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Giordania, rive del fiume Giordano - presunto luogo del battesimo di Gesù.

Foro di Dario Culot










Battesimo


di Dario Culot


Anche se tutte le Chiese cristiane battezzano (con la sola eccezione dei Quaccheri, la “Società Religiosa degli Amici”), le visioni sono spesso diverse, per cui scoprire il significato del battesimo è questione ben più ardua di quanto si possa comunemente pensare, se solo si tiene presente come la cristianità è divisa in proposito, al punto di non riconoscere sempre reciprocamente i rispettivi battesimi[1].

Ci hanno insegnato che i cristiani vengono battezzati perché Gesù si è fatto battezzare dal Battista[2] e alla fine ha ordinato di battezzare tutti (Mt 28, 19). Perciò, ciascun discepolo deve essere battezzato. Ma se leggiamo i vangeli, vediamo che l’ordine viene da parte del Gesù risorto. Questo allora significa che tale disposizione non risale al Gesù storico. Quindi si tratta di una prassi iniziata più tardi, con la nascita della Chiesa, la quale non esegue un ordine espresso del Gesù terreno, pur essendo certa di seguire la sua volontà. Creerà ancor più sorpresa sapere che, all’inizio, non tutte le comunità cristiane conoscevano il battesimo (At 18, 25; 19, 2); vedasi ad esempio, quella di Apollo, che pur era un missionario importante tanto che si era costituito un vero e proprio partito che propendeva per lui (1Cor 1, 12). Del resto gli stessi 12 apostoli non sono mai stati battezzati con acqua, ma solo in Spirito santo dopo la risurrezione (Gv 20, 22), o forse solo il giorno di Pentecoste (At 2,3)[3]. Abbiamo forse due battesimi diversi, uno con acqua e uno con Spirito?

Fin dall’inizio, invece, i vangeli parlano di Giovanni Battista, un asceta laico, figlio di un sacerdote (Zaccaria) ma lui stesso non sacerdote, che predicava e impartiva con gran successo in un luogo profano (nel fiume Giordano, ai margini del deserto dove viveva) un battesimo di conversione per il perdono dei peccati (Mc 1,4; Lc 3, 3). Sappiamo anche che, all’epoca, il perdono dei peccati si poteva dare solo nel Tempio, luogo sacro per eccellenza, da parte dei sacerdoti e seguendo un preciso rituale religioso, proprio come oggi la religione insegna che il perdono dei peccati si ottiene solo andando in chiesa, confessandosi dal prete, unico in grado di dare l’assoluzione, avendo il Risorto conferito solo agli apostoli il potere di rimettere i peccati[4]. Dunque il Battista stava facendo qualcosa di chiaramente non ortodosso, tanto che dalla santa città di Gerusalemme è scesa una commissione per indagare (Gv 1, 19ss.): si muove cioè il Sant’Uffizio di allora. Va anche aggiunto che Giovanni Battista precisava che quel suo gesto non era che una preparazione: dopo di lui un altro, più potente, sarebbe venuto per «battezzare in Spirito Santo e fuoco» (Mt 3,11). Aveva cioè predetto un battesimo in Spirito[5] per coloro che avrebbero accolto il Potente, ma un battesimo in fuoco distruttore per coloro che lo avrebbero sdegnosamente respinto (Lc 3, 16). Ma di nuovo non c’è alcun collegamento col Tempio, per cui viene preannunciata un’altra azione dichiaratamente eretica. Un inizio del genere dovrebbe essere per noi, assuefatti alle nostre routinarie credenze, assai più scombussolante del Covid, e invece neanche ci facciamo caso.

Un certo giorno Gesù, pure lui un laico, è andato da questo eretico sul fiume Giordano, si è messo in fila con i peccatori, e lì ha aspettato il suo turno per farsi battezzare con acqua, in mezzo a quella massa, come uno dei tanti, senza curarsi di seguire la procedura ortodossa al Tempio. Uscendo dall’acqua, dopo essere stato battezzato, Gesù (solo lui![6]) sente su di sé l’approvazione del Padre (Mc 1, 10), e subito dopo il vangelo aggiunge che Gesù è stato spinto nel deserto su iniziativa dello Spirito Santo[7] (Mc 1, 12). Non al Tempio, ma nel deserto, altro luogo profano. L’evangelista ci dice che è più facile incontrare il Dio di Gesù in luoghi naturali e profani, come in montagna o al mare, anziché fra le spesse mura del Tempio, oggi diremmo di una cattedrale.

Il deserto, non un luogo sacro, è dunque il punto di partenza per entrambi questi due personaggi evangelici, eppure a noi hanno inculcato l’idea che solo il sacro, giammai il profano, permette l’avvicinamento a Dio: la Chiesa è santa perché Gesù è il santo di Dio (Gv 6, 69), e il santo di Dio era il sommo sacerdote che aveva il compito di compiere la santificazione d’Israele (Sal 105, 15; Sir 45, 6), per cui hanno attribuito a Gesù la funzione di sommo sacerdote (Eb 8, 1):[8] ecco perché ancora oggi, secondo il magistero, Dio si potrà incontrare solo nella Santa Chiesa, mai in un deserto o in montagna. Invece i vangeli ci dicono, tanto per cambiare, qualcosa di molto diverso,[9] tanto più che lo stesso Gesù non solo quella volta, ma durante l’intero corso della sua missione, pregava il Padre andando in luoghi profani: sul monte (Mt 14, 23), nel deserto (Mc 1, 35); mai nel Tempio, mai nella sinagoga. Sarebbe come dire: mai in chiesa. Una volta rientrato dal deserto (perché Gesù opererà poi principalmente per strada e nei piccoli paesi) Gesù ha cominciato a predicare la Buona Novella,[10] il Vangelo, facendoci vedere un nuovo volto di Dio[11]. In effetti Gesù non invita mai alla santità, che sarebbe invitare a scalare il cielo con fatica e quindi acquisendo meriti; Gesù invita alla trasformazione personale, imitando il Padre nella sua misericordia[12]. E allora ha ben detto l’amico Pietro Duosi, “Gesù si è assunto il compito di aggiornare l’idea di Dio e di tradurla agli uomini in termini di bontà, generosità, dolcezza, comprensione, misericordia. Questo è l’unico vero Dio che conosco ed è quello che spero di avere accanto al momento del trapasso”.

