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Bandiera bianca sulla vetta di una montagna norvegese - foto di Jan Jacobsen tratta da commons.wikimedia.org


La bandiera bianca del papa


di Dario Culot


Esplosione atomica - foto tratta da commons.wikimedia.org

In riferimento a un’intervista rilasciata da papa Francesco alla Radio Televisione svizzera, che dovrebbe andare in onda il 20 marzo, il direttore del servizio stampa del Vaticano, Matteo Bruni, alle domande dei giornalisti sulle dichiarazioni di papa Francesco che hanno già sollevato un notevole polverone – tanto che  il Vaticano le ha postate sabato 9 marzo su Vatican News affinché si possano analizzare in tutto il loro contesto - ha affermato che il papa ha ripreso l’immagine della bandiera bianca proposta dall’intervistatore per indicare la fine delle ostilità, la tregua raggiunta  negoziando. Premesso che il negoziato non è mai una resa, l’unico desiderio del papa è quello di una soluzione diplomatica per una pace giusta e duratura.

Ma la domanda dell’intervistatore della Tv svizzera era: “In Ucraina c’è chi chiede il coraggio della resa, della bandiera bianca. Altri però sostengono che questo legittimerebbe il più forte. Cosa pensa?”. Chiaro che, nella domanda, la bandiera bianca sia collegata alla resa, e non al negoziato, e se per alcuni è coraggioso arrendersi, per altri è pericoloso cedere alla violenza di chi pensa di essere il più forte.

Che questa risulti l’interpretazione corretta trova conferma nelle varie immediate reazioni politiche; in particolare, la portavoce del Ministero degli esteri russo, Zakharova, ben contenta dell’intervento papale, ha interpretato le parole del papa sostenendo che lo stesso ha chiaramente detto all’Occidente che ha sbagliato tutto e sta strumentalizzando l’Ucraina per le sue proprie ambizioni[1].

Le parole del papa non sono invece piaciute per niente agli ucraini, i quali si sono fatti sentire attraverso il premier Zelemsky: il più forte è colui che, nella battaglia fra il bene e il male si schiera dalla parte del bene, anziché metterli sullo stesso piano chiamandoli ‘negoziati’. Su questa linea anche la risposta del ministro degli esteri ucraino, che ha invitato il Vaticano a non ripetere gli errori del passato (allusione al ruolo del Vaticano nella seconda guerra mondiale), aggiungendo che la bandiera ucraina è gialla e blu e gli ucraini non alzeranno mai altre bandiere. E l’ambasciata ucraina presso il Vaticano ha rincarato la dose dicendo proprio che, visto che ormai si parla di terza guerra mondiale, occorre ricordare la lezione impartita dalla seconda guerra mondiale. Qualcuno ha forse parlato allora di intavolare un serio negoziato di pace con Hitler e di alzare bandiera bianca per soddisfarle le sue pretese? La lezione di allora è una sola: si deve fare tutto il possibile per uccidere il drago.

Questa presa di posizione ucraina ha avuto l’immediato appoggio del presidente della Lettonia, del ministro degli esteri tedesco e del ministro degli esteri polacco, il quale ha detto: “Che ne dite, per equilibrio, di incoraggiare Putin ad avere il coraggio di ritirare il suo esercito dal territorio ucraino?” Inoltre vari ambienti diplomatici hanno messo in rilievo come i tentativi di negoziato messi in atto dal Vaticano, attraverso il cardinal Zuppi, non siano riusciti a produrre alcun risultato concreto, e come, ai tempi di papa Wojtyla, il Vaticano non si sarebbe mai sbilanciato così tanto a favore della Russia.

Ora, è realistico sostenere, come pensano in tanti, che non si può umiliare la Russia sconfiggendola duramente sul campo. Tuttavia non si può neanche soddisfare la sua arroganza (ha fatto strame delle norme internazionali, non solo invadendo un altro Stato di cui aveva riconosciuto l’indipendenza,[2] ma ha anche sequestrato e portato in Russia tanti minori ucraini, sempre in violazione del diritto internazionale, e per questo Putin è stato colpito dall’ordine di cattura della Corte penale internazionale[3]) permettendole di vincere. Del resto in questo dilemma sta la difficoltà di un vero negoziato. Non per niente, finora nessuno è riuscito a presentare proposte che possano scontentare/accontentare entrambi i contendenti, e non risulta che neanche Putin abbia fatto ventilare la minima via d’uscita a questa guerra,[4] anche perché evidentemente continua a sperare in una sottomissione totale dell’Ucraina.

