? Per la giustizia? Per gli acquedotti e il risparmio energetico in genere? Certo, per i candidati alle elezioni, “Ben altri sono i problemi che affliggono l’Italia”. Vediamo allora qualcuno di questi problemi: FdI ha promesso che ridurrà l’Iva sul gas: peccato che già il governo Draghi abbia ridotto l’Iva al 5% fino alla fine di dicembre. FI ha promesso che per permettere a tutti di acquistare una casa proporrà una tassa unica al 2%: peccato che l’imposta di registro per l’acquisto della prima casa sia già al 2%.

Naturalmente ognuno può pensarla come vuole, ma a me lo slogan di FdI (“+ Italia, - Europa”) sembra pericolosissimo perché è l’Italia per prima, col suo debito al 150%, ad aver bisogno dell’Europa. Perché non dicono anche che il nostro mostruoso debito pubblico influisce già sull’euro? La BCE è costretta ad essere più prudente nell’alzare i tassi d’interesse per non aggravare la posizione dei Paesi più indebitati (Italia in testa). Non avendo gli USA questo problema i loro alti tassi d’interesse rendono più interessante detenere dollari, con conseguente apprezzamento della valuta che dopo 20 anni è tornata in parità con l’euro. Notizia probabilmente non molto buona per noi perché se arrivano più turisti americani circa il 60% del nostro debito per energia è in dollari: quindi solo per questo già paghiamo di più.

Mi sembra poi del tutto irrazionale pensare di poterci comportare nel mondo come se fossimo da soli e potessimo decidere in completa autonomia. L’Italia non può auto esiliarsi dal contesto mondiale tanto più che la Finanza globale incide ormai sui singoli Stati ben più dei rispettivi governi, e il nostro debito pubblico non è in mani esclusivamente italiane: quindi sono i nostri creditori (internazionali) ad avere voce in capitolo sul nostro mostruoso debito pubblico, non gli italiani che vanno a votare, e i mercati vedendo il nostro debito vendono i nostri titoli che così diventano sempre più tossici. Sono i nostri creditori (internazionali) che possono far andare la nave Italia nella burrasca, a prescindere da cosa pensa il capitano della nostra nave anche quando sarà eletto, mentre sarà veramente discriminante vedere se il nostro capitano gode o non gode della fiducia di questi creditori. Abbiamo già visto che sotto Berlusconi il mercato internazionale ci aveva costretto a far venire al governo Monti, nel 2008, perché il continuo e costante aumento dello spread[11] ci stava portando rapidamente e inesorabilmente al fallimento? E oggi, senza l’aiuto del Pnrr saremmo di nuovo col sedere per terra, ma se non rispetteremo le condizioni imposte dall’Europa sul Pnrr, pensando di poter agire in piena autonomia, il mondo non ci lascerà risolvere i nostri problemi con una maggior spesa pubblica (perché l’insistente propaganda per meno tasse, meno cuneo fiscale, più sgravi significa questo) e c’impallinerà. Come? Chiudendoci i rubinetti dei finanziamenti non fidandosi della nostra capacità di restituire il denaro ricevuto in prestito.

Berlusconi – il solo fatto che abbia da un bel po’ superato gli 80 anni consiglierebbe un buen retiro - è convinto di essere il vero moderato nel centro destra. Ma se i moderati che aveva nel partito sono tutti scappati (Brunetta, Carfagna, Gelmini, ecc.)! Ora promette 1000 euro di pensioni minime. Come? Da dove tira fuori i soldi? Non dalle sue tasche. Da quelli che ci presta l’Europa? Ma il Pnrr è subordinato a impegni precisi e non è fatto per regalare il denaro a pioggia. Da politico navigato l’uomo glissa elegantemente sul punto e non c’è uno straccio di giornalista che gli chieda chiarimenti mettendolo con le spalle al muro.

Non avendo mai rinnegato la sua stretta amicizia con Putin il suo conclamato atlantismo ed europeismo appare un po’ sbiadito.