Ma perché mai Gesù si è fatto battezzare dal Battista che, stando al vangelo, proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati? (Mc 1, 4). Dovrebbe essere una domanda chiave visto che questa formula è stata ripresa nel nostro Credo: “professo un solo battesimo per il perdono dei peccati”. Nel Catechismo non troviamo però una spiegazione chiara e soddisfacente[13].

Secondo alcuni, Gesù si fa battezzare per purificarsi, secondo il rito diffuso fra gli esseni[14]. Ma proprio il camminare con gli altri e verso gli altri, nota caratteristica della missione di Gesù, esclude che Gesù potesse far parte di quel ristretto gruppo ascetico, rinchiuso nel proprio bozzolo, separato dal resto della società, e che soprattutto non voleva avere più contatti con il resto della società impura. Proprio alla luce del suo impegno per gli uomini comuni, il n.536 del Catechismo dice che Gesù, facendosi battezzare dal Battista, si è caricato dei peccati di tutti gli uomini. Quindi si potrebbe dedurre che in Gesù il battesimo sarebbe impegno e segno di morte futura, in quanto accetta di salvare i peccatori spargendo il suo sangue[15]. Questo, però, non era nelle intenzioni del Battista, ed è noto che, per essere valido il battesimo, colui che battezza deve avere l’intenzione richiesta dalla Chiesa (nn.1256 e 1284 Catechismo. Can 742 cod. dir. can. del 1917: ‘Il battesimo può essere amministrato da chiunque, purché siano osservati i requisiti di materia, di forma e di intenzione’. Col can.861 dell’attuale codice viene detto che chiunque, “mosso da retta intenzione”, può amministrare il battesimo in caso di necessità)[16].

Ora, se solo accantoniamo questo scivoloso collegamento battesimo-conversione-cancellazione dei peccati per ricostituire l’amicizia con Dio venuta meno col peccato originale (n.1213 e 1250 Catechismo), si possono anche immaginare altre motivazioni: ad es. Gesù aveva ormai sentito la chiamata, e aveva cominciato a sentire pure lui il bisogno di cambiare la sua vita[17] dopo quasi trent’anni di vita anonima, e lo dimostra appunto ricevendo il battesimo. Oppure Gesù, che ha invece già ben chiaro in mente come impostare il suo futuro, si mette in fila perché vuol mostrare solidarietà con i peccatori che hanno rinunciato alla loro pregressa vita egoista (in questo senso Enzo Bianchi); secondo altri, ancora, solidarizza assumendo su di sé il peso intero del giudizio imminente di Dio per cui il suo battesimo finirà sulla croce;[18] oppure Gesù vuol perfino dimostrare fin dall’inizio della sua missione che non si presenterà come giudice né di quelli che si fanno battezzare essendosi pentiti, né di quella ‘razza di vipere’ (Mt 3, 7; Lc 3,7) che vedono nel battesimo solo un rito esteriore, come sembra facciano i farisei.

Il Battista già voleva nel battesimo un gesto definitivo, non un atto di mera purificazione cultuale. Possiamo senz’altro ritenere che la predicazione profetica di Giovanni Battista metteva in risalto che Israele aveva bisogno urgente di «convertirsi». Cioè, aveva bisogno di un radicale cambiamento per poter riorientare la sua perduta spiritualità, le sue tradizioni, la maniera di vivere degli individui e dell’intera società. Perciò il battesimo da lui impartito era un modo per manifestare pubblicamente questa volontà di cambiamento. Il suo rito consisteva infatti nell’immersione nell’acqua, e simboleggia appunto morte al passato ed ingresso in una nuova dimensione; ci si immerge completamente nelle acque del Giordano e muore l’individuo che si è stati; muore il vecchio ed uscendo dall’acqua si accoglie la vita nuova, ci si apre ad una nuova realtà. Solo una piena immersione, non le poche gocce d’acqua oggi usate, esprimono in maniera adeguata ciò che significa il battesimo. Nell’immersione si vede chiaramente una direzione in basso, verso la morte. Il morto viene normalmente calato in un sepolcro. L’immersione nell’acqua non significa quello che appare a chi guarda: non significa bagnarsi. L’immersione tratteggia idealmente il sepolcro d’acqua in cui viene calato “l’uomo vecchio”, come dice Paolo (Rm 6, 6); ma come dal sepolcro scoperchiato Gesù resusciterà sfolgorante, così col battesimo si depongono le spoglie della morte e ci si leva come creatura nuova[19] monda dei peccati passati. Come lo stesso Gesù spiega a Nicodemo, senza però parlare espressamente di battesimo, colui che nasce di nuovo (Gv 3, 7) e dall’alto (cioè dallo Spirito), è già un’altra persona; è un essere nuovo, perché per l’appunto è appena nato. Battezzare, dunque, non poteva essere neanche per il Battista un semplice rito;[20] voleva essere piuttosto un patto (simbolo esterno che stabilisce un’alleanza nuova con Dio) per iniziare un cammino su una strada nuova; sarà questo nuovo cammino di fede dell’uomo convertito (cambiato) a portare il battezzato alla salvezza. Questo cammino dura tutta la vita, per cui ogni giorno occorre morire e risorgere al peccato.