Si può poi anche rispondere che è bellissimo invocare emblematicamente la pace nel mondo, peccato che neanche il papa abbia chiaro come raggiungerla: infatti se parla espressamente di resa, la parola negoziato resta vuota di contenuto, perché pace russa = resa ucraina.

È stato anche giustamente osservato che l’invito a salvare vite è stato fatto dal papa a chi è bombardato, ma andrebbe fatto in primo luogo a chi bombarda. Non è corretto, né diplomaticamente, né eticamente, un invito a senso unico a deporre le armi. Nessun invito, nell’intervista, a smettere di uccidere i civili ucraini (a favore dei quali, a differenza dei palestinesi di Gaza, non si son visti cortei di alcun tipo in Italia)[5]. Colpevolizzare la vittima è giustamente ritenuto immorale quando si parla di singole persone. Come si fa, allora a colpevolizzare l’Ucraina aggredita militarmente dalla Russia,[6] e ad invitarla a non difendersi con le armi?

Se poi pensiamo al fatto che Trump ha detto espressamente – e forse qui non ha tutti i torti - che l’Europa è solo capace di produrre chiacchiere, e poi ha minacciosamente aggiunto che anche per questo va abbandonata al proprio destino, anche a costo di far prevalere Putin, come pensare che Putin non aspetti altro che la vittoria presidenziale di Trump per estendere i suoi appetiti aggressivi in Europa? Proprio col sostegno dell’Europa che va scemando e con la freddezza dei repubblicani americani, la guerra in Ucraina sta diventando sempre più pericolosa per l’Europa[7]. I russi sono riusciti a conquistare Avdiivka, nel Donbass, in febbraio, proprio perché, mentre il supporto europeo-americano si è inceppato, quello della Corea del nord e dell’Iran alla Russia sono cresciuti.

Certo sarebbe bello vivere in un mondo dove tutti mettono fiori nei loro cannoni: purtroppo non è così. Ci sono quelli che li costruiscono e poi ce li puntano addosso.

Come risolvere allora la questione alla luce del Vangelo? Sinceramente non so dare una risposta. Mi sembra di poter dire che Gesù, di fronte alla decisione di ammazzarlo da parte di chi deteneva il potere, non si sia arreso, non abbia alzato bandiera bianca. Mi sembra che anche nella crocifissione ci sia una sua chiara manifestazione di resistenza al sopruso. O mi sbaglio?

E che dire del celeberrimo detto del porgere l’altra guancia (Mt 5, 39)? Certamente non si può dare un’interpretazione letterale. Tanti, seguendo la lettera, hanno ritenuto che per essere veri cristiani bisogna sapersi farsi carico della sofferenza e non difendersi mai neanche davanti alla violenza. Così dovremmo arrenderci tutti davanti a un’aggressione armata, e poi succeda quello che deve succedere. Altri hanno pensato che se il cristiano si lascia prendere a schiaffoni senza reagire è evidentemente un cretino: infatti la parola cretino deriva proprio dal francese vallese (creten) che deriva a sua volta dal latino christianus[8]. Che però il passo non debba essere preso alla lettera, nonostante la sua apparente chiarezza, l’aveva già capito meglio di noi un feroce critico dei cristiani del II secolo d.C.,[9] il quale aveva anche aggiunto che Socrate l’aveva comunque già detto prima e meglio di Gesù quando aveva affermato che non si deve ricambiare l’ingiustizia, né far del male ad alcuno degli uomini, qualunque male noi possiamo soffrire da essi (Platone, Critone 49d-e). Che questa del filosofo pagano sia l’interpretazione più corretta, sembra confermarcelo lo stesso Gesù, quando riceve uno schiaffo da una guardia. Se la sua frase fosse stata da prendere alla lettera, Gesù avrebbe dovuto rispondere al suo schiaffeggiatore: “Adesso che mi hai dato uno schiaffone di qua, dammelo pure anche di là, perché io sono un mite pacifista per cui ti porgo l’altra guancia”. Invece, quando nell’interrogatorio di fronte al sommo sacerdote, c’è una guardia che gli molla un ceffone per come ha risposto a Caifa, Gesù non porge affatto l’altra guancia, ma cerca di far ragionare la guardia, dicendogli: «se ho sbagliato dimostrami dove ho sbagliato, se non ho sbagliato perché questa violenza?»[10] (Gv 18, 22-23). Cosa significa allora porgere l’altra guancia? Per Gesù significa quello che già è detto nella Bibbia: «una parola gentile calma la collera, una risposta pungente eccita l’ira» (Prv 15, 1). Significa, come diceva Socrate, cercare di disinnescare questa violenza con una offerta pacifica, perché rispondendo con pari violenza si finisce solo in una spirale ascendente dove a violenza segue sempre maggior violenza, senza risolvere il problema.