Sulla flat tax al 23% (o al 15% come vorrebbero i leghisti,[12] o tre aliquote come pensa la Meloni) non mi pronuncio perché ho letto versioni tecniche contrapposte e non ho la competenza tecnica per valutare chi sbaglia i calcoli[13]. Qualcuno evidentemente li sbaglia. Ma una cosa mi sembra evidente: se chi guadagna 100 paga il 23%, al pari di chi guadagna 100.000 o 1.000.000, il più ricco continua comunque ad essere premiato di più.

Salvini,[14] oltre alla flat tax al 15%, oltre ad essersi più volte schierato contro l’Europa, oltre a darsi da fare per togliere le sanzioni alla Russia, promette di cacciare tutti gli immigrati irregolari Come? Si è visto la scorsa settimana quali sono le immediate difficoltà pratiche, e lui lo sa benissimo soprattutto visto che non è riuscito a farlo quand’era ministro dell’interno. Si è limitato ad apparire sui giornali (e a farsi processare) vietando per qualche giorno l’attracco a navi cariche di immigrati: ma una nave porta al massimo 500-600 immigrati, mentre in Italia ne arrivano comunque dai 5.000 ai 10.000 al mese. Perché non c’è uno straccio di giornalista che gli chieda come mai Minniti, in silenzio, quand’era ministro dell’interno era riuscito a far rimpatriare più stranieri di lui?[15]

Per di più, visto l’età media altissima degli italiani e il bassissimo tasso di natalità, abbiamo bisogno di lavoratori. Gli immigrati lavorano, vivono, consumano, esistono. Gli italiani vorrebbero usarli senza vederli (un po’ come facevano gli svizzeri e i tedeschi con noi quando emigravamo in quei Paesi), e tremano per la propria identità insidiata, apparendo allergici ad una società multietnica: eppure noi italiani siamo nati nel corso dei secoli da incroci di razze (visigoti, longobardi, franchi, normanni, arabi, ecc.). In tanti sfruttano gli stranieri (badanti, camerieri, personale di pulizie, operai edilizi, raccoglitori di pomodori senza i quali non mangeremmo pomodori – e neanche frutta - oppure la pagheremmo 2-3 volte tanto, a prescindere dall’inflazione); ma nessuno li ama. Assai spesso neanche coloro che sfrontatamente e pubblicamente si dichiarano ferventi cattolici.

E qui entra in ballo la religione. È indubbio che il cristianesimo, riconoscendo pari dignità ad ogni persona umana, pretende la tutela degli stranieri: “ero forestiero e mi avete accolto” (Mt 25, 35). «Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli» (Mt 23,8). Quando il lebbroso, cioè l’impuro escluso dalla società di allora, si avvicina a Gesù trasgredendo la legge, anche Gesù la trasgredisce perché lo tocca (Mc 1, 40s.). Toccandolo lo purifica, cioè lo toglie dall’esclusione in cui era costretto a vivere, e gli permette di rientrare nella società che l’aveva espulso. Il Vangelo ovviamente non racconta un episodio circoscritto di duemila anni fa, perché il Vangelo è sempre attuale: anche oggi la nostra società ha i suoi lebbrosi, cioè persone che noi escludiamo (sia ben chiaro, con la scusa del bene di tutta la nostra società). Gesù invece chiarisce, allora come oggi, che non devono esistere uomini da accogliere e altri da respingere. Uomini di serie A e uomini di serie B. Ogni filo spinato che erigiamo fra noi e lo straniero è un filo spinato fra noi e Dio. Ricordiamoci soprattutto di come Gesù abbia criticato l’apartheid di mensa che il figlio maggiore voleva applicare nei confronti dello scapestrato fratello minore, nella parabola del figliol prodigo (Lc 16, 28). Il vangelo ci fa capire che se alle nostre tavole non c’è posto per gli ultimi, per i peccatori impuri, per gli emarginati, per gli stranieri, Gesù non si siede in mezzo a noi, anche se continuiamo a credere di essere gli unici suoi invitati. Anche altre volte Gesù ci avverte che noi, che crediamo di essere i privilegiati, saremo buttati fuori, mentre saranno accolti quelli che vengono da occidente e oriente, da settentrione e mezzogiorno (Lc 13, 28s.).