I nn.1237-1239-1263 del Catechismo ci dicono categoricamente che il battesimo significa in primo luogo liberazione dal peccato[21]. Ma se questa spiegazione può valere per tutti gli uomini, non può certamente applicarsi a Gesù, proprio per la definizione della natura di peccato (offesa a Dio) e della natura di Gesù dataci dalla Chiesa, che non si è ancora rimangiata la formula ‘Gesù uomo in tutto uguale noi, tranne che nel peccato’ (2Cor 5, 21; Eb 4, 15). Ora, se Gesù è Dio non può aver peccato e non aveva neanche bisogno di convertirsi; ma se è vero uomo, visto che tutti – dico tutti – gli uomini sono peccatori, perché così ci ha insegnato il magistero, dovremmo dire che anche Gesù uomo è peccatore. Se non lo fosse, per ciò solo non potrebbe essere vero uomo come tutti noi. Un uomo senza peccato sarebbe infatti dotato di una struttura ontologica speciale di cui lui sarebbe l’unico rappresentante mai apparso su questa terra, il che già esclude che si tratti di un uomo come tutti noi. Ma poi, se per sua particolare costituzione non poteva peccare, come poteva cadere in tentazione? In realtà il peccato è una grande preoccupazione della Chiesa che non sembra aver mai interessato molto Gesù: basta vedere con quanti peccatori è andato a mangiare senza prima averli purificati, o come di fronte a Pietro che, dopo la pesca miracolosa, gli ha chiesto di allontanarsi da lui misero peccatore (Lc 5, 8), Gesù sembra non aver neanche sentito questa invocazione, e senza neanche sfiorare l’argomento ‘peccato’ lo ha invitato a diventare pescatore di uomini (Lc 5, 10).

A me sembra che il battesimo di Gesù possa trovare una qualche spiegazione nel vangelo di Giovanni. Per Giovanni la discesa del Logos avviene proprio al momento del battesimo (Gv 1, 29-34), e in quel momento, non durante la gravidanza di Maria, in Gesù si è incarnato il Logos coeterno a Dio (Gv 1, 14; 1, 32). Fino a quel momento Gesù era stato presentato solo come uomo (Gv 1, 30), ma col battesimo diventa Cristo, e ciò non dipende né dal padre, né dalla madre terreni. Per il resto, l’evangelista non ha avuto remore a scrivere che Gesù è figlio di Giuseppe (Gv 1, 45; 6, 42). E anche per san Paolo Gesù, come tutti gli umani, è nato semplicemente da una donna normale (Gal 4, 4 non sostiene neanche che è vergine[22]), ed è un discendente diretto di Davide secondo la carne (Rm 1, 3), cosa impossibile se il padre non fosse Giuseppe, visto che lui soltanto, e non Maria, è discendente di Davide. Il battesimo di Gesù, dunque, manifesta – a cominciare da quel momento - questa unità operativa fra Dio e l’uomo Gesù unto da Dio (Cristo significa, appunto, l’Unto), che si paleserà durante tutta la sua missione terrestre. Col battesimo Gesù Cristo manifesta la sua libera sottomissione alla volontà di Dio e si mette al servizio di Dio e degli uomini. Poco dopo questo battesimo anche Gesù, convinto che il formalismo giudaico debba essere riportato a una rinnovata spiritualità, inviterà a sua volta alla conversione[23] perché il regno di Dio è vicino[24] (Mc 1, 14), omettendo però del tutto di porre il battesimo come presupposto per la conversione e omettendo del tutto ogni discorso sul perdono dei peccati. Dice il magistero che questo non significa nulla, perché:

a) in Marco (Mc 16, 16) si legge che “Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato”: dunque senza battesimo non ci si salva[25]. Mi permetto di osservare: At 16, 31 afferma che basta credere per essere salvati, e così anche Rm 19, 9-13. Ha fatto notare un affermato teologo che i testi che parlano del «Salvatore escludente» - che non accetterebbe chi non è battezzato,- non si trovano nei racconti che parlano del Gesù storico, ma solo in passi che si riferiscono ormai al Risorto. Nei ricordi della vita di Gesù precedenti alla sua morte non si dice da nessuna parte che Gesù abbia escluso qualcuno né dalla sua amicizia, né dalla speranza, né dal senso della vita e della salvezza che egli ha annunciato e promesso[26]. Quindi non sono così sicuro che senza battesimo si resti esclusi da Dio.

Inoltre si può osservare che nella prima lettera di Pietro il battesimo sembra una richiesta a Dio (1Pt 3, 22) di purificare interiormente l’anima. Solo Dio, non l’atto del battesimo, può fare questo. Perciò è difficile pensare che Dio, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvi (1Tm 2, 4), non si attivi se prima l’uomo non si è sottoposto al rito esterno dell’acqua.

b) alla fine del Vangelo di Matteo, Gesù risorto istituisce il sacramento invitando a battezzare tutte le genti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo (Mt 28, 19). Ma la Bibbia di Gerusalemme opportunamente annota: “è possibile che questa formula risenta dell’uso liturgico stabilitosi più tardi nella comunità primitiva[27]. Si sa infatti che gli Atti (At 1,5; 2,38) parlano di battezzare solo nel nome di Gesù,”[28] col che sarebbe stato indubbiamente fuori luogo che Gesù in persona battezzasse nel proprio nome.

La pratica del battesimo dunque sembra essere una prassi degli uomini che seguivano Gesù, ma lui non ha battezzato nessuno;[29] non ha neanche battezzato i suoi apostoli, il che sembra assai strano se si sostiene che il battesimo è voluto e comandato da Dio e non è stato previsto dagli uomini.

Il Battista predicava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati (Mt 3, 6; Mc 1, 4; Lc 3, 3), per cui, per questo profeta, la conversione consiste nello smettere di peccare. Gesù intende invece la conversione in funzione del regno di Dio che si avvicina (Mc 1, 15); conversione è cambiare modo di pensare; parlare del regno di Dio è parlare della vita e della dignità delle persone, tant'è che con le sue guarigioni dà nuova vita a coloro la cui esistenza era limitata[30]. E allora con questo “Andate e battezzate” forse Gesù non intendeva dire ai suoi di imporre a tutti di iscriversi nel registro della Chiesa se non volevano restare esclusi dalla salvezza, ma di aiutare tutti a diventare “persone libere,” essendo lui il Liberatore perché la sua parola è efficace e guarisce. Comunque, tanto Giovanni Battista aveva incentrato la sua predicazione sul peccato, tanto Gesù l’incentra sull'alleviare la sofferenza della gente[31].