Ottimo, in astratto. Ma funziona sempre? Mi chiedo in concreto, cosa avrebbe fatto Gesù se un gruppo di energumeni avesse tentato di violentare sua madre in sua presenza? Avrebbe cercato di farli ragionare? E come? O forse avrebbe cercato di difendere sua madre?  Non lo so, perché nulla dicono al riguardo i vangeli.

Quello che so è che, in questo momento, l’Europa è protetta nei fatti dall’Ucraina, e se l’Ucraina si arrende e gli USA smettono di proteggerci in base ai trattati, la pacchia è finita, per dirla alla Salvini. In altre parole, l’Europa – che a parole dice di non voler essere vassalla di nessuno - o impara a difendersi da sola o dovrà rassegnarsi a essere dominata da Mosca o Pechino, offrendo l’altra guancia. Ma dimostrarsi debole e imbelle è, in natura, sempre la miglior pre-condizione per farsi attaccare. Questo vale nel mondo animale e nel mondo umano. Se l’Europa non capisce che la vittoria dell’Ucraina davanti all’aggressione russa è la miglior strategia di deterrenza che possa prevenire domani un nuovo attacco russo contro un altro Paese europeo, le cose si mettono assai male per noi, perché saremmo presto coinvolti direttamente, anche se non lo vogliamo. Meglio scuoterci oggi dalla nostra stanchezza (di cosa poi?) che soffrire fra qualche tempo le conseguenze di una vittoria russa in Ucraina. In tal caso malaugurato, altro che pace giusta e duratura, auspicata dal papa. Speriamo di uscirne vivi.




NOTE

[1] Le dichiarazioni della Zakharova e degli altri funzionari di seguito richiamati, sono tratte dai maggiori quotidiani di questi giorni.

[2] Ricordo anche che in data 16 marzo 2022 la Corte Internazionale di Giustizia accogliendo il ricorso dell’Ucraina (tredici voti a favore due contrari) ha ordinato alla Russia di «sospendere immediatamente l’operazione militare iniziata il 24 febbraio 2022 in territorio ucraino». Avendo disatteso l’ordine, è la Russia a trovarsi sempre in una situazione di illegalità internazionale, proprio dal punto di vista del diritto internazionale.

[3] Cfr. l’articolo Ad un anno dalla guerra in Ucraina: lo Statuto di Roma, al n. 702 del febbraio 2023 di questo giornale (https://sites.google.com/view/rodafa/home-n-702-26-febbraio-2023/dario-culot-ad-una-anno-dalla-guerra-in-ucraina-lo-statuto-di-roma).

[4] Anzi, nel suo discorso alla nazione, del 29.2.2024 (cfr. i vari quotidiani del 1° marzo), Putin ha rilanciato le minacce di conflitto nucleare accusando l’Occidente di essere sempre pronto a colpire la Russia e a trascinarla inevitabilmente in uno scontro. Mi sembra la storia del lupo che sta a monte e accusa l’agnello che sta a valle di intorbidirgli l’acqua del ruscello.

[5] In tanti parlano di genocidio a Gaza, ma nessuno parla di genocidio in Ucraina, dove sono morti altrettanti civili

[6] Conte, il premier dei M5S, martedì 27.2.24, su La7 ha detto: «Il modo migliore di aiutare Zelensky e la popolazione ucraina anzitutto è di dirgli che qualche volta può mettere anche abiti civili». Anche questo è un chiaro rovesciamento dei ruoli tra aggressore e aggredito, perché dà a intendere che il guerrafondaio sia Zelensky, il presidente del paese invaso, anziché Vladimir Putin, il capo dello Stato invasore. Un caso lampante di vittimizzazione secondaria, 

[7] Evangelicamente parlando, mi sembra che i nostri pacifisti, tutti concentrati nell’elencare i peccati degli USA e dell’Occidente in genere, non vedano quelli degli altri Paesi, il che ricorda il discorso della pagliuzza e della trave.

[8] Dizionario etimologico italiano, ed. Barbera, Firenze, 1951, vol. II.

[9] Celso, Contro i cristiani, VII, 58, ed. Rizzoli, Milano, 2008, 257.

[10] Non ha funzionato comunque, perché la violenza è proseguita, anzi è aumentata.