Nella Bibbia si dice che le indicazioni del Levitico, fra cui quella di espellere il lebbroso, erano state date a Mosè direttamente da Dio. Gesù, col suo atteggiamento, fa capire che non dobbiamo aver paura di toccare il ‘lebbroso’ e che quelle prescrizioni della Bibbia non vengono affatto da Dio, ma sono regole di uomini. Oggi, diversi politici di casa nostra, impugnando la Bibbia o altri oggetti religiosi, cercano di nuovo di far credere che l’esclusione di altre persone venga dalla volontà di Dio ed è fatta per il bene della nostra società. Invece il Dio incarnato in Gesù chiede di purificare il mondo da esclusioni non volute da Dio, ma da noi uomini. Il Vangelo, ieri come oggi, rende chiaro che nessuno può essere escluso nel nome di Gesù. Sicuramente non basta baciare il rosario o semplicemente proclamarsi cristiani nei comizi per esserlo veramente.

Perciò non capisco come tanti abbiano il coraggio di professarsi apertamente cristiani e poi seguono un Salvini o una Meloni (ma lo stesso vale in America per Trump)[16] senza neanche porsi alcuna domanda su cosa significa essere veramente cristiani,[17] convinti di essere fedeli seguaci di Gesù quando il Vangelo dice esattamente l’opposto.

Temo che l’idea evangelica, forse vincente sul piano etico, sia oggi perdente sul piano del consenso politico. Ma non credo neanche che la paura riguardi direttamente lo straniero. Credo piuttosto che sia un sintomo della nostra fragilità (proprio come pensa Putin), nel senso che (almeno inconsciamente) temiamo di non riuscire a sopravvivere senza i nostri collaudati privilegi che a noi non sembrano neanche privilegi, ma che lo sono per buona parte dei diseredati del terzo mondo: acqua potabile, energia elettrica (per telefonini, computer, lavatrice, illuminazione), cure sanitarie. Se questo ciclo s’interrompe, perché non ci arriva più sufficiente corrente elettrica, noi ci consideriamo già morti. Per questo preferiamo costruire muri attorno a noi, e queste che sono chiaramente nostre paure le trasformiamo come minacce portate da altri, da fuori le nostre mura. E su queste nostre paure molti politici ci marciano.

Ora, se sulle paure dell’immigrazione i tre partiti troveranno facilmente un’intesa, il tallone d’Achille che potrebbe far implodere la coalizione di destra sarà probabilmente la politica estera:[18] la Meloni si è dichiarata pro Nato ma vuole un’Europa meno presente, e non basta una scelta atlantica per poteri dire occidentali;[19] Salvini si era più volte espresso perfino per una Italexit; inoltre Salvini e Berlusconi hanno una smaccata simpatia pro Putin: come si comporteranno quando, alla fine dell’anno, sarà da decidere se continuare o meno a dare ancora armi all’Ucraina?[20] La Meloni sarà capace di far uscire dall’ambiguità filo-russa i suoi due alleati? Se decideranno per il ‘no’ ci metteremo di fatto contro la Nato in barba alle dichiarazioni pro Nato, ma va ricordato che è anche difficile essere atlantisti e al tempo stesso antieuropeisti come lo sono la Meloni e Salvini. Ed è anche chiaro che Putin ha tutto l’interesse a continuare a destabilizzare l’UE appoggiando i partiti antieuropei dei singoli Stati[21]. Forse isolandoci, riuscendo a togliere dall’Europa il mattone Italia, o anche solo sfilacciando la coesione fra i vari Stati europei anche il resto d’Europa si sfalderà, per la felicità di Putin. Ma cosa ci succederà se, prima di sfaldarsi, l’UE riterrà che non stiamo più soddisfacendo i requisiti per avere i restanti miliardi del Pnrr e, anzi, ci chiederà la restituzione di tutto il denaro versato? Di sicuro non ci saranno i 1000 euro da dare a tutti i pensionati, ma non ci sarà neanche più un euro per pagare le pensioni normali e gli stipendi normali degli statali. Facile dire: ‘noi a casa nostra facciamo quello che vogliamo e non c’interessa ciò che pensa l’Europa’; più difficile farlo mettendosi contro l’Europa e i mercati internazionali[22]. Se anche tornassimo alla nostra vecchia cara ‘Lira’, il debito pubblico dovremmo ripagarlo pur sempre in euro o dollari e una Lira iper-svalutata (perché di nuovo non sarebbe l’Italia a stabilire autonomamente il tasso di cambio) ci porterebbe dritti al fallimento.