Pertanto a me sembra chiaro che, se Gesù non ha battezzato e non mai collegato il battesimo al peccato, vuol dire che non è l’acqua del battesimo che ci salva, bensì il cambiamento di vita indicatoci da Gesù,[32] la conversione[33]. Ma ovviamente questo può avvenire solo in età adulta, per cui allora non ha senso neanche il battesimo dei neonati, confermato nel cattolicesimo necessariamente dal doppione della cresima, quando il neonato è cresciuto abbastanza da essere in grado di scegliere consapevolmente. Il battesimo, cioè, deve essere sì un segno esterno visibile, ma consapevole. Può rappresentare una speranza della Chiesa, ma non sviluppare nel neonato alcuna responsabilità di cambiamento[34]. Tanto più che la fede è personale e comunitaria: si può credere con un altro, ma non al suo posto.

Anche Pietro credeva in questo allineamento: ferma volontà di cambiare vita-battesimo-cancellazione dei peccati-sopraggiungere dello Spirito, tanto che proclamava: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; poi riceverete il dono dello Spirito Santo» (At 2,38). Dunque Pietro – come si vede, neanche lui usava la formula trinitaria - era molto vicino alla predicazione del Battista, ed era ovviamente convinto di ciò che diceva. Anche papa Pio X ne era convinto, tanto da affermarlo categoricamente all’art. 566 del suo catechismo. Ecco perché, ancora oggi, tanti credenti sono convinti che se uno non è battezzato e non segue quanto indica il magistero non può essere credente e non può essere membro della Chiesa. Però negli Atti degli apostoli si racconta subito dello sconcerto di Pietro e dei credenti che erano con lui perché anche sui pagani si effonde il dono dello Spirito santo (At 10, 45) senza aver seguito la procedura rituale battesimale. Come detto in altra occasione, questi pagani per meritare il dono dello Spirito non avevano fatto niente. Non stavano pregando, non si erano ancora né pentiti, né convertiti, non erano pronti a seguire le regole dei primi cristiani, non avevano ricevuto il battesimo; stavano semplicemente ascoltando Pietro, il quale stava insegnando loro quella retta dottrina che è giunta fino a noi; ma mentre Pietro stava ancora parlando, lo Spirito santo interrompe brutalmente la sua dotta lezione di catechismo ed interviene direttamente con il dono del suo amore: “infatti li udivano parlare le lingue e magnificare Dio” (At 10, 46; At 15, 8). Dunque, Pietro dice una cosa e lo Spirito ne fa un’altra per cui questo povero san Pietro (come il nostro magistero dopo di lui) deve sempre rincorrerlo cercando di capire cosa deve veramente fare, perché lo Spirito soffia dove vuole (Gv 3, 8), ma alla fine è Lui che guida la Chiesa, anche se l’istituzione cerca continuamente di imporre la propria rotta.

Dunque sembra anche evidente che il battesimo d’acqua sia meramente simbolico, mentre il battesimo vero è quello dello Spirito, e per Spirito intendiamo l’energia divina che inaugura nell’uomo una vita nuova, diversa da quella precedente; ma è altrettanto vero che l’uomo vecchio che sarebbe dovuto morire annegato nelle acque del battesimo ha imparato a nuotare per cui, nella realtà, il peccato non è affatto sparito[35]. Senza lo Spirito, l’acqua resta solo acqua, tant’è che in questo episodio lo Spirito viene prima dell’acqua (che forse non c’è neanche mai stata). Quindi è lo Spirito l’autore della nuova nascita. Nel sacramento, il segno materiale è l’acqua, ma non si deve attribuire all’elemento materiale il potere che appartiene unicamente a Dio, altrimenti si passa dal culto di Dio al culto delle cose di cui Dio si serve per compiere la sua opera di salvezza. Per questo stesso motivo Ezechia aveva fatto a pezzi il serpente di rame di Mosè (2Re 18, 4) perché gli israeliti offrivano ormai a quell’oggetto e non a Dio il loro culto, come se Dio avesse trasferito il potere di salvare al serpente di rame. Dobbiamo invece tener presente che la salvezza è sempre e solo opera di Dio,[36] non certo dell’acqua e del sacerdote.

Se le cose stanno così, il Credo, che segue più il Battista che Gesù, più gli apostoli che lo Spirito Santo, dovrebbe essere forse cambiato? Io credo proprio di sì, perché abbiamo visto che il Dio di Gesù è completamente diverso dal Dio predicato dal Battista. Tanto è vero che, di fronte a questa differenza abissale, lo stesso Battista non riesce più a capacitarsi e manderà i suoi a chiedere: “Ma sei tu quello che dobbiamo aspettare, o dobbiamo aspettare un altro?” (Mt 11, 3; Lc 7, 19). E anche san Pietro dovrà ricredersi sulla dottrina che insegnava dopo aver assistito all’intervento dello Spirito. Può aggiungersi che anche Paolo (1Cor 1, 17), dopo aver ricevuto il battesimo, dirà che Cristo non lo ha mandato a battezzare, ma solo ad annunciare il Vangelo. Occorre allora vivere il Vangelo, e come ha detto don Lino Pedron,[37] dovremmo semplicemente creare una vera equazione tra battesimo e vita. Come il battesimo di Gesù non si ferma al Giordano, ma prosegue col suo stile di vita di ogni giorno fino alla morte, il segno del battesimo ha senso per noi solo se da quel momento in poi si vive nella sequela di Gesù, restando altrimenti un rito vuoto che non ci rende cristiani.

Non essendo una garanzia che assicura la salvezza, allora, di nuovo non mi sembra abbia grande senso battezzare i neonati. Se il battesimo (l’immersione oggi sostituita da poche gocce) nell’acqua significa volontà di morire al peccato e nascere a una vita nuova, come può un neonato, che non è neanche consapevole di essere nato, rinascere col battesimo? Del resto in Mt 28, 19s. Gesù afferma che prima di essere battezzati bisogna essere istruiti, il che è ancora impossibile per un neonato. La Chiesa, invece, battezza i neonati perché ha posto il battesimo come prima condizione di accesso a Dio in quanto toglie il peccato originale. Per la Chiesa è cioè scontato che noi nasciamo già in inimicizia con Dio:[38] appena nati dovremmo già mortificarci, anche se non abbiamo fatto niente di male. Ovviamente tutto cambia se non consideriamo il battesimo cristiano un rito che smacchia il battezzato da una macchia che non esiste[39] e che il neonato che muore senza battesimo può comunque accedere al paradiso. In molte culture si stabilisce una relazione tra “male” (ossia “delitto” o “peccato”) e la “macchia”. Stando ai vangeli, però, il battesimo può effettivamente assumere un altro significato: il cristianesimo non si spiega a partire dal rituale religioso di purificazione (cancellazione del peccato originale), bensì a partire da un nuovo modo di vivere, che è possibile solo grazie alla forza dello Spirito,[40] come ha potuto constatare direttamente Pietro. Gesù ha insegnato che Dio-Padre ama, accoglie, salva, conforta senza condizioni. Ogni uomo, che si rivolge a Lui, ha un accesso diretto al Padre celeste, senza necessità di preti mediatori, senza passare attraverso sacramenti, sacrifici, riti e dogmi. Non ci si deve più sottomettere a tutte le regole religiose che pretendono di organizzare e codificare il rapporto delle creature col loro Creatore. Del resto se il Verbo “Era la luce vera che illumina ogni uomo che viene al mondo” (Gv 1, 9) già viene contraddetta la dottrina cattolica del battesimo, perché qui non si dice affatto che la luce verrà accesa solo dopo che ogni uomo avrà ricevuto il battesimo. La luce splende subito, per tutti, senza l’interruttore del battesimo. Il tragitto della storia umana fa diventare l'uomo sempre più umano, e questo tragitto è alimentato dalla forza creatrice di Dio. Chiunque accoglie questa forza creatrice, diventa figlio di Dio, sia battezzato o meno. Perciò mi sembra che anche senza battesimo, se si segue Gesù, si è già figli di Dio.

Del resto anche l’apostolo Giacomo ricordava che “Religione pura e senza macchia agli occhi di Dio Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro tribolazioni e non lasciarsi contaminare dal mondo” (Gc 1, 27). Come si vede, non c’è cenno al battesimo, alle dottrine, all’obbedienza ai legittimi pastori della comunità, e l’unica religione accettabile per Giacomo è la pratica dell’amore verso i deboli, senza lasciarsi contaminare dalle lusinghe della società in cui si vive. Già in tal modo si diventa figli di Dio, anche perché non è pensabile che Iddio, che vuol salvare tutti, si ritiri da questa possibilità pretendendo un previo battesimo. Gesù non avrebbe portato in tal caso una Buona Novella, perché avrebbe escluso dall’amore di Dio persone che prima della sua venuta non lo erano.

È vero che l’uomo ha bisogno di segni, per cui alla fin fine, possiamo anche mantenere il battesimo, perfino quello dei bambini, ma dobbiamo prendere atto che battezzarsi significa principalmente assumere responsabilità verso gli altri. Vuol dire impegnarsi pubblicamente a non portar via agli altri quello che si riesce ad accaparrare, ma a mettere a disposizione degli altri quello che siamo e che abbiamo.

Per i bambini, spiega in maniera a mio avviso condivisibile il pastore Ricca che, se il battesimo è l’incontro di due “sì” (quello di Dio all’essere umano già pronunciato sulla croce; quello dell’essere umano a Dio pronunciato nella confessione di fede), nel battesimo dei bambini risalta solo il “Sì” di Dio che è irreversibile; quello umano resta comunque sempre fragile e precario (Mc 9, 23s.), anche nella persona adulta. Non riconoscere minimamente questo tipo di battesimo (ai neonati) vorrebbe quindi dire che il nome di Dio è stato pronunciato invano, che il “Sì” di Dio non c’è ancora stato, e questo appare piuttosto temerario[41]. Dunque, nel battesimo dei neonati, andrebbe sottolineato in particolare questo aspetto, come viene fatto nella preghiera di Andrè Dumas, morto nel 1996, pastore della Chiesa Riformata di Francia, scritta appositamente per il battesimo dei bambini/e, e riportata alla fine della più volte citata monografia di Paolo Ricca. Sarebbe bello sentire questa preghiera nel battesimo dei bambini.

Signore, nostro Dio, ti chiediamo il battesimo per questo bambino che guarda senza nulla capire, che si agita e sorride senza nulla immaginare. Noi chiediamo, ci auguriamo e desideriamo che questo bambino faccia parte, per adozione, della famiglia di tuo Figlio, allo stesso modo che, per nascita, fa parte della nostra carne e del nostro sangue. Gli offriamo il tuo dono, nella semplice speranza che la sua vita possa a poco a poco conoscerlo, assaporarlo e afferrarlo.

Ma è a noi stessi, o Dio, che ora ci rivolgiamo, perché è anzitutto tramite nostro che imparerà se questo dono è veramente prezioso o se invece non è altro che rito tradizionale, cerimonia strana e straniera, formalità ecclesiastica scritta e poi dimenticata. È anzitutto tramite nostro che questo battesimo diventerà una sorgente e non si trasformerà in un filo d’acqua che si perde nelle sabbie della vita, nel Sahara delle nostre indifferenze. O Dio, tu sei il dono offerto alle nostre vite e noi stessi siamo chiamati a celebrare il valore di questo dono.

Ma se accadesse che in questa celebrazione noi siamo indolenti e pigri, maldestri e incapaci, te lo diciamo con umile e ruvida franchezza: in quel caso, o Dio, fa’ a meno di noi, passa oltre e vai senza di noi, con altri, verso nostro figlio, affinché la tua grazia gli parli con quel linguaggio che non abbiamo saputo utilizzare, e gli dica: tu stesso puoi amare, perché Dio ti ha già amato per primo, nel tempo in cui tu ancora non ne sapevi nulla.

NOTE


[1] In passato i cristiani hanno perfino ucciso altri cristiani per queste divergenze: ad es. fra il 1500-1600 vi è stata una vera e propria persecuzione degli anabattisti (che non riconoscevano il battesimo fatto ai bambini), che può dirsi proprio ecumenica, in quanto fu caldeggiata e attuata sia da parte cattolica che da parte evangelica (Ricca P., Dal battesimo allo “sbattezzo”, Claudiana, Torino, 2015, 180ss.).