Cinque stelle: a parte l’improvvida scelta di aver fatto cadere il governo in un momento di crisi,[23] lo slogan ‘1 uguale a 1’, mi sembra - per dirla alla Fantozzi – “una cagata pazzesca”. Sarebbe come dire che io posso andare a sostituire Uto Ughi al suo prossimo concerto, e lui può andare a Maranello a riparare il motore della Ferrari per le prove del prossimo Gran Premio. Aggiungere che non occorre competenza, ma basta l’onestà è aggiungere una seconda fesseria, perché posso essere il più onesto degli italiani, ma se domani mi metto ad operare in ospedale Conte o Beppe Grillo, di sicuro li ammazzo.

Perciò, anche fare politica seria, cioè governare una nazione, portando in dote solo la propria onestà ma nessuna competenza, porta facilmente al disastro. L’idea nasce perché da lungo tempo esiste da noi lo stereotipo popolare che il politico è colui che non sa fare niente. È un posto ben pagato con i soldi del popolo sovrano dove non si fa niente. Per questo il referendum per la limitazione dei nostri parlamentari è passato alla grande. Don Tonino Bello aveva invece giustamente chiarito che la politica è innanzitutto arte, sì che per praticarla occorre un artista creativo e fantasioso; è arte nobile per cui occorre perseguire alte idealità e senza mai dimenticare il riconoscimento della persona umana nella sua dimensione individuale e comunitaria; perciò l’arte politica è difficile perché le sue regole non sono fisse e assolute, si devono evitare i rischi dell’ideologia e della conflittualità estrema, contemperare la lotta e la convergenza, avendo davanti sempre opzioni molteplici; ma soprattutto il politico si deve guarda dal fare della sofferenza della gente l’occasione per gestire i bisogni a scopo di potere. In parole povere, la competenza è essenziale anche in politica.

Coalizione di sinistra

È vero che in passato la sinistra ha battuto la destra solo quando si è presentata con una vasta coalizione, ma è altrettanto vero che si dovrebbe ricordare che simili grandi coalizioni confuse, dopo aver vinto le elezioni, non sono riuscite a stare a lungo assieme per governare, sì che i governi sono presto caduti miseramente (Prodi insegna).

Effettivamente mi era difficile capire come Calenda (che mette al centro l’agenda Draghi) e Fratoianni (che ha sempre votato contro Draghi, contro la Nato e pure contro l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato) potessero essere imbarcati sulla stessa nave, perché seguendo linee così opposte si crea confusione fra gli elettori, anche se si spera con le larghe intese di fare una buona pesca a strascico in aree più vaste. Ma non è sufficiente che una delle parti proponga o ipotizzi Draghi (tutto poi da vedere se lui accetta) in via unilaterale se l’altra ala dello stesso schieramento si dichiara contraria: sarebbe stato essenziale per gli elettori sapere che tutti gli imbarcati remano nella stessa direzione. Da subito la coalizione che Letta ha tentato di costruire ha fatto capire che gli uni avrebbero remato in una direzione opposta agli altri.

In effetti il connubio di Calenda è durato meno di una settimana, ed è finito non appena nella coalizione sono entrati Verdi-Sinistra Italiana, oltre a Impegno Civico di Di Maio e Tabacci. Ma l’uscita di Calenda ha costretto Letta a spostarsi sempre di più a sinistra, restringendo il suo campo che voleva invece essere largo. Il problema è che, se si rafforzassero così le componenti più estremiste e antieuropee dell’estrema sinistra, anche la sinistra potrebbe essere vista come un pericolo per l’Europa.