[2] Idem, 19s. e 48.

[3] Molte altre stranezze sono documentate all’inizio del cristianesimo: ad es. i battezzati dal diacono Filippo ricevono lo Spirito Santo solo dopo l’imposizione delle mani da parte di Pietro e Giovanni venuti da Gerusalemme (At 8,5-7; 8, 16s.), che come apostoli sembrano avere un potere maggiore rispetto ai diaconi. Però in altra circostanza lo stesso Filippo battezza in pieno l’eunuco (At 8, 39); e un semplice discepolo, Anania, né apostolo né diacono, battezza Paolo (At 9, 10.17s).

[4] Benedetto XVI, La gioia della fede, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2012, 93.

In realtà il potere sembra lasciato a tutti di discepoli (Mt 18, 1.18), anche se il clero si è presto impadronito di questo importante potere per proclamare il sacramento della penitenza. Per Giovanni, il peccato consiste essenzialmente nell’aderire a quell’ordine e a quel sistema ingiusto che ha portato a uccidere Gesù. Peccato, è far parte di questo sistema che distrugge la vita. In questo contesto, rimettere i peccati significa aiutare le persone, con gesti di accoglienza e amore, a liberarsi dalle catene che imprigionano, quali le violenze, i soprusi, le ingiustizie. Chi accetta è figlio della luce e sarà perdonato; chi non accetta è figlio delle tenebre (Gv 1,9; 1Giov 1,5) e rimarrà nel peccato. Gesù affida questo compito all’intera comunità, fatta di uomini e donne che l’hanno accompagnato nella sua vita terrena, e non formano affatto la “gerarchia” della chiesa, ma “la chiesa comunità”. Non ci sono distinzioni di ruolo e di autorità, nelle parole di Giovanni.

[5] Cioè vi immergerà nel respiro di Dio (secondo la bella interpretazione di don Luciano Locatelli). Spirito significa forza, energia. Santo non indica soltanto la qualità di questo spirito, ma anche la capacità di attrarre la persona nella sfera del bene e separarla da quella del male. Ecco perché il battesimo comunicherà questa forza che consentirà agli uomini di separarsi dalla sfera del male e spingerli verso quella del bene.

[6] Nei sinottici solo Gesù vede e sente (Mt 3, 13; Mc 1,10; Lc 3, 2), o comunque non si dice che altri hanno visto o sentito qualcosa (come si conferma in Mt 3, 16); solo Gesù riceve l’illuminazione e capisce che deve iniziare una sua missione autonoma, e non seguire più il Battista.

[7] Ma se la Trinità opera insieme, se cioè quello che vuole e fa una Persona lo vogliono e lo fanno tutte e tre insieme, Gesù – seconda Persona della Trinità,- non doveva sentire dentro di sé da solo questa spinta?

[8] Benedetto XVI, La gioia della fede, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2012, 99. Vagaggini C., Il senso teologico della liturgia, ed. Paoline, Roma, 1965, 225: essendo Gesù il sommo sacerdote è anche l’unico mediatore della nuova alleanza.

[9] All’epoca il deserto era il luogo della essenzialità. In effetti, il deserto era ed è il luogo della sobrietà, dello svuotamento del superfluo di cui siamo invece imbevuti nella nostra cultura, dove si può recuperare la dimensione della vita essenziale, dove si può scoprire chi siamo veramente. Per questo il deserto, come la montagna, pur essendo luoghi profani, possono portare a un’esperienza di pienezza, e al contatto con Dio.

[10] E in questo si differenzia da Giovanni Battista che predicava il giudizio tremendo di Dio.

[11] Ancora oggi, come accadeva con le pie persone religiose di quei tempi, sono molti a pensare che solo attraverso le preghiere, attraverso l’osservanza dei precetti, attraverso le pratiche religiose ci si innalza e finalmente si può incontrare Dio, che sta lassù in alto, e si passa così dal naturale al soprannaturale. Quando si è convinti che per arrivare a incontrare il Signore occorrono più preghiere, più obbedienza, più riti, più sacrifici, più penitenze non si può riconoscere e fare esperienza di un Dio che si è manifestato nella persona di Gesù (Gv 1, 10) perché questo Dio è sceso, si è umanizzato, si è fatto nostro pari. Se guardo in alto, non posso vedere quello che c’è per terra.

Gesù non ha accettato la santità dei farisei che volevano salire per incontrare Dio, perché questa santità crea disuguaglianza e quindi discriminazione, giacché chi è impuro non può avvicinarsi a Dio, per cui si sente escluso. Ecco perché nei vangeli, in barba a quanto proclama il nostro magistero, Gesù non invita mai nessuno a diventare santo, né usa questa parola, mentre invita sempre tutti alla misericordia, perché quanto più l’uomo è pienamente umano tanto più rende onore a Dio (Mateos J. e Camacho F., Il Figlio dell’Uomo, ed. Cittadella, Assisi, 2003, 361).

[12] Scquizzato P., Dalla cenere la vita, Paoline, Milano 2019, 9 e 15: “Misericordia io voglio, non sacrifici” (Mt 2, 7).

[13] Il n. 1224 del Catechismo spiega che Gesù si è volontariamente sottoposto al battesimo di san Giovanni, destinato ai peccatori, “per compiere ogni giustizia”. Non mi sembra che questa formula chiarisca qualcosa, e ha bisogno di essere a sua volta spiegata.

[14] Augias C. e Cacitti R., Inchiesta sul cristianesimo, ed. Gruppo editoriale L’Espresso, Milano, 2010, 124.

Col battesimo gli esseni entravano nella vita monastica in attesa della venuta del Messia.

[15] Il battesimo è sacramento, segno del nostro battesimo avvenuto sulla croce dove ogni nostro peccato è stato cancellato e la salvezza ci è stata acquistata; il battesimo è dunque l’incontro di due “sì”: quello di Dio all’essere umano già pronunciato sulla croce; quello dell’essere umano a Dio pronunciato nella confessione di fede (Ricca P., Dal battesimo allo “sbattezzo”, Claudiana, Torino, 2015, 295-299).

[16] Ricordo che il concilio di Firenze riconosce il battesimo anche fatto da pagani o eretici, purché il battezzante intenda fare ciò che fa la Chiesa (Denz.1314-1316).

[17] Pavan B., Battesimo del Signore – Comunità cristiana di base Viottoli.

[18] Dunque si può parlare di battesimo della croce, avvenuta sul Golgota una volta per sempre, nel quale siamo stati tutti battezzati, perché in realtà il battesimo è il grande ‘Sì’ pronunciato da Dio nel suo figlio sull’intera umanità, che nella croce di Gesù ha definitivamente amato, perdonato e riconciliato con sé. Questo grande ‘Sì’ vale per tutti i tempi e per tutte le generazioni. L’uomo viene associato nel battesimo alla morte di Gesù – l’uomo vecchio, complice del peccato, è stato crocifisso con Gesù,- muore al peccato che la morte di Gesù ha cancellato (Ricca P., Dal battesimo allo “sbattezzo”, Claudiana, Torino, 2015, 21s., 56 e 54).

[19] Ravasi G., Dei sepolcri aperti nel segno battesimale, “Famiglia Cristiana” n.2/2009, 117.

[20] Ratzinger J-Benedetto XVI, Gesù di Nazareth, ed. Libri Oro Rizzoli, Milano, 2008, 91.

[21] La Chiesa ci ha abituato a pensare alla conversione, al cambiamento della nostra vita, in relazione ai peccati. Forse si farebbe bene ad invertire il discorso: il cambiamento nella vita spirituale è più necessario per coloro che non peccano, e quindi credono di essere più fedeli a Dio. Infatti i giorni in cui siamo più fedeli al vangelo sono i giorni in cui lasciamo che la novità irrompa nelle nostre vite. I giorni in cui non facciamo nulla di particolare, probabilmente non pecchiamo, ma manteniamo i nostri soliti tran tran quotidiani, e non siamo scossi dalla novità. La vita, invece, esige novità quotidiana: se il processo si ferma, noi restiamo indietro. Gesù esprime questa novità profonda col battesimo, accoglie la proposta di Dio, inizia un nuovo cammino con la forza di vita di Dio. Giovanni Battista aveva effettivamente previsto che sarebbe arrivato uno con più forza (Mt 3, 11), con un’energia più profonda, in grado di introdurre novità nella vita.

[22] Egesippo, ripreso da Eusebio di Cesarea, il primo grande storico della Chiesa, aveva espressamente parlato di fratelli nati da genitori che erano diventati una sola carne: “Della famiglia del Signore rimanevano ancora i nipoti di Giuda, detto fratello suo secondo la carne” (Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl., III, 20, 1-2, in www.documentacatholicaomnia.eu.;idem Hegesippus, Frammenti dai suoi cinque libri degli Atti della Chiesa, frammento De propinquis Salvatoris nostru (Dei parenti del nostro Salvatore)in www.documentacatholicaomnia.eu.: “nepotes Judae illius, qui secundum carnem frater Christi vocabatur”). Un po’ dura interpretare questa affermazione come se Giuda fosse stato un cugino di Gesù, tanto più che il greco usava termini diversi per fratello e cugino.

[23] Gesù aveva perfettamente inteso che la strada che la religione stava seguendo non portava verso la pienezza della vita, verso la felicità che Dio vuole per tutti gli uomini. Dunque, una volta che ci si è resi conto che ci si sta allontanando da questa strada bisogna cambiare.

[24] Il regno di Dio è vicino, ma per far sì che questo diventi realtà, c’è bisogno di una decisione da parte dell’uomo: la conversione. L’evangelista usa la parola metanoia che indica un cambio di mentalità, il quale a sua volta incide profondamente nel comportamento, una rinuncia all’ingiustizia e alla prevaricazione e l’orientamento della propria esistenza al bene degli altri.

[25] Non è il battesimo che salva, bensì la fede che lo precede. Ecco perché in Mc 16, 16 («Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvo; ma chi non avrà creduto sarà condannato») è omessa la frase “o non sarà battezzato”. Decisiva per la salvezza è la fede, non il battesimo (Ricca P., Dal battesimo allo “sbattezzo”, Claudiana, Torino, 2015, 55).

[26] Castillo J.M., L’umanizzazione di Dio, EDB, Bologna, 2019, 64.

[27] L’uso della formula trinitaria fa pensare si tratti di una creazione della primissima comunità cristiana (Ricca P., Dal battesimo allo “sbattezzo”, Claudiana, Torino, 2015, 13). La formula trinitaria non è l’originale, perché all’inizio si battezzava in nome di Gesù, cioè nella persona e nella storia di Gesù: persona e storia (vita, insegnamento, opere, morte e risurrezione) nelle quali Dio ha posto e rivelato, secondo la fede cristiana, la salvezza di ogni persona, perché Gesù ha compiuto la salvezza per tutti. Quindi non è il battesimo che salva, ma il nome di Gesù (At 4, 12) (Idem, a p. 49).

[28] Ad es., sui pagani che ascoltano Pietro lo Spirito scende da solo (At 10,44), senza acqua, senza imposizione di mani. Il battesimo segue dopo (At 10,48), ma solo nel nome di Gesù e non con formula trinitaria. Cfr. precedente nota 25.

[29] Solo Gv 3, 22.26 dice che Gesù battezza, ma subito dopo si corregge (Gv 4, 2) precisando che a battezzare erano in realtà i suoi discepoli. Non si dice neanche per quale motivo essi battezzavano (per imitazione del Battista? - Gv 3, 26). Cfr. nota1.

[30] Vedasi quanto detto di Giovanni alla precedente nota 4.

[31] Per Giovanni il battesimo significa annuncio del giudizio, per Gesù annuncio di una buona notizia, cioè della grazia (Ricca P., Dal battesimo allo “sbattezzo”, Claudiana, Torino, 2015, 16).