Mi pongo poi anche un’ulteriore domanda: Letta ha giustamente rifiutato l’accordo con il M5s perché, da partito di governo che aveva votato la fiducia a Draghi, l’ha fatto assurdamente cadere per i propri calcoli di bottega. Ma allora come fa a imbarcare sulla sua nave un Fratoianni che ha da sempre (e più coerentemente del M5s) votato contro Draghi, contro le armi all’Ucraina e contro la Nato, e al tempo stesso escludere il M5s che alla fin fine si è comportato esattamente come Fratoianni? Non c’è un’evidente incoerenza?

Come può il Pd criticare Salvini, amico della Russia, se poi imbarca sulla sua nave un Fratoianni che essendo contro la Nato diventa automaticamente un altro amico della Russia?

E Bonelli non vuole il termovalorizzatore a Roma:[24] evidentemente preferisce che le immondizie restino per strada diventando al massimo cibo per cinghiali e per topi, visto che neanche lui ha spiegato in maniera ragionevole come pensa di risolvere il problema, non appena eletto.

E la Bonino, che viene da lunghe lotte femministe, intervistata ha detto che si batterà per mantenere la legge sull’aborto, tutela dei Lgbt e far passare la cittadinanza in base allo ius scholae per gli stranieri. Tutti argomenti interessantissimi, ma sono questi o sono altri i problemi più impellenti che la nostra politica dovrà risolvere nell’immediatezza per il bene degli italiani?

Insomma, chiaramente questo tentativo di costruire una larga coalizione era da subito scarsamente convincente perché è stata fatta non per governare, ma nella speranza di togliere qualche seggio alla destra.

E se questa raccogliticcia compagnia, questa macedonia chiamata giustamente da qualcuno l’Armata Brancaleone, alla fine facesse venire a molti – che vedono in questa intesa di facciata più confusione che altro,- la voglia di non andare a votare?

Centro

All’inizio sembrava restasse lì solo Renzi che aveva deciso di correre da solo e non si è aggregato né a destra né a sinistra, ma al momento sembrava anche essere sotto la soglia minima del 3%, quindi il voto per lui sarebbe stato del tutto inutile perché sotto la soglia di sbarramento. Poi, si è unito a Calenda che dapprima era entrato nella larga coalizione di sinistra ma subito dopo ne era uscito dichiarandosi incompatibile con Fratoianni e i Verdi. È stato giocoforza per Calenda aggregarsi a Renzi perché non avrebbe fatto più in tempo a raccogliere le firme per presentarsi da solo con una sua lista; è stato giocoforza per Renzi aggregarsi a Calenda per sperare di superare con una certa tranquillità la soglia del 3%. Ma quando ci sono più galli in un pollaio è difficile immaginare che sappiamo fare assieme gioco di squadra, e se l’intendimento dei centristi è di portare via voti alla destra potrebbe anche accadere l’inverso: questa iniziativa centrista estemporanea potrebbe aumentare le possibilità di una vittoria ampia del centrodestra. Potrebbe cioè produrre più Meloni che Draghi. Insomma, questo centro sembra rimanere troppo ristretto per diventare l’ago della bilancia come invece vorrebbe essere.

In ogni caso, come posso dare la mia fiducia a una persona come Renzi il quale aveva dato pubblicamente la sua parola che, nel caso in cui il referendum da lui indetto fosse stato bocciato, si sarebbe ritirato definitivamente dalla politica? Infatti, eccolo sempre qui, per cui la sua parola d’onore non vale granché.

E quale credibilità può avere un politico che firma davanti alla Tv un accordo e dopo una settimana se lo rimangia? Anche se avesse avuto tutte le ragion di questo mondo, non doveva pensarci prima? Se domani, da ministro, Calenda dovesse firmare un accordo in Europa, l’Europa gli crederebbe?

Conclusione?

Mi sembra che un politico, per essere competente, debba venire da una lunga gavetta per saper poi destreggiarsi nel dedalo della burocrazia e ancor di più a livello internazionale, finanziario, economico, burocratico. Mi sembra che il politico che risponda ai requisiti indicati da don Tonino Bello, più che un politico sia uno statista, ed io preferirei sicuramente poter votare per uno statista che è ben di più di un politico, ma non mi sembra di vederne qualcuno nel nostro panorama politico attuale.

Pertanto, non so ancora per chi votare e sinceramente mi disturba votare ‘contro qualcuno’ piuttosto che ‘a favore di qualcuno’. Purtroppo, più ci penso, meno vedo soluzioni: andrò a votare per quel partito (non potendo neanche scegliere i candidati magari con un voto disgiunto) che mi sembra il meno peggio, non per quello che mi sembra il migliore. Cioè, come diceva già qualche decennio fa il giornalista Montanelli, andare a votare turandosi il naso.

NOTE

[1] Il potere decisionale dei cittadini è di fatto limitato all’opzione partitica, mentre la scelta di chi siederà nel Parlamento è lasciata alla direzione dei partiti. Il cittadino, infatti, non può neanche esprimere le preferenze fra i candidati che il partito ha deciso di inserire nella lista. Se il partito ottiene voti sufficienti verrà scelta il primo della lista, anche se gli elettori, potendo votare le preferenze, avrebbero ad esempio scelto il terzo della lista.

[2] Mi disturba in questa campagna elettorale lo spreco di forzi per demonizzare l’avversario. Ad es., la sinistra, volendo apparire pura come un asceta, ha ripetutamente accusato i propri avversari di fascismo. Neanche finito, ed ecco che (come ha ben intitolato il quotidiano “Libero” del 21.8.202 Piccoli antisemiti crescono), la giovane promessa del PD La Regina, designato capolista in Lucania, deve ritirarsi per aver negato la legittimità di Israele ad esistere. Insomma, sarebbe meglio stare zitti.

[3] Credo anche che qualsiasi dichiarazione di abiura, anche se fatta molto tempo fa, potrebbe essere solo di facciata e andrebbe sempre e solo raffrontata al comportamento concreto: il fatto che nel simbolo di FdI sia rimasta la ‘fiamma’ dimostra inequivocabilmente il mantenimento di un collegamento col passato, e quindi il fatto che, in vista delle elezioni, la leader di FdI abbia detto che la destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia, viene già smentita dal mantenimento del logo perché il MSI (con la fiamma come simbolo) era di sicuro erede del fascismo.

Certamente esistono ancora nostalgici dell’Urss e nostalgici del Fascio, ma esattamente come anni addietro Berlusconi evocava in continuazione l’inesistente pericolo comunista (oggi però vede Putin come un fratello), chi combatte oggi la Meloni collegandola al fascismo forse non ha forti argomenti per combatterla sui problemi concreti che ci assillano.

Questi scontri ideologici, che pretendono continue autocensure come fossero imposte da un tribunale divino, mi richiamano alla mente la cancel culture che vorrebbe cancellare financo Shakespeare (colpevole di classismo), Cristoforo Colombo (colpevole di aver maltrattato gli indiani), e Biancaneve (perché il principe azzurro la bacia senza il suo consenso). Sinceramente – proprio come dicono i politici quando non vogliono rispondere a una domanda diretta, “Ben altri solo i problemi che affliggono l’Italia”.

[4] Gianfranco Fini, segretario di Alleanza nazionale, a Gerusalemme, allo Yad Vashem, si era inginocchiato e aveva parlato di ‘male assoluto’ in riferimento alla Shoah, e questo era molto più ragionevole.

[5] Come dimenticare la T-shirt con la faccia di Putin, indossata da Salvini e sbattutagli in faccia quando si è recato in Polonia? Come dimenticare i suoi buoni rapporti con l’estremismo portoghese e ungherese? Oggi anche la Meloni cerca di nascondere sotto il tappeto i suoi buoni rapporti con il partito estremista olandese Forum voor Democrate, con la francese Le Pen, in aggiunta ai contatti antieuropei sopravvisti.

[6] E questo atteggiamento pro-Putin trova ad es. riscontro nel fatto che nelle liste della Lega, per queste elezioni, non ha trovato posto il presidente del Copasir (nominato in conto Lega) che in tale funzione si era dichiarato chiaramente filo atlantista. Trova ulteriore riscontro nel gemellaggio fra Lega e Russia Unita, il partito di Putin siglato a Mosca nel 2017. Trova ulteriore riscontro nella trattativa dell’Hotel Metropol dove la Lega aveva negoziato accordi petroliferi ottenendo anche sostegno politico.