[32] Gesù ci salva perché ci ha ricordato che figli non si diventa per singolare privilegio magari attraverso il battesimo, ma solo attraverso l’imitazione del Padre (Scquizzato P., Dalla cenere la vita, Paoline, Milano 2019, 52). E questo autore aggiunge la riflessione di Carlo Molari: «Gesù è il salvatore dell’uomo non perché abbia eliminato il male del mondo … ma perché lo ha portato e ha insegnato ad annullarne le dinamiche in noi e negli altri, per crescere fino alla statura di figli di Dio».

[33] La Chiesa ci ha abituato a pensare alla conversione, al cambiamento della nostra vita, in relazione ai peccati. Forse si farebbe bene ad invertire il discorso: il cambiamento nella vita spirituale è più necessario per coloro che non peccano, e quindi credono di essere più fedeli a Dio. Vedi precedente nota 21.

Se poi il battesimo fosse di per sé mezzo di salvezza, saremmo davanti a un rituale che di per sé solo salva. Un po’ poco, mi sembra.

[34] In ogni caso, anche ammettendo per tradizione e/o per altri motivi l’opportunità del battesimo per i bambini non sarebbe almeno il caso di diversificare la liturgia ed evitare di parlare del battezzato e al battezzato come fosse un adulto, mentre in realtà è un neonato? (Ricca P., Dal battesimo allo “sbattezzo”, Claudiana, Torino, 2015, 247).

[35] Ricca P., Dal battesimo allo “sbattezzo”, Claudiana, Torino, 2015, 50 e 26.

[36] Idem, 246s.

[37] https://www.piccolifiglidellaluce.it/pfdl/sacramenti-e-sacramentali/53-battesimo/51-battesimo-e-vita-cristiana

[38] Anche se questo non risulta da alcun passo dei vangeli. Invece la Chiesa ha insegnato per secoli che chi non era battezzato finiva all’inferno. Poi, almeno per i bambini incolpevoli ma già macchiati dal peccato originale non c’era più l’inferno ma il limbo.

Il 20.4.2007 fa la Commissione Teologica Internazionale, organismo costituito all’interno della Congregazione per la Dottrina della Fede, con l’espressa approvazione di papa Benedetto XVI, ha detto che non è necessario credere nella dottrina del “limbo”, il luogo dove andrebbero i bambini morti senza battesimo (“il tradizionale concetto del limbo riflette una visione eccessivamente restrittiva della salvezza”). Questo vuole dire che il peccato originale non impedisce ai bambini morti senza battesimo di ottenere la salvezza (cosa affermata da sempre dai protestanti, cominciando da Calvino e Zwingli (come riportato da Ricca P., Dal battesimo allo “sbattezzo”, Claudiana, Torino, 2015, 175 n.77).

Ne consegue allora che, come ha argutamente osservato il prof. Castillo, se il permanere del peccato originale non impedisce di ottenere la salvezza, il battesimo non è più necessario per liberarci dal peccato originale. Che senso ha allora un dogma che difende un privilegio che, in definitiva, non è nessun privilegio?

Di più: visto che il battesimo veniva somministrato al solo fine di evitare il limbo nel caso malaugurato il neonato fosse morto prematuramente, mentre la cresima fatta nell’età del discernimento confermava il battesimo che il neonato aveva ricevuto quando era ancora incapace d’intendere e di volere, dovremmo dare ragione a quei protestanti i quali non ritengono che la cresima sia un sacramento, e affermano che il battesimo può e deve essere ricevuto solo quando la persona è cresciuta ed ha raggiunto la capacità d’intendere e di volere.

Occorre precisare meglio: nel protestantesimo, tutte le chiese “anabattiste” considerano nullo il battesimo praticato su un bambino a sua insaputa, e praticano il battesimo esclusivamente su persone adulte e consapevoli. Ciò dimostra dunque che, così come l’eucaristia dovrebbe accomunare tutti i cristiani ma in realtà li separa (essendovi dispute sulla presenza “reale” di Cristo e avendo ogni Chiesa redatto una propria lista di invitati ed esclusi), anche il battesimo divide i cristiani, o meglio i cristiani si dividono sul battesimo.

A prescindere dal limbo, altre ragioni sono state addotte a sostegno del battesimo dei bambini: se Gesù accoglie i bambini, potrebbe la Chiesa non accoglierli? Escludere i bambini sarebbe escluderli dall’Alleanza. Alla circoncisione corrisponde il battesimo, c’è quindi continuità fra antico e nuovo Patto. A maggior ragione, dunque, se era prevista col Patto Antico la circoncisione fin da bambini, col Nuovo Patto si deve procedere al battesimo dei bambini.

Mi sembra abbia correttamente detto il teologo Paolo Ricca che “Se la confessione di fede del battezzato fosse costitutiva del battesimo, solo l’adulto credente e confessante potrebbe essere battezzato. Se invece la sostanza del battesimo è l’annuncio della salvezza compiuta da Criso, anche per la persona battezzata, anche il bambino può essere battezzato” (Ricca P., Dal battesimo allo “sbattezzo”, Claudiana, Torino, 2015, 67s.).

[39] Vedasi quanto detto del peccato originale al n. 456 di questo giornale, https://sites.google.com/site/numerigiugnoluglio2018/numero-256---10-giugno-2018/il-peccato-originale.

[40] Castillo J.M., El Evangelio marginado, Desclée De Brouwer, Bilbao (E), 2018, 168.

Se quello di Giovanni è un battesimo “con acqua”, quello di Gesù è un battesimo “con Spirito Santo” (Mc 1,8; Mt 3,11; Lc 3,16). Cioè è la forza dello Spirito che porta con sé l’energia per una vita nuova e diversa che avvolge il battezzato. “Battesimo” significa essere immersi nella realtà di Dio, non serve per cancellare una colpa che non c’è. Battezzare in spirito è mettere il battezzato in contatto con l’amore di Dio. La Chiesa ha saputo farlo?

[41] Ricca P., Dal battesimo allo “sbattezzo”, Claudiana, Torino, 2015, 299ss.