[7] A parte il fatto di aver chiesto l’impeachment del presidente Mattarella per aver rifiutato la nomina a ministro dell’economia di Paolo Savona: un precedente considerato ‘pericolosissimo’. Se si tace si accetta che l'Italia sia una colonia" (in Europa Savona era considerato antieuropeo), dimenticando che con l’attuale Costituzione (che lei vorrebbe per l’appunto cambiare ma non è ancora cambiata) l’ultima parola di nomina spetta al presidente su indicazione del primo ministro (art.92 Cost.). Un po’ come è al papa che spetta l’ultima parola sulla nomina di un vescovo, pur essendo i nominativi indicati da altri.

Allo stesso modo Berlusconi ha creato un vespaio dicendo che Mattarella dovrebbe dimettersi, anticipando così gli effetti di una riforma costituzionale fermamente voluta dalla destra, ma che ancora non c’è.

[8] Sul perché, vedi quanto detto la scorsa settimana all’inizio dell’articolo.

[9] Basta leggere in proposito i quotidiani italiani dell’epoca.

[10] Il regolamento europeo prevede la possibilità di rinegoziare il Pnrr per sopraggiunte novità oggettive. Tale non è la formazione di un nuovo governo, ma potrebbe essere la crescente crisi energetica. Sennonché questo non è un problema esclusivamente italiano, ma riguarda tutta l’Europa, per cui deve essere discusso con tutti gli Stati dell’UE e non può essere risolto unilateralmente (invece la Meloni ha detto che se non verrà ascoltata l’Italia andrà avanti da sola. Dove? Come?). Per risolvere il problema sarà necessario convincere e allearsi con altri Stati europei. Draghi era ascoltato. Il nuovo governo lo sarà altrettanto?

[11] Cioè l’Italia paga i suoi debiti in scadenza chiedendo nuovi prestiti, ma se per questi prestiti il tasso d’interesse s’impenna rispetto ai prestiti fatti agli altri Stati (il famoso spread), in poco tempo non saremo più in grado di pagare gli esosi interessi e ripianare i nuovi debiti, che però sono indispensabili per pagare stipendi, pensioni, energia e quant’altro; non pagando saremmo indotti al fallimento. E lo spread aumenta sempre di più quanto meno gli investitori internazionali si fidano della capacità italiana di pagare i debiti. Anche in economia, e non solo in politica estera, occorre per prima cosa essere ritenuti affidabili.

[12] Ma se andate a leggere i quotidiani, Berlusconi aveva proposto la flat tax già nel 1994. Come mai non è riuscito a realizzarla nel corso degli anni che è stato al governo con una maggioranza schiacciante? Nessuno glielo chiede.

[13] Anche se Zandi, capo economista di Moody’s (l’agenzia che purtroppo dà i voti economici anche all’Italia), ha detto il 19.8.22 che la flat tax metterebbe a rischio i nostri conti.

[14] Sul resto solo banalità: libertà, giustizia sociale, merito, pace tra i popoli, sanità funzionante e una scuola che non deve lasciare indietro nessuno, equità fiscale: e chi può essere contrario a queste indicazioni? Il problema però è che nessuno di questi politici pronti a promettere indica dove troverà le risorse, quale sarà la copertura finanziaria e come concretamente intende muoversi.

[15] Basta controllare i dati del Ministero dell’interno, recuperabili anche su Il Sole24 ore e su vari siti internet.

[16] Né si può dire di non prendere in considerazione il Vangelo ma solo l’Antico Testamento, perché anche la Bibbia è per la tutela dello straniero: Es 12, 49 (Una sola legge vi è per il nativo e per il forestiero che è domiciliato in mezzo a voi); Es 22, 20 (Non devi molestare il forestiero e non lo devi opprimere, perché voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto); Lv 19, 10 (lascia la spigolatura al povero e al forestiero); Lv 19, 33s. (Quando qualche forestiero soggiornerà con voi nel vostro paese, non gli farete torto…lo tratterete come colui che è nato fra voi); Dt 24, 14 (non frodare il salariato anche se forestiero).

[17] Mi sembra opportuno richiamare qui quanto scritto da don Carlo Molari: “La prima forma di fede è quella relativa agli ideali che ispirano i movimenti di una comunità umana e che costituiscono le ragioni della sua sopravvivenza. Ogni gruppo sociale per vivere deve formulare progetti, percorrere cammini ignoti, rinnovare impegni. E per poterlo fare ha bisogno di riferirsi a valori accolti senza riserva, a ideali non ancora pienamente verificati, a ragioni assunte come assolute. Essi costituiscono per le comunità le ragioni di vita. Una comunità umana che smarrisce gli orizzonti ideali inizia un cammino di involuzione che sfocia nell’autodistruzione. (Molari C., Fede e politica, I quaderni di Ore undici, Civitella San Paolo (RM), 2022, 10). Mi sembra che, finché la comunità che si definisce cristiana in realtà tende all’espulsione di altri fratelli, ci si avvii appunto verso l’autodistruzione.

[18] Ma non sarà questo l’unico scoglio per la coalizione: come deciderà se in autunno il covid dovesse riemergere alla grande? Toglieranno o vaccini, eviteranno le misure precauzionali sanitarie oppure insisteranno sulla strada già percorsa da Draghi? Non dimentichiamo che le idee erano diverse: Salvini era scettico, la Meloni ambigua mentre Berlusconi era per la linea governativa. Ma visto che i tre partiti non hanno ancora definito una strategia comune, è difficile credere che troveranno un facile accordo.

[19] L’Occidente è qualcosa di più di una mera alleanza militare; è una cultura, è un modo d’intendere il tipo di società in cui vogliamo vivere.

[20] È chiaro che ogni iniziativa diplomatica, sbandierata dal pacifismo retorico, presuppone due possibilità: o l’Ucraina riesce a difendere il suo territorio con le armi fornite dall’Occidente, oppure deve fare acquiescenza all’aggressione e allora l’iniziativa diplomatica occidentale non serve più.

Anche se nessuno ci credeva, gli ucraini si stanno battendo con incredibile determinazione pur essendo inferiori ai russi. Ma – come avevano mostrato i vietnamiti, e come credo avesse già detto il von Clausewitz, le motivazioni di chi combatte possono ridurre il gap esistente in punto equipaggiamento militare e numero delle truppe. Assurdo dire che in realtà la guerra è per interposta persona fra USA e Russia, o fra Nato e Russia, perché gli ucraini non si sarebbero difesi sul campo come stanno facendo solo per assecondare i desideri dei Paesi capitalisti.

[21] Un’Europa divisa è un regalo per Putin. Dovremmo aver imparato dal covid: quando i singoli governi avevano cercato di comprare i vaccini in proprio, le società farmaceutiche avevano goduto alla grande. Quando l’Europa si è unita la musica è cambiata.

[22] Giusto per sentir l’aria che tira, il Financial Times, uno dei più seguiti giornali economici, il 26.8.2022 ha scritto che gli hedge fund (cioè i fondi d’investimento speculativi) hanno iniziato a scommettere contro l’Italia.

[23] Anche gli inglesi hanno fatto cadere Churchill, ma non in piena guerra; hanno aspettato che finisse.

[24] E quanti contrari al termovalorizzatore sanno come funziona realmente e qual è la differenza fra un inceneritore e un termovalorizzatore? Solo il secondo, oltre a bruciare rifiuti, produce energia, di cui abbiamo tanto bisogno. Inquina? Sempre meno dei rifiuti abbandonati per strada, e ricordiamoci che da anni funziona un termovalorizzatore in centro a Copenhagen senza nessun problema. Costa? Sempre meno dei costi che sopportiamo per inviare i nostri rifiuti ai termovalorizzatori all’estero, che guadagnano anche sulle nostre immondizie, mentre noi continuiamo ad avere città impresentabili viste le montagne di immondizie sulle strade.